sabato 4 aprile 2015

IL «KARAOKE» DI PINTUS, OVVERO LA STRATEGIA DEL FORMAT CONSOLATORIO

Angelo Pintus non è Fiorello. E l'ha dimostrato anche all'ultimo Sanremo, dove doveva portare sul palco dell'Ariston la performance della sua vita, ed è stata invece un'esibizione incolore. C'è qualcosa di incompiuto, insomma, nella simpatia di questo ragazzone dai capelli sparati che da una vita bazzica i cabaret nostrani in cerca di successo.
Però il suo modo di fare piace molto ai ragazzini. Forse per questo Italia 1 ha scelto lui per ripescare il buon vecchio «Karaoke» fiorelliano. Nelle piazze, con la stessa formula che portò in trionfo il codino di Rosario. Proprio quando qual diavolo di Fatma Ruffini impazzava sulle reti Mediaset con i suoi format. 

Se la rete giovane di Mediaset deve ricorrere al «Karaoke», un genere mai del tutto morto anche in tanti pub italiani, non c'è da stupirsi. In una tv dove ormai non c'è (quasi) più niente da inventare, si è andati a togliere dal freezer il programma retrò che più somigliava a un talent. Con inevitabili innesti stile Corrida. Ovvero «Italia's Got Talent». Ovvero «Tu sì que vales». Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Al di là del «Karaoke», sono convinto che non farebbe male a questa televisione guardare un po' al passato, riproponendo un po' di vecchie cose. Che ieri magari parevano un po' kitsch. E invece oggi porterebbero lo spettatore a leccarsi i baffi, cullandosi tra la nostalgia del passato e l'effetto lenitivo/consolatorio che inevitabilmente comporta.

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