martedì 29 aprile 2014

L'EX MOGLIE: «SPOSINI NON TORNERA' PIU' IN TELEVISIONE E I SUOI AMICI SONO SPARITI»

Sabina Donadio, ex compagna di Lamberto Sposini, è intervenuta questa mattina all’Alfonso Signorini Show, il programma di Radio Monte Carlo condotto da Alfonso Signorini, Luisella Berrino e Aristide “Mummi” Malnati.

Signorini: Come sta Lamberto?
Donadio: Lamberto sta meglio, è una vita in costruzione, una vita che giorno dopo giorno va migliorando. Certamente Lamberto non è più quello di prima. Certamente non tornerà a fare il giornalista, non tornerà a fare televisione. Io questo lo devo dire, devo essere sincera. Conoscendo la sua ritrosia, la sua timidezza, difficilmente posso immaginare che si ripresenterà davanti alle telecamere. Lamberto ha sempre chiesto il massimo a se stesso e quindi non credo proprio che, date le sue condizioni, si ripresenterà. Un’emorragia cerebrale lascia dei segni, sarei una pazza a negarlo.
Signorini: Fa ancora fatica a parlare e anche a deambulare? Deve ancora fare fisioterapia?
Donadio: Ovviamente. Lamberto ha avuto un’emorragia di 7 centimetri nel cervello per 4 ore. Lamberto non è stato soccorso in tempi rapidi e purtroppo questo ha avuto delle conseguenze. Il percorso è lungo. Io non escludo che questo percorso ci porterà a riavere Lamberto meglio di prima. Io ci spero perché ho una figlia che prima era una bambina, adesso è una ragazzina, e un giorno sarà lei ad accompagnare questo padre nella vecchiaia. Io spero che le condizioni di Lamberto siano sempre in progresso.

Signorini: Tu sei stata la ex compagna di Lamberto, sei la mamma di Matilde che oggi ha 12 anni e ben prima che il fatto accadesse le vostre vite si erano separate …
Donadio lo interrompe: Me ne ha fatte di tutti i colori, io lo ammetto. Me ne ha fatte di tutti i colori. E posso dirvi questo: che Lamberto è rimasto … posso dire le parolacce? No, non posso dirle. Comunque il suo caratteraccio è rimasto intatto, la bellezza è rimasta la medesima. La fede calcistica anche, malgrado io ci abbia provato – quando si è svegliato dal coma a dirgli “sei della Roma” – purtroppo è rimasto juventino sfegatato.
 
Signorini: Io voglio dirlo, perché è giusto farlo, che tu gli sei sempre stata vicino perché hai sempre anteposto la tua funzione di madre di Matilde a quella di ex compagna e quindi hai dimostrato come anche quando le vite si separano si possano ritrovare grazie non solo a una figlia, ma anche all’amore per una persona che, nonostante te ne abbia combinate tante,  però rimane vivo e grazie anche all’intelligenza di tuo marito, Umberto Brindani, che ha avuto l’intelligenza di capire, e non credo sia facile
Donadio: Non avrei mai potuto fare quello che ho fatto se non avessi avuto accanto un uomo come Umberto. Pochissimi uomini mi avrebbero permesso di dedicare il tempo, le energie e non solo quelle per stare vicino a Lamberto come ho potuto fare. Di uomini così ce ne sono pochissimi.

Signorini: So che a volte Lamberto si sente un po’ solo. C’è un modo per chi ci sta ascoltando di mettersi in contatto con Lamberto?
Donadio: Certamente, perché sai, la sfiga di Lamberto è che i suoi amici sono quelli che mandano avanti il mondo perché non si vedono più; evidentemente hanno tanto tanto da fare e non possono venirlo a trovare. Se le persone normali volessero venire a trovarlo o scriverci, a Lamberto farebbe molto molto piacere perché Lamberto spesso è solo. Se scrivono al mio indirizzo di posta elettronica, io posso portare a Lamberto queste lettere. Eccolo: sabinadonadio@gmail.com

mercoledì 16 aprile 2014

POLTRONE E SOFA', «ARTIGIANI DELLA QUALITA'» (ANCHE NEI COLLOQUI DI LAVORO?)

Ricevo dal signor Nello Sangiorgio e volentieri pubblico:

Mia moglie Patrizia Ravalli dopo 16 anni nella selezione tessuti per la prima linea Gianfranco Ferrè, si è ritrovata da prima in cassa integrazione quindi licenziata ed in mobilità.
Passato l’attimo di smarrimento iniziale su le maniche ed in giro a mandare cv, viene contattata da Poltrone & Sofà, da tale signora CIFERNI.
Il suo cv ha destato interesse in quanto la sua qualifica sui tessuti e il contatto con i fornitori potevano farne un'ottima candidata come addetta vendite in un loro punto.

Viene fissato un primo incontro presso la sede di Corsico, il colloquio ha un evidente esito positivo, le sue qualifiche vengono ritenute piu’ che soddisfacenti per il ruolo da ricoprire e anche come persona giudicata idonea al profilo. Viene congedata con grandi sorrisi e strette di mano con la classica frase «le faremo sapere», ma lasciando intendere un buon esito.

Difatti a distanza di una settimana viene ricontattata dalla medesima signora che la invita a recarsi a Forlì in casa madre per un secondo colloquio.
Chiaramente la trasferta doveva essere a nostro carico, ma si lasciava intendere che piu’ che un colloquio sarebbe stata una formalità o comunque uno step obbligato per le loro politiche aziendali.

A nostre spese (fra treni e taxi in loco €.160) mia moglie di buon mattino si reca a Forli e raggiunge la sede puntuale per le 11,30. Dopo 40 minuti di attesa viene ricevuta da due persone molto giovani, il colloquio prende da subito toni inquisitori sull’effettiva capacità di mia moglie di essere all’altezza del ruolo da ricoprire (solo addetta alle vendite, commessa per intendersi) e anche qui dopo una buona ora di colloquio viene congedata col classico “le faremo sapere dalla nostra incaricata su Milano”.
Passa una settimana ancora senza ricevere alcuna chiamata finchè mia moglie non si decide e richiama la famosa signora CIFERNI, la quale fra mille scuse e contrizioni le comunica che non aveva superato il colloquio.

A questo punto potrei aggiungere tante altre cose… Quello che ha detto mia moglie… Che cosa ha risposto la selezionatrice... Ma credo che le conclusioni sulle politiche di un'azienda così ben pubblicizzata e “affidabile” si traggano da sole.

Tengo a precisare che quanto scritto corrisponde alla pura verità, non è stato aggiunto od omesso nulla all’effettivo accaduto, e lo raccontiamo nella speranza che quanto successo a noi non debba succedere ad altre potenziali candidate.

Nello Sangiorgio

martedì 15 aprile 2014

SILVIO IN CASA DI RIPOSO A CESANO BOSCONE: ARRIVERANNO LE CATETERINE

Non sembra vero. Eppure Silvio Berlusconi ai servizi sociali per quattro ore alla settimana in una casa di riposo a Cesano Boscone, è una di quelle pazze idee che hanno del commovente, oltreché del perverso. Un po' «Cocoon» (per via dell'eterna giovinezza del Nostro), un po' «Ok, il prezzo è giusto!», con venature alla b-movie di fenechiana memoria. Tipo «Il Cavaliere davanti, di dietro tutti quanti». Con lui che spia dal buco della serratura col sax di Fausto Papetti in sottofondo mentre la Meloni fa la doccia, per capirsi. Basta solo abbassare buco e relativa serratura. Per via della Meloni, sia chiaro. Sarebbe l'orgoglio di Alvaro Vitali, la gioia di Mario Carotenuto e Renzo Montagnani. Persino Quentin Tarantino farebbe la ola. Ma il Kill Silvio non riuscirà neppure stavolta, perché lui è l'Highlander della politica.
Se riuscirà a coinvolgere anche la mitica Iva Zanicchi (non dovrebbe essere così dificile, c'è sempre stata contiguità), sono sicuro che ne potrebbe uscire un buon format, destinato a cambiare per sempre il mondo degli ospizi. A condizione che tra gli anziani ci sia almeno un po' di gnocca: dopo Veline, Paperette (alla bisogna sostituibili oggi con semplici perette), Passaparoline e Olgettine (per i più maliziosi), è il momento di puntare senza esitazione sulle Cateterine.
E ai primi 50 che suonano il campanello, Giorgio Mastrota regala agli anziani una batteria di pappagalli. Non esotici ma - a modo loro - ugualmente accoglienti. Gli altri in carne e ossa che circondano il capo sono già ammaestratissimi e non si fa nessuna fatica a far ripetere loro sempre le stesse due-tre parole. Vedrete, anche la forzata tappa nella casa di riposo Silvio se la giocherà benissimo. Sarà uno show indimenticabile.

mercoledì 9 aprile 2014

CARLO CRACCO CONDURRA' «HELL'S KITCHEN» CON L'AURICOLARE, COME AMBRA?

A Sky si lavora sodo per tentare di portare a casa due nomi esplosivi per la giuria del prossimo «X-Factor», ovvero Marco Mengoni e/o Tiziano Ferro, volti amatissimi dal pubblico che farebbero lievitare gli ascolti del talent condotto da Alessandro Cattelan. Già all'ultima edizione, su Twitter, spopolava l'hashtag #TeamRepulisti, lanciato da chi sognava un veloce ricambio in trasmissione.
È pressoché certa l'uscita di scena di Simona Ventura, destinata a passare al nuovo «Italia's Got Talent» appena comprato dalle reti di Murdoch, e anche Elio senza le Storie Tese, che già da alcune stagioni sta manifestando stanchezza e insofferenza, dovrebbe lasciare il tavolo dei giurati. Il solito riconfermato (anche perché altrimenti, senza quell'«X-Factor» che continua a denigrare, dove andrebbe?) sembra sia Morgan, e si prova a portare a casa la riconferma di Mika. Che non è affatto scontata, per via dei suoi impegni internazionali. Inoltre, l'altro problema che si presenterebbe, posto che Mengoni e Ferro decidano di firmare, è una giuria totalmente priva di figure femminili.

Intanto, su SkyUno, sta per partire (la messa in onda è prevista per il 17 aprile) la nuova edizione di «Hell's Kitchen», affidato al Carlo Cracco di «Masterchef». C'è il problema di non far rimpiangere Gordon Ramsey, ed è un compito già gravoso. Inoltre, dopo l'imbarazzante finale di stagione del talent culinario per eccellenza, con una puntata in diretta che ha evidenziato la scarsa attitudine televisiva sua e dei colleghi Bruno Barbieri e Joe Bastianich, i curatori del programma starebbero correndo ai ripari. Nell'ambiente gira voce che per affrontare quest'impresa mister Cracco potrebbe essere collegato via auricolare con gli autori (come Ambra Angiolini con Boncompagni ai tempi di «Non è la Rai») per ricevere le giuste imbeccate dalla regia. Ovviamente senza che nessuno lo sappia. Perché a volte il diavolo fa le pentole, ma non i tele-cuochi.

martedì 8 aprile 2014

BERLINO * TANTA VITA E NIENTE STRESS (MA NON DIMENTICARE LA MAESTRO)

Frau Merkel non lo sa. Eppure, mentre portavo a spasso per Berlino il mio culone inchiavabile, non potevo non apprezzare questa città: enorme e certo un po' austera eppure maledettamente viva; giovane ma mai fighetta (se non nel senso letterale del termine, piena com'è di giovani bipedi dal consolidato pregio) né spersonalizzante. Apparentemente libera da quelle dosi di stress e dalla voglia di tirarsela che invece inchiodano e appesantiscono Milano.
Una metropoli dove in uno tra i quartieri più nobili, in un angolino nascosto di una viuzza di modesto transito, qualcuno ha piazzato a cielo aperto lo "Share Box". Due attaccapanni e tre ripiani sui quali chi vuole condividere col prossimo qualche indumento usato, lo lascia a disposizione di tutti. Tu passi, e se il maglione ti garba lo prendi scaricando magari qualcosa per chi verrà dopo.
Anche i prezzi nei locali non sono da mutuo, e frotte di ragazze dai capelli multicolor (ho visto un paio di tinte grigio cenere con riflessi azzurrognoli per le quali avrei volentieri ripristinato il Muro) ne approfittano. Tra una birra e l'altra sorseggiata davanti a uno dei tanti ristorantini vietnamiti, particolarmente in voga. A un posto così, finisce che perdoni anche la tristezza dei taxi, tutti di un beige mortifero post Ispettore Derrick, o le migliaia di assurdi adesivi trasparenti raffigurati la Porta di Brandeburgo appiccicati fitti sui vetri di tutti i vagoni della metropolitana. Dove all'ingresso peraltro non ci sono neppure i tornelli. Porte aperte e zero controlli. Perché a Berlino ci si fida.
Certo, la cucina locale è più basica e prevedibile di una canzone di Malgioglio, e nei ristoranti non sempre va di moda la cortesia. Ho pranzato nel più antico locale della città, dove pare abbiano mangiato anche Napoleone, la Merkel e Beethoven, non necessariamente in quest'ordine. E alla mia ingenua, automatica, un po' distratta richiesta di una birra alla spina media, la cameriera ha risposto infuriata che come potevo leggere dalla lista per loro esisteva solo "la birra piccola e quella grande". Devo aver pagato l'imperizia di mille turisti prima di me, ma sono certo che Ludwig Van ai tempi gliele ha suonate per molto meno.
Quel che non capirò mai di Berlino, perla dell'economia europea, è l'uso e l'abuso della carta di credito del circuito Maestro. Ho girato mezzo mondo, e ovunque, dico ovunque, da Canicattì al posto più sperduto nel New Mexico, la mia Visa ha sempre strisciato senza perdere un colpo. Accettata senza riserve. Ma quale American Express? Quali diavolerie? Con una Visa vai dappertutto. Al limite, di recente, qualche passo avanti l'ha fatto MasterCard. Ebbene, in tre quarti di Berlino, dai distributori automatici di biglietti in metropolitana ai pos di moltissimi locali, accettano solo le carte Maestro. Presenti forse dai tempi della DDR. Non illuderti, non ti salva manco il bancomat. Se non hai contanti o Maestro puoi metterti in fila alla mensa del Pane quotidiano. Maestro, capisci? È un po' come andare a Roma e sentire l'oste che chiede il pagamento in sesterzi.

P.S.
A proposito di DDR, non va perso il curatissimo museo ad essa dedicato. Tra le chicche (e lo giuro, non è uno scherzo) la sezione educazione per l'infanzia. Con la spiegazione di quando il regime voleva abituare i giovanissimi alla disciplina attraverso il controllo simultaneo degli sfinteri. In pratica, si prendevano 5-6 bambini piccolissimi, lì si faceva sedere sul vasino, e li si invitava a fare la cacca tutti assieme. E non si andava a giocare finché l'ultimo non aveva finito. Neanche nei peggiori incubi. Lo Zecchino d'oro della pupù. Senza Mariele, ma lavorando di Ventre.

venerdì 4 aprile 2014

DONNE MODERNE, DATE RETTA A UN PIRLA

Ogni tanto leggo lamentazioni di fanciulle che su Facebook si lagnano per l'attuale latitanza o i difetti del genere maschile. Che sicuramente ne è pieno (come quello femminile, del resto, siamo imperfetti). In genere sono le stesse che, galvanizzate, piazzano anche like a profusione sui post para-femministi di note blogger le quali - al ritmo di un paio di interventi mirati al giorno - alimentano lo scontro Marte-Venere a fini personali. Più commerciali e di visibilità del proprio nome, che per altri nobili motivi. Per fare squadra e creare in voi l'illusione di avere alcune paladine a vostra difesa. Non è così. Rassegnatevi: siete soltanto un mercato. Tutti lo siamo, in fondo. Ma le donne comprano di più, quindi sono un mercato doppiamente appetibile. 
Anziché alimentare contrasti e bearvene, stimate fanciulle, mi permetterei invece di suggerirVi un recupero di dolcezza, garbo e femminilità. Tre credenziali sicuramente importanti per riguadagnare anche rispetto e attenzioni da parte dell'uomo. E magari poi lagnarvi di meno, camminando a muso duro tra un briefing, un pranzo di lavoro, una volata competitiva in azienda e tutti gli allegri giocattolini che giustamente avete voluto conquistare ma che ora - ho la netta impressione - vi creano anche qualche problema. È solo un modesto suggerimento, ma date retta a un pirla.

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