martedì 31 luglio 2012

VACANZE * 10 REGOLE PER LE FERIE SENZA STRESS

Ferie senza stress. Ecco 10 regole scritte da Roberto Re, esperto di sviluppo personale, self help, di leadership personale, di autorealizzazione e di autostima   

1.           MAI ANTICIPARE UN PROBLEMA. Non preoccuparti per le piccole cose che normalmente devi organizzare per la partenza e non agitarti al pensiero di ciò che potrebbe accadere sul posto, anticipando un eventuale problema.

2.           LE PICCOLE COSE, RESTINO PICCOLE. Non pensare a cose negative del tipo: «E se dimentico questo?», «E se faccio tardi e perdo l’aereo?». Focalizzarsi su cose di piccole entità le rende grandi e ce le fa apparire come difficilmente risolvibili. Evita quindi di proiettare la tua mente su quello che potenzialmente può accadere di negativo.

3.           PARTI PERCHÉ LO VUOI. Vivi la vacanza per quella che è. Non è lavoro! Non è un «devo». Pensa che se stai andando in vacanza, è perché ci vuoi andare.

4.           NON È UNA COSA SCONTATA. Ricorda la fortuna che hai e non dare per scontato che andare in vacanza sia una cosa che fanno tutti.

5.           IL CONTROLLO & LA VALIGIA. Spesso la preparazione della valigia rappresenta una forte fonte di ansia. Questo atteggiamento è tipico della mania di controllo che molte persone hanno costantemente. Una persona che tende a fare il bagaglio portandosi appresso 100 mila cose, lo fa perché crede in questo modo di gestire il controllo e quindi dimostra mancanza di sicurezza. Spesso quello che hai qui puoi comprarlo anche nel posto dove vai.

6.           TIENI PRONTO IL PIANO B. È utile essere organizzati e gestire una sorta di tabella di marcia per evitare il traffico ed evitare ritardi scaturiti dal periodo di affollamento delle partenze. Il terrore di perdere il treno è diverso dal prevedere un imprevisto di qualsiasi natura che ce lo faccia perdere. Se proprio non riesci a vincere questa paura, allora pensa già al piano b, qualora dovesse sopraggiungere un inconveniente del genere.

7.           EVITA IL CONDIZIONAMENTO. Non ti far condizionare da quello che dicono gli altri. Come l’amico che è andato dove stai per andare tu, e ti dice che cosa devi fare esattamente per evitare problemi, creando in te ulteriore ansia. Mai sentire le personali opinioni, perchè corrispondono al modo in cui gli altri vivono le proprie esperienze. D’accordo informarsi bene sul posto in cui si va, ma mai assorbire inutili preoccupazioni altrui. Esempio: «Ma sei matto, vai in Brasile e ti porti il rolex?».

8.           NON PORTARTI GLI SPAGHETTI. Impara a sperimentare e a conoscere totalmente le caratteristiche del posto in cui vai. Il cibo non sarà lo stesso, ok, ma abituati a scoprire anche gli usi di un altro Paese. Non occorre portare con sé gli spaghetti e l’olio extravergine di oliva! Vivi il viaggio da viaggiatore. Parti con il minimo indispensabile. Il tuo atteggiamento deve essere quello di chi sa e ha voglia di scoprire. Esci dalla tua zona di comfort, dai tuoi schemi e non cercare a tutti i costi di voler portare le tue abitudini dovunque tu vada. Non portare casa tua da un’altra parte significa anche crescere come individuo.

9.           LO STRAPPO È LECITO. Per le fanatiche della linea: continua pure a seguire anche in vacanza le sane abitudini che hai durante l’anno, ma rilassati. Se anche ti concedi qualche sfizio gastronomico, grazie ai benefici effetti di sole e mare, difficilmente prenderai peso e potrai addirittura rientrare più in forma.

10.      CIBO PER LA MENTE. Allena la tua mente anche in vacanza o durante il viaggio: porta con te il tuo libro e le tue letture preferite in modo da rilassarti in modo costruttivo.

(«SALUTE» di TV SORRISI E CANZONI)

lunedì 30 luglio 2012

BRUXISMO (DIGRIGNARE I DENTI) * CHE COS'E' E COME SI CURA

Se digrignate i denti, avrete senz’altro i vostri buoni motivi. Il problema è che non si fa. Non tanto per questioni di etichetta, quanto per motivi di salute. Perché a rischio – nei casi più gravi - c’è persino la vostra possibilità di aprire la bocca in futuro. E non è poca cosa.
Il cosiddetto bruxismo, ovvero quel serramento del muscolo masticatore (della mascella, in buona sostanza) che provoca digrignamento dei denti superiori e inferiori con sfregamento, si manifesta soprattutto di notte, durante la seconda fase del sonno. Piccole e ripetute “crisi”, di qualche secondo, che nei casi più rumorosi disturbano anche chi riposa accanto a noi. Il risultato è che ci si sveglia con un indolenzimento della muscolatura facciale, e a volte del collo stesso, e si mette a rischio l’integrità dello smalto dei propri denti, che progressivamente si assottigliano e sono più esposti a fratture. Quando si bruxa (così, nel linguaggio degli esperti) durante il giorno, si parla invece di «serramento» della mandibola. Anche durante questa azione si sviluppa inconsapevolamente una pressione di svariati chilogrammi sui nostri incolpevoli denti.
«Più che una patologia vera e propria» spiega il professor Enrico Gherlone, primario di Odontoiatria dell’ospedale San Raffaele di Milano «il bruxismo è una parafunzione – spesso associata ad abitudini come succhiarsi le labbra o mangiarsi le unghie - che può provocare problemi è che si manifesta in modo trasversale nella popolazione, sia come fasce sociali che come età. Non si può identificare esattamente una categoria più o meno colpita. Se il 60% delle persone ha un movimento notturno del muscolo masticatore, si può parlare di vero e proprio bruxismo nell’8% dei casi. Può essere associato a disturbi del sonno, cosa che stiamo studiando ultimamamente in modo approfondito, ma a causarlo è fondamentalmente lo stress continuo al quale siamo sottoposti nella nostra vita; è fondamentalmente un modo per scaricare l’aggressività accumulata. Quindi il problema andrebbe risolto a monte, magari con la psicoterapia o una lunga vacanza alle Maldive. La farmacologia tenta di essere di aiuto con miorilassanti ed ansiolitici ma l'effetto ottenuto non è mai molto soddisfacente a meno che non si usino alti dosaggi, il che non rende praticabile questa via; i prodotti naturali non hanno miglior successo, in alcuni casi abbiamo avuto giovamento con trattamenti psicologici (colloqui) volti a ricercare e risolvere le cause di stress».
In assenza di entrambe le opzioni, bisogna arrangiarsi curando i danni che il bruxismo provoca, oppure cercando di limitarli con l’impiego del classico bite. Ovvero di una piccola placca da tenere in bocca nottetempo e modellata sulla nostra dentatura. «I danni da usura per serramento e/o sfregamento» continua Gherlone «hanno tempi di insorgenza che dipendono essenzialmente da due fattori: la forza esercitata durante il sonno e nei momenti di stress dal bruxista e la consistenza dello smalto dentale. Appare ovvio che quanto più sarà alto il primo e basso il secondo, tanto più sarà rapido ed evidente il danno. Nelle bocche con buon allineamento dentale le forze si distribuiscono più facilmente, quindi i tempi di usura possono essere più lenti. I tempi e i costi della ricostruzione dei denti usurati non possono essere che dipendenti dalla gravità del danno ma che si tratti di otturazioni, intarsi o corone ceramiche, e' fondamentale intercettare il pericolo di nuove lesioni fornendo al paziente strumenti, bite notturni, che servano a mo' di scudo per proteggere le ricostruzioni. I bite migliori sono sempre i classici in resina dura, come quelli che usano gli sportivi. Se ne stanno diffondendo anche altri morbidi, in silicone, ma mi sento di sconsigliarli: la cedevolezza della gomma, dopo aver ammortizzato, tende a restituire l’energia ottenendo così il risultato di indurre un rischio dell’aumento dell’attività dei muscoli masticatori durante il sonno. Del tutto inappropriati, invece, i bite da banco, che si comprano in farmacia e che si modellano a qualsiasi dentatura».
Nei casi più gravi, il bruxismo, oltre ad abrasioni alla dentatura che richiedono complicate e costose ricostruzioni, può provocare «danni all’articolazione temporo-mandibolare (le articolazioni temporomandibolari sono quelle che connettono la mandibola al cranio e le due parti ossee sono separate, a bocca chiusa, da uno spazio che è condizionato dalla somma delle altezze dei denti superiori ed inferiori in chiusura delle arcate); e il rischio estremo è quello di non riuscire più ad aprire la bocca» conclude Gherlone. Ora che lo sapete, potete decidere se far leggere quest’articolo al vostro partner, oppure lasciarlo bruxare in pace.

(«SALUTE» di TV SORRISI E CANZONI)

venerdì 27 luglio 2012

FIBRILLAZIONE ATRIALE * COME GUARIRE CON UN INTERVENTO

 Non è noto quanto merita. Eppure l’intervento di «ablazione della fibrillazione atriale con metodica transcatetere» può risultare definitivo nella risoluzione della maggior parte delle aritmie. Leggendo qua e là, anche on-line, c’è chi parla addirittura del 95-98% dei casi.

È così, dottor Bruno Pezzulich, responsabile dell’Unità di Elettrofisiologia Maria Pia Hospital, di Torino?
«Non esageriamo. In base alla mia esperienza, ormai decennale, si va dal 75 al 90% dei casi, a seconda del tipo di problema. È comunque una percentuale altissima».
Perché questo intervento non è così noto e diffuso?
«Probabilmente perché non è facilissimo da fare. Non ci sono molte persone in grado. Bisogna passare dall’atrio destro al sinistro bucando una membranella molto sottile».
Quante persone sono interessate dal problema fibrillazione atriale?
«Passati i 60 anni, riguarda il 4% della popolazione; si sale al 20% oltre gli 80. È responsabile di 1/3 di tutti gli ictus e raddoppia la mortalità totale. A volte si rende necessario il trapianto».
Quali disfunzioni provoca?
«Cala la funzione di pompa del cuore, che normalmente muove sei litri di sangue al minuto. Con la fibrillazione, il 20% in meno. Alcuni pazienti se ne accorgono, altri no. Il battito del cuore è detto “irregolarmente irregolare”. In latino, “delirium cordis”».
Come si individua oltre ogni ragionevole dubbio, per evitare i problemi nei quali è incorso il lettore?
«Basta un elettrocardiogramma, oppure con un Olter che prevede un monitoraggio di 24 ore».

(SALUTE! di TV SORRISI E CANZONI)

giovedì 26 luglio 2012

PROFILO DI DONNA * LA GATTAMORTA DA UFFICIO

Tra le figure più maestose della letteratura aziendale, c'è la Gattamorta da Ufficio. Passa le giornate ciondolando per corridoi reclinando la testolina a destra e a sinistra, con gli occhioni spalancati, lanciando sguardi assassini e ammiccamenti a chiunque. Soprattutto a chi comanda, chiaro, ma dal momento che il suo bisogno di conquistare nuove prede alle quali farla (solo) annusare è sovrano, a volte si esercita anche con fattorini e ometti dell'assistenza alle macchine per il caffè, dai quali rimedia piccole, innocue ricompense in natura, come i carissimi frutta snack della Yomo. Al compagno dedica invece lunghi cinguettii al cellulare, appostandosi in una zona riservata, ma continuando rigorosamente a lanciare occhiate di miele ai passanti. 
La Gattamorta da Ufficio resiste fino all'arrivo di una Gattamorta più giovane e performante, poi sbrocca, si licenzia e (ormai clamorosamente fuori età) fa domanda per partecipare al «Grande Fratello». Al provino, le fanno cantare «Fatti più in là» delle Sorelle Bandiera. Si incazza a morte perché non passa il casting.

martedì 24 luglio 2012

SANTORO, GUZZANTI E LE PARODI NEL NUOVO PALINSESTO DI LA7

Di Michele Santoro (in onda dal 25 ottobre con «Servizio pubblico») e Cristina Parodi (per lei un contenitore di cronaca e attualità di due ore dopo il TgLa7 delle 13,30), si è già parlato molto. Ma un altro, doppio colpo messo a segno da La7 per il palinsesto 2012-2013, è quello di Teresa Mannino e Corrado Guzzanti. La prima, volto popolare di «Zelig» rilanciato dalla pubblicità; il secondo, esponente di spicco della tele-satira italiana.
Per il resto, la rete di proprietà di TI media, punta su molte conferme, come Maurizio Crozza (che triplica il suo impegno e che si farà carico anche di un programma inedito) e Geppi Cucciari, la quale raddoppia la sua presenza in video e tornerà con un «G’ Day» rinnovato trainato da «I menù di Benedetta», condotto dalla minore delle sorelle Parodi. Se spariscono i volti di Antonello Piroso, Sabina Guzzanti e Serena Dandini, da gennaio Daria Bignardi sarà in onda con un nuovo programma e nel 2013 potrebbe fare capolino ancora Roberto Saviano.
La Mannino condurrà dal 7 settembre «Se stasera sono qui» («Una cosa inusuale per me, ma nelle mie corde, perché sono una che ama spiegare le cose» dice a Sorrisi. «Sarò sempre brillante, ma ospiterò persone che in un breve lasso di tempo propongono un’idea, un progetto, o hanno qualcosa di positivo da raccontare»), mentre al più talentoso tra i fratelli Guzzanti saranno affidate alcune serate-evento. Le inchieste di Gianluigi Nuzzi saranno ospitate da «L’Infedele» di Gad Lerner.





(TV SORRISI E CANZONI - LUGLIO 2012)

lunedì 23 luglio 2012

PIPPO BAUDO * «LA RAI NON È STATA MOLTO RICONOSCENTE CON ME»

«Checco, la vedi questa foto? Siamo io e te due anni fa. Adesso me la firmi dietro, e poi ne facciamo un’altra uguale!».
Il signore sulla sessantina che sembra aver brevettato l’autografo con uso di tagliando biennale, è certo del fatto suo. Tanto che Zalone, pressato da una folla di fans nel cuore dello storico rione Aia Piccola ad Alberobello (Bari), lo guarda negli occhi perplesso ma evita con cura di contraddirlo: «Eh, beh… Certo…», abbozza col suo sguardo inconfondibile.
L’uomo di «Che bella giornata» si concede un bagno di folla ad alta sudorazione in quest’angolo dell’amata Puglia per un motivo ben preciso: farsi intervistare da Pippo Baudo in una delle puntate iniziali de «Il viaggio», nuovo programma itinerante del conduttore in onda in autunno su Raitre. Si registra oggi ciò che in tv vedremo dal 3 settembre. Per cominciare, quattro puntate su e giù da un camper stile «Stranamore» per incontrare l’Italia migliore e i suoi protagonisti.

Il caldo cuoce le menti, ma Pippo e Checco fra i trulli sono un’eccentrica coppia che fa subito scintille. Sia agli occhi della gente del posto, galvanizzata dalla presenza di due star dello spettacolo, sia per le dinamiche artistiche, con un’intervista su canovaccio e un lungo botta e risposta pressoché improvvisato tra i due. Prima Baudo interpella un «mastro trullaio» (il massimo esperto locale in materia), poi mostra a Zalone un vecchio trullo davanti al quale Checco ha girato una scena del suo ultimo film. «Lo vedi? Proprio da qui, Enzo Tortora fece un collegamento per il suo “Portobello”». «Che tristezza» ribatte l’altro, guardato a vista dall’amorevole fidanzata Mariangela, inerpicata su maxi zeppe rialzate tacco 15 e intenta a firmare autografi in nome e per conto del compagno. «Allora non mi sono inventato niente… Del resto anch’io sono arrivato qui pensando di trovare Paolo Limiti, e invece ci sei tu…». La lezione di storia è tutta Made in Zalone: «I trulli sono costruzioni nate nel 1600» spiega «e si fa risalire proprio a esse la prima forma di evasione fiscale. Quando si presentavano gli esattori di Equitalius, il trullo veniva completamente smontato, e spariva. Il contadino diceva: “Qui? Ma qui non c’è niente”, e riusciva così a non pagare le tasse. Io sono di Capurso, a qualche decina di chilometri da Alberobello. Ma se il comune mi regala un trullo, dico che sono di Alberobello, non c’è problema… A dire il vero ho una zia qui che ne possiede uno, la mitica zia Lina, che dovrebbe lasciarmi tutto, ma non passa mai a miglior vita. Ecco, questa è la vera piaga del Sud: la longevità. Non è giusto che un nipote del Nord erediti sempre prima, mentre un identico nipote del Sud si trovi svantaggiato dovendo aspettare di più la morte della zia». Un Baudo malizioso incalza Zalone anche sulle supposte virtù «erotiche» delle tipiche costruzioni di Alberobello, fresche d’estate e calde d’inverno, quindi a misura d’uomo virile. «È vero, è vero» conferma Checco. «Pippo, chissà anche tu quante ne hai combinate qui dentro… Invece di guardare Maurizia Paradiso su TeleLombardia. Ma non farmi essere volgare. Lo sai che voglio assolutamente evitare la volgarità».
Zalone si fa (moderatamente) serio solo per spiegare a «Sorrisi» il motivo della sua presenza fuori dagli schemi accanto al re dei conduttori. «Baudo è un essere mitologico della tv, e uno straordinario professionista. L’unico che mi ospitò in tv a “Domenica in” anni fa, quando usciva il mio primo film, “Cado dalle nubi”, e invece di chiedermi un pezzo di cabaret alla “Zelig”, come tutti gli altri, mi fece suonare alle tre del pomeriggio “Spain” di Chick Corea. Capisci che per un musicista una cosa del genere è manna… Se sono qui oggi, completamente gratis, è solo per questo». Checco, che quest’estate ha lanciato il singolo latineggiante «La cacada» («Un pezzo autoprodotto che ho voluto regalare al pubblico: l’abbiamo messo a disposizione gratis su internet, ed è riuscito a fare incavolare gli addetti ai lavori perché in due settimane era primo in classifica») non parla del suo prossimo film. «Lo stiamo ancora scrivendo, ho detto che non sarà più sulla crisi, e vi dico anche che a questo punto non uscirà più per Natale». E se mister parodia fosse convocato da Fazio per il prossimo Sanremo? «Beh, se mi chiamano vado dappertutto, perché no? Il problema non è tanto quello, però: è avere qualcosa da dire. Se non ho niente, me ne sto a casa».

Baudo, intanto, guardato a vista dall’energica assistente Dina Minna, ricambia la cortesia dell’ospite: «Zalone mi piace perché ha uno stile provinciale che lo rende genuino e unico, nel suo genere. E l’Italia è molto provincia. Faccio volentieri questo programma itinerante che prevede complessivamente 25 puntate, e non lo considero qualcosa di riduttivo rispetto al mio passato televisivo, anche perché finalmente è qualcosa di veramente scritto, autorale. Avere studi con la scenografia dal costo faraonico, non significa fare un buon programma». Si sente trattato come merita dalla Rai negli ultimi anni? «No, non lo sono stato. La riconoscenza non è stata molto praticata. D’altra parte a Viale Mazzini con i cambi di dirigenza la tendenza a ghettizzare quelli della vecchia guardia e prendere in simpatia qualche nuovo, c’è sempre stata. E si è acuita negli ultimi anni». Impossibile non chiedergli un lapidario giudizio sulla tv attuale: «La frammentazione satellitare non deve spaventare» dice Pippo. «I grandi eventi generalisti ci saranno sempre. Non mi dispiace il talent di Maria De Filippi, “Italia's Got Talent”. Certo, è una sorta di “Corrida” un po' più patinata, e penso proprio che infatti la “Corrida” l'abbia ammazzata del tutto. Credo che per “L’isola dei famosi” sia stato il canto del cigno, “X-Factor” col passaggio a Sky è migliorato e vedo invece un po’ in affanno i talent, anche per un motivo fisiologico: in Italia ci sono 60 milioni di persone, immigrati compresi. È statisticamente impossibile che nascano tutte queste star, con talent show che proliferano in continuazione promettendo quel che non possono sempre mantenere. E dovrebbero andarci cauti, illudendo i ragazzi... In Inghilterra, in definitiva, ha sfondato solo quella tipa un po’ cicciottella, come si chiama? Adele…».

(TV SORRISI E CANZONI - LUGLIO 2012)

venerdì 13 luglio 2012

LAURA ESQUIVEL * «QUASI QUASI VENGO A VIVERE IN ITALIA»

Gli affettati non li tocca, ma solo perché chiacchiera senza prendere fiato. In compenso il risotto alle fragole lo spazzola allegramente dal piatto, e non rinuncia neppure all’insalata con pezzetti di aragosta.
Insomma, non si può dire che Laura Esquivel, in un ristorante milanese per il lancio di due nuovi programmi su Super! (in chiaro sul 47 del digitale terrestre, Sky canale 625), non faccia onore al cibo italiano. Con una netta preferenza per la classica pizza, che però oggi latita.
18 anni, argentina, la figlia che tutti vorrebbero avere è accompagnata da mamma, scura di capelli e seduta tranquilla nonché distratta a un altro tavolo. Il successo planetario delle due serie de «Il mondo di Patty» sembra un’eco lontana. Davanti agli occhi ho solo una ragazza semplice ed entusiasta che non lesina sorrisi e positività. Merce che a occhio e croce non è neppure di circostanza. Lo conferma Massimo Bruno, direttore dei canali tv De Agostini: «Lavorare con lei è un onore, perché mescola bravura, freschezza e disponibilità: doti rare da trovare tutte assieme. È così amata e popolare, che appena è atterrata a Milano, su Twitter l’hashtag #bentornatalaura è balzato al top». Ma parliamone direttamente con lei.

Laura, quante volte sei già stata in Italia?
«Facendo due conti… Questa è la settima, e ogni volta mi batte il cuore. Sono arrivata il 24 giugno e il primo agosto tornerò nel mio Paese. Faccio base in Romagna, lì realizziamo quasi tutto».
E che cosa sei venuta a fare?
«Due programmi per “Super!” che vanno dal lunedì al venerdì: “La posta di Laura”, in onda dal 16 luglio alle 19,35, nel quale rispondo alle domande dei ragazzi che mi scrivono a lapostadilaura@deagostini.it, dalla loro vita privata agli amici alle curiosità, per poter dare spero qualche buon consiglio; e poi “Giro giro tour”, dal 3 settembre alle 20,30. Uno spettacolo dove canto, ballo, presento… Insomma, faccio un po’ di tutto, e la cosa mi piace tantissimo».
Di fatto, è una gara di ballo…
«Si, è con me c’è Leon Cino, il ballerino vincitore della terza edizione di “Amici”, che fa anche da coreografo per le due squadre che si scontrano fra vari giochi, come un karaoke, e tanto altro».
Giovane, semplice, argentina… Un’anti Belen Rodriguez?
«Mannò, perché anti? Belen l’ho conosciuta sul set di “Natale in Sudafrica”, dove ho fatto un piccolo ruolo lo scorso anno, ed è anche simpatica».
Che cosa fanno i tuoi genitori?
«I medici. Mia madre è ginecologa, e mio padre urologo. Infatti quand’ero molto più piccola mi hanno nascosto il loro lavoro».
Che cosa ti piace ascoltare?
«Una ragazza mi ha scittto che adora i One direction, che a me invece non fanno impazzire… Ma ho fatto follie per i Tears for Fears, e i Duran duran sono andata persina ad aspettarli davanti all’albergo».
È vero che hai scelto personalmente le canzoni di «Giro giro Tour»?
«Sì, e abbiamo girato anche un video per la sigla. Tra i brani c’è di tutto, persino “Il ballo del mattone” e Rita Pavone, che ascoltava mia nonna, di origine italiana».
Ti aspettavi un successo così grande per «Il mondo di Patty»?
«Onestamente no, né io né la produzione. La cosa ci è sfuggita di mano».
Lo consideri un capitolo chiuso?
«Sì, è stato un capitolo importantissimo della mia vita e della mia carriera, ma è finito. E anche se dovessero girare una terza stagione, che non è comunque prevista, io non ci sarò».
A che cosa hai dovuto rinunciare per il successo?
«Alla compagnia di un po’ di amici. Che sono di due livelli: quelli che conosci da sempre, e che non perdi mai. E quelli che faticano a capire che se ti assenti un po’ è perché devi fare il tuo lavoro. Ma poi torni e fai una vita normale. Perché la gente si interessa tanto alla vita privata delle persone che diventano famose?».
Sei fidanzata?
«No, per ora sto bene così, e comunque preferisco non parlarne».
Senti la responsabilità di parlare ai ragazzi?
«Certo. Una di 17 anni mi ha scritto dicendo che voleva farsi un tatuaggio ma che i genitori non erano d’accordo, e voleva sapere come comportarsi. D’istinto le avrei detto: fallo comunque. Invece poi ci ho pensato meglio, e le ho risposto di aspettare un po’, di capire, perché quando si è adolescenti si possono provare – come succede a me – sentimenti contrastanti, si può cambiare idea nel giro di poco… Meglio darsi del tempo».
Voi che siete nello spettacolo date, volenti o nolenti, messaggi importanti anche sul piano estetico, fisico. C’entrano, di riflesso, problemi come anoressia, bulimia…
«In Italia su questo siete più permissivi. In Argentina per esempio nelle campagne pubblicitarie sui tabelloni stradali, se la fotografia di una ragazza è modificata al Photoshop, c’è l’obbligo di scrivere con un asterisco: “Questa foto è stata ritoccata…”».
Potrebbe trasferirsi in Italia?
«Ci penso e ci ho pensato. Vedremo anche che cosa mi offirà il lavoro in futuro, ma perché no? La amo così tanto…».

(TV SORRISI E CANZONI - LUGLIO 2012)

giovedì 12 luglio 2012

SABRINA FERILLI E VIRNA LISI * ANCORA INSIEME PER COMBATTERE LA MAFIA

Due donne forti, volti popolari capaci di far sognare generazioni sullo schermo e fuori, si ritrovano insieme sul set dopo 12 anni. E il pensiero non può non correre a «Le ali della vita», la prima fiction che le vide insieme. Là Virna Lisi vestiva i panni di suor Alberta, in forte contrasto con i moderni metodi educativi di Sabrina Ferilli, ovvero la professoressa di canto Rosanna Ranzi, amata dalle allieve ma vista con diffidenza dall’austera istitutrice. Il successo in termini d’ascolto fu tale, che girare una seconda  serie si rese quasi un obbligo. Per la gioia di Canale 5, che ora decide di tornare a puntare su questa strana ma esplosiva coppia di eroine.
Stavolta la leggendaria Virna e la sanguigna Sabrina sono da quasi due mesi in Bugaria per le riprese di «Baciamo le mani». Un titolo che riporta in un nanosecondo ai più classici cliché del mondo mafioso che vuole raccontare. Ci muoviamo fra Sicilia e l’America, tra la fine degli Anni 50 e i primi 60. Ida (Sabrina Ferilli) vive sull’isola più grande d’Italia assieme a suo figlio Salvatore, ed è costretta a scappare da don Cesare Romeo, un boss locale che dopo avere ucciso suo marito vuole far fuori anche lei, preoccupato che la sua testimonianza possa contribuire a incastrarlo davanti a un tribunale. Negli Stati Uniti invece Agnese Vitaliano (Virna Lisi), vedova con quattro figli ormai adulti, gestisce un’avviata macelleria sulla quale ha messo gli occhi Gillo Draghi (Burt Young), influente e spietato padrino di Little Italy. Arrivata a New York insieme con il piccolo Salvatore, Ida vuole rifarsi una vita. Ed è in questo momento che i destini delle due donne coraggiose si intrecciano. Ida sposa Pasquale (Massimo Bellinzoni),  il figlio maggiore di Agnese (l’altro è Ruggero, interpretato da Francesco Testi). Non piacersi affatto, tra suocera e nuora, è un attimo. Le due entrano in conflitto su tutto: dai sospetti sulla genuinità dei sentimenti di Ida per il nuovo marito, alla gestione degli affari; sino alle strategie per contrastare la lunga mano  della mafia. Le vicissitudini le porteranno inevitabilmente a passare da nemiche ad alleate. Per cercare di fare in modo che quell’eterno chinare la testa, quel «Baciamo le mani» in segno di sudditanza alla malavita diventi un ricordo lontano. Nel cast della fiction figurano, tra gli altri, anche Martina Pinto (è Felicita Vitaliano, figlia di Agnese), e Natalie Rapti Gomez (nei panni di Louise, moglie di Ruggero).
 Lisi e Ferilli non nascondono la soddisfazione per essere tornate a lavorare insieme. In un periodo fra l’altro molto carico di impegni, per Sabrina, che sarà anche protagonista della miniserie di Raiuno «Né con te, né senza di te» e con Toni Servillo e Carlo Verdone nel cast del nuovo film di Paolo Sorrentino, «La grande bellezza». Virna Lisi («Interpreto sempre mamme e a volte anche nonne: non mi riesce particolarmente difficile, perché è quello che sono nella vita», dice) invece lavora dall’età di 14 anni, e confessa di aver sofferto un po’ per l’immagine di bellezza algida che i media tendevano ad appiccicarle addosso. Nella sua carriera ha vinto 7 David di Donatello, 6 Nastri d’argento, una Palma d’oro nel ‘94 a Cannes, e un César. Ma il piccolo ruolo per il quale (anche per ragioni anagrafiche) mezza Italia la ricorda ancora, è quello della sensuale Adriana Balestra, mamma irresistibile in «Sapore di mare», estate 1983. Quasi trent’anni. E sembra ieri.

(TV SORRISI E CANZONI - LUGLIO 2012)

mercoledì 11 luglio 2012

NAUFRAGI * ALLA FINE SCHETTINO IN TV HA FATTO FLOP

Non gli è bastato affondare una nave, che aveva signorilmente abbandonato. È riuscito ad affossare anche se stesso e (forse) un programma. La tanto strombazzata intervista scoop di Salvo Sottile a Francesco Schettino, il Capitano della Costa Concordia, ieri in prima serata a «Quinta colonna», su Canale 5, ha fatto davvero flop: 1.769.000 telespettatori con il 10,36% di share. Battuta inesorabilmente nientemeno che dal (non) memorabile telefilm di Raiuno «Last Cop – L’ultimo sbirro» seguito da 2.943.000 telespettatori (share 14,48%). Non stiamo parlando di Dr. House, serie di culto, ma di Last Cop, robetta da tv estiva sulla rampa di lancio. Al terzo posto, l'ultima puntata di «Mammoni - Chi vuole sposare mio figlio?» (trash ma ben fatto), che su Italia 1 con Rossella Brescia ha portato a casa 1.540.000 telespettatori e l'8,68%. Quindi a un'incollatura da Mister tele-naufragio.

Il pubblico, quindi, com'è parso giusto ai tanti (sono tra questi) che ieri sul web si sono prodigati per far circolare più o meno ironicamente l'hastag #IoNonGuardoSchettino, rilanciato da Selvaggia Lucarelli, ha davvero voltato le spalle all'intervista realizzata da Ilaria Cavo per il professionale dottor Sottile. Sottile come l'audience di ieri sera, vien da dire. Mega scoop che - nonostate le smentite degli interessati - pare sia costato ben 57 mila euro.
Fa un po' specie leggere ora lo scetticismo di Maurizio Caverzan, che oggi sul Giornale titola «I finti moralisti contro Schettino in tv», e per poi affondare (in senso metaforico): «Vedremo stamattina, Auditel alla mano, gli effetti di questi inviti (al boicottaggio, Nda) tanto perentori».
Ecco, li abbiamo visti.

martedì 10 luglio 2012

LORENZO FLAHERTY * DUE MISS ITALIA SEDUCONO «IL RAGIONIERE DELLA MAFIA»



L’abusato luogo comune del travet dalla vita piatta, rischia di essere spazzato via da un film in uscita il prossimo autunno: «Il Ragioniere della mafia». Vuoi perché il protagonista, Lorenzo Flaherty, vivrà tutto fuorché la routine; vuoi perché nei panni di un contabile licenziato da una multinazionale e poi «riassunto» dalla malavita, incontrerà almeno due donne meravigliose che gli movimenteranno l’esistenza. Si tratta di altrettanti volti di «Miss Italia»: Francesca Testasecca, vincitrice del concorso nel 2010, e Alessia Tedeschi, che - guarda caso - nel 2011 ha portato con orgoglio la fascia di Miss Sorrisi. «Francesca sarà la Principessa, una ragazza dell’Est che riuscirà a farmi innamorare» dice Flaherty. «Alessia invece è un revisore dei conti con cui lavorerò e che alla fine supererà la prova per diventare lei stessa ragionere della mafia. Pur essendo entrambe alle prime esperienze come attrici, si sono rivelate convincenti». Tratto dal romanzo omonimo di Donald Vergari (inviato di «Striscia la notizia»), il film, diretto da Federico Rizzo, richiederà cinque settimane di riprese fra Calvello (2000 anime in provincia di Potenza, con tanto petrolio nel sottosuolo), Brindisi, New York e Miami. «Perché la mafia raccontata da Vergari» prosegue Flaherty «pesca nel Sud ma ha, come nella realtà, ramificazioni internazionali. Messo alla porta dalla mia azienda milanese, che deve tagliare rami ritenuti secchi, parto per una notte folle al casinò di Montecarlo. Lì entro in possesso di denaro non mio, e lo perdo al gioco. Ma quei soldi sono di provenienza mafiosa, e l’organizzazione, invece di eliminarmi, decide di mettermi a libro paga. E dal momento che nel mio lavoro sono un tipo brillante, riesco a trovare alcune soluzioni che per la mafia diventano estremamente vantaggiose. E mi conquisto la fiducia dei boss. Pian piano, però, cresce in me la voglia di uscire da quel losco giro. Il film di Rizzo punta volutamente anche sull’azione e certe tinte che vanno dal grottesco al brillante. Appena ho letto il libro, mi sono attivato per trovare i finanziatori e iniziare a girarlo». 
Oltre alle due già citate, la pellicola è disseminato di ragazze (se ne contano altre cinque, in alcuni camei) pescate dal vivaio di «Miss Italia». «Cercando bellezze italiane» spiega il regista Federico Rizzo «mi è sembrato naturale guardare tra quelle del concorso italiano più prestigioso. Inoltre la mia attrice preferita è Lucia Bosè, Miss Italia nel 1947».
«Faccio la figlia di un principe, ed è il mio primo ruolo» dice Francesca Testasecca, 21 anni, di Foligno (Perugia). «Finalmente posso dedicarmi anche a esperienze come questa, visto che è passato il mio primo anno da Miss Italia. In quel periodo entri in un vortice che ti impedisce di affrontare il resto. Sono ancora sotto contratto, per 12 mesi, con la Mirigliani. Intanto, mi trasferisco a Roma». 
«Io invece sono iscritta a Scienze politiche, ma in realtà penso solo al cinema, che è da sempre il mio solo obiettivo» aggiunge Alessia Tedeschi, 21 anni, di Avezzano (L’Aquila). «Ho già fatto un piccolo ruolo, la fidanzata di Melo, nel seguito di “Qualunquemente” di Antonio Albanese, che dovrebbe intitolarsi “Tutto tutto, niente niente”. Questo con Flaherty è un ruolo drammatico, ma mi sento istintivamente vocata alla commedia. Se non dovesse funzionare col cinema, possibilmente Hollywood, perché amo sognare in grande, mi candido già da ora come volto comico di “Zelig”. Veda un po’ lei...».

(TV SORRISI E CANZONI - GIUGNO 2012)

lunedì 9 luglio 2012

A MILANO CANTA DAVIDE GIACON, IL FABIO CONCATO 2.0


C'è Fabio Concato (un classico), con tutto il suo carico di minimalismo quasi guareschiano applicato alla canzone romantica. E poi c'è il suo doppio, la versione 2.0, che si chiama Davide Giacon. Uno che di mestiere disegna pagine, ma che nel tempo libero ha deciso - ormai da anni - di pennellare con la sua voce calda le canzoni di mister «Rosalina».
E proprio RBB, ovvero Rosalina Blu's Band è il nome della cover band concatiana guidata da Giacon, che comprende anche Max Penzo (batteria), Alessandro Oliva (basso) e Carlo Zerri (tastiere). La formazione sarà in concerto domenicia prossima, 15 luglio, alle 20,30, nel chiosco Caluga (ingresso dal Saini) del Parco Forlanini di Milano.
Il programma è un omaggio al concato di oggi (il cd è «Tutto qua», uscito dopo 11 anni di silenzio) e di ieri, con le sue pagine più note. Da «Che domenica bestiale» a «Fiore di maggio», passando per «Guido piano», «Tienimi dentro te», e «Ti ricordo ancora». Ma anche piccole chicche eccentriche rispetto alla sua produzione, come la meno nota ma impagabile «Bossa nova milanese» (potete ascoltarla in anteprima qui sotto nella cover della RBB).
Giacon, il concato nuova release, negli anni è cresciuto come pochi, passando dalla condizione di quasi imitatore, a quella di interprete maturo, giocoso. Che fa sue le canzoni, senza stravolgerle ma adattandole rispettandone l'essenza. Ci mette l'anima, insomma, e si vede. Perché quello tra lui è il suo «papà» canoro è soprattutto un incontro di sensibilità. E senza quella, nella vita (in tutti i campi), dove credi di andare?

venerdì 6 luglio 2012

È MORTO IL CINEPANETTONE (E HO CONTRIBUITO A STACCARGLI LA SPINA)


Nella simpatica (dipende dai punti di vista) querelle che un anno fa mi ha contrapposto, assieme ad altri 150 mila valorosi su Facebook e sui giornali di mezza Italia, a Christian De Sica, Neri Parenti e Aurelio De Laurentiis quando combattevamo per favorire il boicottaggio dell'immondo prequel di «Amici miei», c'era un chiaro messaggio sottotraccia: quando la finiremo con i cinepanettoni? Non è ora di smetterla di propinare al pubblico questa paccottiglia para-vacanziera di quart'ordine spacciata per cinema?
Ebbene, il prequel di «Amici miei» è stato - non solo per merito nostro, hanno fatto quasi tutto da soli - uno tra i più grandi flop nella storia delle sale italiane. Un rapporto costo pellicola/spettatori imbarazzante. Quando ho misurato l'entità del loro tracollo, ho capito che era finito il consenso e che stava inevitabilmente per chiudersi anche l'altro capitolo: quello delle trasferte scoreggione della combriccola di mister De Sica, un buon caratterista che qualcuno per molti anni ha tentato di spacciare per vero attore. Errore grossolano.
Ora il momento è arrivato: il produttore De Laurentiis (lo stesso che nei giorni scorsi ha minacciato di mettere le mani addosso a un giornalista, e che tanti sgambetti mi ha riservato durante la battaglia anti-prequel) ha decretato ufficialmente la morte del suo sformato attoriale. Dal prossimo Natale, per continua emorragia di pubblico, sparirà il classico cinepanettone, già vistosamente agonizzante. È finita. Usciamo nelle piazze con le bandiere. Altroché Europei di calcio.
Inutile dire che mi godo lo spettacolo, sorridendo di fronte alle dichiarazione dello stesso regista cinepanettonaro (che aveva fortemente voluto quell'aborto di «Amici miei») Neri Parenti, deciso a tornare in pista il prossimo anno con un film in concorrenza con il prodotto natalizio del (si immagina) ex amico De Laurentiis. Che peccato, ragazzi... Avete lavorato così tanto bene insieme in questi decenni... Che cos'era andare avanti ancora - non dico tanto - per un paio di lustri. Eppure niente. Non c'è più la mezza stagione e neppure la gratitudine nei confronti di quel pubblico che tanto vi ha amato.
Stanotte, sotto le lenzuola, forse vi dedicherò una flatulenza alla memoria.

giovedì 5 luglio 2012

FORMENTERA ESTATE 2012 * ISTRUZIONI PER L'USO (EVITANDO I VIP)

Formentera, se la conosci, non ti uccide. Tronisti, veline, calciatori e quant'altro (categorie peraltro in netto ribasso anche come trend modaiolo nazionale), sono tranquillamente evitabili. Basta andare nei posti giusti, nei periodi giusti - come giugno e settembre - e seguire qualche piccolo accorgimento.
La novità di quest'anno per chi - come me - è un aficionado dell'isola, è un intelligente circonvallazione creata per raggiungere le cristalline spiagge di Levante e Illetes (attenzione, il prezzo per entrare nella riserva naturale è aumentato ancora, ma gli esattori sono presenti sino alle 18, poi si accede liberamente) evitando di passare nel centro di Es Pujols. Un buon modo per decongestionarlo e per creare anche, lungo la bretella stradale, decine e decine di preziosi posti auto. Che a luglio e agosto, periodo durante il quale anche i motorini superano abbondatemente il livello di guardia, non basteranno comunque.
Le agenzie che affittano case lamentano quest'anno una certa crisi, ma nei due mesi caldi il tutto esaurito dovrebbe essere garantito.
Per ciò che riguarda le spiagge, molti spagnoli piantano telo e ombrellone a Cala Saona (sulla strada che va da San Francesc al faro di Cap de Barbaria), angolo suggestivo, in genere privo di inutile vippume ma troppo piccolo per ospitare tutti.
Una buona soluzione alternativa è la lunga spiaggia di Es Arenals, al chilometro 11, dove si trova anche il chiringuito più easy e in genere apprezzato da chi vive l'isola in maniera semplice: il PirataBus. Due San Miguel e un piatto di alici marinate, poco più di 10 euro. Aspettando il tramonto, commercialmente cadenzato (purtroppo) da «Con te partirò» di Bocelli. Un rito.
A Sant Ferrand ci si va di solito solo per la paella da «Fonda pepe» (un po' salata, strategicamente, ma niente male), vicino alla chiesa. Eppure un bicchiere disimpegnato vale la pena farselo con qualche indigeno e ben pochi turisti anche al bar Sa Garaffa.
La spiaggia di Es Pujols oggettivamente non sarebbe male, ma lì, fra bancarelle e localini, si pratica la sistematica spremitura del turista, ed è il posto adatto soprattutto per chi ama mettersi in mostra avvistando le presunte starlette di cui sopra. Sul lungomare si affacciano anche tutti i ristoranti del ramo, dallo Chez Gerdi di Carlo Sama ai vari Porca vacca, Rigatoni (nei dintorni ogni tanto staziona ancora Costantino Vitagliano), e via dicendo. Per bere qualcosa, puntare sul Bananas oppure sul nuovo Risci, che propone cocktails ma anche validi centrifugati. A ballare, si va al Pineta o al Tipic. Non esistono altre strade da percorrere. Il primo è più lussioso/milaneseggiante, il secondo più pischelloso. Va a gusti.
Per la colazione, ci sono un paio di alternative, entrambe a Sant Francesc: il Canapepa, che personalmente per qualità di materia prima, ambiente e cordialità del personale di servizio,  preferisco decisamente, e il classico Matinal. Che propone pacchetti breakfast più articolati, ma a volte un po' più carenti su alcuni fronti. Sono validi entrambi, comunque, e in entrambi c'è un buon wi-fi.
Il mercato artigianale del Pilar de la Mola, ben diverso dalle bancarelle del contro, con cineserie fatte in serie, è ogni domenica e mercoledì (dalle 15,30 sino a tardi), e prima di arrivare lassù una paella da El Mirador, con magnifica vista sull'isola, non è un plus da trascurare. Qualità e prezzo ragionevole anche da Can toni, il successo dello scorso anno. Anche questo ristorante di tapas e dintorni è vip free, o quasi. In leggero ribasso, invece, La peque Per spendere di più bisogna puntare sul classico Can Carlos a Sant Francesc, oppure sull'Aigua, al porto della Savina.
Nel capitolo ristorantini sulle spiagge meno note, ne segnalo due: il Pelayo (decisamente scrauso ma molto a buon mercato) e Sa Platgeta (pescato fresco e di valore, ma si paga), che si raggiungono seguendo alcuni micro cartelli sorpassato lo stadio di Sant Francesc. Qualità e prezzo ripagano delle notevoli difficoltà per raggiungerli, soprattutto il secondo. Che è un po' oltre il classico «in culo ai lupi».
A Es Calò c'è una spiaggia un po' fighetta, ma senza esagerare: quella dove si trova l'Amore iodio. Un chiringuito frequentato quasi esclusivamente da italiani. Quelli che secondo alcune teorie hanno fatto la fortuna di Formentera e al contempo l'hanno rovinata.

martedì 3 luglio 2012

PAOLO LIMITI * «EMMA E ALESSANDRA AMOROSO? BRAVE, MA CAMBINO REPERTORIO»

 Sorriso convinto, risata che ti carica, completo ricercato ma cromaticamente irrisolto, Paolo Limiti s’aggira per i corridoi della sede Rai di Corso Sempione, a Milano, distillando buonumore. Da lunedì 2 luglio, a mezzogiorno, l’uomo della memoria, scatola nera vivente dello spettacolo, torna in video su Raiuno con «Estate con noi in Tv». Cinque appuntamenti alla settimana per parlare di intrattenimento con ospiti e musica dal vivo. Come ai tempi, peraltro gloriosi, di «Ci vediamo in Tv».

Limiti, immagino non si senta il nuovo che avanza… Forse il classico usato sicuro?
«Sono uno sempre in ebollizione. Diciamo che i miei 16 anni, che custodisco dentro quella casetta rossa nel cuore, non moriranno mai».
Come sarà il suo nuovo programma?
«Non un talent-show, ma un programma sul talento. Solo quello ha ragione di esistere. Un pezzo come “La voce del silenzio” non sarebbe vissuto 42 anni, cantato da Bocelli a Orietta Berti, se non fosse stato grandioso».
Ma il talento a volte non basta…
«E io ci ho messo anche la bellezza. Ho tanti nuovi ragazzi e li ho messi insieme puntando su talento e bellezza. Sono bravi e bellissimi. I raccomandati, rigorosamente fuori dalla porta».
Tornano anche la cagnetta Floradora e Justine Mattera, ovvero parte della sua rodata compagnia di giro…
«In realtà i miei casting li faccio sempre a ruoli. Mi serve una voce calda? La cerco. Una argentina? La recupero. Così per ogni tassello. Justine per esempio fa da fuoriclasse le canzoni dei musical».
Facciamo qualche nome dei nuovi, allora.
«Anzitutto due ragazze italiane strepitose, ancora sconosciute da noi, ma che lavorano in tutto il mondo: Ilaria e Alessia. Cantano, ballano, suonano, recitano… Tutto. Qualità a livello Metropolitan di New York. Poi Noemi Baiocchi, vent’anni. Il tenore Stefano Rigoni, con due occhi indimenticabili, Sara Rinieri, 13 anni, Giacomo Bertogli, e Sara Facciolini, ballerina già con Conti ne “I migliori anni”…».
Il suo mondo musicale televisivo prima si riferiva agli Anni 40-50-60… Che cosa farà, stavolta? Passerà ai 70-80? Da Natalino Otto a Gloria Gaynor? Da Gino Latilla ai Righeira?
«Ma non ci penso neanche. Io lavoro così: guardo la data del giorno, e mi ricollego a un momento storico. Che canzone si cantava in quel periodo? La ripropongo. Magari un pezzo con lo stesso titolo è andato a Sanremo l’anno prima. Eccolo. Creo la contaminazione, e la traccia del racconto».
Si dice che un direttore di giornale, in definitiva, faccia sempre lo stesso giornale. Anche se ne apre uno nuovo. Succede anche ai conduttori-autori di programmi come lei?
«Un conduttore-autore rifà qualcosa che inevitabilmente riflette la sua personalità. E sarebbe sbagliato il contrario. “Chi l’ha visto?” te l’aspetti fatto con lo stile della Sciarelli; Scotti, se cambiasse il suo, sbaglierebbe…».
La musica in Italia, com’è messa?
«Male. C’è troppa genuflessione verso il genere pop-rock, più o meno d’importazione, e poca ricerca sulla canzone italiana più vera».
Le faccio tre nomi: Arisa, Emma Marrone e Alessandra Amoroso.
«Arisa è quella più vicina alle mie corde, anche perché ha la voce più duttile: la comprime, ci gioca, ci lavora su. Le altre due mi piacciono, ma consiglierei loro di puntare su un repertorio diverso».
Magalli ci ha provato con ingredienti classici in «Mi gioco la nonna», ma il risultato non è stato dei migliori. Perché?
«Lui è bravo, ma i giochi del programma sapevano di già visto, e mancava la costruzione dei personaggi. E poi quel titolo l’ho subito detestato: in Italia può suonare non scherzoso, ma offensivo. Giocati la carriera, viene da dire, non la nonna».
Teme la critica, per questo suo ritorno?
«No. Le mie cose in genere vengono recensite abbastanza bene. C’è solo un critico che si accanisce. E dire che, a dispetto delle apparenze, non credo sia stato neanche strappato alla culla…».
Quali sono i limiti della tv di Limiti?
«Lo chieda a Caparezza, che mi ha citato in una sua canzone meragliosa: il ritornello diceva “Aiuto, sto diventando come Limiti…”. Ma anche Cristicchi mi ha tirato in ballo in “Vorrei cantare come Biagio Antonacci”».
Secondo alcuni il suo limite è il suo pubblico un po’ datato…
«Sbagliano. Se ai tempi avessero chiamato l’Auditel, avrebbero scoperto che i miei programmi sono molto visti anche nelle fasce scolari. E in ogni caso è un’audience ampia, trasversale».
Dice?
«Massì, ed è facilmente spiegabile: se tu vedi un duetto fra Tony Bennett e Lady Gaga, non ti fermi a guardarlo, a prescindere dalla tua età? Io ho sempre mostrato molte cose di grande qualità. Il talento ti conquista, ti rapisce».
Ha finito di bisticciare con Mina?
«Con lei direttamente, mai. Solo qualche scaramuccia col figlio per un paio di telefonate che mi fece, ma è acqua passata».
Le piace il Celentano esternatore?
«No, anche se posso intuire i motivi per cui lo fa. Però preferirei che a esprimersi su certi argomenti fossero persone più esperte. Non credo che l’ultimo Sanremo gli abbia giovato molto, però».
E di Beppe Grillo, che cosa pensa?
«Ha grande ironia, carisma, è un trascinatore… Detto questo, non vorrei che certe cose che dice fossero prese da qualcuno come verità assolute. Sarebbe un peccato».

(TV SORRISI E CANZONI - GIUGNO 2012)

lunedì 2 luglio 2012

LUCIANO LIGABUE * IL PIU' APPLAUDITO AI «WIND MUSIC AWARDS 2012»

Se il riscontro del pubblico è la misura più attendibile del successo di un artista, l’ovazione che ha accolto Luciano Ligabue all’ingresso sul palco nella lunga notte dei «Wind Music Awards» 2012, racconta più di mille parole. Ed è molto difficile, poi, mettersi a compilare una classifica (dal secondo posto in giù) tra gli altri scrosci di intensi applausi che hanno infiammato l’Arena di Verona. Quelli andati a Laura Pausini, Emma Marrone, Tiziano Ferro e Alessandra Amoroso.
Sorrisi era dietro le quinte della registrazione della sesta edizione del premio musicale, che lunedì 2 luglio va in onda in prima serata su Raiuno – per la conduzione di Carlo Conti e Vanessa Incontrada – traslocando sulla rete ammiraglia Rai dopo cinque anni aggrappati al giovanilistico palinsesto di Italia 1.
Nell’occasione si assegnavano due categorie di riconoscimenti (Platino per 60 mila copie vendute, e MultiPlatino con oltre 120 mila) agli artisti più apprezzati della scena nostrana. Nel primo gruppo figurano Biagio Antonacci, Emma, Giorgia i Modà e Antonello Venditti; nel secondo, Alessandra Amoroso, Tiziano Ferro, Ligabue e Laura Pausini.
Proprio alla potente voce di Solarolo (Ravenna), il regista Maurizio Pagnussat ha dedicato l’apertura della serata, con un lungo piano sequenza di una Laura impegnata a raggiungere il palco tra l’abbraccio della folla. Nel backstage la Pausini ha passato gran parte del tempo barricata in camerino con l’amica Vittoria Belvedere (che poi l’avrebbe premiata in scena), a scegliere con cura gli accessori da indossare, come scarpe e bracciali, rigorosamente fluo. Come la moda impone.
Tre premi speciali «Arena di Verona» sono andati a Pino Daniele, all’attore Alessandro Siani e a Fiorella Mannoia, che con Noemi ha duettato sulle note di «Quello che le donne non dicono». La rossa vincitrice di «X-Factor», che sfoggiava un elegante abito da sera con contaminazioni etniche, si ricambiava ogni istante e prima possibile per mettersi comoda, con un paio di pantaloni morbidi e informali. Gli stessi con i quali ha partecipato al party post-evento, a palazzo Gran Guardia. Dove abbiamo avvistato anche Emma e Pierdavide Carone, attratti dall’atmosfera e dal buffet. E se Ligabue è arrivato nel backstage defilato (e un po’ mogio) insieme col fratello Marco, Tiziano Ferro ha provato per ultimo e si è fermato a chiacchierare e a farsi fotografare con Kekko dei Modà.
Grande feeling anche tra Emma Marrone e Alessandra Amoroso, amiche oltre «Amici». Ale arriva festante con un codazzo di otto persone; Emma si muove sempre tranquilla, insieme con un’amica. Alessandra assisiste alle prove di Emma, e Emma fa altrettanto con Alessandra. Fuori dall’Arena di Verona le transenne tremano (anche) per loro. Nel parterre dei premiatori, Isabella Ferrari, apparentemente un po’ a disagio nel contesto, una divertita Lucrezia Lante della Rovere, Francesca Neri e Nino Frassica, il più umoristicamente presente fra i comici della serata. Grandi assenti, invece, ma comunque idealmente premiati, quattro protagonisti della musica italiana: Andrea Bocelli, Renato Zero, Vasco Rossi e Adriano Celentano.

(TV SORRISI E CANZONI - LUGLIO 2012)

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