mercoledì 31 agosto 2011

RUMORS * IL MAGAZINE DI SKY È A RISCHIO CHIUSURA?

Sky Life, il magazine di Sky, che annuncia la programmazione mensile della piattaforma satellitare, sarebbe a rischio chiusura. Stando ai rumors, il destino della testata, diretta da Patrizia Ricci (nella foto), autrice ed ex giornalista di Tv sorrisi e canzoni, potrebbe sospendere le pubblicazioni. Non si conoscono al momento gli umori e le ultime decisioni del gruppo di Ruperth Murdoch, ma pare che il giornale - dato agli abbonati con un piccolo contributo - sia destinato a subire un ridimensionamento oppure a lasciare il posto alle sempre più diffuse guide elettroniche Epg o ad altre forme non cartacee di comunicazione agli utenti. In editoria, tutta la carta non sta attraversando un buon momento, complice la crisi e il modo sempre più diversificato ed elettronico di accedere ai contenuti. Il mondo sta cambiando, e i modi della fruizione televisiva sono in costante evoluzione. Aumenta a dismisura l'offerta di contenuti. Nonostante la sperimentazione non sia certo il punto di forza delle nostre reti. Soprattutto di quelle generaliste.

martedì 30 agosto 2011

FACEBOOK * LE EMORROIDI E LA MODA DEGLI APPELLI AL COPIA E INCOLLA

Otto milioni di italiani soffroni di emorroidi. Le emorroidi sono la patologia più importante del tratto retto-ano, e si scoprono grazie a un'accurata anoscopia. Se anche tu hai avuto o conosci qualcuno che ha avuto le emorroidi, COPIA E INCOLLA QUESTO MESSAGGIO SULLA TUA BACHECA. So che il 92% di voi non lo farà, ma il restante 8%, ovvero chi ha un cuore (e un ano), lo farà. Aiutando a far luce su una zona troppo spesso in ombra.

lunedì 29 agosto 2011

RUMORS * «AVANTI UN ALTRO», MA BONOLIS STAVOLTA HA PAURA

Anche Paolo Bonolis ha paura. Non pare vero per un bomber da ascolti, eppure il ragazzo è fatto di carne e ossa. Dai preparativi segreti del suo nuovo preserale di Canale 5 («Avanti un altro»), un quiz che ha tutta l'aria di seguire le orme del glorioso «Tira e molla», arrivano voci di un Paolino un po' a disagio, preoccupato per le sorti di un programma che nessuno può permettersi di sbagliare: né lui, né tantomeno la rete, per gli introiti pubblicitari che si porta appresso e il fondamentale traino al Tg5.
C'è Luca Laurenti, d'accordo. E la mano autorale è quella di Marco Santucci, l'uomo ombra di «Tira e molla», imperniato sulle telefonate trash del pubblico e i botta e risposta con Bonolis. Che funzionano se l'uomo è in piena forma, e rischiano di zoppicare se lui è un po' appannato. Questa volta i concorrenti da maltrattare, uno dopo l'altro, appunto, sono in studio. Come a «Ciao Darwin». Se sarà vera gloria, lo sapremo dal 5 settembre.

venerdì 26 agosto 2011

RUMORS * LA CONVIVENZA TRA «VERSIONE» BANFI E «MATRIX» VINCI, IL GIORNALISTA MODELLO


Il debutto de «La versione di Banfi» (che ammicca a quella di Barney), approfondimento politico di Retequattro firmato da Alessandro Banfi, è stato - diciamolo - un po' una fetenzia. Ascolti a dir poco zoppicanti e critiche perplesse. Eppure la rete lo tiene in vita e anzi lo ripropone in autunno. Il problema che si pone ora è la coabitazione con Alessio Vinci, il giornalista modello, o modello giornalista di «Matrix», by Canale 5. Banfi è uno dei suoi autori e di fatto il suo vice, e a quanto sembra non mollerà il ruolo per dedicarsi completamente al proprio programma. Vuole tenere i piedi nelle classiche due scarpe. Della serie, non si sa mai, coi tempi che corrono... Ma i due incarichi sono compatibili? Senza contare che stando ai rumors i due galli sarebbero destinati a condividere anche il pollaio, ovvero lo stesso studio, per ragioni di ottimizzazione delle risorse. Detta in volgare, per risparmiare. Si arriverà alle botte prima di metà stagione, oppure i ragazzi riusciranno a convivere?

giovedì 25 agosto 2011

SERENA ROSSI NE «IL CLAN DEI CAMORRISTI», CON STEFANO ACCORSI

Serena Rossi è una da tenere d'occhio. Non soltanto perché bella da togliere il fiato. Già da tempi non sospetti: quelli di «Un posto al sole», e da quando ha interpretato la sensuale Adriana Morreale ne «La vampa d'agosto», episodio cult de «Il Commissario Montalbano», accanto a Luca Zingaretti.
L'attrice napoletana ha appena iniziato a girare «Il clan dei camorristi», nuova fiction che porta il marchio di fabbrica del produttore Pietro Valsecchi (lo stesso del boom cinematografico di Checco Zalone), dove reciterà accanto a Stefano Accorsi. La regia è di Alessandro Angelini. 

mercoledì 24 agosto 2011

FORMENTERA (VILLA SONIA) * AFFITTARE UN APPARTAMENTO E FINIRE IN UN EX GARAGE

Prenotate le vostre vacanze? State attenti, perché potreste imbattervi nei curiosi metodi di lavoro di alcune agenzie turistico-immobiliari.
Ai primi di luglio 2011, con uno scambio di mail con SONIA MARTINEZ dell'agenzia "AIMET s.l." (www.housesformentera-ibiza.com, sito che fa capo ad "AGENCIA INMOBILIARIA MEDITERRANEA TORRES" di Madrid), che si appoggia sull'isola a "INMOBILIARIA SA PUNTA", ho prenotato e pagato 2 settimane di vacanza in 2 diversi appartamenti a FORMENTERA. La prima settimana avrei dovuto soggiornare nella struttura "VILLA SONIA". Qui sotto, pubblico la descrizione dell'appartamento inviatami dall'agenzia insieme con le foto di quello che avrebbe dovuto essere l'appartamento. Sono stato piazzato invece a mia totale insaputa nel caldissimo ex garage retrostante la vera proprietà. Uno spazio, anche fisico, ben diverso da quanto acquistato. Le mail che ho ricevuto dall'agenzia sono un documento a disposizione delle autorità e di chiunque me le volesse chiedere per rendersi conto direttamente della situazione. E le immagini che pubblico parlano da sole.
Ecco qui sotto la descrizione dell'appartamento fornita via mail dall'agenzia con le foto ricevute dalla stessa AIMET. Più in basso, le immagini (scattate da me) di dove mi hanno fatto realmente soggiornare e un video che ho realizzato sul posto.




 "DAL 16 AL 23/07
VILLA SONIA

Si tratta di una grande casa, ubicata in una pineta, a due passi dalla maravigliosa spiaggia di MitJorn, può andaré perfettamente a piedi. La casa è divisa in cinque appartamenti completamente indipendenti. Ci sono:monolocali per due persone e appartamenti da quattro e da sei. Ognuno con la sua propria terrazza coperta ed arredata, ideale per pranzi e cene all'aperto.

Il giardino è fornito di grande grill/bbq. Ideali per pranzi tutti insieme. Si trova a 200 m. del famoso BEACH CLUB "10.7" dove può godere di un tramonto spettacolare. I monolocali sono due e sono appunto un ambiente unico suddiviso in zona giorno con tavolo e sedie, cucina accessoriata, zona relax/notte con 2 letti e bagno completo con doccia. Ventilatore e TV satélite.
Gli appartamenti da quattro sono due e contano una camera doppia, un living con zona pranzo e zona relax/notte con 2 letti, bagno completo con vasca da bagno e cucina accessoriata. Ventilatore e TV satélite. Quello da sei conta due camere doppie, un living con zona pranzo e zona relax/notte con 2 letti, bagno completo con vasca da bagno e cucina accessoriata.

Questi appartamenti sono l'ideale per chi vuole godersi una vacanza di totale relax, lontano da rumori, caos etc. Nel prezzo sono comprese le pulizie di entrata ed uscita ed un cambio settimanale di biancheria".


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Ecco invece che cosa mi sono trovato al mio arrivo: un ex garage retrostante la vera proprietà. Faccio notare che detto garage (per l'agenzia unità Nr. 6, numero presente solo sulla chiave di accesso e non sulla porta o sull'ingresso, come negli altri casi) non rientra neppure fra i "cinque appartamenti totalmente indipendenti" descritti nel testo inviato dall'agenzia. In quanto è il sesto, non menzionato. Dunque, al di là della palese scorrettezza dei metodi dell'agenzia, che ha venduto al cliente qualcosa di non corrispondente, sorge spontanea una domanda: uno spazio di questo genere ha i necessari requisiti di abitabilità di legge? Ecco foto e video, che non hanno bisogno di ulteriori commenti:

AL BANO * C'E' ANCHE EMMA MARRONE AL SUO «MEA PUGLIA FESTIVAL»

Per vederle in tv, due serate su Retequattro, bisognerà aspettare settembre. Ma «Sorrisi» è già in grado di mostravi il parterre di ospiti della terza edizione del «Mea Puglia Festival». Evento organizzato da Al Bano Carrisi (nella foto) a Cellino San Marco. Un omaggio alla sua terra, anche in senso stretto, visto che l’evento si tiene nella vecchia masseria di famiglia: la Mea. Tra gli ospiti di quest’anno, quel Gianni Morandi col quale Al Bano sogna un giorno di poter effettuare un tour che coinvolga anche Massimo Ranieri. «Non dovranno cantare le nostre voci, ma le nostre storie di figli del proletariato del Nord e del profondo Sud. Pare che vogliano affidargli ancora Sanremo, e mi auguro che succeda. Gianni ha sempre dimostrato di valere». Tra un Roberto Vecchioni («Il nostro primo incontro fu a un Festival a Spalato, nel 1974, dove lui faceva il presentatore» dice Al Bano), e l’eclettico Lino Banfi («Ora starà in Puglia tre mesi a girare “Il commissario Zagaria”. È una persona garbata, più ricca in privato che in pubblico»), ecco che spunta l’esuberante Emma Marrone. «Mi chiama “Zio Alby”, e ormai è una realtà. Non ha voluto cachet: solo una frisella, e poi è scappata perché la sera stessa aveva un altro concerto a Matera». A proposito della sua partecipazione a «Baila!», il nuovo show danzereccio di Canale 5 messo sotto accusa da Milly Carlucci, Al Bano dice: «Parteciperò; le altre riflessioni le facciano i legali. L’unica condizione che ho messo, è ballare solo valzer. Niente roba strana».


(TV SORRISI E CANZONI - AGOSTO 2011)

martedì 23 agosto 2011

FICTION * ARRIVA «FAMIGLIA ITALIANA», CUOCHI NORD SUD CHE LITIGANO AI FORNELLI

Sull’onda del successo di film che propongono il classico dualismo Nord-Sud, Taodue e Wild Side girano per Canale 5 (andrà in onda nella primavera del 2012) la fiction «Famiglia italiana». È la storia di una coppia di cuochi meridionali (Giorgio Tirabassi e Lorenza Indovina) che approdano a Milano intenzionati ad aprire un locale tipico proprio di fronte al raffinato ristorante di un’altra coppia inossidabile: Fabrizio Bentivoglio e Debora Villa. Nel cast, dove figurano anche Antonio Catania e Teresa Mannino nei panni di due assistenti dei rispettivi ristoratori, c’è anche Rossella Brescia. Il suo non è solo un cameo: interpreta una giornalista del Gambero Rosso, critica gastronomica, che fa innamorare il buon Tirabassi (nella foto).

(TV SORRISI E CANZONI - AGOSTO 2011)

TELEMERCATO * MA CHE FINE FARA' MICHELE SANTORO?

Tempi duri per Michele Santoro, che dopo l’addio alla Rai e ad «Annozero», fatica a trovare  una nuova collocazione. Fallita la trattativa con La7, sembrava vicina la firma per Cielo, canale in chiaro di Sky. Ma il gruppo di Ruperth Murdoch si è affrettato a smentire. A sorpresa, proposta di Carlo Freccero (Rai 4): se Cielo riuscirà a far firmare Santoro, mi offro di dirigere la rete gratis. Come andrà a finire?
·L’arrivo di Paolo Ruffini (ex di Raitre) alla direzione di La7, dal 10 ottobre al posto di Lillo Tombolini, potrebbe far tornare in auge la trattativa con Santoro. 
 ·È stato fissato intanto il debutto ufficiale di Tgcom24 sul digitale terrestre: dal 28 novembre, sotto la direzione di Mario Giordano. Sei appuntamenti fissi, più spazi per le ultim’ora.


(TV SORRISI E CANZONI - AGOSTO 2011)

GIANNI MORANDI * ECCO COME MI DIFENDO DAI FANS ASSILLANTI

SAINT VINCENT - Prove tecniche di sopravvivenza. Quatto quatto, nella hall, lo avvicina il solito tipo, quello che non ti molla più, quello che ai tempi si era fatto mandare dalla mamma (non si capisce bene dove, certo non a prendere il latte) quello che: «Losachehotuttisuoidischi?», «Losachehovistotuttiisuoifilm?», «Losacheèmegliodalvivocheintv?», e lui, «il Gianni», spalanca un bel sorriso, risponde vago, cortese, ma intanto gli leggi negli occhi che ha già inquadrato l'avversario e sa come annientarlo. Perché in questi casi vai per selezione naturale: o tu, o lui. Poche mosse (una scusa, l'intervento del segretario o della solerte addetta stampa) e l'importuno va ko. Ma si rialza - oh, se si rialza, si rialzano sempre - e devi stare attento, perché può sbucare anche da sotto il tavolo. Quanti ne ha incontrati Morandi di tipi così in 38 anni di carriera? Migliaia. Eppure è ancora lì a raccontarlo. Questa sera e domani, alle 21, sarà lui l'ospite di spicco di Un disco per l'estate, in diretta su Canale 5 dal Palais di Saint Vincent per la conduzione di un Gerry Scotti in gran spolvero affiancato da Alessia Mancini. Diretta anche per l'emittente radiofonica Rds con i due ragazzi terribili di «Alto Godimento» Charlie Gnocchi e Joe Violanti (più uno spazio di «attesa» dalle 13 alle 15). Rosaria Renna sarà invece a Saint Vincent come rappresentante della radio. Voti Abacus e ospiti come se piovesse. Morandi, il Monghidoro-man, canta nove brani a sera. Praticamente, un concerto.

Morandi, l'assalto di fan e questuanti può diventare un problema...
«Giocando anche con la Nazionale Cantanti, mi arrivano dieci fax al giorno con le richieste più strane. Non si può accontentare tutti. Ci sono migliaia di associazioni. Collaboro anche con l'Unitalsi, volontari che portano i malati a Lourdes. Ma tutto non si può fare».
Però nel corpo a corpo si difende bene.
«Per forza. Arriva quello che si inventa di aver fatto il militare con te, quell'altro che mi ha incontrato all'autogrill nel '72 con la bambina, pretende che mi ricordi e se non gli dico di sì se la prende. Mi fermano per gli autografi anche mentre sto correndo e li svio con la scusa del fiatone. Ora poi si sono evoluti...».
Sarebbe a dire? 
«Arrivano col telefonino in mano, chiamata in corso, e mi chiedono di parlare con la madre, con la sorella. Con questi devo ancora capire come fare».
Però se mancassero... 
«Ah, be' certo, un po' mi mancherebbero, come successe quando vissi i miei 8-10 anni di oblio».
Dal quale uscì nell'81, conducendo proprio «Un disco per l'estate» e presentando «Canzoni stonate», di Mogol.
«Sì, ricominciai da lì, ma fu molto faticoso: avevo già quasi deciso di smettere di cantare, anche se ero ancora iscritto al conservatorio di Santa Cecilia. Quella canzone vendette pochissimo e il cammino fu ancora lungo: ci vollero altri sei anni prima di arrivare a Uno su mille e al vero ritorno».
Come ci si salva in questi casi, quando in una carriera si alternano grandi euforie e depressioni?
«Con la saggezza contadina di mio padre che mi ha sempre ripetuto "guarda che tutto può finire da un momento all'altro". Viveva ossessionato dalle tasse, lui ciabattino, ma in pratica montanaro, figlio di contadini».
Sbaglio o l'ultimo album, prodotto e scritto da Ramazzotti, ha venduto meno del previsto? 
«Ah, ma io l'avevo detto subito, a Eros: questo è un disco che richiede un po' di tempo per uscire bene, bisogna testare vari brani. Si può giudicare in un anno e mezzo. Comunque siamo a 160mila copie e ai recenti concerti di Milano al Palavobis ho avuto 27mila paganti. Parto a settembre con un lungo tour nei nostri palazzetti, per poi toccare Spagna e Francia».
Avrebbe accettato «Un disco per l'estate» se la sua presenza non fosse stata così massiccia? Se non fosse stato lei, in sostanza, il programma? 
«Beh, era una cosa diversa da Sanremo, una bella occasione... E poi mi piace quest'idea del lavoro trasversale, sia in Rai che a Mediaset. Non voglio essere un volto in esclusiva, anche se ho fatto quello show per Raiuno».
Che è andato benissimo, come quello di Celentano. Zero un po' meno.
«Se sei milioni sono pochi...».
Rispetto ai suoi ascolti da partita di calcio, sì.
«Consideri che Zero era il terzo ad uscire allo scoperto, forse la formula si era un po' usurata. Io non rifarei uno spettacolo del genere, ma oggi fra quelli che possono permetterselo ci sono Dalla, Venditti, De Gregori, lo stesso Ligabue. Ognuno farà audience in ragione del proprio pubblico».
 
(IL GIORNALE - GIUGNO 2000)

lunedì 22 agosto 2011

QUANDO IN TV SI COMINCIO' A SFRUTTARE LA CUCINA


Cuochino, cuocherello, cuoco. Com'è, come non è, lo Stivale televisivo - sia d'inverno che d'estate - si popola di camici bianchi, mestoli, pentole e soffici cappelli. ormai una regola, non ci si scappa. Sarà perché «Italiani brafa cente: pizza, spaghetti, chitarra mandolino», come diceva qualcuno; sarà che al rigore della ricetta che viene dispensata dall'alto di tanta maestria non ci sappiamo proprio sottrarre, resta il fatto che la video-tavola è sempre imbandita. E tutti pontificano, anche perché due uova al tegamino più o meno le sa fare chiunque. E poi, diamine, ci sono i cuochi da sistemare: quelli di famiglia, l'amico del potente, il tre forchette sulla guida Michelin che ha quel bel ristorantino tanto chic da ambire alla quarta, e via elencando. Senza contare che il reiterato passaggio televisivo genera per il suddetto homo fornellensis un indotto non indifferente: copertine di riviste di settore e no, perenni citazioni, anche a sproposito, nelle rubriche di gossip di Panorama e dell'Espresso e - soprattutto - loro, le temibili dispense di cucina. Arrivano come se piovesse e fanno guadagnare bene a fatica zero. Le trovi in edicola, a fascicoli, vanno avanti per tre generazioni e quando le inizi sai già che le finirà il figlio di tuo figlio dopo aver venduto casa e terreni dei tuoi avi. Ormai si lasciano in stecca, come a militare. Tutto ciò per dire che a diventare cuochi di corte o tele-cuochi, c'è tutto da guadagnare e nulla da perdere. Il paladino del genere è quel giargianella di Davide Mengacci, che su Rete 4 sta dando buoni risultati d'ascolto con Fornelli d'Italia; è recidivo, il nostro, dal momento che anche d'inverno, ne La domenica del villaggio, gira per l'Italia armato di forchetta infilzando metaforicamente solerti casalinghe indifese pronte a spiegare il segreto dell'involtino. Lui le guarda e le fa sue. La madrina, invece, è Antonella Clerici, un'altra che ci tiene assai. Al punto che - dopo aver piazzato un angoletto di cucina (tanto per gradire) nel suo ultimo, sfortunato programma Mediaset - ora è tornata in Rai e debutterà a settembre all'ora di pranzo con Mezzogiorno di cuoco. Titolo conteso, fra l'altro, a ulteriore dimostrazione del fatto che la cucina (come la medicina, guadagna terreno) è un elemento ormai imprescindibile del video. Sembra una contraddizione, dal momento che nessun apparecchio televisivo riesce ancora a trasmettere allo spettatore odori e sapori, eppure è così. Perché?, ci si domanda. In questo caso fa premio la scena, il rito, la preparazione della ricetta, il racconto stesso che genera in chi guarda la classica acquolina in bocca. Televisivamente in genere - altro paradosso - questi sono programmi assai sciapi, che si cerca di vivacizzare con una conduzione il più possibile briosa. Se mettiamo da parte Suor Germana e Wilma De Angelis, con i loro vecchi feudi in parte smantellati, l'approdo dei manicaretti in Tv ha origini antiche ma non antichissime. Professionalmente, lo si può far risalire ad alcune incursioni enogastronomiche di Vincenzo Buonassisi o Luigi Veronelli, ma a far virare il tutto verso la necessaria spettacolarizzazione è stato il solito Pippo Baudo. Fu lui a introdurre in Partita doppia (Raiuno) le prime gare fra salumieri intenti ad affettare il prosciutto di Parma decantandone i pregi e raccontandone la storia. Ecco, per parlare di intingoli in Tv a volte basta cambiare una vocale: dal sapore al sapere.

(IL GIORNALE - GIUGNO 2000)

sabato 20 agosto 2011

GOSSIP * ALTROCHE' MINETTI: BOBO VIERI A FORMENTERA E' NEL PARCO RAVIZZA (VANESSA)

C'è anche un prima del crash, un piccolo dietro le quinte.
Prima del pestaggio e del morso sul naso subito a Formentera dall'ex socio, Bobo Vieri se la spassava sull'isoletta delle Baleari tra una puntata al solito Rigatoni, al casa Anita e un'altra al Tanga, sulla spiaggia di Levante, dove si sarebbe volatilizzato con un trucco da consumato giargianella (della serie: torno subito) di fronte a un gruppo di turisti che volevano la foto ricordo con lui. A volte giocava persino a beach volley con gli amici al campetto, dettando le regole. Così, per gradire.
Altroché Nicole Minetti: il ragazzo tanto caro a Fabrizio Corona pare che se la spassi attualmente con Vanessa Ravizza, ex del Grande Fratello 9. La cosa non è ufficiale, ovviamente, ma ufficiosa. Lei ha mollato Alberto Scrivano e lavorerebbe al Pineta, la filiale della disco romagnola. Ogni tanto si incontrerebbero per flirtare a metà strada. Tra gli altri avvistamenti formenteriani di questo periodo, si segnalano Samantha De Greneth, Claudio Brachino e Gianmarco Pozzecco, sempre un po' sopra le righe. E poi ciò che resta (mediaticamente parlando) del muscoloso Costantino Vitagliano. Anche lui sempre in zona Rigatoni, come impone il dogma della visibilità, una sera sarebbe salito "per una doccia" a casa di amiche che alloggiavano proprio dietro il locale.

POMPE FUNEBRI * ANCHE I BECCHINI VOGLIONO LA LORO FICTION

La fiction dei mestieri umanizza chiunque. Spesso tende a rendere tutto più banale, certo, ma è innegabile il fatto che contribuisca anche ad avvicinare certi lavori un po' bistrattati alle simpatie dello spettatore. Si pensi al Maresciallo Rocca, dell'accoppiata di sceneggiatori Laura Toscano e Franco Marotta, che - dopo un diluvio di eterne barzellette - è riuscito nell'impresa di rendere più simpatici i carabinieri. Forse per questo anche una tra le categorie professionali più utili e meno considerate - gli impresari di pompe funebri, meglio noti come becchini - per bocca del presidente nazionale della categoria, Renato Miazzolo, rivendicano il diritto ad avere una fiction tutta loro. Ma come, si chiedono giustamente, va in onda chiunque: preti, suore, commesse, medici (fra poco sbarcheranno su Mediaset anche gli elettrauto), e noi non abbiamo diritto a essere raccontati come si deve? un'ingiustizia. «Una fiction sul nostro lavoro forse può fare un po' sorridere qualcuno - commenta Miazzolo -, ma certo sarebbe utilissima per farci conoscere meglio, per sgomberare il campo da certi luoghi comuni sulla sfortuna, dai troppi scongiuri quando la gente ci incontra per strada. Il nostro gruppo giovanile ha anche realizzato una pubblicazione da distribuire agli utenti contro questo fatto scaramantico. Lo slogan era: meglio capire che fare gli scongiuri. Siamo 5000-5500 in tutta Italia, da alcune stime forse parziali, e stiamo facendo un grosso sforzo di riqualificazione del settore: ci sono le grandi imprese di città, che svolgono anche 400-500 servizi l'anno, e quelle piccole, che si attestano sui 50-70. Purtroppo quando si parla di noi in Tv è quasi sempre nei telegiornali, con ironia - che posso anche comprendere, a volte, perché l'argomento si presta -, oppure con accenti negativi per descrivere le nefandezze di alcune ditte prive di scrupoli che spesso stanno negli ospedali a vendere morti. Queste danneggiano tutta la categoria». Miazzolo ha in mente anche come dovrebbe essere la fiction destinata a raccontare le imprese dei becchini: «Non certo comica o troppo comica - spiega -, ma semmai affidata a un bravo attore, una persona seria che al contempo non sia troppo seriosa, e che ce lo mostri come la figura dell'impresario di paese, che crea un rapporto diverso, un grande contatto umano con le famiglie; spesso l'impresario di paese affianca altri lavori a questo». In attesa che la provocatoria idea di Becchini venga raccolta da Raifiction o Mediatrade - e con tutta questa fame di fiction non è affatto escluso che possa accadere -, andiamo a scoprire quali altri lavori la prossima stagione saranno materia di sceneggiato Tv. La Rai, ad esempio, farà scendere in campo i camionisti emigranti di Almost America, con Massimo Ghini e Sabrina Ferilli, ma anche gli operatori e gli autisti di Cinecittà; senza contare la seconda serie di Commesse e la terza del Maresciallo Rocca. Mentre Canale 5 sarà invasa dalle parrucchiere e dalle shampiste de Il bello delle donne (con un cast tutto al femminile composto da Stefania Sandrelli, Virna Lisi, Nancy Brilli, Giuliana De Sio, Caterina Vertova, Antonella Ponziani), dagli Elettrauto (scritto da Roberta Colombo, Duccio Camerini e Franco Bertini) Valerio Mastandrea, Daniele Liotti, Marco Giallini), dai Camici bianchi, il cui cast è ancora da definire, e da un esercito di pompieri (118), per il quale si stanno cercando i volti giusti.

(IL GIORNALE - AGOSTO 2000)

venerdì 19 agosto 2011

FORMENTERA * PICCHIATO BOBO VIERI (CI VORREBBE UNA LAPIDE OVUNQUE)


Dopo la fine della storia con la sexy Melissa Satta, Bobo Vieri fa a cazzotti come può, dove può, quando può. Dategli tregua. Due mesi fa si consumò uno scontro al vertice a Milano tra lui e Fabrizio Corona, altro gigante del pensiero occidentale. Ieri mattina, invece, a Formentera, tra l'ex calciatore e il suo ex socio sotto la bandiera di «Baci & abbracci» (nome che oggi suona quantomai fuorviante), Roberto Adago.
Impegnato in una snervante partita a carte in spiaggia, Bobo nostro si sarebbe sbilanciato nella cavalleresca difesa di una cameriera, importunata dall'Adago (ma non troppo). L'uomo l'avrebbe morso sul naso, fra sedie e suppellettili volanti, per poi spedirlo al pronto soccorso dopo opportuna mischia a centrocampo con ferite lacero-contuse.
La guardia civil dell'isola delle Baleari starebbe ancora tentando di rintracciare Adago per spiegargli che il turismo vip va preso sul serio, ma possibilmente non a mazzate.
In attesa di capire quale altra scazzottata ci regalerà prossimamente il nostro straripante bomber, molti comuni italiani stanno pensando di adottare il modello Giuseppe Garibaldi. Una sobria targa nei luoghi toccati dall'immortale gancio destro, riportante la dicitura: «Qui visse, dimorò, soggiornò e scazzottò Bobo Vieri. I cittadini grati posero nell'anno di mala-grazia...».

ESTATE * SI SVEGLIA L'ITALIA SFIGATA DI PREMI E PREMIATI

L'estate è la stagione in cui attori sfigati e scrittori che nessuno legge, girano l'Italia in lungo e in largo per raggiungere sperduti paesini che vogliono assegnare loro una targa da cinque euro al chilo dopo aver organizzato pretestuosi premi para-culturali al solo scopo di avere in platea gratis (se va di lusso, rimborso spese) personaggi con un minimo di notorietà.

giovedì 18 agosto 2011

QUANDO LE DONNE DELLA TV (NELLE INTERVISTE) DICONO BANALITA'

Anche se non interpellata, parla di tutto, tranne che di televisione. E forse è meglio così. La showgirl televisiva media (ma anche gli uomini che affollano la piazza catodica non sono da meno) in cuor suo si sente una tuttologa, un Gigante del pensiero occidentale, e attraverso la stampa desidera rafforzare questa sua vocazione, eternarsi scolpendo parole alate perché ai posteri rimanga un segno tangibile del suo passaggio. In genere parla di se stessa, delle piccole cose, ma anche del mondo, della vita, persino di fisica nucleare, se occorre. E quasi sempre alla fine si convince che tutto ciò che la riguarda - ma proprio tutto - sia di interesse generale. «La trasgressione non esiste più - ha detto Elenoire Casalegno discettando di costume - tutto è banale, la normalità è la vera trasgressione. Chi è colpito da un nudo in Tv, adesso? Nessuno. Meglio tenersi belli coperti, ecco la vera trasgressione». Un'idea come un'altra. Forse era meglio l'altra. Anche Antonella Boralevi ha voluto essere profonda e, alla domanda se si fosse mai soffermata a leggersi nell'animo, ha risposto con accenti poetici e introspettivi: «L'ho fatto. Una sera, nella mia casa in collina, a Fiesole. Mia figlia suonava il pianoforte. Il cagnolino ascoltava, accucciato ai suoi piedi. Dalla finestra aperta si vedevano le ombre degli alberi e la luna. Un momento di pace assoluta. In quell'istante ho capito che lì stava la vita. In quella musica. In quell'atmosfera. Non nella vita frenetica di tutti i giorni». Ma un contributo ancor più forte è venuto da Catherine Spaak, che ha inchiodato l'interlocutore alla sedia con la risolutiva frase: «Davanti allo specchio? Mi sono sempre piaciuta. Anche nei momenti poco carini». Che dire poi di fronte a una Federica Panicucci che lascia sbalorditi rivelando: «Un giorno sono entrata in un bar per fare colazione e ho mangiato due panini col salame e uno col prosciutto». Rivelazione di portata clamorosa: di certo se ne occuperà il Sisde. E Maria Teresa Ruta, in versione infermieristica: «Se fossi una medicina, sarei un farmaco dolce: una pillola di ottimismo». Sempre meglio del sonnifero. Camminando spediti, si arriva a una Barbara De Rossi in vena di spietata autocritica: «Le donne non si sentono infastidite dalla mia immagine. Per strada mi fanno i complimenti, mai che dicessero: "Com'è bella". Ecco, magari mi dicono che sono più bella di persona». E a un'eterea Pamela Prati, confinante col giardinaggio: «Posseggo una soglia incantata, piena di fiori che è vietato calpestare, dove non entra nessuno». Ma c'è anche chi, come Ela Weber, puntualizza: «Il mio vero nome è Manuela: mi chiama così solo la mamma quando è arrabbiata». Per non parlare di Flavia Vento, che proclama: «Voglio essere me stessa». E' lì il problema. Di questi innocui florilegi, monumento al quotidiano chissenefrega, sono zeppi i settimanali, e un collega, Giorgio Dell'Arti, da anni si diverte a raccoglierli condensando le migliori uscite dei telepersonaggi che non accettano di essere rinchiusi solo nella scatola che li tiene in vita. Vogliono volare. Complici i giornalisti - perché, ammettiamolo, nella maggior parte dei casi è colpa nostra - che per fare colore li interrogano su qualsiasi tema dello scibile umano. Natalia Estrada l'ha ammesso: «Mi ha fatto sentire arrivata, anche se non si arriva mai da nessuna parte, il fatto che i giornalisti cominciassero a telefonarmi per avere la mia opinione su vari argomenti».

(IL GIORNALE - AGOSTO 2000)

«MAURIZIO COSTANZO SHOW» * UNA SERATA AL TALK PIU' FAMOSO D'ITALIA

Aò, che sei, 'ncefalitico?, mi urla nel padiglione auricolare una non meglio precisata «sora Rosa», dopo che le ho inavvertitamente pestato l'alluce nel bel mezzo di una coda che neanche al derby Roma-Lazio. Non è un ammasso umano senza meta: sono le 18,30 di un lunedì qualunque e mi trovo di fronte al Mito, sulla digradante scalinata d'ingresso del teatro Parioli, dove da tre lustri si consuma quotidianamente il tele-rito pagano del Maurizio Costanzo show. Niente pass, nessun contatto speciale. Sono lì come tanti altri, con un semplice invito chiesto alla redazione, voglioso di sedermi su quelle leggendarie poltroncine in simil-velluto rosso. Già, perché un tempo, quando ci si trovava in gita a Roma, le tappe obbligate erano San Pietro, il Colosseo e Piazza di Spagna. Oggi prima si cerca un posto al Costanzo show, tanto è gratis e chi s'è visto (in tv), s'è visto; poi, se avanza tempo, si fa anche un salto dal Papa... Ma torniamo in coda, sudati come Bonolis: la calca di fronte ai tre ingressi di smistamento è notevole. C'è il settore C, quello dei gruppi, che vede scatenarsi gli occupanti di un pullman da Ancona. Il B e l'A sono invece per i possessori di biglietti d'invito e per i riservati. Le file sono pressappoco della stessa lunghezza, ma nessuno varca la soglia. Che succede? «C'è stato un errore: sono stati distribuiti più inviti dei posti a disposizione. Ora purtroppo la sala è già piena, ci spiace...». La folla è quasi in tumulto, ma nessuno si arrende. Avverto solo un lieve disappunto misto a impotenza, però mi consolo: sono lì da appena 30 minuti e l'ora X sta per scattare, ma c'è chi giura di essere sul posto dalle 16,30. Dormiranno in sacco a pelo quei tanti senza biglietto che speravano (illusi) di accomodarsi in extremis? Domande senza risposta. Ma l'elenco degli ospiti è ghiotto, e spiega la ressa. Inutile dire che chi è fuori provvisto di regolare biglietto ingaggia una gara olimpica di improperi. Se avessero davanti Costanzo in persona, probabilmente gli tirerebbero il collo. E non è detto che a lui non faccia piacere. Anche la sora Rosa, 65 anni o giù di lì, stazzonata, col piede gonfio e un trucco che somiglia più al monoscopio che non a una rifinitura di Dalla Palma, ha perso la pazienza: «Che sòla!», sbotta. Poi tira verso di sé un'amica prendendola per il braccio, come folgorata da un'illuminazione, e la porta fuori dalla marea umana. L'arzilla signora in realtà ne sa una più del diavolo, e vuole attaccare direttamente la porticina d'ingresso laterale, quella riservata agli artisti e agli ospiti sul palco. Sono pochissimi i temerari che osano tanto. Le signore devono vedersela con un robusto uomo della security che ha l'aria di conoscerle benissimo e difatti le tratta come avanzi di galera. Segue un fitto botta e risposta italian-romanesco che si conclude con una lucida analisi corale della sora Rosa: «Ma annatevene a morì ammazzati, li mortacci vostri...». Ci provo anch'io, ma il caro, vecchio tesserino rosso serve a poco. Attendo con impazienza sulla porta sperando in un miracolo. Dopo qualche minuto passa una delle due responsabili dell'ufficio stampa, alla quale mi presento, rimediando il posto in una prima fila laterale. Mancano pochissimi secondi all'inizio del programma e mi guardo attorno: visto in tv il Parioli sembra gigantesco, invece è un teatro piccolissimo. E pensare che ha fatto un bene enorme a centinaia di guitti, fenomeni e scrittori.

(IL GIORNALE - LUGLIO 2000)

CARDINALE ERSILIO TONINI * «BUSI HA ATTACCATO IL PAPA PER AUMENTARE LA PROPRIA VISIBILITA'»

«Non posso che provare sofferenza e disgusto per le dichiarazioni di Aldo Busi all’Isola dei famosi. D’altra parte anche lui è un fratello, non amo distinguere tra buoni e cattivi come fossero due razze, e sono dispiaciuto per la decisione della Rai di estrometterlo ora da tutte le trasmissioni. Anche perché Busi è sempre stato uno scrittore molto provocatorio, estremo. Non mi si venga a dire che chi l’ha chiamato in quella trasmissione non sapeva che poi sarebbe arrivato l’inevitabile scoppio, il punto di rottura. Non voglio arrivare a pensare che fosse tutto concordato per fare audience, ma i fuzionari Rai e della produzione del programma non possono dire adesso di non sapere.
C’è un grande degrado della televisione, che dovrebbe essere invece un esempio, così come la Chiesa, per i nostri ragazzi. Arrivare a toccare il Papa, come ha fatto Busi, è molto grave, ma è ancora più grave l’imbarbarimento complessivo di questi show, dove si arrivano pronunciare espressioni lerce. Busi colpendo il bersaglio più alto, che è appunto il Papa, sapeva o credeva di aumentare il proprio valore e la propria visibilità».
Cardinale Ersilio Tonini

mercoledì 17 agosto 2011

«HANNA» * LA PICCOLA NIKITA CHE AMMAZZA MA NON LASCIA (A DESIDERARE)

Hanna (Saoirse Ronan) è un'adolescente tutta squartamenti d'alci e famiglia che il premuroso papà (Eric Bana) ha addestrato a uccidere fra i boschi della Svezia. Tra un agguato nel sonno e l'altro (non si può mai sapere, nella vita), non mancano gli esamini di cultura generale, per preparare la bimba a diventare una perfetta killer cosmopolita. Babbo, ovvìa, mi sento pronta. E dai che si parte, risvegliando dal sonno una perfida agente segreta della Cia (Cate Blanchett) per la quale un tempo paparino lavorava e che ammazzò di suo pugno la mamma di Hanna. È lei il bersaglio della bambina, giustamente vendicativa. Tra una fuga dal carcere e qualche occhio che salta, l'incontro con assassini omosex e un'incolpevole famigliola che fa scattare qualche impulso lesbo chic alla giovincella tutta pepe, la storia si dipana sino al parco giochi dei fratelli Grimm.

Favola moderna girata dall'onesto Joe Wrigt con catartici intenti e quel pizzico di pulp, assai di moda. Molto in parte la diafana protagonista, e ovviamente Cate Blanchett, perfetta nel ruolo di strega cattiva. C'è ritmo e qualche piccola incongruenza nel copione, ma in definitiva non ci si bada più di tanto. Il limite, al massimo, può essere l'eccessiva semplificazione di fondo. Se - come me - vi siete dormiti saporitamente almeno tre quarti di «Harry Potter e i doni della morte - Parte II», questa nikitina allo stadio embrionale per voi sarà manna dal cielo.

QUANDO I PERSONAGGI DELLA TV DIVENTANO MANAGER DI SE STESSI

MILANO - In attesa di appendere prosciutti, materassi e microfono al chiodo (dice che lo farà nel 2000 in Rai, ma vatti a fidare), Mike Bongiorno il lungimirante, sospeso tra Fabio Fazio e La ruota della fortuna, com'è noto ha annunciato in pompa magna: «Insieme con mia moglie e i miei figli, Micky e Nicolò, ho fondato la Bongiorno productions, per dedicarmi dietro le quinte alla produzione di film, video, programmi e spot pubblicitari». Insomma, per farla breve: «Mi metto in proprio e faccio Tivù». Se a dirlo, in tempi di pressioni fiscali da taglieggio, è qualsiasi comune imprenditore ritenuto di buon senso, ci si preoccupa per la sua salute mentale. Quando invece a pensarci seriamente è il re dei tele-conduttori - spremitura ulivesca a parte -, qualcuno ci pensa ed inizia ad annusare l'affare. Tanto che la schiera dei cosiddetti Vip del piccolo schermo che hanno deciso di diventare manager di se stessi aprendo su e giù per lo Stivale tante piccole o grandi fabbriche dei sogni, si allunga ogni anno a vista d'occhio. Uno tra gli ultimi a tuffarsi sul mercato è stato proprio quel Gerry Scotti ora alle prese sia con l'estivo Forza Papà!, il sabato sera su Canale 5 accanto alla Venier, sia con la registrazione della nuova serie della sit-com Io e la mamma, sempre per l'ammiraglia Mediaset. Quarantun'anni anni compiuti il 7 agosto, 14 dei quali passati accumulando danari ed esperienza con una messe di contratti firmati in esclusiva per Fininvest prima e Mediaset più tardi, il nostro un bel giorno ha deciso di investire nel mezzo televisivo. Tant'è che con il suo rubicondo impresario, Giancarlo Fontana, ha acquistato ed attrezzato in quel di Cologno Monzese, letteralmente a due passi dal cuore dell'impero del Biscione, uno studio televisivo, il Michelangelo, tra i più grandi e tecnologicamente avanzati d'Europa. Con le società Good time e Fontana & associati, il conduttore vi realizza produzioni proprie e per conto terzi (come è stato per Super, la classifica di dischi settimanale legata a Sorrisi & canzoni) e lo affitta per programmi di Mediaset e di altre emittenti. «Non che avessi palate di soldi da investire - commenta prudente Scotti -: solo che da 5-6 anni guadagno almeno il doppio di quel che posso spendere, e avendo mantenuto pressoché inalterato il mio tenore di vita, ho messo da parte qualcosa decidendo di diventare anche imprenditore». «Quello studio - sorride il conduttore di origine pavese -, che è un ex capannone dove facevano trafilati e che ha una palazzina attigua, ci è costato circa 5 miliardi, chiavi in mano, e probabilmente finiremo di pagarlo nel 2001. Non importa, perché questo mi permette e mi permetterà di gestire in futuro la mia persona in maniera diversa: di produrre fiction, sport, sit-com - come Io e la mamma - e di non essere più uno schiavo di questo mestiere». In realtà l'uomo che (per ragioni pubblicitarie) adora riso e telefonini si dedica già da qualche tempo a questa attività alternativa. «Il Michelangelo studio - dice - viene affittato da tempo per convention, eventi speciali, spot, riprese televisive in genere, e ogni anno facciamo dalle 8 alle 10 puntate per la Tv svizzera. Chissà che non mi riesca un giorno, avvicinandosi il momento in cui smetterò di andare in video, di realizzare il sogno di sempre: un programma sul mondo della vela fatto costeggiando il Mediterraneo e le sue bellezze naturali». Scotti non è l'unico esempio di artista-imprenditore. Da anni prospera in quel di Roma la premiata ditta Costanzo-De Filippi, titolare di alcune società, tra cui Fascino e Fortuna audiovisivi, produttrice del Maurizio Costanzo Show e di una serie di programmi a costo medio-basso basati sulle chiacchiere di gente comune. Trasmissioni però ad altissima resa: dal passato Agenzia matrimoniale con Marta Flavi, sino ad Amici, Amici di sera e Uomini & donne, di e con Maria De Filippi, moglie del giornalista un tempo taglia forte. E se Marco Columbro - che non perde occasione per ricordare di essere di religione buddista e seguace del Dalai Lama - si autoproduce cassette sul Tibet, un altro che ha investito in televisione è Corrado Mantoni, il quale nasconde dietro la sigla Co.ri.ma. le proprie idee, ad esempio come autore del Tira & molla passato dalla conduzione di Paolo Bonolis a quella di Giampiero Ingrassia, realizzate con la moglie Marina Donato ed un tempo con lo scomparso fratello Riccardo. Anche Fabrizio Frizzi e il fratello Fabio (già direttore d'orchestra ne I guastafeste) fanno ditta con il nome di Frizzi brothers, mentre Fiorello è titolare di una società - battezzata guarda caso Flowers - che si occupa quasi in toto della sua immagine e nella quale lavora principalmente la sorella Catena, detta Katy. Oltre allo sfortunato Alberto Castagna con il suo Studio C, c'è Enrico Papi, telepaparazzo quasi pentito ma iscritto nel registro delle imprese con la Enrico Papi videoproduzioni. Un altro esempio eclatante è quello di Lorella Cuccarini e del marito Silvio Capitta, in arte Silvio Testi: oltre a gestire una società di produzione, la Triangle productions, che fa il bello e il cattivo tempo in Mediaset, i nostri sono titolari del marchio della maratona benefica 30 ore per la vita e dell'associazione collaterale 1000 ore per la vita, che organizza stabilmente analoghi eventi di solidarietà. E se Raffaella Carrà e Sergio Japino pare abbiano chiuso un duraturo legame sentimentale, il loro nome però continua e continuerà a comparire insieme in ditta come curatori di Furore, con Alessandro Greco, su Raidue e del prossimo Carràmba, che fortuna!, nuovo varietà del sabato sera di Raiuno legato alla Lotteria Italia. Insomma, Dio li fa e il modello 101 li accoppia.

(IL GIORNALE - AGOSTO 1998)

GIANCARLO MAGALLI * «SONO STANCO DI FARE IL TAPPABUCHI»

«C'è una cosa in video, forse l'unica, nella quale non mi sono mai cimentato e che mi piacerebbe fare: il talk show. Un programma di parole in seconda o terza serata. Non una "marzullata", intendiamoci: ci metterei dentro un po' di ironia, un po' di cattiveria, sulla falsa riga dei programmi di David Letterman o Johnny Carson in America». Giancarlo Magalli, in Rai, è come il bianco nella moda: va con tutto, persino con la Carlucci. Uomo da pronto intervento (sono passate alla storia alcune sue celebri sostituzioni, come quella di Enrico Montesano nello scorso Fantastico, che colava a picco più del Titanic), ha un'immagine familiare ormai consolidatasi su Raiuno con programmi popolari come Fantastica italiana. «Per quello ho ricevuto anche i complimenti di Biagi, non so se mi spiego», dice con orgoglio. In attesa di debuttare a ottobre con Domenica in (dove ha sostituito in extremis, tanto per cambiare, Paolo Limiti) e il nuovo ciclo de I cervelloni, il nostro non rinuncia a sognare la sua Tv ideale. Anche perché quella che sinora l'Auditel impone è fatta soprattutto di minestre riscaldate. Ecco allora il miraggio di un Giancarlo Magalli show. «No - si schermisce - non ci metterei mai il mio nome, ma punterei sugli ospiti andando a fare prima un buon lavoro di ricerca. Però per realizzare questo progetto, anche se fosse in Rai - ironizza -, forse bisognerà aspettare che Costanzo finisca il suo talk, perché Maurizio non ammette molto la concorrenza nella sua fascia oraria protetta». Il sapido Magalli - due parole una frecciatina - non esaurisce lì i suoi progetti: «L'altra cosa che vorrei fare è una storia della televisione non didascalica; un grande varietà ben fatto, che riproponga le tappe più importanti della storia della Tv. Quello lo vedrei bene insieme con Baudo, come fu per Papaveri e papere. Se si parla di storia della televisione non si può prescindere da alcuni grandi testimoni, che però, caso vuole, militano tutti nell'altra scuderia. Una cosa è certa: mica lo posso fare qui in Rai con Limiti». Nonostante gli eventi lo smentiscano suppergiù ogni 15 giorni, Magalli in Rai non vuole più fare il tappabuchi, tanto che inizialmente pare avesse declinato l'invito a prender parte alla Domenica in con Solenghi: «Farla è sempre stato un mio desiderio - aveva detto - ma dopo anni di mestiere credo di non dover più dimostrare niente a nessuno e non potevo accettare che pensassero a me dopo aver interpellato la Zanicchi e Limiti. Se e quando vorranno propormi il pomeriggio festivo dovranno darmi carta bianca per formare il mio gruppo di lavoro e dirmelo con certezza almeno 3 mesi prima. Sono le mie uniche condizioni. Lo scorso anno mi garantirono tutto, mari e monti, poi all'improvviso mi trovai Michele Guardì come regista ed un progetto già mezzo definito. "Ma come, pensavamo che Guardì le andasse bene", mi disse il direttore Tantillo. Io risposi che erano già venuti meno all'impegno preso». Anche il buon Giancarlo, comunque, quanto a coerenza, non scherza.


(IL GIORNALE - AGOSTO 1998)

ALESSIA MERZ * «SONO VENDICATIVA: COLPISCO CON L'INTENTO DI DISTRUGGERE»

Una colomba che studia da falco. Niente di impegnativo: corsi per corrispondenza - d' amorosi sensi - con un pubblico che forse oggi la vuole più ironica e grintosa di ieri. Ti viene incontro "svolazzando", con tanto di reggiseno nero a balconcino, dove - complice la primavera - la tele-fauna espone la pregevole... flora. Tutto questo è Alessia Merz, 24 anni, showgirl e attrice trentina ormai naturalizzata romana. "Che dire?", commenta Marco Balestri, in video con lei su Italia 1 in "Candid camera café", "è carina, abbronzata, ha smesso di fumare; l' accento romanesco contrasta con questo suo aspetto nordico... sino a 13 anni aveva gli occhi neri! E poi è fresca, giovane, mi piace. Le altre sono un po' tutte cammellone". Sin qui Balestri, tanto per gradire. Ma veniamo a lei. Alessia, dopo la partecipazione a "Barracuda" si è rivelata la tua grinta. Qualcuno prima ti scambiava per la classica bella senz' anima? "Lo so, c' era questo rischio. Io in realtà sono l' opposto: un peperino. Il mio aspetto, i miei modi, i miei lineamenti dolci spesso hanno tratto in inganno la gente. Anche in video mi limitavo, ora sto iniziando a trovare la strada giusta". Vogliamo chiamarla timidezza? "Non è esatto. Io con gli amici scherzo, sono l' anima della compagnia. Ero castigata e mi frenavo sia per non essere strafottente, sia perché qualcuno mi consigliava male. Ma si può essere più brillanti senza esagerare. Mi piace molto l'immagine ironica della Ventura, e anche la Parietti, perché dice pane al pane. Cose come: "Sì, mi sono rifatta". Lo trovo bello". Dunque qual è la tua nuova strategia? "Nessuna strategia: sarò me stessa, una che non se la tira, che è carina, ma che punta sull' ironia. Per riuscire a catturare anche il pubblico femminile, l' involucro non basta". Da "Non è la Rai" ai calendari sexy di oggi è un bel salto. Sei cambiata? "L' unico mio calendario in circolazione non è autorizzato. Si tratta di un servizio di copertina per una rivista, che poi un' altra ha comperato e ne ha fatto un calendario. Di "Non è la Rai" ho fatto tre anni, ne avevo 18, ero una ragazzina. Oggi sono una donna". Dopo la partecipazione a "Un medico in famiglia" stai collezionando ruoli al cinema e nella fiction... "Il 13 maggio andrà in onda su Raiuno un episodio del "Commissario Montalbano" intitolato "La voce del violino", del quale sono protagonista. E la prossima settimana inizio a girare "Noi due inseparabili", un film di Mariano Laurenti nel quale per la prima volta ho il ruolo di una perfida mangiatrice d' uomini, che ruba il marito a un' amica. E' la storia di una compagnia di ragazzi che si trova in montagna per il week-end. Alla fine pagherò la mia meschinità". A proposito di cattiveria: quando lo sei stata, nella tua vita? "In genere, mai. Però sono vendicativa: se qualcuno tocca la mia famiglia o le persone a cui voglio bene, divento un panzer. A parole posso far star male chiunque. Vado e colpisco col preciso intento di distruggere". Quanti fidanzati hai avuto? "Quelli veri si contano sulle dita di una mano, anche meno. Ora vivo una bella storia della quale però non parlo. Non mi capita il colpo di fulmine: le persone le devo conoscere, mettere alla prova. L' ultimo ragazzo, ad esempio, mi ha conquistata con la normalità, trattandomi come Alessia e non come una donna di spettacolo. Pochi riescono a dimenticarsi della mia immagine pubblica. Invece io voglio che un uomo capisca che chiamarsi Giuseppa o Alessia Merz è esattamente la stessa cosa". Può anche essere, a patto comunque che Giuseppa... non cambi i connotati.

(TV SORRISI E CANZONI - APRILE 1999)

NATALIA ESTRADA * UN FIDANZATO E MEZZO ALL'ANNO

Natalia ne ha fatta... di Estrada. Gioco di parole un po' scontato per una donna che - invece - non è certo da saldo. Grintosa e determinata, sin da ragazza Natalia Estrada ha preso il coraggio a quattro mani, riuscendo a ottenere quasi sempre ciò che voleva. Anche quando le difficoltà da superare - accade a tutti noi - si accumulavano come le intricate trame di una puntata di "Sentieri". L' unica, spesso, è indossare la solita maschera - magari quella di Lara Croft, corazzata eroina del videogioco del momento - e tornare a combattere la vita di tutti i giorni.

Natalia, quando ha avuto lo stesso coraggio di Lara? 
"La mia è sempre stata una vita avventurosa. Ad appena 18 anni sono partita da sola da Gijon, piccolo centro della Spagna, per lasciare la bambagia familiare e andare a Madrid a imparare danza. Poi negli hobby: ho fatto rafting nei fiumi, lanci col bungee-jumping e per due anni parapendio, uno sport pericoloso. Ho smesso quando, dopo un lancio dal Monte Bianco, sono stata risucchiata come una particella di polvere dalle nuvole di una tempesta in formazione. Me la sono vista brutta".
 E con l' altro sesso? È una mangiatrice d' uomini?
"Ma nooo... Era l' immagine sbagliata che all'inizio si aveva di me, della spagnola aperta e disinibita. Io sono tutt' altro. L'unica cosa che divoro è il cibo: dalla fonduta alla pasta e fagioli, dai würstel con crauti alla trippa alla fiorentina. Lì sì che ci vado giù pesante".
Eppure al "Costanzo show", pochi anni fa, dichiarò di aver avuto una trentina di fidanzati. Uno e mezzo all'anno. Roba da Guinness dei primati... 
"Eh, vabbè, ma li ho contati dai tempi dell' asilo: dai primi documenti fotografici che mi vedevano con un altro bimbo, a quattro anni, mettendoci anche cottarelle e simpatie. E poi ho giocato sulle cifre sapendo che la cosa avrebbe fatto clamore. E ha funzionato, se tu oggi ti ricordi ancora".
Touché. Esiste un uomo che le abbia detto no?
"Sono sempre riuscita a conquistare chi mi interessava sedurre. Oddio, qualcuno mi è scappato, ma preferisco ricordare i trionfi, più che gli insuccessi. E poi, se vedo che uno non è minimamente interessato, mica insisto".
Lei, show-girl, e il suo attuale compagno, Valeriano Longoni, ballerino. Un classico del genere. Perché non un impiegato di banca? 
"Non frequento le banche... Poteva essere un macellaio, ma non vado a fare la spesa. O un commercialista, da sentire al telefono. Ma non credo negli amori stile 144. Alla fine è più facile trovare affinità con persone che si frequentano tutti i giorni, nel lavoro".
Quali terribili prove deve affrontare un uomo per conquistarla?
"Anzitutto il bagno in una vasca di coccodrilli... Scherzi a parte, a un uomo chiedo: rispetto, amore, coccole. E poi che non si rilassi, che non creda di avermi conquistata per sempre".
Tra questi film - "Voglia di tenerezza", "Nikita" e "Tutti pazzi per Mary" - quale la rappresenta di più?
"Alla fin fine direi "Voglia di tenerezza"".
Avrei scommesso su "Nikita"... 
"Lo so, lo credono in molti, ma al di là della maschera che spesso si indossa, anch' io ho bisogno di dolcezza".
Da uno a dieci, quale voto si darebbe? 
"Direi sette e mezzo: si può sempre migliorare...". Modesta. Dato lo standard elevato, restano in realtà pochi margini di miglioramento.

(TV SORRISI E CANZONI - APRILE 1999)

MARTINA COLOMBARI * «DAGLI UOMINI MI PIACE FARMI CONQUISTARE»

Un cuore nel pallone. In tutti i sensi. E occhi dall' azzurro acceso, che si abbassano al primo complimento, velandole le gote di quel rossore che contribuisce a far di lei una delle più belle del tele-reame calcistico. La carta della classe Martina Colombari, presenza femminile fissa di "Controcampo", il lunedì su Italia 1, l' ha giocata da tempo. A segnare il gol vincente è stato però il suo attuale compagno, Billy Costacurta, difensore del Milan. Quel che si dice un uomo fortunato.

Martina, hai mai avuto il cuore nel pallone? 
"Da quando mi occupo di calcio, tutti i giorni. Oltre alla puntata ci sono le prove, i servizi fotografici e le interviste. E' una carriera che comunque non ho intenzione di seguire per sempre, come fa Paola Ferrari. Non che non mi piaccia il suo stile, ma io non sono una giornalista sportiva".
E nella vita? 
"Credo che nella vita il cuore nel pallone non si possa avere più di tre, quattro volte, sino ad un massimo di sei o sette, quando si è veramente innamorati".
In Tv, dove vuoi arrivare? 
"Vorrei condurre il "Festivalbar" e poter essere me stessa, con un ruolo completo: ho studiato danza, recitazione e dizione. E' un lavoro che mi piace: andrò avanti ancora per una decina d' anni".
I tuoi amori. Si è parlato di Vialli, Tomba, e ora Costacurta. L' hai presa sul serio, la passione sportiva... 
"Sono coincidenze. E poi, a parte il lavoro che fanno, si tratta di persone normali. Se fossi stata con un direttore di banca, avrebbe fatto meno notizia".
Meglio uno sciatore oggi o un calciatore domani? 
"Meglio il calciatore: semmai gli insegno io a sciare".
Avete tempo per vedervi? 
"Le difficoltà si superano: l'importante è essere realizzati nei rispettivi lavori. Quando la sera ci ritroviamo a casa assieme, va tutto a posto. Non mi sarebbe piaciuto restare ad aspettarlo, facendo quella che va in giro a fare shopping".
Guadagni di più tu o il tuo compagno? 
"Lui, infinitamente. Tutti i giornali hanno scritto che la casa di 200 metri quadrati che abbiamo in centro a Milano l' ho comperata io. Smentisco: l' ha presa Billy, io mi sono limitata ad arredarla".
Sei veramente tifosa o, come molte tue colleghe, fai di necessità virtù? 
"Vado allo stadio da sempre e tifo Juventus, anche se questo è un anno da dimenticare. Poi adoro ballare in discoteca, mi piace il tango argentino e per beneficenza sto seguendo il centro di epilessia infantile dell' Ospedale di Bologna. Quando posso, passo un pomeriggio con questi bimbi, che spesso sopportano dosi fortissime di tranquillanti".
Che cosa ti piace e cosa non ti piace del tuo corpo?
"Mi piace il viso, e del resto non mi lamento: non cerchiamo il pelo nell' uovo".
C'è chi dice che ti sei rifatta il seno... 
"Ne dicono talmente tante... La verità è che ci sono in commercio reggiseni fantastici, con o senza ferretti (cose da donne), che aiutano molto".
Gli uomini li conquisti assecondandoli o contraddicendoli?
"Mi faccio conquistare. Adoro essere corteggiata con modi all'antica. In questo Billy è stato fantastico: molta classe, signorilità. Intendiamoci, mi basta poco: non pretendo di essere portata in aereo a mangiare aragosta su una spiaggia tropicale".
Se un uomo non si comporta come vuoi, come lo sistemi? Con una bella cura di... calcio? 
"Sì, con vitamine e sali minerali, per riportarlo sulla strada giusta... Scherzi a parte, non sono per i metodi forti, ma per il dialogo. Certo se lui vede bianco e io nero, non arriveremo mai al grigio: meglio chiudere subito. Però esigo rispetto: se mi manca di rispetto, può prendere la porta quando vuole".


(TV SORRISI E CANZONI - FEBBRAIO 1999)

giovedì 11 agosto 2011

TELEFILM * CHE NOSTALGIA PER I GOLIARDI DI MASH E HAPPY DAYS

A trent'anni, sono già orfani. Li vedi fare zapping tra un canale e l'altro (quando sei in crisi d'astinenza alla fine guardi di tutto, anche roba tagliata male, come i Film-tv del sabato di Raidue, quanto di peggio esista in natura) ma sono come zombie. Manca loro qualcosa. Una famiglia. Non una famiglia qualsiasi, va da sé, quella ce l'hanno più o meno tutti: la famiglia Cunningham, la combriccola di Happy days, Milwaukee, Usa. Se potessero resuscitarla, i trentenni italiani incollati al video - quelli che Gianluca Nicoletti con lucido e impietoso realismo chiama «i giovani vecchi» -, darebbero quanto di più caro. Futuri clienti del Paolo Limiti anno di grazia 2040, i non più ragazzi sulla trentina, quelli che non vogliono crescere, quelli un po' in carriera, quelli che qualche annetto fa si emozionavano, sorridevano, partecipavano alle avventure della banda di Fonzie e compari, cercano in realtà un ritorno agli anni belli. O meglio, non li vogliono mollare. Ora si illudono di aver trovato in Friends l'unico surrogato possibile a quelle goliardiche, amicali emozioni mai più ritrovate in video: anche lì si sorride, anche lì c'è cameratismo, anche lì c'è atmosfera. Epperò non è la stessa cosa. Epperò se nasci con Attenti a quei due (The persuaders, 1971, Tony Curtis e Roger Moore in stato di grazia) cresci con Happy days (dal '78) e ti fai il carattere contemplando la magia di M.A.S.H. (dal '79), tutto il resto poi ti sembra sbiadito come un programma di Luca Sardella. All'epoca, nell'inauguranda fascia preserale di Raiuno, c'era il rito: ti sedevi a tavola all'ora di cena e Arnold's serviva caldi caldi gli amorazzi Usa e getta di Fonzie e dei suoi timidi emuli. Ritchie il saggio, Potsie l'imbranato, Ralph la testa matta. Tutti bravi, tutti in parte, tutti irresistibili. Come quella volta che Ralph, pur di fingere un flirt con l'inesistente biondina di turno, si incastrava di spalle fra gli armadietti di una palestra e abbracciava voluttuosamente se stesso. Mano sinistra e mano destra incrociate che si auto-strusciavano sulla schiena in un inequivocabile impeto passionale e il gioco era fatto: qualcuno poteva cascarci. Non lo scafato Fonzie, naturalmente, che - Hey! - riportava subito tutti in riga. Tutti tranne mamma Marion, l'unica ad avere il sublime potere di ridimensionarlo insieme con papà Cunningham, dall'imbarazzante cappellone della Loggia del Leopardo. Perché alla fine, l'unica ad uscire vincente da Happy Days era la famiglia. La grande, pasticciona ma rassicurante famiglia americana. Che entrava in azione tutti giorni, alla stessa ora, sulle note di quella musichetta (alzi la mano il giuda che sostiene di non averla imparata a memoria) che faceva sognare e ti frullava in testa, come il 45 giri sul piatto del juke-box. Così, fra sorrisi, canzoni, moto, ammiccamenti, pomiciate, storie possibili e amori impossibili, volava via l'adolescenza di quei tanti che si specchiavano nel video. Ai ragazzi anni '90 le repliche di Happy Days non dicono nulla, o poco più. Tanto che le reti nostrane lo trattano spesso come il peggiore dei riempitivi. Ma per i trentenni, no. Per i trentenni è oro colato. Giù la maschera, non ce la faccio più, sono uno di loro, un reduce. Lapidatemi, ma ridatemi Danny Wilde e Brett Sinclair (Curtis e Moore). Ridatemi M.A.S.H., McIntyre, Pierce e Labbra di fuoco. Lo so, merito la pensione d'accompagnamento. A Milwaukee, naturalmente.


(IL GIORNALE - AGOSTO 2000)

STORIA DELLA TV DELLA (FINTA) BONTA'

Quanta cattiveria nasconde la Tivvù dell'insistita bontà. Quanta perfidia si cela sotto una lieve patina di buonismo a prezzo di saldo. Lo schermo trabocca di esempi di questo candore al curaro e a volte - distratti - manco ce ne accorgiamo, accontentandoci di una lettura superficiale di ciò che ci viene ammannito dai signori dell'etere. Un po' per pigrizia, un po' perché in fondo è pur sempre solo televisione, intrattenimento. E forse non vale la pena scaldarsi più di tanto. Il primo a camminare, con acume e leggiadria, su questo sottile confine fu - ancora una volta - Enzo Tortora, che con il suo Portobello (Raiuno ha intenzione di resuscitarne quest'anno una versione edulcorata) pose le basi di gran parte della Tv attuale. Le rubriche dei Fiori d'arancio, con una varia umanità di bizzarri cuori solitari a caccia di anime gemelle, e il Dove sei?, che prevedeva il reincontro di vecchi compagni d'armi, sottintendevano maliziosamente ironia per i primi in scena e caccia alla facile lacrima per i secondi. La ruffiana abilità del Tortora conduttore, faceva il resto. La prima rubrica ha partorito lo spietato (ma apparentemente buonissimo) Agenzia matrimoniale di Marta Flavi, nonché i lavori di tutti i suoi emuli; il secondo è l'ossatura portante di Carràmba, che sorpresa!, il gioiello di madame Pelloni: tra gli otto e i dieci milioni di spettatori ogni sabato sera sulla prima rete. Ma c'è chi ha saputo fare di più e meglio. Ricordate Scene da un matrimonio, con Davide Mengacci? Il programma (da un'idea di Gianni Ippoliti) andava a sfruculiare, con sorriso bonario e intento apparentemente solo cronistico, le nozze degli italiani. Fra parenti pittati, mamme piangenti, cappelli, miti, riti e bomboniere, ne usciva il ritratto agghiacciante di un'Italia (vera, verissima) oltre i confini del kitsch. Un capolavoro di programma, apparentemente buono ma cattivissimo negli intenti. Eppure la lettura che ne fece il pubblico fu diversa: non gradì la presa in giro e lo seguì avidamente come una mini-soap «de noantri». Tanto che Mengacci e soci furono costretti a modificare il taglio stesso della trasmissione: più fotoromanzo e meno ammiccamenti. L'Italia vera davanti al video si specchiava in se stessa e non gradiva le prese in giro, anche se velate. In queste ultime stagioni alcuni guizzi in questo senso sono venuti dal rassicurante - solo in apparenza, va da sé - Meteore (Italia 1) e da tutti i suoi cloni (Ma che mu). Mandando in onda gli artisti che trionfarono per una stagione per poi sparire dalle scene, non si fa solo un'operazione nostalgia. In realtà il messaggio che il pubblico recepisce è questo: hai avuto notorietà e guadagnato centinaia di milioni, quando io faccio una vita anonima e piatta, con un lavoro malpagato? Bene, tu però poi sei scomparso, hai finito di cantare, mentre io - tutto sommato - sono ancora qui. Il retrogusto, insomma, è un mix di invidia e vendetta postuma. Però spacciata per sano revival di ieri l'altro. Da lustri resiste, infine, il cinico confessionale de I fatti vostri di Raidue, passato attraverso le conduzioni di Alberto Castagna, Giancarlo Magalli, Massimo Giletti e Fabrizio Frizzi, che se ne è chiamato fuori non avendo abbastanza pelo sullo stomaco per reggere un programma simile, cassonetto per la raccolta differenziata di casi umani tra un premio, una busta giusta e una canzoncina con l'orchestra. Di fronte a programmi come questi si arriva a rivalutare persino il Luca Barbareschi di C'eravamo tanto amati. Il che è tutto dire.

(IL GIORNALE - AGOSTO 2000)

mercoledì 10 agosto 2011

MARZO MAZZOLI * IL DOMATORE DELLO ZOO DI 105 FA IL PIGRO A LINATE

Intercettato sabato scorso, nel tardo pomeriggio, vagamente immusonito, agli imbarchi dell'aeroporto di Linate (non si conosce la destinazione), Marco Mazzoli, il guru de Lo zoo di 105, aveva con sé un variopinto codazzo di persone. Al momento del controllo dei bagagli, dovendo affrontare il classico serpentone che conduce sino agli addetti del metal detector attraverso un percorso obbligato, ha approfittato dell'assenza di fila per togliere un paio di ganci dei nastri intermedi, arrivando alla meta con due lunghe chicanes in meno sul groppone. Niente di grave, ma dal grande capo del circo radiofonico più noto, è la minima trasgressione che ti potevi aspettare.

martedì 9 agosto 2011

«EVASORE FISCALE, PARASSITA DELLA SOCIETA'»: CI SARA' UN BOOM DI PENTITI

Un individuo dalla faccia truce, barba incolta, e la scritta che, solo a pensarci, incute terrore: «Parassita della società (evasore fiscale)». Invece di stanare gli evasori veri, cercando di salvare quel poco che c'è ancora da salvare della nostra economia quasi in bancarotta, il Governo si diverte a dar loro un volto fittizio, con uno spot che - immagino - farà morire di paura chi non paga le tasse. Dopo averlo mandato in onda, già si immagina la coda davanti agli sportelli dell'Agenzia delle entrate. Tutti pronti ad autodenunciarsi, con le mani in alto, in preda a un misto di drammatico senso di colpa e di palpabile preoccupazione. Gli evasori, si sa, sono sensibilissimi a queste cose: non ci dormiranno la notte e inizieranno ad autoflagellarsi. Ormai siamo bel oltre il ridicolo, quindi sotto anche con la réclame dell'evasore parassita. Non servirà a niente, ma almeno due risate (noi, e soprattutto chi evade) ce le saremo fatte.

MORGAN, VASCO, LIGABUE: I ROCKER CHE S'ATTACCANO (POI TI DICO DOVE)

S'attaccano. La nuovi moda dei rocker nostrani è attaccarsi a vicenda. Vediamo di ricapitolare: Marco «Morgan» (Morgan chi?, direbbe qualcuno) Castoldi attacca Vasco Rossi («Artisticamente, è morto a 27 anni»); il quale, invece di pensare alla salute, spara su Luciano Ligabue («Un bicchiere di talento in un mare di presunzione»). 
S'attaccano, s'attaccano... E mi vien voglia di consigliare loro qualcosa di non simpaticissimo - dipende dai gusti - a cui attaccarsi. Anche perché nella maggior parte dei casi sarebbe ora che si decidessero a sfornare qualcosa di nuovo, invece di rifare ciclicamente più o meno la stessa canzone.

ZUCCHERO «SUGAR» FORNACIARI * «IL MIO SEGRETO? MESCOLARE SACRO E PROFANO»

Non ce ne voglia Jovanotti, ma «Il più grande spettacolo dopo il Big Bang» è vedere mister Zucchero «Sugar» Fornaciari che affronta il servizio fotografico di queste pagine. «Quando sei pronto, dimmelo, che faccio l’asino» intima all’esigente fotografo. Per poi attaccare un rosario di suoni gutturali e vocali trascinate (a suo dire) funzionali alla migliore resa della raffica di scatti. Ogni tanto gli scappa un disperato «Perché?», ma poi esegue puntiglioso. E quando deve salire scalzo su un tronco d’albero mozzato, avvisa i presenti: «Facciamo attenzione, perché ho i piedini della Principessa Sissi…».


Zucchero, «Vedo nero» spopola. Com’è che alla fine arriva lei e imbrocca sempre la canzone?

«Beh, siamo nel 2011, ho iniziato a fare musica nell’81, quindi ormai sono 30 anni…».
E non si è neanche giocato il bonus delle celebrazioni per il trentennale…
«Lo farò a settembre, per il mio compleanno, all’Arena di Verona… Ma dicevo: scrivo canzoni, sono un cantante con una voce, grazie a Dio – così dicono fuori dall’Italia, più che qui – importante. E lo dicono colleghi come Bono, Sting, Solomon Burke, B.B. King… Insomma uno che rientra in quella fascia lì».
Fascia impegnativa…
«E quando scrivo, non metterei mai il punto. Per l’ultimo disco, “Chocabeck”, sono arrivato alla fine scegliendo fra 35 canzoni. Non ho mai pensato: ora ho due singoli, altri sono nel cassetto, ne metto uno vecchio, rinfresco il tutto, e il cd l’ho portato a casa».
La sua cifra, comunque, è ammiccare sempre a un mondo giocoso e godereccio.
«Uso un sacco di doppi sensi: è la mia parte goliardica, figlia della generosa Emilia; cose da non sottovalutare e non minori, che metto nei ritmi veloci. Se fai un disco tutto di ballate riflessive e spirituali, sai che due c…».
Mescolare sacro e profano.
«Sì, questo è il mio segreto, ed è lo specchio della mia produzione e della mia vita. Sono nato davanti a una chiesa, facevo il chierichetto, e andavo anche alla sede del Partito Comunista. Da allora sto nel mezzo, tanto in definitiva non mi convincono né una, né l’altro».
Lei dice che c’è più metodicità che ispirazione nel suo modo di lavorare. Dalle 9 alle 5, orario continuato. Un po’ ragionieristico, no?
«Sì, ma detta così sembra due più due, quattro. Intendo: più fai un mestiere creativo, più ti avvicini all’arte. La famosa ispirazione mi ha colpito una volta visitando la casa di “Via col vento”, in Louisiana. Altre due volte, in aereo. Ma la verità è che mi impongo di entrare in studio, a casa, anche se non ne ho voglia, anche se non c’è una ragione. Mi ritiro per sei mesi come in convento».
Ora et labora.
«Sì, ed è un sacrificio. Infatti non scrivo d’estate, solo autunno e inverno, col freddo, in intimità, senza distrazioni. E ora sono un marchio d’origine controllata: il pubblico sa che non esco con un disco se non ci sono almeno 10-11 canzoni volute, cesellate».
A proposito di convento: Baglioni dice che ci andrà, al momento di ritirarsi. Lei che cosa ne pensa?
«Io ne aprirò uno, ma come dico io. Con le suore che ti accudiscano in tutto e per tutto».
Perché ha cambiato cinque manager nella sua carriera?
«Con i manager all’inizio c’è un grande entusiasmo, poi alcuni si siedono, non sono più affamati, o attenti. Non ti possono più dare. Attenzione: io sono fedele. L’ultimo è con me da otto anni. Non faccio il divo capriccioso che dice: non mi basti più. Ma se li vedi assenti, e poi ti trovi solo…».
Ha bisogno di essere coccolato?
«Ma no, sono nato sul marciapiede. Però ho bisogno di una persona seria, che non si approfitti di me, delle mie fragilità, che non mi racconti balle. Ho bisogno di scambiare idee, di un mezzo creativo. La figura del manager è un po’ vecchia: molti artisti enormi non ne hanno più, oppure è la moglie o un vecchio tour manager fidato».
Quante volte ha dovuto obbedire ai discografici?
«Raramente. È capitato per qualche singolo da mandare alle radio. Io volevo qualcosa di più sofisticato, e loro spingevano per cose più commerciali. Spesso hanno avuto ragione loro: fosse stato per me, “Per colpa di chi” o “Senza una donna” non sarebbero mai diventati singoli».
Vasco Rossi ha detto: «Mi dimetto da rockstar». Che cosa ne pensa?
«Lui mi diverte da quando si usciva insieme, tanti anni fa. Io avevo la mia ex, che poi è diventata mia moglie, e lui la sua ragazza. Io andavo a Zocca e lui veniva a Carrara o Forte dei Marmi. Andavamo per trattorie. C’era anche il povero Franco Fanigliulo. Ci siamo sempre stimati. Ogni tanto fa uscite estemporanee, come posso farne io, ma è genuino, buono. Anche quando tira fuori qualche scerpellone… So perché lo fa, e non mi offendo».
Tipo?
«Una volta disse al Corriere: “Zucchero vuole scrivere un libro. Eh, figuriamoci…”. Come a dire: ci manca anche lui. Gli ho spedito un sms con una frase scocciata in dialetto, e mi ha subito risposto: ma no, non ho detto così, hanno capito male… La sua decisione è legittima: ha avvisato tutti che non vuole più avere una montagna sulle spalle, da sopportare. Vuole essere libero e leggero».
Lei lo sente questo peso?
«È notevole, glielo assicuraro: magari in Italia non faccio gli stadi che fa lui, ma metto insieme tour mondiali di un anno e mezzo, 150-200 date. Un frullatore. Pensa che a volte non mi alzi pensando: chi me lo fa fare?».
Non ha fissato una data di «scadenza»?
«Mannò. Vede, ci sono tre strade: o trovi un altro interesse molto forte che non ti faccia mancare la musica, o lasci, per scelta, all’apice, come i Beatles, Mina, Battisti. Oppure continui a fare questo mestiere solo perché ti piace, senza dover più dimostrare o fare gare assurde coi colleghi: quello ha fatto uno stadio, io ne voglio due. Quello ha la scenografia coi fantasmi, ne ordino una».
Nel suo approccio alla comunicazione esiste uno Zucchero prima e dopo il traumatico incontro con Staffelli di «Striscia»?
«Bella domanda. Ho sofferto molto per quella storia e non ho mai voluto pubblicizzarla più di tanto per non rimestare nel pentolone. Credo di aver subito un’ingiustizia e ho reagito in modo non diplomatico, dimenticando chi sono, cioè un personaggio pubblico. Ho reagito come Adelmo, non come Zucchero. Il pubblico però mi segue come e più di prima. Questa cosa non mi ha cambiato. Mi ha solo fatto diventare un po’ più furbo. Spero».
A posteriori possiamo dire che «Solo una sana e consapevole libidine» l’ha salvata non dallo stress, ma dall’Azione cattolica…
«Di certo dallo sport, e si vede» (sguardo sbarazzino mentre si accarezza lentamente la pancia)


(TV SORRISI E CANZONI - LUGLIO 2011)

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