venerdì 26 settembre 2014

LUNA GRILLO * LA FIGLIA DI BEPPE CON I «REX MIDA» DEBUTTA CON UN VIDEO E UN EP

Il progetto musicale si intitola «Rex Mida», così come la band della quale fa parte Luna Grillo, 34 anni, riminese, figlia di Beppe, leader del Movimento 5 stelle e della sua prima moglie Sonia Toni. Il disco, un EP che contiene 4 brani, è in vendita da oggi nelle principali piattaforme di musica on-line, come iTunes.


Luna, dopo essere stata grafica e cameriera in uno storico locale di Rimini, il Rock Island, è arrivato il momento di debuttare anche con un disco?
«Ho iniziato a cantare a 20 anni nei pub, con diverse formazioni. Negli ultimi tempi con Michael Ciancetta e i Rex Mida abbiamo messo a fuoco questi pezzi: c’è «In Da Club», cover del rapper 50 Cent, e altre tre canzoni inedite: “Gossip”, che prende in giro, ma neanche troppo, questo mondo un po' finto da vivere con moderazione, come tutte le cose; e poi “You Should Know” e “Everything is Colour”. Tutte virate al rock-funky che piace a noi. Sono cantate in inglese, e non sempre raccontano una storia con un senso compiuto. Spesso ci sono frasi che raccontano un mondo. Il debutto live sarà il 19 novembre alla House of Rock di Rimini».
Quindi adesso vive di musica?
«Sì, adesso ci stiamo concentrando soprattutto su quella, ci piace quello che facciamo, e le soddisfazioni iniziano ad arrivare. Abbiamo materiale per concerti e anche altri pezzi inediti per comporre un disco intero».
A papà Beppe ha fatto sentire i brani?
«Non ancora: anche l’altro giorno è passato a casa a sorpresa e per dieci minuti non ci siamo manco incrociati. Ma sa tutto, anche del video di “In Da Club”, che trovate su Youtube. Quanto prima gli farò ascoltare anche le altre canzoni».
Sbaglio o lui non l’ha mai aiutata? Per principio o per orgoglio?
«In effetti è così, non l'ha mai voluto fare, ma anch’io in fondo non gli ho mai chiesto niente. Stimo mio padre per quello che fa, ma è sempre così impegnato… E ci occupiamo di cose ormai tanto diverse: lui è in politica, io faccio musica».


mercoledì 24 settembre 2014

CROLLA «BALLARO'» (E IL PUBBLICO NON NE PUO' PIU' DI TALK-SHOW POLITICI)

Crolla il «Ballarò» del plumbeo Massimo Giannini, che (dopo la curiosità per il suo debutto e la presenza di Roberto Benigni) non ha più carte da giocare già alla seconda puntata, se non convocare uno spiazzante e spaesato Carlo «Masterchef» Cracco, giusto per piegarsi - come tutti - alle logiche televisive. Lo chef non ha dato la ricetta del polpettone soltanto perché lì lo stava già cucinando benissimo il conduttore.
Intendiamoci, il crollo di «Ballarò» era la cosa più prevedibile del mondo, ma forse non in questi termini così drammatici. D'altra parte l'appeal di Giannini è quello che è, e ora la gatta da pelare è tutta della rete.
Intanto, il diabolico professorino Giovanni Floris su La7 con «DiMartedì» sale e riduce ad appena due punti il distacco dal competitor. Basta piazzare Maurizio Crozza in apertura che imita Pierluigi Bersani, con un Bersani lì in carne e ossa da intervistare sulle magagne del Paese e la rivalità con Matteo Renzi. Per non parlare di Landini, che la scorsa settimana alzava l'audience di «Ballarò», e questa volta - per le pari opportunità - è andato a fare miracoli da Floris. Di questo passo, gli toccherà andare in tournée con gli U2.

Intanto, Michele Santoro - uno che ha capito tutto - annuncia che questo sarà l'ultimo anno di «Servizio pubblico». La verità è che lo spettatore medio ormai non ne può più di talk-show politici. Sempre la stessa, inconcludente zuppa, più o meno gridata, più o meno raffazzonata o riscaldata, che fa rimpiangere i tempi di Funari e del suo mammozzone trasporta-politici. Almeno là c'era la mortadella che dava poesia e il coté finto trasgressivo di Gianfranco.
Ogni settimana, in ogni programma, oggi imperversa la stessa compagnia di giro che si parla addosso e cerca di prevalere foneticamente sull'avversario. Quando c'era Sgarbi a dare della capra a qualcuno, almeno ti divertivi. Oggi, tutto questo chiacchierare sul nulla non ha più senso. Parlare di politica nei talk è come ballare sul Titanic mentre l'Italia affonda. E la gente, giustamente, cambia canale.

CESARE CREMONINI DOPO IL MEDIMEX * VORREI FORMARE UNA BAND, MA RESTANDO DA SOLO

Questa mattina Cesare Cremonini è intervenuto nel programma "105 Friends" di Tony Severo e Rosario Pellecchia in onda su Radio 105. 
Ha dichiarato, fra l'altro: «Ho saputo 2 minuti fa di avere vinto il MEDIMEX: Logico è stato votato miglior album dell'anno». 
Alla domanda: "Torneresti a suonare in un gruppo?" Cesare - che aveva esordito con i Lùnapop - ha risposto "Sì, è un mio sogno, ma non si possono realizzare tutti i sogni nella vita. Band significa condivisione. Penso ai Beatles nella loro ultima esibizione live - erano finiti, le lettere che si mandavano tra di loro erano arroganti, si parlavano tramite gli avvocati - ma quando cominciarono a suonare "Get Back" John e Paul si guardarono e si sorrisero. Perché erano una band. Sarebbe bello un giorno fare una super band per poter fare cose importanti senza cambiare le sorti di tanta fatica fatta per arrivare fino a qui".

LANG LANG * PECHINO EXPRESS: IL VIAGGIO IN ITALIA DELLA STAR CINESE DEL PIANOFORTE

Tutto ha avuto inizio trent'anni fa, quando a soli due anni il pianista cinese Lang Lang rimase folgorato dal cartone animato “Tom & Jerry” alla Tv: Tom, in frac nero al pianoforte, sveglia Jerry che dorme sulle note della Rapsodia ungherese n. 2 di Liszt. Da lì l'amore per i tasti in bianco e nero del pianoforte, gli anni lontano da casa al Conservatorio di Pechino e un gioco che è diventato, con sacrificio, passione e devozione, una carriera strabiliante che lo ha reso oggi la più grande star cinese del pianismo internazionale. Recentemente nominato “Messaggero di Pace” dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, Lang Lang è stato protagonista di grandi eventi come la Cerimonia d'apertura dei Giochi Olimpici di Pechino nel 2008, i Grammy Awards di Los Angeles nel 2014 insieme ai Metallica e il recente concerto di chiusura dei Mondiali di Calcio a Rio de Janeiro. Dopo il successo e le decine di milioni di dischi venduti, ha da poco pubblicato il Cd mozartiano che lo vede protagonista insieme ai Wiener Philharmoniker diretti da Nikolaus Harnoncourt. Considerato ambasciatore della Cina nel mondo, ma anche della cultura occidentale in Cina, Lang Lang ha creato una Fondazione e una scuola di musica a sostegno dei giovani talenti che vogliono inseguire il sogno di diventare musicisti. 

La Rai racconta l'artista cinese attraverso uno straordinario progetto: un “viaggio in Italia” in quattro recital che, tra l’autunno 2014 e la primavera 2015, vedranno Lang Lang impegnato sui palcoscenici di Torino, Roma, Firenze e Milano. Gli appuntamenti saranno ripresi e trasmessi in diretta su Rai5, Radio3 e sui siti web della Rai. Primo appuntamento, martedì 4 novembre alle 21, all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino, nell’ambito della stagione dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, con un programma musicale inedito per Lang Lang, che accosta il Concerto Italiano di Johann Sebastian Bach a grandi pagine romantiche come Le stagioni di Čajkovskij e i quattro Scherzi di Chopin. Il concerto sarà trasmesso in diretta su Rai5 e Radio3. A corollario dell’evento Lang Lang terrà una masterclass con gli studenti di pianoforte torinesi, trasmessa dalla Rai sui suoi siti web. Appuntamento successivo venerdì 21 novembre alle 20.30 a Roma, all’Auditorium Parco della Musica per la stagione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, con un nuovo recital, ancora trasmesso in diretta su Rai5 e Radio3, nel quale Lang Lang proporrà tre sonate di Mozart (la n. 5 KV 283, la n. 4 KV 282 e la n. 8 KV 310) e le Ballate di Chopin. Un programma che arriva per la prima volta in Italia dopo lo straordinario successo ottenuto in città come Londra e Lucerna. Le successive tappe sono in programma nella primavera del 2015, con un recital il 4 maggio al nuovo Teatro all’Opera di Firenze Maggio Musicale Fiorentino, e un successivo concerto – in data da destinarsi – al Teatro degli Arcimboldi di Milano, incluso nelle iniziative per l’Expo. Il “viaggio in Italia” di Lang Lang si concluderà con un grande evento benefico che lo porterà, nella sua veste di Messaggero di Pace dell’ONU, in un luogo altamente simbolico del dramma e delle speranze del nostro tempo: Lampedusa. La Rai realizzerà anche un documentario, per raccontare le tappe e gli incontri del grande pianista cinese in questa sua “avventura italiana”.

martedì 23 settembre 2014

OLANDA (PAESI BASSI) * LE 10 COSE CHE HO IMPARATO DI AMSTERDAM

10) Vincent Van Gogh era vanitoso (un quadro su cinque sfornava un autoritratto) e gli piaceva (parecchio) dipingere. Vedi museo omonimo. Peccato sia morto a soli 37 anni, sennò gli facevo ritinteggiare anche il soggiorno.

9) Arrivato in centro per la prima volta, se non capisci nulla - e dico nulla - di come orientarti, non preoccuparti: è normale. Usa come punto di riferimento i principali cerchi disegnati dai mille canali navigabili cittadini, come si fa a Milano con le circonvallazioni esterna e interna. Oppure portati da casa un cane San Bernardo con attaccata al collo una botticella di grappa munita di Gps.

8) Vantando una lingua vagamente respingente ai più, gli olandesi parlano un eccellente inglese. Se ti fermi per qualche settimana, finisce che lo impari bene anche tu per osmosi. Oppure muori di stenti.

7) I nomi delle vie sono tutti - nessuno escluso - drammaticamente impronunciabili. A volte anche agli stessi amsterdamiani. Che non a caso sono stati costretti a imparare l'inglese.

6) La casa di Anna Frank è evitabilissima: due ore di coda, semivuota, e di norma non la trovi mai. Persino se avvisi. E l'Heineken Experience mi pare più una trovata furba per fare soldi sul marchio. L'Experience migliore la fanno i titolari di Heineken. Meglio optare per l'enorme museo di arte moderna, senza lasciarsi scoraggiare dal nome: Rijksmuseum.

5) Nelle famose vetrine del leggendario quartiere a luci rosse, il Red Light District, le migliori ragazze esposte (non fotografabili, pena l'amputazione delle mani) si trovano nella fascia notturna. Sono quelle che possono permettersi l'affitto degli spazi nelle ore più ambite. Se passi di giorno, in modalità low cost, c'è la fiera della buzzicona e la sagra della sdentata. E non credo che la dentatura sconnessa sia un plus per agevolare alcune prestazioni. È che esiste il prime time come in tv.
Attenzione: spesso alcuni clienti che entrano nelle anguste stanzette, all'uscita sono accolti da applausi, incoraggiamenti e da una ola. Uno spettacolo di rara tristezza.

4) Cannabis, marijuana, erba o come la si voglia chiamare, pur essendo un richiamo costante in città (vendono anche i chupa-chups nelle bancarelle e le lattine "starter kit" per i principianti) non va presa per strada ma nei tanti coffee shops. Più o meno di qualità. La canna non è legale ma tollerata. Fino a 5 grammi l'hashish si può vendere. Sino a 30 detenere per uso personale. Oltre i 30 grammi vi prendono per girare il remake de «I cannoni di Navarone».

3) È vero quel che dicono le donne italiane al vostro seguito: le ragazze olandesi standard sono tutte bionde naturali, pelle chiara, occhi azzurri, sorridenti, piacevoli. Ma uguali. Fatte con lo stampino, insomma. Uno scandalo, una noia assoluta.
Ecco, se possibile ne vorrei ordinare tre. Così, per iniziare.

2) Sesso e droghe leggere. Vecchi luoghi comuni vi hanno convinto che l'economia della città si regga su questi due segmenti commerciali. Niente di più sbagliato. Amsterdam campa di tulipani. Intere vie sono dedicate alla vendita al dettaglio su bancarelle del prezioso bulbo, anche con ghiotte offerte speciali. Un tempo le vetrine erano piene di tristi zoccoli di legno olandesi da portare a casa come souvenir. Ora sono quasi introvabili. In compenso i tulipani ti escono anche dal rubinetto dell'hotel e in giro ti piazzano chili di sementi in pacchetto ricordo. Il sospetto che ci sia un esubero di offerta non viene a nessuno.

1) Tutti vi avranno già detto che Amsterdam è famosa per le biciclette. Io vi dico di più. Amsterdam è totalmente in ostaggio dei ciclisti. Che si aggirano per strade, viuzze e canali con una velocità e una protervia imbarazzanti. Scampanellano, arrotano pedoni, sfrecciano senza pietà alcuna nelle piste ciclabili. E guai ad attraversarle camminando. Vi odieranno come si odia chi ha commesso crimini contro l'umanità. Qui il ciclista è padrone e si sente tale. Ha la meglio su auto, tassisti, mezzi di soccorso. Sottomette tutti. I più intraprendenti fra loro hanno chiesto e ottenuto lo ius primae noctis sulle turiste più piacenti. Che sono costrette a soggiacere fra soavi scampanellii simulando piacere e urlando il motto della città: «Valorosa, decisa, misericordiosa!» mentre si innesta contemporaneamente un cambio Shimano.
Peccato per i ciclisti, perché la città è davvero deliziosa.

venerdì 19 settembre 2014

LAPO ELKANN ALL'ADIDAS PARTY * MA SERVIVA DAVVERO QUELLA SEDIA A ROTELLE?

Secondo alcuni, più che la gamba rotta (che non pareva manco ingessata), aveva la necessità di fare un'entrata spettacolare, di farsi notare. Come se fosse davvero necessario, per uno che non passa certo inosservato.
E non si può dire che non si sia notato, Lapo Elkann in sedia a rotelle (preferita a più sobrie stampelle) ieri notte all'Adidas party di Milano. Evento piazzato strategicamente nello spazio Versace di Piazza Vetra e nell'ambito della settimana della moda, la Vogue Fashion Night Out.
Coccolato all'ingresso da Franca Sozzani, l'ex golden boy di casa Agnelli si è concesso poi al centro della pista un giro in carrozzina, stringendo mani e concedendosi a molte foto e video con i
fans. Che lo potevano collezionare stavolta in versione Gronchi rosa. Qui sotto ci sono le immagini delle fasi salienti della comparsata di Lapo, il quale poi si è intrattenuto a parlare con alcuni amici a ridosso del retropalco. Mentre cocktails a base di vodka e prosecco scorrevano a fiumi all'open bar. Tra gli altri personaggi intercettati, Michelle Hunziker con Tomaso Trussardi, Selvaggia Lucarelli e la modella Ainett Stephens. Molto apprezzato il dj set di Francesco Rossi, il deejay italiano più trasmesso da BBC1.



giovedì 18 settembre 2014

IDOCS CON «E POI» * IL GIORNALISMO CON LA MUSICA NEL SANGUE (O VICEVERSA)

Edoardo Rosati e Mario Raffaele Conti sono due giornalisti d'esperienza. Che hanno anche la passionaccia (ne so qualcosa, viste le prodezze dei miei Beagles) per la musica.
Amici e colleghi, sono entrambi caporedattori del settimanale Oggi. Ma mentre scrivono o passano pezzi hanno in testa altre partiture.
I due pischelli, un anno e mezzo fa, hanno deciso di formare il duo iDocs per suonare e ri-arrangiare i pezzi a loro più cari, dal country al jazz al pop.
Dopo un paio di concerti, dall’incontro con Sergio Soldano della Sonny Music (attenzione alle consonanti) è nato il loro primo Ep, intitolato «E poi». Sei pezzi scritti da Edoardo e Mario nei primissimi mesi di quest’anno.
«E poi» è scritto e cantato in italiano anche se musicalmente attinge a diverse tradizioni, dallo swing di Amore ballerino e La sfida, alla musica francese con sapori gitani di Chez moi c’est avec toi (brano che ha una parte di testo in francese, omaggio alle origini e alla tradizione familiare di Mario), al pop italiano di E poi e We’ll Fly Away (di inglese c’è solo il titolo), al rock-blues di Ritrovarti. È una vera scommessa, quella di cantare in italiano “come se fosse in inglese”.
Gli arrangiamenti sono di Sergio Soldano ed Edoardo Rosati.
«E poi» parla d’amore, racconta frammenti di storie, la crisi, i sentimenti di persone mature che si trovano, si perdono, lottano per restare insieme, spesso contro tutto e contro tutti. Stati d’animo che affondano nell’inconscio, sentimenti di donne e uomini che magari hanno già fallito nella vita, eppure affrontano le proprie paure e il rischio della sconfitta. Quello che facciamo un po' tutti, tutti i giorni, insomma.
In questo bel disco (scaricabile da iTunes e in vendita nei negozi Avirex di Milano), hanno suonato Edoardo Rosati (chitarre), Mario Raffaele Conti (voce, chitarra e armonica), Sergio Soldano (piano, tastiere e programmazioni), Luca Colombo (batteria) e Pako Drum (percussioni e cajon).

PAROLE GIOVANI * IL MONDO PISCHELLO NEI NEOLOGISMI CHE PIACEREBBERO A J-AX

Piccolo aggiornamento su neologismi e nuovi modi di dire del Mondo Pischello, per non restare esclusi nelle conversazioni in società e darsi una bella mano rapportandosi con i gggiovani. Rigorosamente con 3G, non solo nel senso di Smartphone, che per la verità è già arrivato al 4G.

Chi usa ancora espressioni come: Fly Down, matusa, che figata!, tamarro, cellulo, zio povero, zio cantante, meco (il romanesco me cojoni), stica (sticazzi, sempre da mamma Roma) zarro, zauro, zanzare (rubare), cinghiale, tipo/tipa, bella zio (J-Ax docet), libidine, doppia libidine (nell'agghiacciante tormentone lanciato - e usato, peraltro - soltanto negli Anni 80 da Gerry Calà), o il pur recente scialla, appartiene se non alla preistoria, a un presente con la data di scadenza stampato sulla schiena.


Pare invece che la recente espressione entusiastica «Tanta roba!» (che esprime forte apprezzamento per qualcosa o qualcuno; per esempio «Questa serie tv è tanta roba!») sia stata già sostituita da «Tanta lana!». Stesso significato ma introducendo l'elemento stoffa pesante, secondo qualcuno per via dell'approssimarsi dell'inverno. La vecchia eslamazione «Da paura» (anche questa solitamente con accezione in genere positiva; andava forte ai miei tempi, e ha sempre mantenuto un certo riscontro di pubblico e di critica) viene attualizzata con «DaPa!». All'insegna della sintesi estrema. È stata intercettata di recente nell'universo dei rappers e dintorni, quindi non perdiamola di vista perché potrebbe prendere grandemente piede. È in salita il già sentito «Chissene», che sta ovviamente per Chissenefrega, ma sempre in modalità risparmio energetico.
E mentre si registra un «VaiTra'» a sostituire il vecchio «Vai tranquillo», o «Tranqui», ecco spuntare l'interessante «Microbbba», per definire qualsiasi oggetto molto piccolo. Matteo Renzi ai danni del povero Enrico Letta ha rilanciato il celebre «Stai sereno»; peraltro poco prima di metterlo serenamente alla porta.

Il fattore sorpresa arriva prepotente con «Che combo!», che sta per «Che combinazione!» all'atto di un fortuito incontro o al verificarsi di un positivo evento casuale. La persona non più giovanissima ma non anziana viene definita con una punta d'affetto canzonatorio «Vecchietti», con un plurale che si usa in questo caso al singolare. La grande fatica si chiama oggi «sbattone» (a differenza della «sbattella», ovvero leggero stato di agitazione in genere in vista di una performance) e la presenza di una puzza persistente viene accolta dall'espressione: «Che sbanfa!».

Attenzione intanto al verbo «balzare», che ha molti significati: dal saltare o marinare la scuola, al tagliarsi i capelli. Un giudizio qualitativo positivo, qualcosa che piace molto, viene definita: «Di categora», o anche solo «Categora», intendendo qualcosa di categoria superiore, di altissimo livello.
Infine, due sapide abbreviazioni mutuate dall'inglese: G. G., ovvero Good Game, apprezzamento per qualcosa di ben fatto. E ancora; O. P. cioè Over Power. Dire a qualcuno «Sei Over Power!» equivale a dirgli: «Sei il migliore!».


martedì 16 settembre 2014

FLORIS VS GIANNINI * È PAREGGIO: UNO RIFA' «BALLARO'», L'ALTRO AIZZA BRUNETTA

Giovanni Floris ha fatto solo il suo sporco lavoro: riprodurre pari pari «Ballarò» su La7 nel nuovo «DiMartedì», titolo troppo didascalico per il quale il buon Crozza nella Copertina l'ha opportunamente sfottuto.
I titoli didascalici in tv si fanno in due casi: o quando si sottostima il pubblico (vecchia scuola giornalistica della semplificazione assoluta), o quando si ha una paura fottuta. Propenderei per la seconda ipotesi.
Per il resto, problemi di compressione audio iniziali a parte, giovannino era agitato ma è stato impeccabile, nonostante il mucchio (poco) selvaggio di ospiti soporiferi. E ha anche messo le mani avanti per gli ascolti di domani («Piano piano vogliamo che il pubblico si riabitui a seguirci...», ecc. ecc.). Rifare «Ballarò» per lui, che partiva da un'illuminazione di rete svantaggiata, era non solo un marcare il territorio, ma una scelta obbligata.
L'austero (stavolta meno) Massimo Giannini su Raitre se l'è cavata meglio di quanto avessi previsto, ma dopo un Roberto Benigni che non faceva ridere piazzato contro Crozza in apertura (Benigni fa ridere solo se è pagato, in un'intervista gratis non ti smuove un muscolo) ha prima tergiversato, poi ha impiegato un'ora per tornare a fare «Ballarò». Iniziare prima, sembrava brutto. Sembrava di copiare. Poteva costargli caro. A salvargli la ghirba non è stato certo il faccia a faccione con Romano Prodi, ma i duelli Brunetta-Landini. Forse anche per l'effetto Formula 1, col pubblico a casa preoccupato che Renato tra un urlo e l'altro cadesse da quel seggiolone, facendosi male.
Vedremo l'Auditel, ma tecnicamente direi che la sfida giornalistica del martedì parte con un pareggio. Colpo di coda dell'ex vicedirettore di Repubblica la sigla firmata da Ivano Fossati. E lì sono carte da decifrare, per dirla col maestro.

domenica 14 settembre 2014

FESTA DELLA RETE * TRE PREMI A PIF, TESTIMONIAL TIM (SPONSOR DELL'EVENTO)

Non bisogna certo scomodare il paragone con le lobby, ma la "Festa della rete" (ex BlogFest) di Rimini, che ho visitato quest'anno per la prima volta nonostante sia arrivata - un po' bolsa, a occhio e croce - alla nona edizione, mi sembra un po' la Loggia del Leopardo. Massì, quel club per pochi amici intimi, quelli buffi col cappellone a chiazze, che frequentava papà Cunningham in Happy days. Socievoli fra loro, chiusi all'esterno.
Stavolta non hanno il cappello, ma gli allegri amiconi li vedi tutti lì sul palco, cooptati per la lunga, interminabile, autoreferenziale serata di premiazione dei MIA 2014, i Macchianera Italian Awards. In un bel calderone che mescola in scena nominati e conduttori, autori di complemento, presentatrici e bloggers; all'insegna del "volemose tanto bene". E approfittiamone per farci un po' di promozione. Che di questi tempi, signora mia, se non ci aiutiamo fra noi... Quasi tutti, guarda caso, sotto il cappello della Show Reel, agenzia milanese della quale fa parte anche il patron e conduttore della kermesse, Gianluca Neri. C'è la co-conduttrice Andrea Delogu, c'è l'autrice Daniela Collu in arte "stazzitta", non mancano Carlo Gabardini (che di professione da quando ha fatto outing ricorda a tutti ogni giorno che è gay) e l'austero Matteo Bordone. Persino tale Azael, cabarettista anche bravo ma non pervenuto ai più. Come la gran parte dei citati in precedenza. I quali a volte hanno anche un discreto numero di followers, ma che di fatto sembrano on-line tutt'altro che determinanti. Anzi.

Dove sono quelli che in rete contano e sono presenti davvero? I famosi influencer del web di cui oggi ci si riempie tanto la bocca? I nomi lì conosciamo tutti (Selvaggia Lucarelli e Natalino Balasso, per citare due assenze clamorose, ma ce ne sono molte molte altre) noi che il web lo viviamo e lo frequentiamo davvero, per passione o per tenerci aggiornati. Sembrano fuori dai giochi. Solo perché sono persone che non amano tirare per la giacchetta i propri fans (pratica alquanto inelegante) per farsi votare? Possibile? Mah...
È vero, vincono Lercio come miglior sito e Spinoza per la satira, non avrebbero potuto mancare. Ci sono alcuni premi impeccabili. Ma molte assenze illustri gridano vendetta sotto il cielo di una manifestazione che pretenderebbe di essere la Festa della rete. Dell'intera rete. E non parlo certo del sottoscritto, naturalmente: vengo dalla carta stampata, altro mondo, pochi fra il grosso pubblico mi conoscono. Ho questo piccolo blog e fatico ad arrivare a 2.000 followers su Twitter e altrettanti su Facebook. Se non altro non li ho comprati, come fanno in tanti, ma - ve l'assicuro - non parlo di me.

L'apoteosi durante la premiazione arriva al momento di tributare l'omaggio in contumacia a Pif, Pierfrancesco Diliberto. Che si assicura 3 statuette come: miglior personaggio (attenzione, supera Papa Francesco e Matteo Renzi), per il film La mafia uccide solo d'estate (che supera Il capitale umano e La grande bellezza) e per il suo programma Il testimone (che straccia Masterchef e Crozza nel paese delle meraviglie). Pif, come tutti sanno, è assiduo testimonial di Tim, che è anche il principale sponsor della Festa della rete. E quest'anno la pioggia di spot coi quali ha invaso la tv gli ha attirato sul web forse più antipatie che simpatie. Eppure ai MIA 2014 ha preso ben tre premi. Una cosa bulgara. Per non parlare di DMAX, citata sui cartelloni come "gold partner" della rassegna curata da Neri e premiata sia come miglior rete tv (davanti a Real Time e La7) e con un personaggio di punta, il suo Chef Rubio (davanti a Massimo Bottura e Antonino Cannavacciuolo) come miglior chef. Tra i media partner dell'evento c'era anche l'Ansa, premiata come Miglior sito web d'informazione davanti ad altri di gran lunga più cliccati o graficamente accattivanti. È singolare, perché in altre categorie invece la regola del più visto, più premiato, vale.

Poi fra i 109 mila votanti dichiarati (con 2 milioni di voti singoli) dal MIA 2014, spuntano anche volenterose community, agenzie web che hanno l'aria di darsi da fare, sgomitanti bloggers, eppure, nonostante sul palco quelli della Loggia del Leopardo mettano tanta enfasi nella presentazione, la mia vicina d'attesa in teatro (ero in piedi in fondo a sinistra, appoggiato al muro) ogni tanto bofonchiava: "E questo chi cazzo è?". Difficile darle torto, se tanti di quelli che avrebbero dovuto esserci fra quelle nominations mancavano all'appello.
Quest'anno sono saltati persino i TeleRatti, a quanto pare per divergenze insanabili fra le parti e scarsa volontà di supportare produttivamente un evento che forse iniziava a fare ombra ai Macchianera Italian Awards.
Peccato, perché questa della Festa della rete (forse era meglio continuare a chiamarla BlogFest) sarebbe anche un'idea virtuosa. Mettere insieme tutti quelli che sul web contano davvero. Dare risorse a chi cura i panel (ho parlato con alcuni promotori che si dicevano costretti a organizzarsi tutto da soli, senza neppure essere ospitati in hotel, o pronti a lamentarsi per dove erano stati piazzati) lasciando un po' da parte i tanti, troppi eventi distraenti su fashion, trucco e cucina, che forse portano sponsors ma poco hanno a che fare col mondo della rete. E con i suoi (veri) protagonisti. Approfitto di questo post per dirlo a Gianluca Neri. L'avrei fatto di persona ma su un palchetto, sotto il tendone dell'accoglienza, stava conducendo con l'amica Daniela "stazzitta" Collu (però mancavano tutti gli altri) un programma di Rai Radio 2. Altro media partner della Festa della Rete.
Qualcuno sa dove si possono trovare i cappelli della Loggia del Leopardo?

sabato 13 settembre 2014

INFORMAZIONE ON-LINE: SCRIVERE BENE NON SERVE PIÙ, BISOGNA PENSARE AI CLICK

Esiste oggi un modello economicamente sostenibile per l'informazione on-line? E ancora: è troppo schiava del click, di "tette e gattini"? Alcuni addetti ai lavori hanno tentato di rispondere alle due inquietanti ma attualissime domande (la seconda ha una risposta ahimé parecchio scontata) che scuotono l'editoria mondiale alla Festa della rete di Rimini.

Luca Sofri, fondatore e direttore de Il Post: "Oggi si pubblica a volte prima on-line che su carta, non c'è più differenza tra i due mezzi. Ho l'impressione che in molti giovani aspiranti giornalisti cresca un'idea del giornalismo romantica e anacronistica: sono convinti che si vada in mezzo alla strada, che serva scrivere bene. Oggi la capacità di scrivere benissimo o bene è la cosa meno competitiva sul mercato. Capire quali sono i meccanismi per far leggere e diffondere le news sul web, padroneggiare i social network. Queste sono cose oggi molto interessanti, e pochi le sanno davvero. Non voglio giornalisti che siano app, ma metto le due abilità ormai più o meno sulle stesso livello".

Peter Gomez, direttore de Il Fatto quotidiano: "Sul nostro sito ci occupiamo di cose che non possiamo seguire sull'edizione cartacea, che ha 20 pagine. Noi non pubblichiamo più di sei notizie che vengono dal giornale di carta sul sito web, e se lo facciamo è non prima delle sei del pomeriggio. Così come non condividiamo sempre gli editoriali quotidiani di Marco Travaglio, molto attesi. Le tette tirano tanto. Possiamo ringraziare Berlusconi perché con la scusa del Rubygate ci ha consentito di pubblicarne tantissime. Con la previsione della quotazione in borsa del giornale stiamo diventando più generalisti. Potremmo arrivare al break even il prossimo anno. Arriverà un momento in cui l'on-line andrà a coprire la carta, forse. Per ora Abbiamo anche 8 milioni di accantonamento prudenziale che ci consente di non essere schiavi delle banche. Come on-line stiamo vedendo l'uscita dal tunnel".

Jacopo Tondelli, ex direttore de Linkiesta: "Ci vogliono competenze per avere sostenibilità fino all'inizio. Alcuni progetti nascono con ottime intenzioni dal punto di vista contenutistico, ma manca attenzione al controllo dei costi e al generare ricavi. E allora arrivo lo schiaffo dalla mano invisibile. Sto lavorando a un nuovo progetto che si chiama Gli stati generali, crediamo non ci sia più bisogno di direttore, caporedattore, scale gerarchiche. Che tarpano le ali a molti giovani. Le redazioni oggi sono la cosa più inefficiente del mondo, nascono da un modello vecchio".

Angelo Maria Perrino, direttore di Affariitaliani.it, il primo quotidiano on-line: "Io cerco semplicemente di creare un suono nella scrittura, lavorando con la formula del vecchio Panorama. Facciamo attenta analisi di quel che è nell'aria e teniamo conto dei feedback immediati del lettore, che abbiamo la fortuna di avere. Noi siamo degli specchi della realtà. Troppo spesso andiamo nei talk a fare i tuttologi. Ma Lamberto Sechi ci chiamava artigiani".

DIFFAMAZIONE SUL WEB: STATE ATTENTI, L'ITALIA NON È COME L'AMERICA

Gli utenti della rete, dei social network, i blogger e i loro commentatori rischiano sul fronte della diffamazione, quando si esprimono in maniera pesante o lasciano che altri lo facciano? Se ne parla alla Festa della rete di Rimini.

Barbara Indovina, avvocato penalista: "In alcuni casi vedo sentenze allarmanti, la normativa è vecchissima, molto confusa e non è mai ad hoc. Il legislatore è spesso indietro. I problemi e le cose temute dai blogger riguardano la posizione di chi tiene il blog. La cosiddetta posizione di garanzia. La possibilità o meno di controllare i contenuti. Nei giornali i giornalisti sono responsabili di ciò che scrivono e il direttore ha responsabilità di controllo. Questa regola è stata spesso applicata anche per blog e blogger in molte sentenze, pur paragonando il blog a stampa clandestina, a volte. In realtà esiste diritto di cronaca, critica e satira su argomenti di interesse e di pertinenza. La cassazione è altalenante nelle sentenze. Nel 2013 una sentenza del tribunale di Varese ha decretato che il blogger deve avere comunque il controllo. Personalmente non sono d'accordo. Anche perché intervenire sulle opinioni, come nei decreti o proposte di legge ammazza-blog (ne ho contate 8) vuol dire esercitare di fatto un controllo. Siamo stati bacchettati a livello europeo, perché ci sono sentenze contrastanti. La pena detentiva può essere esercitata solo in casi di estrema gravità. E poi cambia il valore della diffamazione. La parola stronzo oggi è slang, e in America - che è sempre più avanti in materia - hanno deciso di non controllare nulla. Lasciano pubblicare tutto. Arrivare a sistemare le cose su Facebook a volte è difficile. Dipende da quanto si fa la voce grossa".
I casi sono i più vari. C'è chi ha scritto: "Questa banca è una banca di merda", con il nome preciso dell'istituto di credito. Ed è stato costretto a pagare 3.000 euro di danni e a pubblicare una triste smentita.

Dario Pecorella, manager di Altervista: "Noi non moderiamo ma deleghiamo a volte a chi non è competente il giudizio su qualcosa che non conosciamo. Esistono tempi tecnici necessari per verificare, e molto spesso pur conservando l'ip di chi scrive, non se ne conosce l'identità. La verità è che non esistono ancora linee di intervento precise da seguire".
Matteo Flora, fondatore di The Fool: "Chi diffama e si appella al diritto di cronaca sbaglia perché in Italia questo diritto è proprio solo dei giornalisti. Che comunque sono tenuti a pertinenza e continenza. Le persone in genere possono riferirsi al diritto di critica. Ma valgono sempre pertinenza e continenza.
Lasciare commentare sul vostro blog o profilo non è un obbligo, ricordatelo, ma un valore. E i commenti un valore lo hanno, a volte in maniera anche superiore al post. È un'opportunità. Noi moderiamo per grosse testate circa un milione e mezzo di commenti al giorno. Se viene diffamato l'amministratore delegato di un'azienda che ci ha chiesto di monitorare il suo nome, nel giro di 48 ore parte la diffida, in genere. In un terzo dei casi i blogger ignorano la diffida. Ma lo fanno a loro rischio.
Chi tiene un blog o un profilo può decidere anche di mettere filtri per parola. Ormai è semplicissimo. In America non intervengono? Per fortuna in Europa sì, dico io. Perché se si pubblicano parole palesemente diffamatorie o qualcosa di falso, si deve avere diritto alla rimozione o alla rettifica. I problemi li incontriamo per rimuovere contenuti da siti esteri come Revenge Porn. Deve vengono pubblicati video porno in genere di ragazze o ragazzi che hanno lasciato il partner e che in passato si erano fatti filmare intimamente. Riusciamo a farli togliere se la ragazza, all'epoca della realizzazione del video, era minorenne. Diventa trattamento di materiale pedo-pornografico, e si rimuove".

venerdì 12 settembre 2014

SIMONA MOLINARI (CON MORGAN) PRESENZA FISSA A «SOGNO E SON DESTO 2»

La splendida Simona Molinari, con la sua bella voce e la sua raffinata presenza, sarà l'ospite fisso (insieme a Morgan, dal 18 settembre su SkyUno con «X-Factor») di Sogno e son desto 2", lo show televisivo tratto dallo spettacolo teatrale di grande successo scritto da Massimo Ranieri con Gualtiero Peirce , in diretta in prima serata su Raiuno sabato 13, 20 e 27 settembre. 

Simona, con Morgan e Massimo Ranieri, si esibirà in duetti con ospiti e artisti per rendere omaggio ai beniamini della tradizione musicale italiana, da Domenico Modugno a Fred Buscaglione, da Giorgio Gaber al Quartetto Cetra. Simona Molinari approda alla televisione dopo aver intrapreso a teatro il ruolo di Maria Maddalena in Jesus Christ Superstar (assieme a Ted Neeley nel ruolo di Gesù e ai Negrita come band stabile), dopo la partecipazione al Premio Tenco e dopo "La Felicità in tour" che l'ha vista impegnata in concerto in tutta Italia, ma anche a Mosca, Tokyo e New York nel celebre Blue Note, accompagnata dalla Mosca Jazz Band. Il suo ultimo lavoro discografico è "Dr. Jekyll Mr. Hyde", pubblicato a febbraio 2013 che contiene 11 tracce e molte collaborazioni: oltre a Cincotti , protagonista in "La Felicità" che ha raggiunto la certificazione oro e in un altro duetto "Non so dirti no (a long way from home)" di cui firma parole e musica, sono presenti Gilberto Gil in "Sampa Milano", scritta dall'artista brasiliano per un gemellaggio tra Italia e Brasile e tradotta da Simona, Lelio Luttazzi che è presente in "Buonanotte Rossana" sia come autore del brano, sia nella registrazione originale del suo piano, Roberto Gatto alla batteria in "Where the clouds go" e in "Sampa Milano" e il gruppo torinese The Sweet Life Society con Frank Armocida in "Gran Balon".

giovedì 11 settembre 2014

MAGGIO E LA LUCARELLI FANNO SALTARE I «TELERATTI» ALLA «FESTA DELLA RETE» DI RIMINI

L'edizione 2014 della «Festa della rete» (già BlogFest) di Rimini non comincia certo sotto i migliori auspici.
Salta infatti improvvisamente l'atteso appuntamento d'apertura della tre giorni romagnola (12-14 settembre) dedicata a web e dintorni, ovvero l'ottava edizione della serata dei Teleratti, che avrebbe dovuto essere condotta come lo scorso anno, nello stesso contesto, da Selvaggia Lucarelli con il blogger Davide Maggio, che ne è anche l'organizzatore e curatore.
L'evento (una sorta di premiazione dei più brutti programmi tv dell'anno, che già dal nome richiama per contrasto i mitici Telegatti sorrisiani) era annunciato nei comunicati stampa e nel programma ufficiale diffuso dall'organizzazione per domani sera, venerdì, ma non ci sarà. Come ha annunciato improvvisamente, con un laconico tweet a ciel sereno, il giorno prima dell'evento, la stessa Selvaggia Lucarelli: “Amici, a Rimini non ci saremo nè io nè i Teleratti. L'appuntamento è spostato a data e luogo da definire, vi faremo sapere“.
Molto probabilmente tutto si svolgerà a Perugia, vengo a sapere. Ma non è ancora certo.
Perché un ironico evento così apprezzato dal pubblico è saltato? Per volontà dell'organizzazione della Festa della rete, che è curata da Gianluca Neri, oppure per un simultaneo forfait da parte della Lucarelli e del patron Davide Maggio?

«I TeleRatti, negli anni, sono cresciuti molto» risponde Maggio. «Ad un sempre maggiore seguito di pubblico, si è aggiunto lo scorso anno anche quello degli ospiti che un evento live porta con sé. Per questo, pur grati agli organizzatori della manifestazione di Rimini per l’invito, siamo stati costretti a scegliere un contesto che meglio risponda alle nostre esigenze e a quelle dei nostri ospiti».

Una risposta ufficiale molto cauta. La stessa Lucarelli preferisce non esporsi. Ma dai rumors nell'ambiente si parla di forti divergenze sul piano organizzativo con chi gestisce l'evento che li ospitava, di una sgradita concomitanza della serata, piazzata dall'organizzazione in sovrapposizione alla cena di benvenuto, di risparmi sul fronte logistico-produttivo, e di altre (s)cortesie per gli ospiti che avrebbero indotto i due ad abbandonare la nave in polemica. Insomma, un mare di divergenze impossibili da sanare.

CONTROLLATE LE VOSTRE RECENSIONI SU BOOKING: A VOLTE NON LE PUBBLICANO

Di recente ho soggiornato per tre notti in un hotel di Viareggio. Acquisto fatto tramite Booking.com, sito che ho sempre considerato affidabile. All'inizio del soggiorno, solo all'inizio, c'è stato qualche problema. Un responsabile della reception mi ha contattato telefonicamente la sera prima dell'arrivo per comunicarmi «per correttezza» (a suo dire) che avrei dormito due notti in una stanza per essere poi trasferito in un'altra l'ultima notte. Motivo? «Un altro cliente ha prolungato il soggiorno, quindi siamo costretti a spostarla. Glielo dico prima per correttezza». Il disagio non era così mostruoso, ma non avendo mai visto, dico mai, in tanti anni di alberghi, un comportamento di questo tipo, ho fatto presente che non ero d'accordo e che non mi sembrava affatto una comunicazione fatta per correttezza ma per altri motivi che non volevo definire. E che non era affatto corretto preferire un cliente a un altro che aveva regolarmente prenotato. Il tizio, con cortesia, fa un po' di marcia indietro rispetto al «per correttezza» che continuava a sbandierare, mi risponde che però non c'è nulla da fare e che ci saremmo visti il giorno dopo a Viareggio. Al mio arrivo all'hotel, l'uomo della reception (un altro) mi conferma il trattamento per me previsto. Stavolta però la motivazione è un'altra: «Sulle stanze c'è stato un errore del sistema di Booking, quindi dobbiamo spostarla». Io mi domando: nel 2014 c'è ancora qualcuno che utilizza l'incredibile scusa: «c'è stato un errore del computer» per giustificare un errore o una volontà personale? Evidentemente sì. C'è ancora qualcuno che ci crede? Direi proprio di no. In pochi secondi smonto - esattamente come Furio di Verdone - la cosa facendo presente al cortese signore che una giustificazione del genere non esiste in natura. A conferma accettata corrispondono stanza e giorni di soggiorno. Non ci sono altre opzioni. Faccio presente inoltre che accetto la cosa ma che riporterò l'accaduto nei feedback di Booking. Nel giro di pochi minuti, magicamente, il signore si mette a trafficare un po' sul computer bofonchiando «Ora vedo se riesco a fare qualcosa». E spunta la mia stanza - sempre la stessa - per i tre giorni previsti.

Al rientro a casa scrivo (come faccio sempre) una puntuale recensione per Booking raccontando tutto. Non tanto per pignoleria, quando perché i feedback il più possibile precisi (non verbosi ma precisi) sono utilissimi anche a me in fase di prenotazione. E restano uno strumento fondamentale per limitare al minimo le fregature.
Nei giorni scorsi ho controllato e quella recensione, misteriosamente, non figurava tra quelle dell'hotel in questione. Nonostante ne comparissero altre di viaggiatori che avevano soggiornato in periodi successivi. Ho mandato una mail all'assistenza clienti di Booking lamentando questa strana censura, dal momento che il mio feedback non conteneva alcun tipo di insulto e che il sistema aveva perfettamente accettato e registrato la mia recensione.
Il giorno successivo mi è arrivata questa risposta dal Customer Care:

Gentile Franco,

Grazie per aver scelto Booking.com.

La contattiamo in merito alla sua prenotazione 244114549 presso Hotel Eden, con check-in 2014-08-15 e check-out 2014-08-18.

Ci scusiamo per il ritardo. Abbiamo contattato contattato il dipartimento che si occupa della pubblicazione delle recensioni e dovrebbero pubblicarla in 4 giorni lavorativi.

Non esiti a contattarci in caso di dubbi o domande.

Cordiali saluti



Oggi la recensione - alleluja - è stata pubblicata sul sito. Ma a questo punto è inevitabile un avvertimento: date sempre una controllata postuma ai vostri contributi sul web. Anche a quelli di Booking. Perché evidentemente di recente anche loro hanno preso l'abitudine di «dimenticarsi» ogni tanto di pubblicare. Salvo poi porre rimedio in un secondo tempo, in caso di lamentele del cliente. Buon viaggio dal vostro Furio. 

mercoledì 10 settembre 2014

C'È CHI SA PARLARE INGLESE, E CHI STRAPARLA IN INGLESE

C'è chi parla inglese, e chi straparla inglese. Chi lo utilizza, come me e credo la maggior parte delle persone, per conversare, cavarsela in certe situazioni, capire e farsi capire. Lo stretto indispensabile. E poi ci sono, meravigliosi, gli straparlatori d'inglese. Quelli che per posa, snobismo, sottile voglia di dimostrare padronanza e superiorità (non si capisce bene in che cosa) piazzano l'inglese ovunque. In ogni frase, in ogni documento, in ogni post, in ogni piega della loro vita. Con un'ostentazione degna di migliori cause. Facendoti notare, tra l'altro, che hanno una perfetta pronuncia americana. Frutto magari di sudati studi (e chi lo nega?) o di anni di lavoro passati a Londra o negli States. Ho sentito anglofoni a tutti i costi scusarsi per aver dato comunicazioni anche in italiano «perché purtroppo non tutti parlano inglese». E magari non vivono e lavorano a Manhattan, ma a Paderno Dugnano. E magari hanno un italiano persino un po' zoppicante. Cari amici, non vi dedico un Fuck You perché vi darei implicitamente ragione, ma un bel vadavialcü nostrano, è già lì bello e impacchettato. Basta solo ritirarlo. Take Away.

venerdì 5 settembre 2014

GOSSIP * JACK SAVORETTI (E SIGNORA) BECCATI IN SPIAGGIA A FORMENTERA

Ultimi squarci d'estate a Formentera per il cantante e chitarrista britannico Jack Savoretti, colto in queste foto esclusive in totale relax insieme con la moglie, l'attrice britannica Jemma Powell, e alcuni amici e collaboratori, sulla spiaggia più bella (e defilata) di Es Pujols. Savoretti, che ha esordito nel 2005, si è anche esibito nella Isla delle Baleari in un concerto tenutosi allo Chezz Gerdi, ex chiringuito trasformatosi negli anni in un elegante ristorante con uso di musica dal vivo.
Il talentoso Jack, che è adorato anche da personaggi italiani come Alba Parietti e Cristina Parodi, ha padre genovese e nonno partigiano e si dichiara apertamente tifoso del Genoa. Cresciuto a Londra, ha vissuto anche a Lugano. Per questo definisce il suo accento «bastardo transatlantico». Qualcuno lo paragona a Simon & Garfunkel, altri dicono sia il nuovo Bob Dylan. Di certo è molto bravo.


giovedì 4 settembre 2014

LE BIONDE PLATINO CHE NON SE LO POSSONO PERMETTERE (QUASI TUTTE)

I tempi sono maturi per una piccola campagna di sensibilizzazione e
Premessa: se sei mora, sontuosa e imperiale, sei a posto. Hai vinto alla lotteria. Nulla hai da chiedere al mondo. Anche se sei bionda naturale (poche), nulla da eccepire. Ma se pascoli nella terra di mezzo di qualche altro colore e per motivi tuoi hai deciso di pittarti la testa, sappi che ci sono tante belle tinte eleganti. Evita per favore come la peste il biondo platino. Ogni tanto mi capita di vedere in giro alcune capocce biondo platino (non di rado aggravate da squarci di ricrescita che farebbe invidia a Rocco Siffredi) che gridano vendetta agli dei del cielo. Il biondo platino, già di suo, è velleitario, è un vorrei ma non posso. Solo Charlize Theron può mettersi in testa un biondo platino senza sfigurare. Ma sta bene in quanto Charlize Theron, non in quanto biondo platino. Lo possono fare anche Madonna e Lady Gaga, per necessità di spettacolo. Lo concedi persino a Valerina Marini, nella versione trash italiota. Le altre - praticamente tutte - stanno drammaticamente male. È come se io mi intestardissi a mostrare il tartarugato avendo la pancetta.
Non capisco come mai, in questo Paese dalle mille leggi inutili, non ne sia stata varata ancora una che vieta il biondo platino. Oppure che lo regolamenta. Puoi utilizzarlo - limitatamente nel tempo - solo se una commissione di 10 persone munite di buon gusto ti autorizza. È un fatto di decenza, perdìo. Come quelle che portano il tacco 12 perché fa tanto figa e poi vanno via zoppe. Ma mettiti le tue belle ballerine, e siamo a posto tutti.
Questa è una campagna progresso. Aderisci anche tu versandomi una piccola cifra simbolica (5 euro) in conto corrente o con Paypal. Andrò in giro per te a cazziare chi «indossa» il biondo platino e non se lo può permettere.

moralizzazione relativa alle teste femminili. E mi riferisco, ovviamente, solo alla parte esteriore. All'apparenza. Perché sulla sostanza il lavoro è spesso molto più arduo e richiede l'impiego di esperti.

mercoledì 3 settembre 2014

NUZZI: «FLORIS A LA7 È UN COLPO DI CASCHETTO: SPERO RIESCA, TROPPI TALK-SHOW»

Altroché Montalbano. Dal 5 settembre in prima serata su Retequattro tornano i gialli irrisolti della cronaca nera di provincia in «Quarto grado», il programma – ormai un classicone della rete - curato da Siria Magri e condotto da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero.
Intanto si agita lo scenario dell’informazione nazionale, con l'austero Massimo Giannini (ex vicedirettore di Repubblica) che prende il timone di «Ballarò», il martedì su Raitre, e dovrà scontrarsi con l’ex padrone di casa del programma, Giovanni Floris, che ha traslocato su La7 con le copertine comiche di Maurizio Crozza (ma anche Giannini avrà un suo cabarettista di complemento per alleggerire) per confezionare il nuovo talk-show «diMartedì».
Che ne pensa Nuzzi del trasloco di Floris a La7?
«In bocca al lupo» dice il giornalista «spero che funzioni. È stato un colpo orchestrato dal suo impresario, Beppe Caschetto, che sta dietro le quinte e ha una visione analitica della scena e del mercato. Non segue direttamente me, quindi posso parlare bene di
lui. Ci sono margini di rischio, perché a La7 c’è già tanto giornalismo: siamo sicuri che il pubblico voglia vedere sei talk, il TgLa7 di Enrico Mentana e altre strisce d’informazione? Però Floris era il re dell’informazione Rai il martedì sera, quindi… Magari avrebbe preferito che polemizzassi, che le parlassi male di La7, che ne so? Ma in definitiva anch’io con le mie inchieste ci ho lavorato bene, tempo fa, è stata un’esperienza importante. Spero che ce la facciano».

martedì 2 settembre 2014

«THE BACKSTAGE DIARIES» DI MUTANI * QUELLO CHE LA MODA NON TI FA VEDERE

Leica Galerie Milano, il nuovo Store milanese del brand tedesco, inaugura al pubblico il 9 settembre 2014, fino al 5 ottobre, la nuova mostra intitolata "The Backstage Diaries" di Filippo Mutani.
L’esposizione, curata da Alessia Glaviano, Senior Photo Editor di Vogue Italia, raccoglie immagini che raccontano 5 anni del lavoro del fotografo nei backstage delle sfilate di moda di Milano, Parigi e New York.
Filippo Mutani traduce magistralmente il caos e i rumori della settimana della moda in momenti penetranti, abili e riflessivi che permettono di soffermarsi sull'arte e la bellezza della moda e sicuramente sulla creatività e la forma umana che stanno dietro. Sa esattamente cosa includere e cosa lasciare fuori, ogni fotogramma è una finestra in un mondo misterioso e meraviglioso. Cattura il teatro e il dramma di tutto, con un senso dell'umorismo irriverente che vi luccica di volta in volta. La vena creativa è la sua firma indistinguibile: con uno scatto è capace di raccontare l'istante in maniera talmente personale, realistica e accattivante, che dà l’idea di essere lì nel momento stesso del "clic".
Il backstage di una sfilata è l’equilibrio tra caos e disciplina, un luogo privo di connotazioni, transitorio, senza passato né futuro. Con le sue immagini Mutani riesce a imprigionare quella frenesia, alla quale lui è completamente immune: il turbinio di un abito su una passerella, lo sguardo malinconico di una modella stanca, l'applauso della folla. Alessia Glaviano, Senior photo editor Vogue Italia e L’uomo Vogue, e curatrice della mostra: “La moda è specchio del tempo. Natura effimera, transitoria, che nel morire e rinascere, legge e interpreta le implicazioni sociali, psicologiche e culturali della contemporaneità. Le sfilate sono la vetrina d'eccellenza della fenice, dove tutto deve essere perfetto e il lavoro di mesi si consuma in una manciata di minuti sotto gli occhi attenti di editor, buyer e celebrities. Il backstage è un luogo privo di connotazioni, transitorio, senza passato né futuro: esiste solo il qui e ora: il backstage è il realismo del glamour della moda”. “Le immagini di Mutani” - conclude la Glaviano – “raccontano gli sguardi sospesi, i dettagli di questo realismo, e sono il frutto di 5 anni di lavoro nei backstage delle sfilate di moda di Milano, Parigi e New York”.

lunedì 1 settembre 2014

LA FERRARI E I «DENTI RIFATTI» DELLA GANDOLFI * IL CLAMOROSO AUTOGOL DI PAOLA

Sulle fattezze (ma soprattutto le rifattezze) di Paola Ferrari si è già detto tanto. Forse troppo. Ora però mi stupisco che l'appena silurata conduttrice de «La domenica sportiva» se la prenda con la sua fresca sostituta Sabrina Gandolfi per i «denti rifatti».  Come dire: specchio riflesso. Non mi stupisco per la reazione, tipicamente molto fumantina, della Ferrari, ma per la miopia (forse un altro difetto da correggere) che sta dietro questa sparata apparentemente vendicativa.
Già nei giorni scorsi Gene Gnocchi, l'altro epurato dopo anni dallo storico programma calcistico, aveva rilasciato un'intervista al Corriere della sera dove fra lamentazioni e attacchi, l'ironia era totalmente sparita di scena. E mi ha fatto molto male leggerla, perché Gene con l'ironia ha sempre giocato, l'ha amorevolmente coccolata per tutta la vita. Perché così si fa. Forse riesce più difficile nella cattiva sorte, ma bisogna tenere la bussola. E poi prima o poi tutti i cicli finiscono.
Ora s'indigna e segna un clamoroso autogol anche la Ferrari, giornalista da una vita e - si presume - esperta di comunicazione. Con questa storia dei denti rifatti rinfacciati minacciosamente alla collega, la signora De Benedetti riesce in un solo colpo a passare per inguaribile rosicona (come va di gran moda dire) e a far puntare tutti i riflettori sulla nuova arrivata. Insomma, il massimo del risultato contrario, per chi dovrebbe sapere le regole del gioco. Immagino che l'ufficio stampa del programma stia già stappando a Champagne millesimato.
Pare comunque che per questa storia dei denti Paola (che ha fatto un comunicato) stia già provando rimorso. Questa se arriva magari fate finta di non averla letta.

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