lunedì 31 maggio 2010

«WIND MUSIC AWARDS» * QUANDO MAI PANARIELLO FA IL «CONSULENTE ARTISTICO»?

Da dietro le quinte si segnala un'edizione un po' sottotono dei «Wind Music Awards», registrati venerdì e sabato scorso a Verona per la conduzione di Paola Perego e in onda su Italia 1. In tempi di crisi le palanche mancano un po' dappertutto, e la kermesse che di fatto ha preso il posto del povero Festivalbar (ma Andrea Salvetti non riesce a trovare il modo di rimetterlo in piedi?) ha provato a tenere botta in qualche modo. Grossi i successi personali di Ligabue, Elisa, e della coppia Malika Ayane e Cesare Cremonini, in gran spolvero con «Il mondo». A loro il pubblico dell'Arena ha tributato gli applausi più forti. 
Sulla plancia di comando il manager Lucio Presta, compagno della Perego, avvistato al tavolo dei notabili con il bel Giorgio Restelli, capo delle risorse artistiche Mediaset, e con Gianmarco Mazzi, direttore artistico di Sanremo. Nell'ambiente dello spettacolo ormai gli eventi firmati Lucio Presta sono stati ribattezzati «le prestate». Sul fronte del gossip più puro, avvistata Alba Parietti (per un attimo lontana da «La pupa e il secchione») in modalità piaciona con Mario Cipollini.
Nessuno degli addetti ai lavori si spiega, intanto, una stranezza: a quanto pare il comico Giorgio Panariello, presente dietro le quinte, è stato reclutato come «consulente artistico». Ma da quando in qua il buon Giorgio è mai stato «consulente artistico» di qualcosa? C'è sempre una prima volta, si dirà. Mah...

PIPPO BAUDO * IN VIDEO GRATIS L'UOMO CHE NON RIESCE A STARE SENZA TV

Pippo Baudo che va da Fabio Fazio a «Che tempo che fa» a dire che il prossimo anno - pur di tornare in video in Rai - andrebbe in onda «anche senza contratto» (ovvero gratis) sembra una boutade ma è la quintessenza del baudismo.
Quel che a Viale Mazzini non hanno mai capito fino in fondo è che il Pippone nazionale, da sempre, pur di vedere accesa su di sé quella benedetta lucina rossa della telecamera, avrebbe prestato la propria opera anche senza prendere una lira. Oggi, un euro. Pensa a quanti soldi risparmiati per i poveri contribuenti.
L'approccio baudesco ai rapporti interni è sempre stato diverso da quello degli altri grandi vecchi del video: più integrati al sistema Raimondo Vianello e Corrado, più polemico e attaccato al pillaro Mike Bongiorno (che infatti negli ultimi anni non godeva della simpatia dei vertici Mediaset), più tentacolare Maurizio Costanzo, che infatti si è piazzato in Rai portando via quote di potere e visibilità a Pippo. L'ultimo cavaliere del video. L'uomo che inventò la televisione e che oggi andrebbe in onda gratis.

IL TV SHOW DI SIGNORINI DEBUTTA CON LE DONNE MINISTRO DEL GOVERNO BERLUSCONI


Sarebbero le donne ministro del Governo di Silvio Berlusconi il piatto forte del numero zero della versione televisiva dell'Alfonso Signorini Show, che verrà registrato domani negli studi Mediaset di Cologno Monzese e andrà in onda in autunno su Italia 1.

Riuscire a riunire personaggi come Mara Cardagna (Pari opportunità), Claudia Gelmini (Istruzione, Università e ricerca), Giorgia Meloni (Gioventù), Michela Vittoria Brambilla (Turismo) e Stefania Prestigiacomo (Ambiente e tutela del territorio) in un unico agone televisivo è indubbiamente un clamoroso colpo d'immagine per il direttore di Tv sorrisi e canzoni e Chi, che ha messo insieme una puntata pilota al tritolo. D'altra parte per il debutto del suo show, che dovrebbe ricalcare in qualche modo il modello della trasmissione radiofonica del mattino su Radio Montecarlo (la conduce con Luisella Berrino e Aristide Malnati, in arte Mummy), con il possibile innesto di alcune candid camera, servivano ingredienti forti. E chi può garantire più audience delle notissime, a volte discusse, signore della politica italiana? Per giunta tutte insieme, forse per la prima volta, in uno studio televisivo.
Il programma di Alfonso Signorini - personaggio chiave della scena mediatica italiana degli ultimi anni - andrà in onda in seconda serata, andando a rimpiazzare in qualche modo il "Chiambretti Night", destinato a traslocare su Canale 5. La difficile eredità giornalistica da raccogliere, in qualche modo, è anche quella di Maurizio Costanzo, che col suo show ha tenuto banco per lustri nei palinsesti notturni. Sarà un Signorini - si presume - più propenso al cazzeggio e meno ingessato di quello che si propone come opinionista del "Grande Fratello", dove la cornice impone maggiore rigore e severità.

sabato 29 maggio 2010

IL NAVIGATORE SATELLITARE CRAKKATO DA UN HACKER

Un'amica romana mi racconta una strana storia vera vissuta in prima persona. Viaggiando con la propria auto nuova sul raccordo anulare, si è trovata a dover far fronte ad alcuni messaggi terroristici provenienti dal proprio navigatore satellitare (tacerò la marca). Un modello collegato alla centrale tramite una sorta di sim card inserita nell'apparecchio. Il primo l'ha lasciata di sasso: "Attenzione: attacco aereo in corso". Non era la voce guida dell'anonima signorina a pronunciarlo, ma compariva sul display lampeggiando sopra la mappa stradale. Credendo di subire l'inteferenza "di una base militare", l'amica si è preoccupata ma ha evitato di segnalare il fatto. Che si è ripetuto. Nonostante il marito le desse continuamente della pazza e minacciasse ricovero urgente e opportuno TSO. In una terza occasione, poco tempo dopo, ancora problemi. Stavolta il messaggio era: "Attenzione: sparatoria su entrambe le corsie". Mancavano soltanto riferimenti a Cosa Nostra e al Jack Bauer di 24. A questo punto era evidente che si trattava di uno scherzo ben orchestrato da qualcuno. Il marito stesso dell'amica se ne è reso conto in prima persona quando si è trovato a guidare l'auto di famiglia. Contattata l'assistenza del navigatore satellitare, il centralinistra riferiva di "altre segnalazioni avute da alcuni clienti a questo proposito". E parlava di un hacker burlone (per fortuna niente di peggio) inseritosi nel sistema.
Già, ma com'è potuto accadere tutto questo?

venerdì 28 maggio 2010

BIAGIO ANTONACCI * LA FAN VIDEO VERSION DI «SE FOSSE PER SEMPRE»

ECCO IL LINK PER VEDERE LA FAN VIDEO VERSION DEL BRANO DI BIAGIO ANTONACCI «SE FOSSE PER SEMPRE». PARTE IN AUTOMATICO DOPO AVER CLICCATO REINDIRIZZANDO AL SITO DI NOKIA.

VITA ARTIFICIALE * IL LAVORO DI VENTER VA RIDIMENSIONATO


«Giovedì 20 maggio 2010 il Team coordinato da Craig Venter ha pubblicato sull’autorevole rivista scientifica Science l’articolo “Creation of a Bacterial Cell Controlled by a Chemically Synthesized Genome” (“Creazione di una cellula batterica controllata da un genoma sintetizzato chimicamente”) che ha immediatamente innescato un acceso dibattito non solo all’interno della Comunità Scientifica. I “media”, sempre in cerca di notizie sensazionali, hanno già scritto fiumi di parole su quello che secondo loro è il contenuto essenziale della ricerca: la creazione della vita artificiale. Tuttavia, scorrendo i vari articoli, emergono considerazioni non sempre chiare ed interpretazioni talvolta forzate o contraddittorie, che non contribuiscono a chiarire l’importante messaggio di innovazione scientifica contenuto nella scoperta dei ricercatori.
Come scienziati specializzati nella conoscenza delle cellule dei microrganismi, oggetto della ricerca del gruppo di Venter, proponiamo la nostra analisi al riguardo.
Cosa ha fatto veramente C. Venter? Esattamente quanto dice il titolo del suo articolo, in cui ovviamente il termine “creazione” è usato nel senso più esteso di “invenzione ed esecuzione di un’opera”. Infatti: 
1) Il gruppo di Venter ha sintetizzato chimicamente e messo insieme pezzo dopo pezzo l’intero genoma di un batterio (Mycoplasma mycoides, parassita polmonare di alcuni ruminanti)  per poi introdurlo nella cellula di un batterio di una specie simile (Mycoplasma capricolum), cellula che era stata privata del suo corredo genetico originario. E’ importante rilevare che la cellula ricevente è di origine naturale e solo il genoma, che costituisce soltanto una piccola ma importantissima parte della cellula è stato sintetizzato inizialmente per via chimica.
2) Gli scienziati hanno (ri)costruito il genoma “artificiale” copiando il genoma di un batterio vivente già noto. Deve essere sottolineato, che l’informazione contenuta nel DNA degli organismi viventi è il risultato di miliardi di anni di evoluzione biologica. Lo stato della tecnica e della conoscenza non consente di inventare “ex novo” un intero genoma per la costruzione di un organismo completamente sintetico. Leggere un testo e copiarlo è tutt’altra cosa che averlo capito e interpretato; ancora adesso il funzionamento, anche di un organismo semplice come un batterio, è ben lontano dall’essere compreso nel suo complesso e ancor più lontano dal poter essere re-inventato.
La novità rilevante di questa ricerca è la capacità di sintetizzare chimicamente l’intero genoma di un batterio, il Mycoplasma mycoides, in una struttura idonea per essere introdotta e funzionare in un altro batterio simile al primo, il Mycoplasma capricolum che, privo del suo DNA originario, acquisisce replicazione autonoma e proprietà biologiche dell’organismo donatore.
3) Per mettere insieme i diversi pezzi di DNA sintetizzati chimicamente e ottenere una quantità di genoma sintetico sufficiente per le manipolazioni genetiche, i ricercatori hanno usato un altro microrganismo, il lievito di birra (Saccharomyces cerevisae), come fabbrica cellulare.
4) Per funzionare, il DNA ha bisogno di una macchina molto complicata, la cellula; questa macchina è costruita in base alle istruzioni impartite dal DNA stesso. Per il momento Venter e i suoi sono riusciti a ”copiare” in laboratorio il DNA di un microrganismo, ma è come se avessero impiegato una “macchina usata” per farlo funzionare (ovvero un altro microrganismo privato del suo DNA naturale).

Questo risultato quindi, al di là del clamore mediatico che ha portato a interpretazioni anche fantasiose sulle reali conseguenze degli esperimenti fatti, costituisce un traguardo importante nell’ambito della Microbiologia, dell’Ingegneria Genetica e delle Biotecnologie e mette a disposizione una nuova opportunità per trarre informazioni sulla “vita”, pur essendo ben altra cosa che la “creazione della vita”, fosse anche solo di una piccola cellula batterica.
Il ruolo del genoma è fondamentale in quanto contiene l’informazione genetica e controlla non solo la struttura ma anche le varie funzioni metaboliche della cellula. Abbiamo ora a disposizione una nuova opportunità per comprendere meglio come sono fatte e come funzionano le cellule, non solo dei batteri ma anche le nostre, e per modificarle in modo più mirato. Tuttavia, questo lavoro non nasce dal nulla nei super-laboratori di C. Venter: è il frutto di decenni di ricerche sui microrganismi, spesso fatte con risorse modeste, molto spesso mosse dalla pura curiosità di capire questo mondo sterminato e affascinante in tantissimi laboratori di tutto il mondo. Jacques Monod diceva che “quel che vale per un batterio vale anche per un elefante”, con il vantaggio che i batteri si possono studiare più agevolmente degli elefanti. Infatti, la comunità dei microbiologi in senso lato è stata protagonista principale di numerose scoperte scientifiche biologiche che riguardano anche l’uomo.
Tutto questo evidenzia ancora una volta l’importanza dei microrganismi non soltanto come oggetti di indagine per comprenderne il funzionamento, la fisiologia ed i meccanismi di interazione con altri organismi. Infatti, lo studio dei microrganismi come sistemi modello è stato determinante per lo sviluppo  di numerose e fondamentali conoscenze biologiche. 
Il lavoro pubblicato da C. Venter e collaboratori offre la possibilità di esplorare le potenzialità della sintesi di DNA in vitro per la realizzazione di sistemi microbici specializzati in funzioni con ampie applicazioni pratiche, quali la produzione di farmaci e altre sostanze di uso comune, la detossificazione di ambienti contaminati, la produzione di bioenergia, la produzione di vaccini e così via.
Non a caso nel XIX secolo Louis Pasteur, il fondatore della Microbiologia moderna, diceva: “Signori, spetterà ai microbi l’ultima parola”».
Giovanna Riccardi

Presidente della Società Italiana di Microbiologia
Generale e Biotecnologie Microbiche (SIMGBM)

«SEX AND THE CITY 2» * LE RAGAZZE SCIVOLANO SUI LUOGHI COMUNI

E' passato qualche anno, e le ragazze, un po' invecchiate, sono (credono di essere) sempre le stesse: Carrie (Sarah Jessica Parker) ha scritto un nuovo libro e si è sposata con Mr. Big (Chris Noth) ma inizia a farsi non pochi problemi per le prime noie e incomprensioni coniugali; Miranda (Cynthia Nixon) è una frustrata avvocatessa in carriera che trascura la famiglia per uno studio legale dove il capo la fa tacere con un gesto della mano; la perfettina Charlotte (Kristin Davis) è alle prese con le due adorate figlie che però le succhiano il sangue e una popputa, sexy tata che potrebbe far gola al marito; infine Samantha (Kim Cattrall) non rinuncia a essere la donna più infoiata del mondo. Menopausa permettendo, da combattere con l'assunzione regolare di chili di vitamine e ormoni. 
Proprio lei, viene invitata da un emiro ad Abu Dhabi, per un viaggio da sogno. Tutto spesato, va da sé. Accetta, ma a patto di poter coinvolgere anche le altre tre amiche. Detto, fatto. Per la gioia di tutti gli sponsor che si incontrano sul cammino. Sul posto, fra una gita in cammello e la vita nella reggia dorata, Carrie incontra in un souk un fascinoso ex fidanzato. Nel dopocena, scatta il bacio notturno. Che fare adesso?


I film tratti dalle serie di successo non hanno (quasi) mai la grandezza dell'originale, e anche questo lavoro, firmato comunque con un certo mestiere da Michael Patrick King, non fa eccezione. Si sorride e qualche volta si ride, ma all'introspezione dei personaggi viene sostituito un umorismo di situazione, troppo ripiegato sui luoghi comuni: quelli della coppia sposata, delle madri con figli, del gay pride dilagante, delle single passatelle ma ancora sessualmente combattive. Un campionario facile, dispiegato su 145 minuti di pellicola rassicurante, che farà un po' incazzare le femministe, vista la fine che hanno fatto le loro beniamine, praticamente arrese all'imborghesimento. Alla fine, la sensazione è che tutto questo sia servito soprattutto alle nostre fantastiche quattro attrici per racimolare ancora qualche quattrino spremendo i personaggi che hanno fatto la loro fortuna. 
Succede quando al genio, si sostituisce la routine. VOTO: 6/7.

giovedì 27 maggio 2010

RENATO ZERO * «FACEBOOK? MEGLIO IL CITOFONO»

Chi è «sorcino» (per chi non lo sapesse, così si chiamano da sempre i fan di Renato Zero) ha i suoi privilegi. Per esempio, quello di essere al primo posto nei pensieri di uno tra gli ultimi, veri artisti italiani. E non è poca cosa. Lui ricambia l’affetto piazzando i loro volti nel suo ultimo dvd: «Presente Zeronovetour», che cristallizza le 30 date dell’ultima tournée da tutto esaurito del cantautore romano, con l’aggiunta di un inedito: «Unici».
Alla vigilia dei sessant’anni (li compirà il 30 settembre), Renato non rinuncia a sogni e progetti. «Il mio “Ciao Nì”» dice «all’epoca incassò quattro miliardi e mezzo di lire, e ora sto pensando di fare ancora una capatina al cinema. Mi piacerebbe molto fare la regia, un ruolo più idoneo, a questa età. Potermi raccontare sarebbe un modo impeccabile di trasmettere ancora emozioni». Pronto a rimettere mano con nuovi finanziamenti al vecchio progetto di Fonopoli, la città della musica alle porte di Roma, Zero non rinuncia alla sua vis polemica, attaccando il mondo dei talent-show: «Non riescono a far uscire il meglio dalle persone» dice. «Fanno danni. Hanno la stessa logica di mercato delle major: “Mettiamo in gara 11 cavalli, uno vincerà”. Un Pavarotti non si costruisce in un mese. La gavetta non si fa davanti alle telecamere, che brutalizzano, ma nell’ombra e nel silenzio». Ne ha anche per i reality: «Nelle varie “isole” non esce il meglio di noi stessi. Più litighi e più hai un’immagine volgare, più funzioni. Fermare questo palinsesto è difficilissimo». Si salverà almeno l’oasi internettiana di Facebook? Macché. «Preferisco usare il citofono». Così parlò Renato.

ECCO COME VIVE L'ITALIA CHE NON GUARDA LA TV

Non si vive di sola tv. Bisogna farsene una ragione. Con l’obiettivo di sondare - per una volta - il divertimento di chi il piccolo schermo neppure lo considera (o quasi), abbiamo scomodato anzitutto i signori di Auditel, che hanno sfornato alcuni dati inediti e alquanto curiosi. Vi sorprenderà sapere, per esempio, che nell’intero 2008 ben 85.357 persone in Italia (lo 0,15% su un totale di 56.904.890 concittadini sopra i quattro anni) non hanno neppure acceso il televisore. Numeri più da stadio, che da specie protetta. 1.991.671 persone (il 3,5%), invece, l’hanno fatto per non più di un giorno alla settimana. Possiamo considerarli, quindi, modesti consumatori. In definitiva: ogni giorno, nel nostro Paese, sono 10.299.785 (il 18,1%, dato medio 2008) coloro che non guardano la tv e scelgono di dedicarsi ad altre attività. Quali? Secondo la S.i.a.e., ovvero la Società Italiana degli Autori e degli Editori, nel 2008 in testa allo sbigliettamento c’erano i locali da ballo, seguiti dai cinema e dai teatri.
 
Se piombi un giovedì qualsiasi al Tropicana di Milano, non devi fare neppure le ore piccole: alle 23.30 la pista è già piena di patiti di salsa e merengue (più o meno) provetti dediti a sensuali movenze. Salvatore Caruso e Silvia Rossi, 51 e 47 anni, agente di pubblica sicurezza e impiegata, si sono conosciuti durante i corsi di ballo, e ci hanno preso gusto. «Veniamo due-tre volte a settimana, siamo solo amici. Qui ci si diverte, si socializza. Di televisione ne guardiamo ben poca». Fanno eco Elisa e Giacomo, 24 e 28 anni, lei studia Lingue, lui è grafico pubblicitario. E dice: «Balliamo una o due volte la settimana. In tv vedo i tg. Per il resto, cinema, musica e internet». Già, il web: ogni sera in Italia tra le 21 e mezzanotte navigano fra 2.930.000 e 3.829.000 persone (dati Audiweb ottobre-dicembre 2008). E anche la radio non scherza, catturando in prima serata una media di 2.500.000 persone (dati Audiradio).
Ma torniamo al Tropicana. Ci sono gli avventizi, qualche curioso, eppure il giro dei ballerini di latino-americano somiglia più a un circolo chiuso di cultori della movenza perfetta, del passo implacabile. Tanto che chi si sente ancora un po’ insicuro, o si lascia andare al ballo di gruppo, oppure abbandona la pista e cerca posizioni defilate. La formosa Daniela, 39 anni, top nero «Simply perfect», e l’altrettanto formoso Nicola, 33, impiegati alla Regione Lombardia, per esempio, ballano da soli in un ampio spazio sulla balconata, di fronte alle toilette maschili. «Il posto è un po’ strano, è vero, ma sa com’è» dice lui «ci siamo iscritti solo a settembre, abbiamo ancora poca esperienza, e per muoverci abbiamo bisogno di molto spazio. Amici da tempo, una sera abbiamo deciso di provare e non siamo stati più capaci di smettere. Di tv ne guardo poca, e l’offerta di Rai e Mediaset è così scarsa che sembra fatta apposta per spingerti verso Sky». La solare Chiara, 19 anni, di Melzo, di giorno fa l’insegnante di tennis e di sera prima insegna latino-americano, poi si lancia in pista, assieme ad altre due colleghe, per fare da dama ai tanti ballerini orfani di partner. «La tv? Manco so che cosa sia, non ho tempo. Devo guadagnare per pagarmi l’auto e la casa. Il ballo è il divertimento sano di chi vuole riprendersi la propria vita in mano, e risvegliare emozioni e sensazioni per troppo tempo sopite». La meno sopita di tutte è di certo Aram, creola di 18 anni, riccioli insidiosi, corpo perfetto e movenze da manuale. Sta a bordo pista e i maschietti della sala stilisticamente più dotati se la contendono letteralmente. In attesa per la Creatura c’è la fila col numerino, come dal salumiere.
Sposati da otto mesi, Silvia e Giovanni, 26 e 29 anni, stazionano invece davanti al multisala Odeon, sempre a Milano, indecisi se puntare su «I love shopping». Il loro segreto? Romaticistmo e poca o niente tv. «È inguardabile, se non qualcosa in seconda serata. Al cinema veniamo una volta alla settimana, ma spesso stiamo a letto e leggiamo un libro ad alta voce, insieme. È bellissimo».
 
Dallo storico teatro Carcano, parte un’altra bordata all’indirizzo del piccolo schermo. Viene da due non consumatori abituali: Antonio Sciuto e Vittoria Maddaloni, 46 e 50 anni, amici, impiegati all’Inail. «Spesso la accendo ma senza guardarla, tenendola accesa in sottofondo, come si fa per la radio» dice lei. Sono in molti a considerare la tv solo un tappeto sonoro. Lui, invece, dà l’affondo: «Può essere la compagnia di chi è solo, ma col trash che dilaga dà ormai messaggi di inciviltà che rischiano di essere pericolosi. Soprattutto per i ragazzi, nei confronti dei quali ha grosse responsabilità».

BAUSTELLE * TOUR ESTIVO 2010

29 MAGGIO - MARINA DI CAMEROTA (SA) – MEETING DEL MARE
11 GIUGNO - GENOVA – VILLA SERRA BREAKOUT
18 GIUGNO - CRESCENTINO (VC) – CHICOBUM FESTIVAL
24 GIUGNO 2010 - SESTO SAN GIOVANNI (MI) – CARROPONTE
2 LUGLIO - PADOVA – SHERWOOD FESTIVAL
4 LUGLIO - PERGINE (TN) – SPETTACOLO APERTO
8 LUGLIO - ASTI – ASTI MUSICA
14 LUGLIO - ROMA – ROCK IN ROMA
17 LUGLIO -AZZANO DECIMO (PN) – FESTA DELLA  MUSICA
22 LUGLIO - RECANATI (MC) – FESTIVAL LUNARIA
25 LUGLIO - AREZZO – PLAY FESTIVAL
27 LUGLIO - SPOLETO (PG) – PIAZZA DEL DUOMO
29 LUGLIO - BERGAMO – FIERA
3 AGOSTO - PONTREMOLI(MS) – PIAZZA DELLA REPUBBLICA
7 AGOSTO - GALLIPOLI (LE) – PARCO GONDAR
27 AGOSTO - REGGIO EMILIA – CAMPO VOLO
28 AGOSTO - BRESCIA – FESTIVAL RADIO ONDA D’URTO
9 SETTEMBRE PISA – METAROCK

GOSSIP QUIZ * ATTENZIONE ALLA «ZUPPA» DELLA POPSTAR

QUIZ SENZA SOLUZIONE PER UTENTI ESPERTI. STORIE RIGOROSAMENTE VERE DI VIP CHE (PURTROPPO) NON AVRANNO MAI UN VOLTO. CHI INDOVINA NON VINCE NIENTE E - SOPRATTUTTO - NON LO SAPRA' MAI.

Chi è la matura rocker (ma forse sarebbe meglio dire popstar) italiana che si è inventata un esilarante modo di dire per indentificare le puzzette? Quando si trova - per esempio - in ascensore, e uno dei presenti si lascia andare - può capitare - a una fastidiosa emissione gassosa non altrimenti identificata, lei si guarda in giro, strabuzza gli occhi, è ammiccando chiede: «Chi ha fatto la zuppa?».
E anche il bistrattato peto (scureggia per i meno eleganti) trova finalmente una nuova dimensione e dignità. Roba che neanche Vissani.

mercoledì 26 maggio 2010

OBAMA, LA PIATTAFORMA BP E QUEL BUCO DA TAPPARE

«Tappate quel maledetto buco», ha urlato Obama a proposito dell'interminabile catastrofe ecologica causata dalla piattaforma della BP, in Louisiana. Visto come sono incazzati gli americani, mi sa che il primo buco a essere tappato sarà quello di Obama. Potrebbe essere doloroso per il Presidente.

martedì 25 maggio 2010

MICHELE SANTORO CI RIPENSA E RESTA AD «ANNOZERO» (PER SALVARE L'IMMAGINE)

Michele Santoro resta in Rai alle attuali condizioni economiche (700 milioni lordi l'anno) e tornerà in video la prossima stagione con «Annozero». Il conduttore del programma giornalistico di punta di Raidue ha trovato un escamotage per uscire dalla grave situazione di impasse nella quale si era trovato dopo la notizia dell'imminente rescissione di contratto milionaria alla quale si stava preparando. Una brutta storia che rischiava di appannare non poco la sua immagine di duro e puro. Avrebbe intascato circa 10 milioni di euro per dedicarsi alle docufiction, con l'obbligo di restare legato alla Tv di Stato per ben due anni, senza potersi dedicare ad altri approfondimenti giornalistici. Una delusione cocentissima per il suo pubblico e un clamoroso autogol sul piano dell'immagine, vista la reazione pressoché unanime della stampa, anche quella tradizionalmente più in sintonia con il guru di «Annozero».
Trovatosi attaccato su tutti i fronti, Michele (che non è solo indenditore di whisky ma anche ottimo fiutatore dell'aria che tira) si è impuntato dicendo improvvisamente no a quell'esclusiva professionale che lo avrebbe ingabbiato definitivamente, per la presumibile gioia di Silvio Berlusconi.
Una scelta intelligente, perché ha capito che tutto il pubblico - i lettori sono (erano) il più grande patrimonio di ogni giornalista - gli avrebbe voltato definitivamente le spalle.
Tra 10 milioni di euro e non perdere la faccia, ha preferito la seconda opzione. Chapeau, comunque non è da tutti.

I VIP E IL LORO (CONTROVERSO) RAPPORTO CON «FACEBOOK»

Dopo aver scritto il peggio dei «quarantenni che si baloccano su Facebook», Daria Bignardi si è ricreduta, ha ceduto al fascino del mezzo e si è aperta un account, che segue personalmente, anche dall’iPhone. Lo utilizza comunque quasi solo per promuovere le proprie attività.
Elisabetta Canalis, invece, presente con svariati «cloni», prima della storia con George Clooney aveva un vero profilo senza foto, ma si è vista costretta a chiuderlo dopo che un paparazzo - intercettata una sua conversazione - l’ha tallonata e beccata in aeroporto. Rabbia, delusione, saracinesca abbassata.
Paola Perego ha un account ufficiale, ma ne ha creato un altro per blindare la propria privacy. Lì utilizza un diverso cognome, e come foto compaiono i cani del compagno, l’agente Lucio Presta. Il quale, a sua volta, ha accettato appena una sessantina di amici: si va dal giornalista Claudio Sabelli Fioretti a Milo Coretti del «Grande Fratello». Cercate il vero Lapo Elkann? Si presenta come Lapo Edovard Elkann, diffidate delle imitazioni, e sfoggia occhialetti a montatura bianca d’ordinanza.
Molto presente, l’ex opinionista di «X-Factor» Selvaggia Lucarelli. Nata come blogger, aggiorna spesso il suo stato con ironiche informazioni professional-private, e risponde con una certa assiduità agli estimatori. È stata lei (che il fidanzato l’ha trovato grazie a internet) a consigliare a Barbara D’Urso di aprire un account, già molto gettonato dal pubblico maschile. Incontenibile, l’attrice Jane Alexander, che si lascia andare anche a commenti spesso piccanti. E se Francesca Valiani, la moglie di Jovanotti, racconta i suoi viaggi, Federica Panicucci fa un po’ di gossip spicciolo. Della vecchia guardia, oltre a Michele Cucuzza, tra i folgorati da Facebook c’è Claudio Lippi. Che sul proprio profilo si affretta a precisare: «Sono io, quello vero, non perdete tempo a diffidare». Lo spazio su «face» è un buon modo - anche per i vip - per relazionarsi con l’altro sesso: Stefano Bettarini, per esempio, non si risparmia, e anche Chicco Testa on-line ha senza dubbio più amiche che amici. Per un Carlo Conti che si camuffa un po’, con una foto subacquea, si segnala l’approccio fotografico molto familiare di Justine Mattera. E se Jessica Polsky («Camera café» e «Piloti») usa Facebook soprattutto per mantenersi in contatto con gli amici in America, Andrea Marino dei Negramaro se ne serve per lavoro. Molto più riflessivo e intimista il rapporto di Luca Bizzarri, che racconta di tournée e ogni tanto fa dell'ironia.
Un big che risponde personalmente, senza filtri di segretari e assistenti, è Eros Ramazzotti, che ha però il cruccio di aver raggiunto i 5.000 amici. Oltre, Facebook com’è noto non consente di andare, a meno che non si apra una più impersonale pagina fan. Insieme con la sue ex moglie Michelle Hunziker ha deciso invece di rendere privato con un nome indecifrabile il profilo della figlia Aurora. Perché sul web, in defintiva non sai mai chi puoi incontrare.
Estremamente selettivo l’approccio di Francesca Senette. Per la serie, se non sono vip e potenti non li vogliamo, nella sua rubrica, il 90% circa sono nomi di chiara, a volte chiarissima fama. Da Afef, a Ignazio La Russa, passando per l’ex capo del Governo spagnolo José Maria Aznar.
Matteo Branciamore, Massimiliano Varrese e Gianmarco Tognazzi aggiornano spesso - e personalmente - i loro profili con informazioni personali e professionali. La più autoironica? Eva Henger. L’ex signora Schicchi, un tempo regina del porno, ha aderito al gruppo: «Sono troppo poco brutto per piacere a Eva Henger».

VALERIA MARINI * «MA QUALE DIVA? SONO UNA DONNA NAZIONAL-POPOLARE»


«Io l’ultima diva? Macchè. Sono al massimo l’attrice della porta accanto, una donna nazional-popolare. Tant’è che ricevo da tutto il pubblico, trasversalmente, grandi dimostrazioni d’affetto».
A Valeria Marini la fama di icona irraggiungibile inizia ad andare un po’ stretta. Oggi pensa a se stessa come a una Marilyn, ma al sapor di Cannonau. E ha tutta l’aria di voler semplificare una vita che – vista da fuori - pare assai sovrastrutturata. Entrata nel cast de «I raccomandati» di Raiuno nel ruolo di inviata, una sorta di talent scout glamour sguinzagliata sulle piazze d’Italia, si ferma a riflettere sul suo futuro nello spettacolo e sulla tv italiana.
Valeria, ma tutti questi reality con la gente comune protagonista, non portano via lavoro alle dive come lei?
«Ancora con questa storia della diva? Ma quale? Non sento la crisi di rigetto per i reality, e se la gente vuol essere protagonista, se ha davvero le qualità, è giusto che raggiunga la notorietà. Perché no? Altrimenti, sei fuori».
Ma le piace la televisione italiana?
«Rispecchia la società, è un momento un po’ buio. Però panta rei, il video è un posto dove “tutto scorre”. Sono convinta che nel 2010 la qualità migliorerà decisamente rispetto a quest standard».
Troppi reality?
«Attenzione, reality e people show non sono confezionati male, in genere. Quel che mi preoccupa non è la fattura del prodotto, ma lo spessore qualitativo. Il cast è tutto: non si può dare spazio a chi non ha niente da dire».
Ha visto «Italia’s Got Talent», con De Filippi, Scotti e Rudy Zerbi?
«No, ero impegnata sul set. Ma se ha funzionato non mi stupisce: è sul solco dei Talents americani».
E la sua tv?
«È una tv solidale con le donne, non competitiva. Sono  convinta che si possa fare squadra. Dopo “I Raccomandati” proseguirò la serie delle mie interviste al femminile a “Domenica in”».
Lei ha mai raccomandato qualcuno?
«Eccome, sono famosa per questo: una volta nel Sanremo di Chiambretti, ma è un episodio che non posso raccontare. E poi ho aperto la strada alla carriera di Nathalie Caldonazzo suggerendo il suo nome a Pingitore per il Bagaglino. Lui l’ha presa, e lei poi ha fatto la sua strada».
Sbaglio, o non fa mai fiction?
«Ne ho fatte poche, ma è un settore al quale in futuro voglio dedicarmi molto».
In Spagna ha girato con Christian Molina, regista di «Diario di una ninfomane»…
«Abbiamo finito ai primi di febbraio, a Barcellona. Il film si intitola “I want to be a soldier”, e ha un bel cast. È la storia di un ragazzino bombardato dai media. Una riflessione complessa, per certi versi. Il mio ruolo è quello della maestra».
Sia immodesta. Lei è la migliore, nel suo genere?
«Sono avanti, in genere. Istintiva. Posso fare errori, ma in genere intuisco le tendenze. Non mi faccia essere presuntuosa».
E la vita sentimentale?
«Beh, lavoro molto. Ma un po’ di spazio per l’amore si trova sempre».

E SE LE MAESTRE DELL'ASILO «CIP & CIOP» DI PISTOIA COLLABORASSERO COL VATICANO?

Il Papa incontra le due maestre dell'asilo «Cip e Ciop» di Pistoia, da ieri agli arresti domiciliari. «Questa inutile concorrenza non fa bene a nessuno. Collaboriamo: voi li picchiate, noi li molestiamo».

lunedì 24 maggio 2010

BUSI, MINZOLINI E QUELLA FACCIA CHE EMETTE... GIUDIZI

Secondo il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, Maria Luisa Busi quando legge le notizie «emette giudizi con la mimica facciale». 
Ma siamo proprio sicuri che uno che ha la faccia come quella di Minzolini, possa correre il rischio di parlare di emissioni?

LA REGINA DEI CASTING MEDIASET FA FESTA AL «THE CLUB» DI MILANO

L'unica controindicazione delle feste di compleanno, è che ti tocca dichiarare l'età. E' successo anche a Gianna Tani, già regina indiscussa dei casting Mediaset, che ha celebrato le sue 63 primavere (portate splendidamente, come una delle mille Veline provinate nella sua carriera) al «The Club» di Milano.
Oggi scrive libri, fa consulenze, ha un'agenzia sua, la «G&G Enterprise», e si è messa a fare la spola col marito fra l'Italia e il Brasile. Si possono immaginare esistenze decisamente più provanti.
Per festeggiarla c'erano l'immancabile Barbara D'Urso con il suo nuovo fidanzato, Maria Teresa Ruta (che faceva ping pong col vicino party dell'Isola dei famosi, visto che nel cast c'era la figlia Guenda Goria), ma anche Roberta Termali, un drappello di Bingo girls, l'ex Letterina Morena Chicca Salvino, Pasquale Laricchia (il pugliese del Grande Fratello) e persino Morena Funari, vedova del mai troppo compianto Gianfranco. Sara Ventura ne ha approfittato per presentarsi con il futuro marito.

MAURIZIO CROZZA * «TONIO CARTONIO E' PIU' CREDIBILE DI MINZOLINI»

In apertura della puntata di ieri sera di “Crozza Alive”, in onda alle 21.35 su LA7, Maurizio Crozza dice la sua sulle vicende di Maria Luisa Busi e Michele Santoro. “Maria Luisa Busi - ha esordito - è scappata dal TG1. Ha detto che non condurrà più l’edizione delle 20. “Se proprio devo raccontare delle favole - ha detto - vado a RAI 3, nel Fantabosco della Melevisione”. E’ più credibile un editoriale di Tonio Cartonio, che uno di Augusto Minzolini”.
“E naturalmente - ha continuato - c’è la vicenda Santoro. Ecco, mi sono chiesto: cosa posso dire sulla vicenda Santoro? Che si è avverato l’editto bulgaro: via Biagi, Santoro e Luttazzi. Tutta gente che faceva un sacco di ascolti. La Rai si è privata dei suoi gioielli. Più che editto bulgaro, mi sembra un editto Bulgari”.

Poi, nei panni di Pierluigi Bersani: “E’ stata una settimana terribile: la legge sulle intercettazioni, Santoro…non so mai che cazzo dire. Certe volte mi sento come un astice che vede avvicinarsi la maionese”, ha esordito.
“Avete visto Letta? No, non quello bravo, quell’altro, quello che sta con noi…il Letta piccolo, “il Lettino” che mi vuole candidare come premier. Ma siam pazzi? Ragazzi, io candidato contro Berlusconi?  Ma è come se la zanzara dichiarasse guerra alla fabbrica dell’Autan!”. 
Chiusura su Santoro: “Oh ragazzi, siam pazzi? Non siam capaci difendere gli operai: adesso stiam lì a difendere Santoro?”

JERRY CALÅ VUOLE TORNARE IN VACANZA A «PANAREA»

Mentre il collega Maurizio Crozza incontra qualche difficoltà (pare) a trovare pubblico pagante per lo studio del suo «Crozza Alive» su La7, un altro vecchio leone della risata sta meditando il colpaccio.
Dopo aver girato «Pipì Room», film sicuramente indimenticabile ambientato nelle toilette di una discoteca (e questa già la dice lunga sul livello) Jerry Calà, l'anello debole dei Gatti di Vicolo Miracoli, sarebbe in fase di scrittura della sceneggiatura di «Panarea 2 - Il ritorno». Il sequel del noto capolavoro datato 1997.
Film che annoverava nel cast personaggi del calibro di Alessia Merz e Hoara Borselli, scatenate vacanziere nella magia delle Eolie. Per fortuna c'era anche il grande cumenda Guido Nicheli.
Dall'interprete di «Vita smeralda» è il minimo che ti puoi aspettare. Ma ne sentivamo la mancanza?

BUD SPENCER * «NELLA FICTION MEDIASET HA FATTO MOLTI ERRORI»

Il lupo perde il pelo ma non il destro. Che tradotto in fiction, significa: Bud Spencer, 80 anni, torna a menare le mani. L’occasione è la mini-serie «I delitti del cuoco», in onda dal 9 maggio su Canale 5. Lì, l’inossidabile Bud è un ex poliziotto che ha mollato tutto per fare  il ristoratore ad Ischia. Recuperati alla vita civile tre criminali che ora sono suoi stretti collaboratori, dà una mano all’attuale commissario di Polizia (Enrico Silvestrin) per risolvere intricati casi. «La protagonista femminile» dice Bud «è la bella Sascha Zacharias, che funziona molto, e poi nel cast c’è anche la bravissima Andrea Ferreol. Non voglio fare previsioni sull’audience di questa fiction. Mi limito a osservare che ogni volta che trasmettono in tv un mio film con Terence Hill fa tre milioni di ascolto anche alla 40ª messa in onda. E se sono da solo, senza Terence, la differenza è di 400-500 mila spettatori. In altre parole, il mio personaggio, perché non mi sono mai ritenuto un attore ma solo un personaggio, è sempre fortissimo. Ho scoperto di avere persino uno zoccolo duro di 150 fan in Texas. E in America i miei film non sono mai arrivati». Eppure la messa in onda de «I delitti del cuoco» è già slittata più volte, sino ad arrivare quasi alla fine della stagione televisiva. La rete crede o no in questo prodotto? «Non lo so» conclude Spencer «ma noto anche in ambito fiction, Mediaset quest’anno sta prendendo una cantonata dietro l’altra. È inutile recriminare: sono loro i padroni del vapore, e fanno ciò che vogliono gestendo le messe in onda e quant’altro. Staremo a vedere».

(TV SORRISI E CANZONI - MAGGIO 2010)

sabato 22 maggio 2010

MARIA LUISA BUSI * LA LETTERA A MINZOLINI (VERSIONE INTEGRALE)

LA VERSIONE INTEGRALE DELLA LETTERA CHE MARIA LUISA BUSI, VOLTO DEL TG1, HA INVIATO AL DIRETTORE  AUGUSTO MINZOLINI. 

«Caro direttore ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del Tg1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il Tg1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori. Come ha detto il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: 'La più grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale.

Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. E' stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del Tg1 è un'informazione parziale e di parte. Dov'è il Paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo.
E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel Tg1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale.

L'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale.
Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E' lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori.
I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. E' quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica.

Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente. Pertanto:
1) Respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al Tg1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.
2) Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.
3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica 2, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di "danneggiare il giornale per cui lavoro", con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il Tg1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche". Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali' e via di questo passo. Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20. Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno.

Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità.
Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere».

venerdì 21 maggio 2010

FEDERALISMO & CHAMPAGNE, 'NA LEGA A LI CASTELLI

I leghisti a volte mi fanno impazzire: vent'anni che parlano di Federalismo e «Roma Ladrona», poi vai a Roma e li vedi attovagliati da «Fortunato» al Pantheon che bevono allegramente vino dei Castelli e magnano abbacchio a scottadito. Da vent'anni. 

Ma non è che 'sto Federalismo che non arriva mai, fa comodo soprattutto ai parlamentari della Lega Nord?

SANTORO * «VESPA, PAGATO COME UN PREMIO OSCAR PER UN PROGRAMMA IN CRISI»

«Prendiamo lezioni persino da Bruno Vespa. Ora, che Bruno Vespa possa dare lezioni di morale e di contratti a noi, lui che viene pagato come l'ultimo Premio Oscar da protagonista per fare un programma in crisi, questo è veramente troppo».
Michele Santoro («Annozero»)

giovedì 20 maggio 2010

GOSSIP * NON RUBATE L'AUTO AD ANNA SAFRONCIK

Non c'è più religione. La splendida attrice di origine ucraina Anna Safroncik, 29 anni, nata a Kiev, è giustamente fuori dalla grazia di Dio perché l'altro giorno a Roma le hanno rubato l'auto. Se ne è amaramente lamentata anche sulla propria pagina di Facebook. È senza dubbio donna cazzuta, ma forse non aveva messo il Bullock, l'antifurto con le palle. Di questo passo, dove andremo a finire?  

mercoledì 19 maggio 2010

MICHELE SANTORO * 10 MILIONI PER L'ADDIO AD «ANNOZERO» (UN TELESOGNO)

Si parla di un accordo quadro per circa 10 milioni di euro. A tanto ammonterebbe il compenso di Michele Santoro per il nuovo contratto, che prevede fra l'altro l'addio ad «Annozero».
Che fosse questo il suo inconfessabile «TeleSogno»?

ANCHE MARCO TRAVAGLIO E' CONTRO IL PREQUEL DI «AMICI MIEI»

Mentre incassa il duro colpo infertogli dal sodale Michele Santoro, che lascia a sorpresa «Annozero» coperto da milioni di euro per diventare «collaboratore esterno» della Rai (ma pare che anche Vauro non fosse a conoscenza della cosa), Marco Travaglio non rinuncia a una pausa leggera. Ospite dell'ultima puntata di stagione di «Victor Victoria», il talk condotto da Victoria Cabello riflette sulla sua idea di comicità. E si lancia in un appello (tardivo ma sentito) contro il prequel di «Amici miei», che De Sica, Ghini, Panariello e Ceccherini stanno girando in Toscana.
Alla domanda di Victoria Cabello su che cosa lo faccia ridere, al di là della politica, il giornalista de «Il fatto quotidiano» ha risposto: «A me fanno molto ridere le cose che si dicono, mi fanno ridere molto certi film della commedia all’italiana… Me li guardo, me li riguardo, li so a memoria. Tutta la produzione di Totò, di Alberto Sordi ma anche Peter Sellers e “Amici miei”; anzi, vorrei lanciare un appello: non fate il remake di Amici miei, per pietà, non lo fate… Abbiate pietà».
Associandosi insomma idealmente alla protesta del gruppo da noi aperto su Facebook: «Giù le mani da Amici miei: fermiamo De Sica e il suo annunciato prequel».

SANTORO PASSA ALLA CASSA * MA COME MICHELE, ANCHE TU?

Michele Santoro lascia la Rai per diventare «collaboratore esterno» della Tv di Stato. «Accordo consensuale», riferiscono le cronache. Quindi nessuna cacciata, ma una risoluzione del contratto di comune accordo - a sorpresa - prima della sua naturale conclusione. Le collaborazioni esterne sono, notoriamente, molto ben remunerate. Niente a che vedere con gli stipendi, come sottolinea con una punta di perfidia Bruno Vespa, il quale da anni gode dello stesso trattamento del quale godrà il tribuno di «Annozero».
La testata chiuderà il 10 giugno, per poi sparire, ed è certo un duro colpo per i fedelissimi di Michele, il pasdaran di Raidue. Che ora medita di dedicarsi alle «docufiction», ma intanto avvisa: non darò spiegazioni alla stampa «sin dopo la firma del contratto».
Immaginare il polemista Santoro alle prese con le «docufiction» è come figurarsi Pippo Baudo alle previsioni del tempo o mentre impasta le tagliatelle di Nonna Pina alla Prova del cuoco. Quantomeno riduttivo.
L'impressione è che Santoro, tanto fazioso quanto bravo, abbia capito di essere arrivato al culmine della sua parabola antiberlusconiana (più di così, in effetti, è difficile dare...) e voglia capitalizzare passando alla cassa. Togliendo così anche un grosso problema all'odiato Silvio, che non vedeva l'ora di levarselo di torno. Forse non ne trarrà gran giovamento la sua immagine di duro e puro, ma il portafogli senza dubbio. Quanto costerà l'operazione ai contribuenti? Il rischio è che Marco Travaglio si trovi costretto a fare un editoriale anche contro di lui. Non sia mai.
Insomma, Michele: è la tua risposta definitiva? Sicuro? L'accendiamo? 

martedì 18 maggio 2010

IL DESTINO DI RIMA FAKIH, LA PRIMA MISS AMERICA MUSULMANA

Cauto ottimismo per le sorti del mondo. Per la prima volta Miss America è una ragazza musulmana: Rima Fakih (nella foto). Ha 24 anni e viene dal Michigan. I fratelli l'hanno lapidata solo al termine della sfilata.

6 DONNE SU 10 ORA INIZIANO A SMETTERE DI FUMARE

Addio al connubio caffè-sigaretta. Se una volta l’intoccabile rito della pausa caffè con i colleghi d’ufficio si concludeva quasi automaticamente con qualche energica boccata di “bionda”, oggi le abitudini sembrano essere cambiate. Se ne rallegreranno i cultori della preziosa bevanda, perché è proprio per merito della riscoperta del gusto se la sigaretta viene relegata a un momento a sé.

Sono i risultati che emergono da uno studio realizzato dall’Associazione Donne e Qualità della Vita, in occasione dell’evento Nespresso “Profumo di Donna”, su un campione di 1200 donne italiane di età compresa tra i 18 e i 65 anni, e da una ricerca condotta dall’Osservatorio Nathan Il Saggio sulla stampa estera che ha monitorato 358 articoli dal 1° gennaio 2009 a oggi su oltre 100 testate e siti internet internazionali.

Dallo studio emerge che il 63% delle donne fumatrici intervistate ha smesso da tempo di fumare a tutti i costi la sigaretta dopo un buon caffè (di questo gruppo il 25% preferisce abbinare al caffè un dolce). Resta, dunque, un 37% che persevera nell’associare la sigaretta al caffè, in particolare il 10% fuma dopo un’ora dalla fine del pranzo o cena mentre un irriducibile 17% non rinuncia mai alla nicotina.

Ma veniamo alle abitudini sul consumo di caffè all’estero. Ben il 77% delle dipendenti d’azienda continua a considerare la pausa caffè momento essenziale e passaggio obbligato per ben affrontare la giornata, mentre il 65% sostiene che il break aiuti a tessere buone relazioni sociali in ufficio (L’Union, Fr). Non solo, quindi, un momento di pausa, al gusto di caffè, bensì un vero e proprio rituale che stimola la produttività e la concentrazione dell’individuo. I dati raccolti sottolineano però allo stesso tempo che la tanto amata pausa caffè non contempla più la sigaretta.
Ma quali sarebbero le cause di questo inaspettato divorzio? Ben 6 donne su 10, pur essendo fumatrici occasionali, dichiarano di preferire vivere il momento della degustazione separandolo però dal brutto vizio del fumo. Questo non significa però che le donne italiane si siano arrese all’evidenza dei danni arrecati dalla sigaretta. I motivi sono altri ed è proprio il gusto del caffè ad aver avuto la meglio nella scelta del campione di donne intervistate. Il caffè viene vissuto come una vera e propria esperienza olfattiva autonoma.

“Oggi il caffè, sinonimo di break durante la giornata lavorativa, è diventato un pretesto per gustare uno dei sapori più amati dagli italiani e per interagire con gli altri, senza il filtro della tecnologia come ci costringono oggi le mail, gli sms e i social network – commenta la psicologa Serenella Solomoni - Il caffè rappresenta, dunque, un punto di contatto tra gli individui e, anche nella coppia, un momento di condivisione. Credo che le innumerevoli campagne antifumo siano solo una delle componenti che hanno causato “il divorzio” fra caffè e sigaretta. La verità è che oggi tendiamo ad apprezzare il gusto puro del caffè, magari bevendone meno ma di qualità, dedicandoci un vero e proprio momento di degustazione”.

TERENCE HILL * «NEL MIO PORTAFOGLI NE' FOTO NE' LETTERE DI ROSS»

Nel portafogli rubato a Terence Hill a Roma, in via Condotti, la mattina del giorno della consegna dei David di Donatello - notizia rimbalzata ovunque su giornali e tv e ora smentita da Sorrisi.com, il sito ufficiale di "Tv sorrisi e canzoni" - non c'era nessuna foto ne' lettere del figlio Ross, morto anni fa in un incidente stradale. Ne' l'attore ha mai fatto appelli di sorta ai ladri per il recupero. La notizia, partita da un quotidiano romano, e' stata ripresa da altre testate ed e' rimbalzata su settimanali, tv e siti internet.
C'era cascato persino l'amico Bud Spencer, che interpellato a freddo (non aveva ancora parlato con Terence) si e' istintivamente rammaricato per l'accaduto. Nessuno ha verificato la notizia ed e' nata una catena di Sant'Antonio di errori e forzature. Ora Terence Hill, 70 anni, dice al settimanale: "Vorrei tranquillizzare tutti quelli che si sono preoccupati per me dopo l'incidente del furto del portafogli denunciato sul palco dei David di Donatello. Voglio chiarire che non ho parlato con nessun giornalista ne' ho mai fatto appelli riguardo a presunte foto o lettere di mio figlio Ross contenute nel portafogli rubato - spiega -. Ringrazio comunque tutti quelli che mi hanno mandato messaggi o telefonato, dimostrandomi il loro affetto". Terence Hill, interprete della serie tv 'Don Matteo', iniziera' fra un mese le riprese di una nuova fiction per Raiuno, 'L'uomo dei boschi'.

«ITALIA'S GOT TALENT» * HA VINTO CARMEN MASOLA, LA NOSTRA SUSAN BOYLE

Con la (prevedibile) vittoria della splendida voce del soprano novarese Carmen Masola si è conclusa la prima edizione di «Italia's Got Talent». Carmen era perfetta per il ruolo, per garantire il perpetuarsi della favola; insomma, la nostra Susan Boyle, l'unica che sia riuscita a far commuovere Gerry Scotti. Uno che piange soltanto quando stacca gli assegni (quelli del «Milionario», s'intende).
Più volte accostato alla «Corrida», il programma è non solo una versione alta del people show di Corrado, ma un innesto di più citazioni televisive: dalla conduzione sorvegliatamente zelighiana di Simone Annichiarico e Geppi Cucciari, allo sfoggio di piccoli fenomeni della musica («Ti lascio una canzone»), sino al trittico di giuria di «X-Factor». Rispetto al quale allarga - e può essere un pregio - l'universo del campione, andando a esplorare il talento di personaggi che altrimenti non potrebbero avere una ribalta televisiva.
E la giuria funziona: dal carisma di Maria De Filippi, alla voglia repressa di pontificare di Gerry, passando per l'emergente discografico Rudy Zerbi, efficace misto di cattiveria e bonomia. Zerbi ha lasciato Sony per diventare con molte probabilità punto di riferimento della nuova etichetta discografica di Maria. Che gestendo anche «Amici», aveva bisogno di allargare i propri orizzonti senza regalare ad altri i suoi giovani campioni d'incasso.

lunedì 17 maggio 2010

TOKIO HOTEL, IL CHITARRISTA SOTTO VIAGRA FA MIRACOLI

Il chitarrista dei Tokio Hotel, Tom Kaulitz, 20 anni, sarebbe andato in una sorta di «overdose» da Viagra. 

Pare volesse migliorare le prestazioni del si bemolle.

«ROBIN HOOD» * LA FRECCIA CHE NON UCCIDE, MA ADDORMENTA

Inghilterra, XIII secolo. L'appesantito arciere Robert Longstride (Russell Crowe) combatte senza paura contro la cellulite e nell'esercito di Riccardo I, ma il sovrano illuminato viene ucciso in combattimento. Sir Loxley si incarica di riportare a casa la corona del re per annunciarne la morte, ma il drappello dei suoi uomini rimane vittima di un'imboscata. Longstride soccorre Loxley, riporta la corona e promette al cavaliere morente di riportare a suo padre lo spadone di famiglia. Simbolo fallico quant'altro mai.
Sai la sorpresa quando, arrivato a Sherwood, Robert scopre che Loxey ha lasciato una grintosa vedovella (Cate Blanchett) che andrebbe risposata pena prossima perdita di tutti i terreni di famiglia, peraltro già saccheggiati.
Intanto sale al trono Giovanni Senzaterra (Oscar Isaac), uno stronzone di prima categoria, che - oltre a voler spremere i sudditi di tutto il regno con tasse assurde - licenzia i dignitari di corte fedeli e si serve di personaggi infidi (Mark Strong), pronti a tradirlo con i nemici francesi. Oddio, bisogna unirsi per salvare la patria, anche se Johnny non lo meriterebbe.

Oltre alle nobili ragioni produttive, bisognerà prima o poi indagare sugli oscuri motivi che impongono a Ridley Scott di realizzare solo e soltanto film con Russell Crowe, sia egli gladiatore, affarista pentito novello vignaiolo o arciere di Sherwood. Detto questo (che prima o poi andava detto), il film è senza dubbio un'americanata, almeno nel secondo tempo, rutilante di sangue e spade. Il primo scorre troppo lento, fra sbadigli e attori che viaggiano col pilota automatico. Non è male l'idea di leggere e reinterpretare la leggenda di Robin Hood prima delle note scorribande della serie togli ai ricchi per dare ai poveri, ma ci si poteva aspettare molto di più. Scenografia e costumi, comunque, sono splendidi.
L'impressione di fondo, purtroppo, è che ormai ci siamo giocati anche Ridley Scott. VOTO: 6.5

sabato 15 maggio 2010

QUANDO UNA DONNA SI CONVINCE DI ESSERE VECCHIA?

Un tempo erano sicuramente altri i parametri. Oggi da che cosa ti accorgi che una donna inizia a sentirsi vecchia? Semplice: quando lascia solo giorno e mese, e toglie l'anno di nascita dal profilo di Facebook.

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