sabato 13 dicembre 2025

STAMPA E REPUBBLICA * GEDI ALL'EDITORE GRECO? UNA POLEMICA INUTILE

L'imprenditore John Elkann in una caricatura.

In questo scenario editoriale nel quale i giornali (i quotidiani soprattutto) sono diventati ormai da anni prevalentemente megafono battagliero di parti politiche avverse, mi fa sorridere tutta questa indignata preoccupazione da parte di alcuni colleghi per la vendita di Gedi all'editore greco, che magari porterà anche buoni yogurt in redazione. Mi fa sorridere soprattutto perché:

1) Se John Elkann con Exor non ti vuole più te ne devi fare una ragione: è un imprenditore, e gli editori puri sono purtroppo un retaggio del passato. Lui non lo è mai stato, a mio avviso, fra parentesi. Ormai poco gli importa dell'editoria e delle sue perdite.

2) Se stravolgi la decennale linea politica di un giornale lo paghi in termini di copie perse. Puoi decidere di farlo, naturalmente, ma ti conviene? Pensaci bene. Soprattutto ragionando su quanto dicevo sopra: la gente non ti compra più per informarsi, ma per leggere quello che vuole sentirsi dire politicamente. E tu glielo dai. Ci sono testate che campano solo di quello. La vellicazione del lettore e dei suoi istinti più o meno belluini. È, come tutto in questo Paese, sempre e solo tifo da stadio.

3) Si perdono già talmente tante copie con la crisi della carta che fai lo schizzinoso e ti stai a preoccupare di questi dettagli? Ringrazia di avere trovato ancora uno interessato. Dice: ma questo vuole fare speculazioni? Ha dei secondi fini? Ha alle spalle anche i sauditi? È l'economia, bellezza. Staremo a vedere. E di santi in giro non ne vedo. Del resto vivi di copie vendute (o abbonamenti), residua pubblicità. E sovvenzioni all'editoria, naturalmente. Tranne alcune rare eccezioni. Ringrazia dell'interessamento, pigliati il greco senza fare troppe lagne, mangia 'sto yogurt, prendi questa mano zingara, e poi chi vivrà vedrà.

venerdì 12 dicembre 2025

SU AMAZON C'È «LA CASA DELLE MELE»: RICORDI, GOLIARDATE E 40 ANNI DI SPETTACOLO

La copertina del libro di Franco Bagnasco «La casa delle mele - Famiglia, amici (miei), star e giornali di carta». È disponibile su Amazon.

È uscito su Amazon “La casa delle mele”, il nuovo libro del giornalista Franco Bagnasco, che trasforma mezzo secolo di ricordi familiari, scherzi alla “Amici miei” e retroscena dello showbiz italiano in un racconto ironico e appassionato. Il volume è disponibile in esclusiva su Amazon KDP in versione Kindle e cartacea.​

“LA CASA DELLE MELE – Famiglia, amici (miei), star e giornali di carta” è un viaggio che parte dall’Oltrepò Pavese viticolo e arriva alle redazioni dei grandi quotidiani e settimanali nazionali, passando per una banda di amici decisi a rinverdire il mito delle burle di “Amici miei”. Nel libro, Bagnasco intreccia la memoria familiare, gli scherzi della sua band, “i Beagles”, e l’epopea della carta stampata, raccontata dall’interno dopo anni di cronaca di spettacolo.​

Giornalista pavese, 57 anni, Bagnasco, che è anche autore, ha mosso i primi passi a “La Provincia Pavese” per poi firmare servizi, interviste e critiche per testate come il Giornale, Tutto Musica, Tv Sorrisi e Canzoni, Oggi, Gente e molte altre. Nel volume ripercorre incontri ravvicinati con Al Bano, Paolo Villaggio, Max Pezzali, Drupi, Antonio Ricci, Moana Pozzi, Emilio Fede, Anna Oxa, Elisabetta Canalis, Gianfranco Funari e molti altri protagonisti della tv e della musica italiana, sempre filtrati da una forte cifra autoironica e aneddotica.​

Tra le pagine scorrono episodi che vanno dall’anno di naja ad Aviano alle estati a Moneglia trasformate in palcoscenico permanente di scherzi, fino ai backstage esclusivi dello spettacolo: dalla leggendaria citofonata a Mina a Lugano al racconto dell’inizio della storia tra Maurizio Costanzo e Maria De Filippi. L’obiettivo dichiarato dell’autore non è costruire un’agiografica autobiografia, ma divertire il lettore accompagnandolo dentro un mondo che conosce molto bene: quello delle famiglie di provincia, dei bar di paese e delle redazioni dove si facevano – appunto - i giornali di carta.​

“LA CASA DELLE MELE – Famiglia, amici (miei), star e giornali di carta” è pubblicato su Amazon ed è disponibile esclusivamente sulla piattaforma in doppio formato: eBook Kindle e libro cartaceo.

martedì 9 dicembre 2025

FUGA DA SANDOKAN * 1.400.000 SPETTATORI IN MENO RISPETTO AL DEBUTTO

Ananah Bloor e Can Yaman in Sandokan.

Fuga da Sandokan. Anche piuttosto precipitosa, stando ai numeri. La curiosità per il debutto della mega-produzione remake caratterizzata dalla noia e dallo scarso spessore interpretativo e di scrittura aveva fatto registrare la scorsa settimana 5,8 milioni di spettatori con il 33,9% di share. Ieri sera, in occasione degli altri due episodi, si sono perse per strada in un botto 1.400.000 persone e il 6,3% di share.
Ecco il dato completo: 4.424.000 teste pari al 27.6% di share, con ulteriore calo sul secondo episodio di serata. Numeri comunque molto alti, ma si può decisamente parlare di un corposo fuggi fuggi.
Dal momento che restano da smaltire altri quattro episodi da giocarsi in due serate, Raiuno, che aveva evidentemente già fiutato l'aria, he deciso di mandarli in onda in modo ravvicinato lunedì e martedì prossimi (quindi senza l'attesa di un'altra settimana) per non prolungare troppo l'agonia.



venerdì 5 dicembre 2025

TOUR D'ADDIO * UN GRAZIE A UMBERTO TOZZI, L'ULTIMO RE DEL POP

Umberto Tozzi sul palco dell'Arena di Verona per l'epilogo del suo tour d'addio alle scene.

Questo signore, 50 anni di carriera, 80 milioni di dischi venduti (ora in onda su Canale 5 con L’ultima notte rosa, epilogo televisivo del tour d’addio) ha regalato alla musica italiana alcuni tra i brani più ispirati ed evocativi di sempre. Amatissimo eppure in parte (a mio avviso, sembra paradossale ma pensateci) sottovalutato, è stato cantato in tutto il mondo. Semplice ma mai banale, musicalmente alto senza farlo pesare. Distrattamente grande. Ha scritto pezzi che parevano scesi dal cielo in terra a miracol mostrare, come diceva il poeta. Insegnandoci che il pop può essere magistrale. Un grazie è il minimo.


giovedì 4 dicembre 2025

CHECCO ZALONE * A NATALE TORNA CON "BUEN CAMINO" (E SARA' UN BOTTO)

Checco Zalone nei panni dell'erede di un impero di divani in "Buen camino".

A Natale torna Checco con "Buen camino" e sarà un botto. Forte. Prevedibile, certo, ma con un effetto collaterale virtuoso: riporterà al cinema tanta gente che ha smesso di andarci. Magari invertendo un po' la tendenza.
Sono passati ben cinque anni da Tolo Tolo (Zalone sa bene come centellinare la sua presenza per creare l'attesa, e non esce se non ha qualcosa di forte in mano), che incassò 65 milioni di euro al botteghino. Torna anche la collaborazione preziosa con Gennaro Nunziante, dal quale si era allontanato.
Stavolta lo vedremo ne
i panni dell'erede di un impero di divani abituato a una vita agiatissima e molto instagrammabile. La figlia sparisce e lui inizia un percorso virtuoso lungo il Cammino di Santiago.
"Attenzione perché la promo termina domenica".
Ah no, quella è un'altra storia. Ma lo scopriremo.

mercoledì 3 dicembre 2025

TV * NON FACCIAMO L'ERRORE DI CONFONDERE GLI ASCOLTI CON LA QUALITA'

I buoni ascolti di un prodotto televisivo (soprattutto al debutto) non vanno mai confusi con la qualità del medesimo. Un errore che qualcuno fa, forse in malafede.

Mi diverte molto leggere alcune tenere, disperate lenzuolate di colleghi (mi auguro in buona fede ma temo per interessi di bottega) che si affrettano a dire che il nuovo Sandokan al debutto ha fatto ottimi ascolti, DUNQUE è un buon prodotto. Che è come dire che se do una festa e il mio cane fa la cacca in soggiorno e se ne accorgono tutti restando un po' schifati, bisogna compiacersi e incentivarlo a ripetere la performance.
Ridimensioniamo, perché qualcuno poi legge e cade nel trappolone.
Sandokan è una serie tv che al debutto ha fatto ottimi ascolti sia per la curiosità legata al confronto col passato, sia perché (soprattutto) il protagonista è Can Yaman (più Can che Yaman) e ha un seguito assai rilevante di signore assatanate che, seguendolo nelle soap turche, si sono appassionate al figaccione monoespressivo.
Qui finisce il discorso legato al richiamo di pubblico. Mi diverte ancora di più vedere che sotto le tenere e disperate lenzuolate di questi colleghi (i social sono spietati) avare di like non compaiono commenti, oppure piovono gragnuole di critiche da parte di chi Sandokan l'ha visto e l'ha stroncato. Come è quasi inevitabile che sia. Smettiamola di prendere in giro la gente sbandierando dati che hanno un valore molto relativo. Soprattutto in occasione di un debutto. Riguardano la pubblicità, non la qualità.

martedì 2 dicembre 2025

UN REMAKE DI "SANDOKAN" COSI' BRUTTO ERA DIFFICILE DA IMMAGINARE

La locandina di Sandokan nel remake datato 2025.

Che profonda delusione questo Sandokan noioso, abborracciato, bidimensionale. Talmente inutile, precario e fuori fuoco da dare una nuova dimensione all'idea di inutilità. Mi ero ripromesso di non fare paragoni con il passato, ma purtroppo non è possibile. Credetemi. Non lo è. Se la sono andata a cercare, e non me lo spiego.

1) Can Yaman. Monoespressivo, recita come un termosifone in ghisa, ma con meno calore. Kabir Bedi aveva un'agilità e soprattutto quel formidabile lampo negli occhi che lo rendeva irresistibile. Questo sembra sempre un elettrodomestico in stand by. A voler essere generosi. L'avessero fatto tondo, ci si poteva pulire il soggiorno. Peccato non passi sotto i mobili.

2) Alessandro Preziosi. Più che in zona Yanez, si muove dalle parti di Roberto Da Crema, il baffo delle televendite, ma sotto gli effetti di un rosso sincero. Non gli si chiede di avere la profondità, lo spessore e il carisma di Philippe Leroy, per carità. Ma nelle recite serali dei villaggi turistici si trova di meglio.

3) Alanah Bloor. Marianna, la Perla di Labuan, è talmente inconsistente che sembra generata con l'AI. Bella, per carità, è il minimo sindacale. Ma Carole Andrè, con quei fremiti, quegli sguardi a quadruplo strato e lettura, era magia e sensualità allo stato puro. Anche da muta regalava più emozioni di questa quando va al massimo dei giri. Andrebbe bene come influencer per promuovere prodotti dell'agricoltura biologica.
4) Ed Westwick. L'interprete di Lord James Brooke è l'unico che si salvi di tutta la combriccola. Un attore vero. Un cattivo coi fiocchi. E anche sfortunato. Perché nella memoria dei più vintage deve scontrarsi con Adolfo Celi, che era un paio di gradini sotto Dio.

5) La produzione. E qui chiudo. Non c'è una sola scena che regali pathos. Sono riusciti a banalizzare tutto il banalizzabile, tirando via alla svelta e semplicisticamente qualsiasi situazione. Come se avessero altro da fare. E' persino post prodotto male sul piano musicale e nella scelta dei temi e degli effetti d'ambiente. Peccato, perché si tratta di un lavoro a grosso budget. Pompato con una promozione strepitosa per poi partorire la Tigre della Magnesia, visti gli effetti collaterali alla visione.

E per favore non si dica: dimenticati il passato e guarda solo il presente. Dai, mi sforzo. Mi metto lì e guardo solo il presente. La prima riflessione che mi viene è: spero che gli inquirenti di Garlasco stiano già torchiando coloro che hanno fatto i casting.

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