giovedì 18 agosto 2011

QUANDO LE DONNE DELLA TV (NELLE INTERVISTE) DICONO BANALITA'

Anche se non interpellata, parla di tutto, tranne che di televisione. E forse è meglio così. La showgirl televisiva media (ma anche gli uomini che affollano la piazza catodica non sono da meno) in cuor suo si sente una tuttologa, un Gigante del pensiero occidentale, e attraverso la stampa desidera rafforzare questa sua vocazione, eternarsi scolpendo parole alate perché ai posteri rimanga un segno tangibile del suo passaggio. In genere parla di se stessa, delle piccole cose, ma anche del mondo, della vita, persino di fisica nucleare, se occorre. E quasi sempre alla fine si convince che tutto ciò che la riguarda - ma proprio tutto - sia di interesse generale. «La trasgressione non esiste più - ha detto Elenoire Casalegno discettando di costume - tutto è banale, la normalità è la vera trasgressione. Chi è colpito da un nudo in Tv, adesso? Nessuno. Meglio tenersi belli coperti, ecco la vera trasgressione». Un'idea come un'altra. Forse era meglio l'altra. Anche Antonella Boralevi ha voluto essere profonda e, alla domanda se si fosse mai soffermata a leggersi nell'animo, ha risposto con accenti poetici e introspettivi: «L'ho fatto. Una sera, nella mia casa in collina, a Fiesole. Mia figlia suonava il pianoforte. Il cagnolino ascoltava, accucciato ai suoi piedi. Dalla finestra aperta si vedevano le ombre degli alberi e la luna. Un momento di pace assoluta. In quell'istante ho capito che lì stava la vita. In quella musica. In quell'atmosfera. Non nella vita frenetica di tutti i giorni». Ma un contributo ancor più forte è venuto da Catherine Spaak, che ha inchiodato l'interlocutore alla sedia con la risolutiva frase: «Davanti allo specchio? Mi sono sempre piaciuta. Anche nei momenti poco carini». Che dire poi di fronte a una Federica Panicucci che lascia sbalorditi rivelando: «Un giorno sono entrata in un bar per fare colazione e ho mangiato due panini col salame e uno col prosciutto». Rivelazione di portata clamorosa: di certo se ne occuperà il Sisde. E Maria Teresa Ruta, in versione infermieristica: «Se fossi una medicina, sarei un farmaco dolce: una pillola di ottimismo». Sempre meglio del sonnifero. Camminando spediti, si arriva a una Barbara De Rossi in vena di spietata autocritica: «Le donne non si sentono infastidite dalla mia immagine. Per strada mi fanno i complimenti, mai che dicessero: "Com'è bella". Ecco, magari mi dicono che sono più bella di persona». E a un'eterea Pamela Prati, confinante col giardinaggio: «Posseggo una soglia incantata, piena di fiori che è vietato calpestare, dove non entra nessuno». Ma c'è anche chi, come Ela Weber, puntualizza: «Il mio vero nome è Manuela: mi chiama così solo la mamma quando è arrabbiata». Per non parlare di Flavia Vento, che proclama: «Voglio essere me stessa». E' lì il problema. Di questi innocui florilegi, monumento al quotidiano chissenefrega, sono zeppi i settimanali, e un collega, Giorgio Dell'Arti, da anni si diverte a raccoglierli condensando le migliori uscite dei telepersonaggi che non accettano di essere rinchiusi solo nella scatola che li tiene in vita. Vogliono volare. Complici i giornalisti - perché, ammettiamolo, nella maggior parte dei casi è colpa nostra - che per fare colore li interrogano su qualsiasi tema dello scibile umano. Natalia Estrada l'ha ammesso: «Mi ha fatto sentire arrivata, anche se non si arriva mai da nessuna parte, il fatto che i giornalisti cominciassero a telefonarmi per avere la mia opinione su vari argomenti».

(IL GIORNALE - AGOSTO 2000)

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