sabato 23 agosto 2014

PERCHE' SONO SBAGLIATE LE CRITICHE PESANTI ALL'ICE BUCKET CHALLENGE

Leggo qua e là un po' di critiche - alcune livorose e pesanti - all'Ice Bucket Challenge, la doccia gelata lanciata tra il vippame americano (subito seguito entusiasticamente o supinamente dai famosi e dai Nip locali) per raccogliere fondi tra l'opinione pubblica e sensibilizzarla sul problema del SLA, la sclerosi laterale amiotrofica. Un'innocua scemata che ricorda la #NekNomination alcolica di qualche mese fa e di cui, però, sta parlando tutto il mondo.

Le obiezioni sono, in sintesi:
1) Questo gavettone famous è una pagliacciata, meglio un programma tv serio con una classica raccolta fondi per parlare dalla malattia.
2) Ci vorrebbe più sostanza e meno apparenza.
3) I famosi farebbero meglio a mettere mano al portafogli invece di farsi secchiate d'acqua a vicenda.

Questi rilievi, comprensibili per certi versi ma un po' demagogici, sono in realtà una clamorosa toppata, se si guarda il risultato mediatico.
La terza obiezione può valere per qualsiasi invito da parte di un Vip a mettere mano al portafogli: ci si augura che lo faccia anche lui, ma non si può esserne certi. Intanto bisogna accontentarsi del fatto che abbia accettato di mettere la propria faccia per promuovere l'iniziativa. Cosa che si tende a dare per scontata, ma che così scontata non è.

La seconda e la prima sono in gran parte sbagliate perché si tratta di un'iniziativa tutto sommato scema - ovvio - ma che sta avendo un successo planetario. Ha anche derive cialtrone, ma ha fatto e sta facendo (anche in termine di raccolta di fondi) molto più del solito programma tv per donare 2 euro, ecc, ecc. che tende ormai purtroppo a passare inosservato. Quanto alle derive cialtrone (come i non famosi che si mettono in coda per esibizionismo o per dimostrare di esistere) quando il successo di una cosa diventa di questa portata, le derive non si possono contenere... E in questo caso ben vengano anche le derive.


Infine, l'apparenza. Questa allegra stupidata si basa sull'apparenza. Non avrebbe avuto questa risonanza virale e a cascata su tutti i media se non vivesse di nulla bagnato. E di un po' di creatività personale, a volte. Però, se riesce in qualche modo a far parlare tutto il pianeta della SLA, il successo è pieno. Ovvio, non tutti doneranno, e alcuni farebbero meglio nei loro clippini da smartphone a dire due parole in più sulla malattia o mettere un link in sovraimpressione (per donare in Italia si va su www.aisla.it) ma tutti ne avranno discusso, o lo saranno venuti a sapere. Tutti, in tutto il mondo. Cosa che una banale iniziativa ripetiiva non riuscirebbe mai a ottenere, oggi. È apparenza che diventa sostanza, diffusione della conoscenza. Gente a volte mezza lobotomizzata che magari, incuriosita, si va a informare e che mai nella vita avrebbe visto volontariamente uno speciale sulla SLA. Infatti le donazioni, ovunque, soprattutto in America, stanno arrivando, in misura ben superiore (anzi, neppure lontanamente paragonabile) a quelle dello scorso anno. Quando nessun geniaccio del marketing si era inventato lo stupido Ice Bucket Challenge.


(Nella foto Bill Gates di Microsoft che si sottopone a un'elaborata Ice Bucket Challenge dopo la nomination da parte di Mark Zuckerberg di Facebook)

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