lunedì 30 dicembre 2013

TERRA DEI FUOCHI * LE DOMANDE DI «SERVIZIO PUBBLICO» CHE ESIGONO UNA RISPOSTA

Se fosse tutto vero o anche parzialmente reale (ma non ho alcun dubbio!) quanto riportato nella puntata speciale di Servizio Pubblico del 29 dicembre (ieri), il 2013 si chiuderà con un grande quesito ed una profonda tragedia: quanti abitanti dovranno ancora morire prima di prendere atto che nella “terra dei fuochi” si è verificato il più grande disastro ambientale italiano degli ultimi 30 anni (e dei prossimi lustri purtroppo …)?
I numeri che emergono dal servizio intitolato “inferno atomico” fanno rabbrividire in termini di concentrazione tumorale tra gli abitanti, ettari di coltivazioni inquinati, tonnellate di rifiuti sversati e/o interrati, milioni evasi o risparmiati per mancato smaltimento dei rifiuti stessi.
Forse ce ne siamo dimenticati troppo velocemente (presi come siamo a parlare ancora di primarie, legge elettorale e di stabilità, decreti attuativi ed altri tecnicismi), ma la tragedia campana è stata più volte oggetto di denunce mediatiche nel corso del 2013 (ricordo tra tutte, le puntate de Le Iene).
Nel tanto contestato messaggio di fine anno spero che il Presidente della Repubblica ci spieghi le motivazioni per le quali dal 2007 (e per 15 lunghi anni) è stato secretato il rapporto sui rifuiti tossici e le deposizioni del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone (all’epoca Napolitano ricopriva il prestigioso e delicato incarico di Ministro dell’Interno).
Messa da parte la rabbia e l’incredulità, mi piacerebbe iniziare il 2014 con la massima trasparenza (e certezza del diritto alla salute) e quindi a coloro che dicono di avere a cuore il futuro dell’Italia chiedo, è possibile conoscere (e perseguire penalmente in tempi brevi, ove necessario):

  • Chi era presente in commissione parlamentare quando si è cominciato a parlare del dossier Schiavone?
  • Chi erano i magistrati che hanno indagato, ma non hanno fatto il loro dovere fino in fondo?
  • Chi erano i consulenti delle varie agenzie / autorità pubbliche (ASL, Autorità servizi idrici, …) che hanno omesso o alterato i controlli sanitari?
  • Chi erano gli imprenditori che hanno prodotto e inviato poi in Campania i rifiuti tossici?
  • Chi erano gli autisti dei camion che trasportavano non certo in buona fede gli scarti radiottivi?
  • Chi erano gli ufficiali di polizia, GdF e altre autorità di pubblica sicurezza che non hanno controllato scrupolosamente ogni denuncia o hanno condotto superficialmente le indagini della magistratura?
  • Quali famiglie dei grandi e illeciti affari campani sapevano ed hanno taciuto mettendo in pericolo anche la vita dei loro parenti affiliati?
  • Quali le aziende della filiera alimentare che nel tempo (e forse ancora oggi) hanno comprato, lavorato o distribuito i prodotti coltivati irresponsabilmente nella terra dei fuochi?
Una volta fatta luce sulla lista dei “cattivi” (a memoria dei posteri o dei parenti delle vittime o semplicemente per ricordare a tutti chi è veramente dalla parte del bene pubblico) è altrettanto urgente un piano d’azione perché è doveroso e possibile intervenire oggi con le bonifiche (anche se costoso per la collettività Italia).

Non dimentichiamoci infatti che nel 2015 si terrà l’EXPO il cui tema principale è il cibo (sano), infatti sotto il logo appare la scritta “Nutrire il pianeta – energia per la vita” … Buon cenone del 31 e buon inizio 2014 a tutti i lettori!                   
Lorenzo Sulmona

domenica 29 dicembre 2013

CENONE DI SAN SILVESTRO * ATTENZIONE AL C.D.C. (CAZZARO DI CAPODANNO)

Siamo nel bel mezzo della settimana dedicata al Cazzaro di Capodanno Il Cazzaro di Capodanno è una specie straordinaria a pelo fulvo che non rischia mai l'estinzione. Vediamo le sue abitudini. Mentre tu ti spendi per organizzare qualcosa per San Silvestro (non vorrai mica finire in uno squallido locale con un'ostia di pandoro stantìo e il prosecchino in mano?), il CdC ti avvisa che sarà presente alla festa, e continua a ripetertelo incessantemente sino all'ultimo, se necessario. Non si fa il minimo scrupolo. Ovviamente, così come l'ha detto a te, ha "prenotato" anche altre sei-otto cene, occupando posti a tavola che potrebbero andare ad altri. Ma il CdC è astuto, li vuole tutti per sé, con l'obiettivo di scegliere solo alla fine la soluzione che considera migliore. E rigorosamente, la mattina del 31, ti pacca. I CdC più professionali, confermando decisi, buttano lì a bassa voce una mezza parola che potrebbe, dopo un'attenta analisi semantica successiva, lasciar pensare a vaghezza decisionale. Che in realtà non c'è. Ma la strategia è utile per salvare le natiche al momento del fattaccio.
Non bisogna essere particolarmente severi con il CdC, perché un po' tutti lo siamo o lo siamo stati, soprattutto durante il periodo dell'adolescenza. E il Capodanno, ammettiamolo, è una brutta bestia. Se però le caratteristiche del CdC continuano a manifestarsi nel soggetto anche in età che si ritiene matura, sarà opportuno tentare un correttivo somministrandogli qualcosa per bocca. Per esempio un pratico flaconcino di Guttalax (ricordiamolo, è inodore e insapore) nel bicchiere di vino alla prima occasione di reincontro. Al terzo-quarto anno di disdetta il 31 mattina seguita da cena riparatoria lassativa, il soggetto probabilmente inizierà a legare il volto dell'organizzatore al travaglio intestinale subito, smettendo le abitudini da CdC o rivolgendo ad altri le proprie attenzioni.

giovedì 26 dicembre 2013

UNO SPOT CON TOGNAZZI SPIEGA COME STARNUTIRE (ATTENDIAMO ISTRUZIONI PER LA CACCA)

Santo Stefano aiutami tu. Ma stavolta metticela tutta: serve impegno. 
Sulle prime non ci credevo perché, dopo l'indigestione natalizia, il rischio di essere vittima di una forte allucinazione, era altissimo. Eppure, giuro, ho appena visto in tv Ricky Tognazzi che, in uno spot del Ministero della Salute, spiega all'Italia come starnutire. Per filo e per segno. Perché questo mica è un Paese di cazzari...
Lo so che mentre leggi non ci credi; lo so che mi stai dando del pazzo; lo so che stai pensando: dai, su, fatti vedere da uno bravo che ti metta la camicia di forza. Eppure l'ho visto, giuro che l'ho visto. Ricky (babbo Ugo lo perdoni perché sembra faccia solo pubblicità, e dai tempi della Peperlizia e dell'aceto balsamico non ne imbrocca una) dice che devi metterti la mano (anzi il braccio) davanti al naso, che non è carino spargere germi, che è meglio vaccinarsi per non prendere l'influenza. Insomma, quelle cose lì. Che non c'è più la mezza stagione lo dico io, così ci togliamo il pensiero.
Lo so che stai pensando: peccato, di solito d'inverno - ai primi sintomi - vado in giro a sputazzare in faccia alla gente; non sarà mica finita anche questa cuccagna? Del resto, il Paese di Bengodi non perdona. C'è la crisi, e tutti i vizi sono al capolinea. Ma che dovessero insegnarmi anche a starnutire, forse è un tantino troppo, no? Invece, sei in errore. I Ministeri italiani, che uno spot a cappella non lo negano a nessuno, garantendo quantomeno la salvaguardia di alcuni posti di lavoro, con questa trovata sono arrivati forse al capolinea.
Ora attendo a piè fermo l'ingaggio della Cuccarini che ci insegni a limonare come si deve, di Max Giusti che ci ricordi che quando si fa pipì è meglio alzare la tavoletta del water (sono gradite anche istruzioni per l'uso), e di Luca Barbareschi che puntualizzi che per la cacca bisogna spingere un po'. Ma alla fine, vedrai, (ce) la si fa. Houston... Pardon, Conte Mascetti, abbiamo un problema.

martedì 24 dicembre 2013

NATALE * ENRICO LETTA, MA E' TIMIDA RIPRESA, O RI-PRESA PER IL CULO?

Ogni due giorni Enrico Letta, qualche esponente del Governo o di organismi economici collegati ripetono che in Italia si vedono "i primi timidi segnali di ripresa", che "stiamo uscendo dal tunnel", e luoghi comuni conseguenti. Comprendo la necessità di diffondere un po' di ottimismo per smuovere i consumi e per tentare di restare in sella e mantenere lo stipendione (da sempre, la principale preoccupazione politica nel nostro Paese), ma se sto alla mia modesta esperienza diretta o riportata da amici, rilevo che: nelle aziende è stato il Natale che ha segnato la quasi totale scomparsa dei regali in entrata e in uscita. Il deserto dei tartari dell'omaggetto. Persino peggio dello scorso anno, che già fu tragico; i negozi mi paiono tutt'altro che pieni. C'è movimento nei supermercati, ma i carrelli li vedo carichi soprattutto di alimentari. Il resto mi sembra sia soprattutto voyeurismo dell'acquisto. Quindi, a meno che non comprino tutti sul web (cosa che non escludo, visto che io prendo quasi tutto lì, per esempio), o che attendano con ansia il 4 gennaio per tuffarsi su saldi o finti saldi, quelle di mister Letta mi paiono soprattutto panzane. Notevoli. Più che timidi segnali di ripresa, vedo forti segnali di ri-presa per il culo. Detto questo, buon Natale a tutti.

giovedì 19 dicembre 2013

LA NUOVA FUNZIONE «MODIFICA» NEI POST DI FACEBOOK DA' UNA MANO AL COGLIONE

La nuova funzione "modifica" nei post di Facebook, se da un lato è benedetta perché consente all'autore di aggiustare qualcosa in presenza di refusi, dall'altro si sta rivelando un formidabile assist per i Coglioni che popolano la rete. Iniziare una discussione è inutile ovunque già nella vita reale (in genere ognuno ha le proprie opinioni e se le tiene, quindi perché perdere tempo con parole al vento?), ed è sommamente inutile imbastirla con un Coglione (da qui in poi, C.) nel quale ti imbatti su Facebook.
Eppure può capitare di esserci tirati per i capelli, oppure di leggerla così grossa da non riuscire a trattenersi. Così, post dopo post, tu ti metti lì e smonti il castello di deliziose idiozie del C. Lo prendi anche un po' in giro, se occorre, nei suoi deliri spesso carenti sul piano della sintassi, oltreché della logica. Fai dell'ironia, che è sempre l'arma migliore e che è in genere totalmente assente nel C. Quando ha finito il suo modesto repertorio, e non sa più che cosa dire (ieri uno ha concluso con un minaccioso "A buon rendere", manco gli avessi prestato qualcosa) tutto sembra finito lì. No, perché lo scaltro C. avvalendosi della nuova funzione "modifica", interviene sui propri post precedenti togliendo le parti che ti avevano consentito di dileggiarlo. Risistema alla fine la conversazione, insomma, lasciando ai posteri le tue parole o in sospeso, o prive di un'apparente giustificazione logica. Quindi, un paio di osservazioni:
1) Caro Zuckerberg, più che una nuova funzione forse ci hai regalato una nuova finzione. E non ne avevamo bisogno.
2) Quando Fruttero & Lucentini scrissero "La prevalenza del cretino" (oggi Coglione, perché c'è stato indubbiamente un upgrade) non sapevano ancora che sarebbe nato Facebook. Ma avevano già previsto tutto.

giovedì 12 dicembre 2013

«X-FACTOR», LA FINALE * LE PAGELLE DEI GIUDICI: MORGAN, VENTURA, MIKA ED ELIO

MORGAN
L’istrionico Marco Castoldi è sempre in bilico tra il (difficile) contenimento della propria follia, spesso strategicamente incanalata, e l’esibizionismo sfrenato, corroborato da una certa megalomania mista ad ambizione. Se ti fai quattro Long Island a stomaco vuoto, rischi meno. È più diplomatico di un tempo, anche perché quest’anno rischia grosso, ma fondamentalmente di lui non se ne può più.
In questa edizione, tra un’uscita dai binari e l’altra, si presentava (con effetti più comici di quelli di Elio in passato) agghindato alla maniera dei grandi del rock, per sopperire ai riflettori tutti puntati sul nuovo acquisto: l’invidiatissimo Mika. Deve essere una grande sofferenza ritenere di essere un genio della musica, e non averne i dovuti riscontri sul mercato e nel mondo reale. Se non altro ha limitato gli effetti nefasti della sua storica specialità: assegnare canzoni sbagliate ai propri artisti solo per dimostrare di avere una vasta cultura musicale personale. VOTO: 5/6

SIMONA VENTURA
Penalizzata dall’assegnazione dei gruppi (ovvero il segmento debole nella gara di «X-Factor») Lady Vaga quest’anno è stata – per gran parte dell’edizione – piuttosto nervosa. Con inattese reazioni piccate anche nei confronti del pubblico. L’elemento tradizionalmente intoccabile dello showbiz. Una Ventura che perde l’Abc del mestiere e si comporta come un Morgan qualsiasi? Strano a dirsi e a vedersi. Si è riscattata in parte con il lavoro fatto sugli Ape Escape, un piccolo gioiello di eccentricità musicale che potrebbe fare tendenza. Ma anche per lei – che pure è il testimone storico del brand - sarebbe giusto arrivare a un turn-over. VOTO: 6-

MIKA
Qualche milione di copie vendute, fresco, mai troppo partigiano, dichiaratamente gay eppure capace di conquistare, per simpatia e comunicativa innate, indifferentemente uomini e donne, Mika è stato la sorpresa di questa edizione. Si è messo a giudicare con la dovuta competenza senza il paraocchi e ragioni di scuderia. È l’unico che meriterebbe di tornare, eppure probabilmente non sarà così. Di impegni ne ha mille (ora «The Voice» in Francia, poi un nuovo album), e il ruolo di giurato in servizio permanente effettivo nei talent è una tipicità tutta italiana. In attesa dell’arrivo della pensione. VOTO: 8

ELIO 
Da almeno due anni non ne può più di occupare quella poltrona: è evidente. La svogliatezza impera, al punto che il nostro si risveglia dal coma solo durante l’Extrafactor, quando si ricongiunge alle folgoranti trovate dell’amico Rocca Tanica. Inoltre, quest’anno gli scontri con l’ego espanso di Morgan (i due non si sopportano, da sempre) si sono fatti al calor bianco. Elio è di gran lunga il migliore fra i giudici del talent di Sky, ma non ci sarebbe niente di male a dire: ragazzi basta, grazie. È stato bello, ma ormai già ho dato. VOTO: 6/7

«X-FACTOR», LA FINALE * LE PAGELLE DI MICHELE, ABA, VIOLETTA ED APE ESCAPE

MICHELE – È bravino e vocalmente attrezzato, anche se penalizzato dalla giovane età, che lo rende meno convincente quando interpreta pezzi intensi come il singolo che gli ha regalato il buon Ferro. Una discreta canzone, certo, ma non il Tiziano più ispirato, che altrimenti infatti l’avrebbe tenuta per sé. Giustamente. Michele è sicuro, tiene bene la scena. L’avrei visto meglio come outsider di «Io canto» che non a «X-factor», ma sono sottigliezze. Il massimo sarebbe stato trovargli una bella boy band prima della carriera da solista. Peccato che negli One Direction i posti siano già tutti degnamente occupati. Michele, ne sono pressoché certo, vincerà al Televoto la settima edizione di «X-Factor». VOTO: 7

ABA – Sicura, precisa, determinata. Si muove spesso dalle parti di Giorgia Todrani e dintorni (anche in materia di virtuosismi, non solo di stile), e avrebbe le carte in regola per imporsi visto che la voce c’è, ed è spesso tecnicamente impeccabile. Il suo limite è la mancanza di un’effettiva originalità che oggi è una skill indispensabile nel mondo della discografia. Forse potrebbe cercarla giocando un po’ di più sul look. Piace molto a Elio, che non ha tutti i torti. VOTO: 7 e ½

VIOLETTA – Già Viò, nome d’arte che poi Mika ha corretto strada facendo. Non toglietele mai di mano l’ukulele: è come se senza perdesse i superpoteri. Carina, un filo snob, voce interessante, è l’altra favorita, ma per lei la strada è più in salita rispetto a Michele. Ha un singolo orecchiabile, ruffianissmo, ma non vincente: purtroppo non arriva al cuore. Andrà meglio in radio e sul fronte degli spot, che stanno straziando la povera Chiara Galiazzo, bravissima ma ancora in attesa di qualcune che le scriva un vero pezzo indimenticabile. Violetta convince di più quando pascola in altre praterie, molto meno commerciali. VOTO: 8

APE ESCAPE – Nel loro mondo fatto di saltelli, ciabatte, mani alzate e tenero folklore, gli alfieri della Ventura sono riusciti a ritagliarsi un loro spazio. Con assoluta dignità e un mix di stili – non escluso il rap - che non trascura la qualità. Non riusciranno mai a vincere (come non ci sarebbe mai riuscito il povero Andrea, molto bravo e troppo sottovalutato), però hanno lottato con onore. VOTO: 7 e ½.

lunedì 9 dicembre 2013

"BLUE JASMINE", WOODY TORNA GRANDE, CON INQUIETANTE IRONIA

Come si finisce a parlare da soli su una panchina, dopo che la vita ti ha dispensato tranvate? Lo racconta Woody Allen, con garbo e sensibilità, in "Blue Jasmine". Un film che mi sento di consigliarvi. Dopo la clamorosa toppata di "To Rome with Love", ecco il riscatto con un lavoro ironicamente inquietante. La storia di una donna dell'upper class di New York che, tradita e piantata dal marito (su sua segnalazione l'uomo viene anche arrestato per frodi fiscali), rimane senza un dollaro e si fa ospitare dalla sorella - sono entrambe adottive - a San Francisco. La prima, raffinata e snob, è sempre stata abituata a una vita di agi e non ha mai dovuto preoccuparsi di nulla. La seconda, umile cassiera di supermercato, colleziona storielle con i più truzzi della città. Riuscirà la depressa e semi-alcolizzata Jasmine (abbandonata anche dal figlio) a rifarsi una vita cambiando la propria e aiutando la sorella a migliorare i propri gusti e la propria esistenza? Al netto dei cliché, che non mancano ma che non sono insopportabili, resta l'interpretazione di un'immensa Cate Blanchett che regge tutto il film. Che è tutto il film. Anche perché gli scoppiettanti dialoghi di Woody, stavolta, latitano un po'.

L'ARIA CHE TIRA E' GRAMA, "ALICE UNDERGROUND", MA (FORSE) SI PUO' CAMBIARE IL MONDO

Se ancora non vi siete stancati degli estenuanti talk show televisivi, fiction alla 5° serie e film replicati fino allo sfinimento, e avete ancora un risicato budget pre-natalizio che vi consenta di uscire la sera e andare a teatro, ecco come ripagare il vostro sforzo e la vostra voglia di sognare e cambiare il mondo, da “piccoli” esseri quali noi siamo: “Alice underground”, al Teatro Elfo Puccini di Milano (attori strepitosi e magnifica regia), vi apre le porte all’immaginazione che va oltre la “spread reality”, ai suoni e ai colori oltre il grigio dell’abito da lavoro; al mondo animale colto che si personifica oltre il “sardonico sorriso” dei mestieranti esseri umani, ai giochi di parole che tanto si scontrano con le parole giocate del nostro mondo reale.
Se Alice, tra le tante porte dei castelli e delle dimore cui va bussando nel suo sogno, si fosse trovata di fronte ai portoni lignei e alle sublimi scalinate della Reggia settecentesca di Carditello (Caserta) si sarebbe sicuramente risvegliata di soprassalto per lo scempio con cui la razza umana (italiana) ha abbandonato una dimora che neanche Carroll, anche sotto acidi, avrebbe potuto immaginare e costruire (la reggia è opera di un allievo del Vanvitelli).

Nel suo giro per l’Italia, come Alice, la conduttrice Myrta Merlino rivive una delle meraviglie decadute del Belpaese, raccontando una storia triste e reale, nella quale il pubblico televisivo si deve sforzare di immaginare il mondo intorno e nella Reggia, ai tempi delle battute di caccia dei Borbone.

Non restiamo indifferenti. Serve l'impegno di ognuno di noi, per riportare in vita i sogni. Alice docet.
Lorenzo Sulmona

domenica 1 dicembre 2013

ROMBONI DOPO SIMONCELLI * UNA CATENA DI MORTI ASSURDE "IN MEMORIA DI"

Sarà che le mie passioni sono molto lontane dal mondo dei motori, ma la tragedia di Romboni mi mette doppia tristezza. Pensare che un uomo debba morire stupidamente in una gara organizzata per commemorare Simoncelli, il Sic, morto due anni prima nello stesso stupido incidente, ha dell'assurdo, oltreché del paradossale. Immagino, il prossimo anno, un'altra corsa messa allegramente in piedi per ricordare il morto di ieri, e nella quale un altro ragazzo perderà la vita nello stesso modo, e così via. Senza fine. Non invoco chiusure di baracconi, circhi e (gran) premi, per carità. Ognuno vede quel che crede, e nei limiti del possibile vive e muore come crede. Ma almeno limitatevi alle corse ufficiali, non inventatevene pretestuosamente altre. Se proprio dovete ricordare un amico che non c'è più, andate ogni anno, la stessa sera, a ubriacarvi come un plotone di Marine. Almeno il giorno dopo sarete rincoglioniti marci, ma ancora vivi. Dice: tu non capisci chi ha il sacro fuoco delle due ruote. Chi ama correre, deve correre. Sempre e comunque. Sarà. A me sembra soprattutto business. E continuo a credere che sia meglio qualche bottiglia di rosso.

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