giovedì 5 agosto 2010

ALE & FRANZ * QUELLA SERA IN CUI STAVAMO PER UCCIDERE UNO SPETTATORE

Ale & Franz nella vita sono, a spanne, il contrario di come li vedevi sulla loro mitica panchina. Pacato e rispettoso, persino un filo timido il «burbero» Ale; inflessibilmente educato, deciso, lo «svampito» Franz. Quando ballano insieme, è lui che guida.

«Buona la prima», il vostro sit-show, lo fate perché non ne potevate più di stare seduti là?
Franz: «No. Ma è dal 2005 che non ci siamo più, in panchina. Si cresce, si cercano stimoli, si ricomincia. Non era stanchezza. Senza quello sketch forse non saremmo qui».
La panchina logora chi non la fa.
Franz: «La panchina era piazzata nel mega- progetto di “Zelig”, al posto giusto nel momento giusto. La nostra fortuna».
Troppo modesti. In tv prendete ordini da un auricolare. Che cosa vi differenzia da Ambra in «Non è la Rai»?
Franz: «Ambra è più carina. Da noi è dichiarato che prendiamo ordini (e tutti vedono), là no. Le registrazioni vanno bene, pensiamo già al prossimo anno».
Sempre che ci arriviate, al prossimo anno...
Ale: «Tiè!» (gesto inequivocabile).
Parlavo del programma, non di voi...
Franz: «Beh, cavolo, è la stessa cosa...».
Mannò, se andasse male, potreste sempre fare altro.
Franz: «Quello non si può mai sapere. L’anno scorso fu un salto nel buio, bisognava far piacere questo format, non solo noi due, e non era matematico».
Non è che voi due, esimi comici, siete  nella vita un po’ musoni?
Franz: «Abbiamo momenti di apertura e di chiusura. Se c'è la fortuna di essere entrambi aperti o chiusi, tutto bene; se uno è aperto e l'altro chiuso, sono cavoli amari. E poi facciamo un lavoro che ti obbliga a ridere sempre, e a volte proprio non ne hai voglia».
E' lì che di solito arriva il fan che vuol fare a tutti i costi il simpatico, giusto?
Ale: «Sì. E in quei momenti muori dentro piano piano, e cerchi di uscirne senza arroganza. Franz, ricordi quella volta in aereo?».
Franz: «Oooh, non me ne parlare. Ero seduto e ogni tanto sentivo qualche colpetto ritmico sulla testa dato col palmo della mano dalla persona seduta dietro. Penso: ma chi c... è? Mi giro. Niente. Dopo parecchio spunta una che fa: “Mi scusi, non volevo disturbare...”. Le dico: “Signora, guardi che ci sta riuscendo in pieno!”. Ma non poteva toccarmi sulla spalla?”. Voleva un autografo».
Ale restava impassibile?
Franz: «Rideva vedendo la mia faccia e non faceva niente. Fosse successo a lui, le metteva le mani addosso. Ma del resto tanta gente se sei un comico tende a rapportarsi in modo, diciamo, simpatico».
Una dura prova.
Franz: «Un po’. Succede spesso con i camerieri. Al ristorante è un classico. Una sera faccio a uno: “Vorrei una pizza”. E il tipo: “Ma vorrebbe o vuole?”. E me ne ha dette altre due o tre esilaranti, sempre col sorrisino. Se fossimo medici sarebbe peggio: “Dutùr, ho un doloretto qui...”».
Ale faceva il meccanico e lei, Franz, l'educatore. Continuare con i vostri vecchi lavori, no?
Franz: «E chi ha detto che io non continui?».
Ale: «Io invece l'officina l'ho mollata».
E un domani? Aprirete il classico ristorante?
Ale: «Sa che non è una brutta idea? Dico sul serio. Inoltre potrei anche sfogarmi facendo il cameriere!».
Franz: «Arrivi col piatto e la battuta 28. Beh, ma non siamo calciatori: in teoria possiamo andare avanti fino a 80 anni. Se c’è qualcosa da dire, chiaro».
Con quel che guadagnate, poi...
Franz: «Siamo fortunati, certo, ma non abbiamo mai avuto un momento di pausa. Il vantaggio del nostro lavoro è che ci scriviamo le cose. Non aspettiamo che il telefono suoni, lo facciamo suonare noi agli altri, semmai».
Cinema. Il vostro «Mi fido di te» l'ho visto e apprezzato. Il primo, «La terza stella», non l'ho visto...
Franz: «E non lo guardi, mi raccomando, perché faceva c...».
Ammettete la toppata, quindi.
Ale: «È stato il primo. Invidio le persone che azzeccano il primo progetto. Però abbiamo capito gli errori: storia, sceneggiatura, inesperienze. Quest’ultimo è stato gradito, ma non ha incassato. Se avremo una nuova storia...».
Siete tirchi?
Ale: «Direi proprio di no. La spesa più grossa per entrambi è stata la casa. La mia è fuori Milano».
Franz: «Io spendo con oculatezza, ma niente di che: ho un'Audi A4 del 2003, per cui...».
Lavorate insieme da 15 anni. Chissà quante serate in nero...
Ale e Franz: «Mai fatte, zero totale!» (in coro).
Ale, sa che la immaginavo più combattivo, più nervoso?
Ale: «Sono tranquillo. Ma se vuole mi metto un timer e ogni quattro minuti la mando a quel paese!».
Come se avessi accettato. Quante storie d’amore vere avete avuto?
Ale e Franz: «Tre a testa».
Cuori turbolenti?
Franz: «Siamo sereni,  accompagnati, tranquilli. Io non ho figli e lui ne ha due, che fra l’altro sono miei».
Il vostro viaggio più bello.
Franz: «In Brasile. Mi ha colpito Rio, dove trovi il tassisita che t’aspetta premuroso e un altro che ti accoltella. Sono molto religioso, ho visto messe indescrivibili e fuori le prostitute in strada. Grandi contrasti».
Ale: «Niente estero, ma lo farò. Conosco bene la Toscana, l’Umbria».
È vero che avete saltato l’ultimo «Zelig» perché chiedevate troppo?
Franz: «Ma chi l’ha detto? Tre  puntate le abbiamo fatte, è casa nostra. E poi venivamo da 10 edizioni, quindi un minimo di pausa ci stava anche, no?».
Ale, mai fatto niente per i capelli, a parte conservarli come reliquie?
Ale: «No, niente. Li ho visti cadere, e a un certo punto non cadevano più».
I comici da bocciare.
Franz: «Chi fa battute sulle malattie, tipo l’Alzheimer. La gente è cinica, ride, ma non mi piace. Non stimo, anche a “Zelig”, quelli che riciclano. Non lo facciamo noi, da veterani, se lo fa uno giovane me la prendo. Non è rispettoso verso di me, innanzitutto. Tu devi impegnarti».
La serata no della vostra carriera.
Ale: «Facevo una gag con un tamburello che alla fine lanciavo in quinta. I tamburelli hanno questi sonaglini strani... Un chiodo mi si aggancia alla maglia. Lancio, e ‘sto coso parte male: ho colpito uno spettatore in prima fila con una rasoiata sullo sterno. Franz è schizzato in camerino a ridere».
E il pubblico?
Ale: «Pietrificato. Un’altra volta, sempre col tamburello, ho fatto fuori un vigile del fuoco. Preso in pieno. D’altra parte, prima non c’era, poi è spuntato...».
E’ durato molto questo suo periodo «Kill Bill»?
Ale: «No, abbiamo dovuto togliere quella cosa dal repertorio».
Chi sarà la vostra Yoko Ono?
Franz: «Non penso che una Yoko Ono potrà dividerci. Ma non ci fu neppure per i Beatles. Quando finisce un percorso, un matrimonio, dai la colpa a un cane che passa, a un viaggio, al lavoro, allo stress. No, la storia era finita. Punto».

(TV SORRISI E CANZONI - MARZO 2008)

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