giovedì 13 novembre 2014

TEATRO * «ALL OUT: LA FAME DI SOLDI PORTA ALL'IDIOZIA DEI GAME-SHOW»

Di Lorenzo Sulmona
Dal 19 al 30 novembre, al Caboto di Milano, va in scena «All Out». Lo spettacolo, imprevedibile, che ha incantato gli Stati Uniti per oltre trent’anni, ora viene rappresentato dalla compagnia milanese Lyra Teatro. Si tratta di una storia agrodolce, diretta da Demetrio Triglia e Laura Tanzi, che inizia come un tipico game-show televisivo per poi trasformarsi in un vero e proprio incubo. Ne abbiamo parlato con l'autore, il drammaturgo statunitense John Rester Zodrow (nella foto).
Mr Zodrow, quando è nata l’idea di “All Out”?
Nel 1976. Ero agli inizi della mia carriera di scrittore. Vidi un programma in televisione che mi colpì molto. “Insight”, un game-show duro, feroce, lungo mezz’ora, capace di mettere in discussione l'etica della vita. Ho pensato di farne subito uno script.
Cosa l’ha colpita del programma?
Una sera vidi i concorrenti del gioco televisivo comportarsi come idioti, erano eccessivamente servili, al limite dell’umiliazione. Credo cercassero soprattutto fama, perché erano in onda in prima serata su un’importante emittente nazionale, ma anche di aggiudicarsi il premio finale: frigoriferi, forni e auto nuove. Mi colpì il fatto che fossero disposti a tutto pur di vincere.
In che senso?
Indossavano costumi imbarazzanti, saltavano come indiavolati, battendo le mani con il volto sudato e gli occhi sbarrati. Abbracciavano e baciavano il conduttore del programma ogni volta che vincevano un tristissimo tostapane. Tutto ciò mi irritava. Mi faceva arrabbiare il fatto che la televisione era riuscita a ridurre in questo stato gli esseri umani, a trasformarli in consumatori rabbiosi per la gioia degli inserzionisti. Considerando tutto questo, mi sono seduto e ho scritto “All Out”.
E’ stato difficile scrivere il testo?
“All Out” è stato scritto nel giro di poche ore. Ero così arrabbiato per quello che avevo visto in televisione che le parole mi uscivano come un fiume in piena! Di solito scrivo molte bozze prima di trovare la giusta sceneggiatura. Per “All Out” è stato più semplice e naturale. Perfetto già alla prima stesura. Ho mostrato il testo ai produttori di “Insight”, i quali hanno immediatamente accettato di produrre lo spettacolo. I risultati sono stati sorprendenti.

Le prime reazioni?
Inizialmente qualcuno ha cercato di fermare la nostra taping alla CBS; poi, quando “All Out” è stato trasmesso in tutta la nazione, molti spettatori, indignati e scandalizzati, hanno chiamato la redazione pensando che fosse un gioco a premi vero e proprio. Il Washington Post, il Los Angeles Times, Herald, Examiner, Variety e altri giornali hanno pubblicato, invece, ottime recensioni. Il gioco ha vinto anche diversi premi e riconoscimenti.
Qual è il messaggio lanciato da “All Out”?
I soldi possono condurre alla pazzia. Il denaro è diventato un dio, una religione che ti annulla, senza la quale pensi di essere inutile. Basta guardarsi intorno. Oggi l'1% della popolazione possiede il 50% di tutte le ricchezze e dei beni. Fortunatamente l’aria non costa nulla, altrimenti i ricchi si approprierebbero anche di questo! Un altro esempio è rappresentato dalle grandi banche: commettono indisturbate attività illegali, ormai anche i criminali più spietati non vengono assicurati alla giustizia. Continuano a fare enormi affari perché il massimo della pena ricevuta è una multa, una goccia nel mare delle loro trasgressioni.
Come è avvenuto il passaggio di “All Out” dal piccolo schermo al palco di un teatro?
La scrittura di un copione è, solitamente, ri-scrittura con più bozze. Alcuni script sono passati attraverso una dozzina o più di revisioni prima che di essere pronti. Ricordo, però, che la prima versione di All Out per il teatro è come se si fosse scritta da sola. Dunque è stato piuttosto semplice.
Ha dovuto apportare modifiche al testo nel corso degli anni?
Inizialmente una compagnia teatrale mi ha contattato per portare in scena la mezz'ora originale della pièce. Una versione corta di “All Out” che è arrivata in alcune Università e nei college americani. Per 30 anni lo spettacolo è andato in scena nei principali teatri degli Stati Uniti, sempre nella versione originale e completa. Nel 2013 ho “aggiornato” il testo rendendolo più attuale: ho aggiunto un nuovo concorrente e sviluppato qualche scena drammatica nel backstage (durante la pubblicità) con l’ospite, il presentatore, il direttore di scena e i produttori. Un modo per colpire più duramente, per rendere più divertente e appassionato il dialogo.
Da Broadway a Milano, città che ha ospitato la prima europea dello spettacolo e che tra poco Lyra Teatro riproporrà al Caboto. Cosa dovremo aspettarci?
A Milano ha debuttato lo scorso giugno. Un grandissimo successo. Io ero presente in platea: quando ho visto in scena gli attori di Lyra Teatro, è stato un colpo di fulmine. Questi attori sono semplicemente… qualcosa da vedere! Preparatevi a essere travolti dalla loro eccellente recitazione. E’ una messa in scena degna di un Tony Award!
Come ha conosciuto i registi Laura Tanzi e Demetrio Triglia?
Nel 2013, dopo aver completato la nuova versione di All Out per Broadway, sono stato contattato da Laura Tanzi e dalla compagnia milanese. Inizialmente ero un po’ scettico. Ma vedendo le performance del gruppo, sono rimasto colpito dal talento e dalla raffinatezza di questi attori. Il testo è stato così tradotto in italiano: una fantastica esperienza di lavoro con Lyra Teatro, grandi professionisti in grado di offrire prove al cardiopalma.
Tre motivi per i quali andare a vedere All Out al Caboto di Milano.
Primo: il gioco è così penetrante che non sarà facile dimenticare tale esperienza. Alcune persone del pubblico e gli attori stessi mi hanno detto che All Out ha cambiato la loro vita. Secondo: lo spettacolo ricorda alcune grandi opere teatrali (Our Town, Morte di un commesso viaggiatore, Casa di bambola) perché tratta importanti questioni di etica, ma anche per il modo di rappresentare la morale e le scelte di vita. E’ un gioco monumentale. Ed è divertente. Terzo motivo, All Out è uno dei pochi giochi nei quali il pubblico diventa membro del cast, l’undicesimo concorrente. Un modo per vivere un'esperienza interattiva, come se si salisse sul palco.

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