lunedì 11 agosto 2014

IO STO CON RAOUL BOVA * IL SUO ERRORE? AVERE LA BERNARDINI DE PACE COME SUOCERA

Quando si è sposato, Raoul Bova a mio avviso ha fatto soprattutto un errore. Un gigantesco errore frutto di ingenuità. Non ha considerato ciò che avrebbe dovuto conficcarsi in testa con la spara-chiodi: avere come suocera Annamaria Bernardini De Pace, primaria divorzista del Paese, poteva diventare - in caso di tempi sentimentalmente grami - il più clamoroso boomerang della sua vita. Privata e professionale.
E ora che il suo matrimonio con Chiara Giordano è finito dopo 13 anni (quasi tutte le storie finiscono, qualcuno ha il coraggio di chiuderle, altri no), non posso fare a meno di pensarlo con sempre maggiore convinzione leggendo la livorosa lettera che l'avvocatessa ha pubblicato oggi sul Giornale. Il nome dell'ex genero non figura mai, molti dettagli sono volutamente cambiati per giocare sull'equivoco e non rimediare querele, ma la stampa tutta ha immediatamente identificato nell'interprete de «I Cavalieri che fecero l'impresa» (di sposarsi con la figlia della Bernardini De Pace) il vero destinatario di tanto veleno. Un massacro mediatico francamente eccessivo. E sicuramente riuscito, a prima vista.
A me Raoul Bova fa anche simpatia. Lo considero uno dei tanti attori sulla piazza che recitano così così, e uso un eufemismo, ma anche uno che col tempo è riuscito a migliorarsi un po'. A dare un filo d'enfasi a quello sguardo gradevole ma dalla vitrea fissità. A provare a convincere tutti che oltre il bicipite c'è di più. Un bravo ragazzone che s'è sposato e alla fine la sua storia è finita. Perché tutto finisce. Valle a individuare, in questi casi, le responsabilità dell'uno e dell'altra. E non è una difesa d'ufficio, la mia. Non mi interessa. Sono fatti squisitamente personali, o che al limite devono riguardare soltanto le aule di un tribunale.
Vedere Bova impallinato, seppure con un probabile stratagemma che da uomo di comunicazione mi diverte anche, lo ammetto, lo trovo profondamente ingiusto. Quella lettera mi sembra zeppa di retorica, violenta, volgare in alcune parti, e persino poco professionale. Parere personale, ovviamente.
D'accordo che in guerra e in amore tutto è permesso (anche alle suocere?), ma ogni tanto forse bisognerebbe avere la dignità di fermarsi un po' prima.

A QUESTO LINK, IL TESTO DELLA LETTERA DI ANNAMARIA BERNARDINI DE PACE, RIPUBBLICATA DA DAGOSPIA

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