mercoledì 30 marzo 2011

IERI A «PORTA A PORTA» IL FUNERALE DI «AMICI MIEI - COME TUTTO EBBE INIZIO»

Ieri sera su Raiuno il Cardinale Bruno Vespa in persona ha celebrato i solenni funerali di «Amici miei - Come tutto ebbe inizio», il brutto film di Neri Parenti (l'uomo che con gli anni si è convinto di essere un regista) già tecnicamente morto, ucciso da Facebook e dalla propria inanità dopo la seconda settimana di programmazione nelle sale. Pochissimi l'hanno visto, ancora meno lo piangono, ma in qualche modo bisognava dare degna sepoltura a quest'opera immortale stroncata dalla quasi totalità della critica. Così, in diretta nazionale (beh, nazionale mica tanto: lo speciale l'hanno visto solo 1.170.000 spettatori, con l'8,49% di share: è stato un flop persino il funerale!) il docile prelato dell'etere ha dato inizio alla cerimonia. Non così mesta, e vediamo il perché.


Qualche burlone - gli inquirenti hanno precisi sospetti - aveva fatto credere al sussiegoso Vespa che la salma godesse di buona salute. Accanto al Cardinale sedevano gli smunti corpicini degli attori che avevano dato vita (si fa per dire) all'ignobile pellicola. Si sforzavano di sorridere per far credere a zio Bruno che tutto andasse bene, madama la marchesa. E lui, che in fondo è un semplice e se le beve tutte, invece di celebrare un funerale, è arrivato pronto a dar vita a una lunga messa cantata senza contraddittorio. Durante la quale, mescolando sapientemente immagini del vecchio e del nuovo, profanatorio «Amici miei», si è impegnato a far credere ai presenti che esiste la vita oltre la morte. Tra i convenuti, Christian De Sica, l'uomo che con gli anni si è convinto di essere un attore, che ormai da settimane - ospitata dopo ospitata - ha il lutto nel cuore. Ma anche Massimo Ghini, Giorgio Panariello e Paolo Hendel. Che per far sorridere zio Bruno si è ri-prodotto nel suo più collaudato numero di repertorio: far parlare Mario Monicelli da morto. Un successone. Zio rideva come un matto.


In un giornalistico sussulto di dignità che forse pagherà caro, il Cardinale ha persino fatto notare al produttore Aurelio De Laurentiis, seduto un po' defilato accanto al plastico del film defunto e a quello della villa di Cogne, che l'uscita del cine-floppone (nuova versione del cinepanettone, chi li detesta si iscriva qui) «È stata preceduta da grandi polemiche». De Laurentiis, senza fare una piega, ha continuato freddamente a minimizzare: «In fondo che cosa sono 50 mila persone su Facebook? Abbiamo milioni di spettatori...». Che però stanno vedendo altri film, prima o poi bisognerà farsene una ragione. E poi, Aurè, dai, la prossima volta ricordati: sono più di 100 mila, divisi in due gruppi
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