Max Pezzali, Giuseppe Ganelli (Happy Days F.C.) e Debora. |
martedì 31 ottobre 2017
MAX PEZZALI FAN DI «HAPPY DAYS» * PAOLI, CAMMARIERE E REA LIVE PER TELETHON
lunedì 30 ottobre 2017
PRESIDENTE BERLUSCONI, FATTI GRAVI MINACCIANO LA LIBERTA' (POSSIAMO PARLARNE?)
Da sinistra, Silvio Berlusconi (Forza Italia) e il giornalista Franco Bagnasco |
ricorda l'estate 1996? Fu la "nostra" estate. All'epoca lavoravo per «Il Giornale» ed ero in vacanza in Liguria, nella placida Moneglia (Genova). Una sera in piazza si teneva il concerto di Enzo Jannacci, che seguii non per lavoro ma solo per il piacere di ascoltare un grande cantautore. Durante quello show, Jannacci, di diversa fede politica rispetto alla sua, dal palco, le augurò la morte. Così, freddamente, a brutto muso: «Muoia Berlusconi!». Rimasi molto colpito da una cosa così sgradevole, e (un po' perché fiutai la notizia), un po' perché non riuscivo ad accettarlo, mollai tutto e dopo il live andai dietro le quinte a intervistarlo. Jannacci si scusò, fece subito marcia indietro e ritrattò completamente, come può ascoltare nell'audio dell'intervista (un piccolo reperto) che riporto integralmente anche qui sotto. Inutile dire che l'articolo che derivò da quella sparata del cantante e dal mio successivo incontro con lui fece parecchio scalpore.
La difesi, Presidente. Ma non perché lei avesse bisogno di essere difeso da me, ci mancherebbe. E neppure perché lavoravo per il quotidiano della sua famiglia. Lo feci soprattutto per principio, perché ritenevo (e ritengo) inaccettabile che la lotta politica dovesse passare dall'augurare la morte all'avversario. Che squallore!
Sarebbe un po' come se si scoprisse che un personaggio pubblico, che cerca di contrabbandare a ogni piè sospinto la propria bontà e nobiltà d'animo in tutte quelle sedi plateali dove essa è richiesta, nella realtà minacciasse, umiliasse, intimidisse, insultasse i propri collaboratori, sino ad arrivare persino ad augurare loro il cancro. Una totale presa in giro per quel pubblico che ingenuamente crede a una rispettabilità che di norma si ritiene doverosa e compresa nel pacchetto, non trova? Già, ma chi potrebbe mai arrivare a simili abissi di squallore e meschinità?
Fatta questa premessa che indulge al ricordo, Presidente Berlusconi, arrivo al motivo per il quale le scrivo, nella sua veste di primario esponente politico: volevo chiederle un incontro per sottoporle di persona un documento in mio possesso. Un documento di preoccupante gravità che va contro i principi e i fondamenti stessi della libertà d'espressione sanciti dalla Costituzione. Un precedente grave. Qualcosa di incredibile, talmente illiberale e antistorico da risultare assurdo. Non fosse qui, palpabile, tra le mie mani.
Ritengo opportuno mostrare questo foglio anzitutto a lei, che è a capo di una forza che sin qui si è sempre distinta per la difesa dei diritti fondamentali dei cittadini. Vorrei sapere che cosa ne pensa, ma sono sicuro che anche a lei monterà la mia stessa, esterrefatta indignazione. È davvero importante parlarne, e le garantisco che, se vorrà ricevermi, avremo molto, molto da dirci. Per questo insisto e insisterò in futuro chiedendole un appuntamento (non appena le sarà possibile) in una delle sue residenze. Ci sono valori e principi condivisi troppo importanti per non essere salvaguardati in ogni modo. Sono certo che, vista l'importanza della cosa, non si sottrarrà a questo mio invito.
Grazie mille e buon lavoro.
(ex giornalista di «Tv Sorrisi e Canzoni»)
giovedì 26 ottobre 2017
IL CASO FRIZZI * LA RISERVATEZZA DELL'UOMO E L'ISTERIA DEI MEDIA
La malattia di Fabrizio Frizzi e l'isteria dei media. |
Lenozze Frizzi-Mantovan. |
A tempo debito sapremo meglio. Un po' meno comprensibile invece è la ridda di notizie contraddittorie che sono trapelate negli ultimi giorni su di lui: la rassicurante Rai di Mario Orfeo che ha intanto sospeso «L'Eredità»; l'ostinato allarmismo di alcuni siti, forse dettato dalla volontà malata di speculare sulla disgrazia per portare a casa qualche click; il tentativo dei giornali cartacei di piazzarsi a metà strada con quel po' di informazioni a disposizione; le contraddittorie twittate di addetti ai lavori e gente dell'ambiente che finiscono spesso in scia, come rumore di fondo. Un'incertezza che ha consentito a quasi tutti di dare il peggio. Mi spiace dirlo, ma non non è stato e non è uno spettacolo edificante.
martedì 24 ottobre 2017
CORREGGE LA GIORNALISTA DEL «TG5» E (IN)CLEMENTE MIMUN LICENZIA BIGNAMI
Clemente Mimun e Luigi Bignami, il giornalista messo alla porta. |
Sulla sua pagina Facebook l'incredulo Bignami ha dato la notizia del siluramento raccontando i fatti e il messaggio ricevuto da Mimun, con uno sfogo molto, molto amaro. Il video con la clamorosa gaffe della giornalista, che l'aveva presentato come un defunto, aveva fatto il giro del web e lo si può vedere qui sotto. Non so se la bella collega, Cristina Bianchino, abbia avuto un «cazziatone» dal suo direttore. Ma intanto, nel dubbio, il collaboratore esterno che non aveva fatto altro che correggere educatamente un errore è stato mandato a casa senza pensarci troppo. Così è la vita, oggi come oggi.
TUTTI I GIORNALI HANNO UN'ANIMA, MA I MANAGER NON LO CAPISCONO
La barca fragile sulla quale navigano i giornali. |
mercoledì 18 ottobre 2017
19 DICEMBRE: LO SHOW D'ADDIO DI ELIO E LE STORIE TESE? LO VOGLIO COME IL FUNERALE DEL PEROZZI
Elio e le Sorie tese pronti per l'addio. |
La locandina del concerto d'addio di Elio |
La cover di «Licantropo vegano» |
Elii, grazie di cuore. Vi dobbiamo molto, anzi moltissimo. Siete stati l'ironia in confezione deluxe della musica italiana, la brillantezza fatta testo e spartito. Raramente avete sbagliato un pezzo importante, e in mezzo a poca fuffa avete piazzato alcuni capolavori assoluti. Un po' come gli «Squallor», ma con un diverso stile e con un rigore compositivo-esecutivo che non ha eguali. Vi abbiamo voluto un bene dell'anima, e sempre ve ne vorremo. Adesso basta, sennò mi commuovo sul serio.
lunedì 16 ottobre 2017
«CELEBRATION»: LA DIFFICILE ARTE DI RIABITUARE IL PUBBLICO ALLA TV DI QUALITA'
«La Tv abbassa» - Serena Rossi e Neri Marcorè in «Celebration» |
Che cos'è, in sintesi, «Celebration»? È un programma di cover in confezione patinata. Un varietà classico (e di classe) quasi totalmente imperniato sulla musica e qualche chiacchiera (forse qualcuna di troppo) a fare da contorno. La musica in video, Sanremo e grandi eventi a parte, non ha mai fatto sfracelli sul piano dell'audience. Funziona molto meglio, invece, quando la rendi guitta, la trasformi in performance en travesti, come nelle imitazioni (sempre cover sono) di Carlo Conti nella gara di «Tale e quale show». Oppure la fai diventare strutturato perno condiviso della memoria collettiva («I migliori anni», ancora Conti). Il resto, fa sempre più fatica a emergere.
«Celebration» è un buon programma, poco strutturato ma da vero servizio pubblico, perché recupera la qualità. Merce rara e nobile. A partire dal talento commovente e indiscutibile di Serena Rossi e di molti ospiti. Sulla presenza di Ernesto Assante e sul pur simpatichino e brillantino Marcorè, avrei più da dire. Soprattutto, non fatelo cantare, perché non è il suo mestiere.
La qualità nel varietà, con gli standard al ribasso lungamente imposti dalla tv di oggi, necessità di più tempo per tornare a decollare. E il gusto non s'è mai formato in un giorno.
E poi, se «Celebration» ha racimolato solo l'11% e rotti al debutto è soprattutto perché andava a scontrarsi con la post corrida di «Tù sì que vales» di Canale 5 (guarda caso anche qui c'è beffarda guitteria, anche qui trovi il bel pezzo commovente e il caso umano che strappa la risata), che è la quintessenza del pop fatto televisione.
Da Rossi e Marcorè i cantanti (gente con la quale spesso non è semplice trattare) non vanno a travestirsi, ma a proporre cover di pregio. A fare performance di spessore. Non a caso ci trovi anche nomi maiuscoli, da classifica, non vecchie guardie in cerca di qualche euro e di un ritorno in auge.
mercoledì 11 ottobre 2017
LUCIO BATTISTI * NUOVA PUNTATA NELLA GUERRA INFINITA SUL SUO REPERTORIO
Lucio Battisti |
«La legge sul diritto d’autore - spiega l’avvocato Simone Veneziano, legale di Luca Battisti - prevede che nelle composizioni musicali con parole l’esercizio dei diritti di utilizzazione economica spetta all’autore della parte musicale. Nelle opere musicali frutto del sodalizio artistico tra Mogol e Lucio Battisti l’esercizio dei diritti di utilizzazione economica spetta dunque a Lucio Battisti e, dopo la sua morte, ai suoi eredi. Ne discende che, in caso di accoglimento della domanda giudiziale di Luca Battisti di risoluzione dei contratti di edizione musicale sottoscritti da Mogol e Lucio Battisti perinadempimento della Edizioni Musicali Acqua Azzurra S.r.l. - accoglimento da ritenersi altamente probabile, essendo l’inadempimento di quei contratti già stato accertato dal Tribunale di Milano - la gestione delle opere musicali di Lucio Battisti tornerebbe saldamente nelle mani dei suoi eredi». Intanto, in attesa che il giudice si pronunci, Luca Battisti ha diffidato i liquidatori ad astenersi dal disporre in favore di chiunque del catalogo editoriale della Edizioni Musicali Acqua Azzurra S.r.l. Il sipario sulle opere musicali di Lucio Battisti non è ancora calato.
martedì 10 ottobre 2017
I POOH ORA RICICCIANO DA SOLI: PRONTI AL VIA DODI BATTAGLIA E IL DUO FACCHINETTI-FOGLI
«Insieme» la cover dell'album di Robi Facchinetti e Riccardo Fogli. |
La copertina del cd di Dodi Battaglia |
Dodi Battaglia |
C'è «Strade», un inedito di Facchinetti composto con lo storico autore Valerio Negrini (in radio dal 13 ottobre) e il programma prevede anche due concertoni nell'aprile 2018 a Milano e Roma.
domenica 8 ottobre 2017
«BLADE RUNNER 2049» * C'È TANTA RAFFINATEZZA, PIU' CHE GRANDEZZA
Ryan Gosling e Harrison Ford in «Blade Runner 2049». |
Tra una seratina e l'altra passata con quello sfizioso ologramma della fidanzata nel suo bilocale in centro, Ryan rende conto alla capa, l'algida Robin Wright, che a sua volta risponde alla vice sciroccata del super capo Jared Leto. Lucido come Jeremias Rodriguez dopo qualche settimana di «Grande Fratello Vip».
Ryan, vammi un po' a scovare a tutti i costi quello strano modello di umano misteriosamente nato da automa che gira per la California andando a scombinare tutte le nostre granitiche certezze. Scava che ti scava, vuoi vedere che?
L'ambiziosa operazione di Denis Villeneuve, che confeziona il sequel di uno tra i film più sacri, visionari e tuttora moderni della storia del cinema, riesce a metà. Ci sono eleganza e fascino a profusione (il ragazzo ha una bella mano), ma è meglio evitare il confronto diretto con la Leggenda. Non a caso Ridley Scott l'ha soltanto prodotto, per mettersi al riparo da ogni critica.
Due ore e 32 sono troppe, persino per un onestissimo film come questo, ma consentono al regista di dipanare la sua poetica matassa. Harrison Ford ha l'età dei datteri, ma naturalmente ancora gliel'ammolla. Se se ne accorge Gianni Morandi, va in errore di sistema.
Non riesco a dargli più di 7 e 1/2, ma è comunque un buon voto.
È MORTO ALDO BISCARDI, IL BRUNO VESPA DEL CALCIO IN TV
Aldo Biscardi. |
Il Bruno Vespa del fuorigioco, del football che si faceva di volta in volta potere, teatrino, sottomissione, arroganza, inquisizione, blandimento, in un mix avvincente, a detta degli assidui frequentatori. E sempre portatore di notizie, particolare non da poco.
Ora che il molisano Aldo Biscardi, detto «Il Biscardone», se n'è andato, a 86 anni, è impossibile non tornare con la memoria alle sacre e variopinte tavolate frontali (oggi tanto care a Fabio Fazio) della sua creatura più nota, «Il processo del lunedì», capace a suo modo di rivoluzionare profondamente il linguaggio del giornalismo sportivo in tv. Spettacolarizzandolo come mai prima. Si battè a lungo per avere la moviola in campo, che proprio quest'anno debutta in Seria A.
Re delle gaffes e del trash, Aldone tesseva la sua tela in diretta, fra colpi di scena, telefonate a sorpresa e badilate di trash. Era forse un uomo di spettacolo prima ancora che un giornalista. Ma la sua autorevolezza non era discutibile. Anche perché nel suo studio in Rai passavano tutti i potenti dell'Italia (non solo) pallonara, come i politici da Vespa. Lo show, il suo show, veniva prima di tutto.
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