mercoledì 7 gennaio 2015

PINO DANIELE * DICIAMOCI LA VERITA': NON AMAVA PARTICOLARMENTE NAPOLI

Tra le tante cose dette a proposito e le troppe a sproposito in merito alla morte del grande Pino Daniele, una in particolare mi ha infastidito: questa ostentata, continua, impropria associazione del suo nome a Napoli. Pino (e chi l'ha conosciuto lo sa) icona della napoletanità è una beffa che lui - da morto - non merita. Un'estrema bugia che sarà anche consolatoria o esaltante per qualcuno, ma che non corrispondeva alla realtà.
Il rapporto dell'uomo di «Nero a metà» con Napoli era quantomeno controverso, e uso un eufemismo. Tant'è che il suo buon retiro era in Maremma, fra Magliano e Orbetello, dove viveva, dove aveva aperto un jazz bar e dove verranno portate le sue ceneri una volta cremato. La sua voce, certo, era tutta dagli umori e dalle sfumature partenopee, ma la deriva che aveva preso la città che gli ha dato i natali non gli piaceva. E avendo un caratterino non sempre facile, spesso tutt'altro che facile, non lo nascondeva.

Dopo l'esposizione del suo corpo nella camera ardente (con relative, assurde polemiche collegate), i funerali saranno celebrati oggi alle 12 a Roma nel santuario della Madonna del Divino Amore e alle 19 nella Basilica Reale San Francesco di Paola in piazza del Plebiscito a Napoli, dove ieri notte una folla strabiliante e meravigliosa si è riunita, fiaccole in mano, per cantare «Napule è».
Il doppio rito religioso è stato giustamente voluto dai familiari anche e soprattutto per ringraziare il pubblico partenopeo per l'affetto dimostrato a Pino. Un uomo che però non era il simbolo di Napoli. Meno che mai della classica immagine canzonettara trasmessa dalla città, fatta di canzuncelle e luoghi comuni neomelodici. Semmai di uno che aveva la forza di opporsi a quella immagine. Di contestarla e criticarla.
Non a caso, la sua ultima esibizione è stata durante il capodanno di Raiuno con Flavio Insinna da Courmayeur, non la maxi-adunata coordinata da Gigi D'Alessio da Piazza del Plebiscito, a Napoli. Una differenza marcata sino alla fine.

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