giovedì 30 aprile 2020

CORONAVIRUS * FIORELLO: «L'APP DOVREBBE CHIAMARSI IMMANE, COME LA TRAGEDIA CHE VIVIAMO»


"È solo una telefonata di controllo, come fanno i genitori". 
Fiorello oggi è intervenuto a sorpresa a Non è un Paese per Giovani, il programma di Rai Radio2 condotto da Tommaso Labate e Max Cervelli dal lunedì al venerdì dalle 12 alle 14. Ha fatto un’incursione inaspettata, commentando - alla sua maniera- questi ultimi giorni di lockdown: "però domani vado a mangiarmi una pizza a Vibo Valentia". Come aveva già ironizzato qualche giorno fa Fiorello, che compirà 60 anni tra 15 giorni, torna sulla questione dell'uscita scaglionata per la ripartenza proposta da Vittorio Colao per proteggere gli over 60, ma ribadisce "sono sereno, Colao ha detto che non è vero e che i 60enni possono uscire". Fiorello, insieme a Tommaso Labate e Max Cervelli, ha provato anche a fare brainstorming sui possibili nomi da attribuire alla app per il tracciamento anti contagio da Covid19: "QUO VADIS in italiano vuol dire 'ndo vai e non lo so. STAI SICURO - la proposta di Labate - è la più buona. LIBERI TUTTI, proposto da Cervelli, meglio di no. Si presta a tante interpretazioni e rischiamo di avere troppa gente in mezzo alla strada. Io penso sia meglio IMMANE, come la tragedia che stiamo vivendo. Noi cerchiamo di sdrammatizzare, la situazione non è bella. La preoccupazione dell'economia ha superato quella sanitaria. Si comincia a pensare che se lo prendo lo prendo, ma voglio lavorare, perché quando non c'è un introito mensile è dura". E poi ha suggerito di ascoltare la nuova canzone di Checco Zalone dal titolo "Immunità di Gregge" perché ha sdrammatizzato come solo lui sa fare, su melodie alla Domenico Modugno. Molto bella.

martedì 21 aprile 2020

LOCKDOWN * L'USCITA INFELICE DI DE LUCA È STATA UN ASSIST PER FONTANA

Da sinistra, il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, e quello della Campania Vincenzo De Luca.
Lo scenario tragico della disfatta della Sanità lombarda ai tempi del Coronavirus ha consentito nei giorni scorsi allo sceriffo napoletano Vincenzo De Luca, Presidente di Regione, di fare un'uscita particolarmente infelice e divisiva: la speculazione d'immagine e di bottega sulla Campania eventualmente chiusa ai lombardi che reclamavano la riapertura del circo.
Apertura al 4 maggio che credo, lo dico da un po', sia difficile da mettere in discussione. Conte (che pure si è tenuto cauto e con l'occhio ben puntato a virologi ed esperti) sa benissimo che l'economia è alla canna del gas, che la gente a casa (lo vediamo ogni giorno anche qui sui social) sclera che è una meraviglia, e che questa situazione non può essere prorogata ancora. Pena un danno politico che lui stesso pagherebbe.
L'uscita infelice di De Luca (che come metodi e modi ricorda un po', in piccolo, l'ex sindaco leghista di Treviso Gentilini, quello che voleva sparare a chiunque e non a caso anch'egli ribattezzato «Sceriffo») ha consentito al Governatore lombardo Attilio Fontana di contrattaccare con una risposta molto intelligente e non divisiva per il Paese: «Caro governatore Vincenzo De Luca, sappia che qualunque cosa accada noi non chiuderemo mai la porta ai 160mila italiani, tra cui circa 14mila campani, che ogni anno scelgono di venire in Lombardia per farsi curare». L'ovvia risposta astuta e vincente di uno che sin qui le ha sbagliate tutte. Ma proprio tutte. Per non dire cose più impegnative. E che mi auguro passata la buriana se ne vada a casa (per sempre) con tutta la sua allegra combriccola. Ma che quando ha ragione e dice una cosa intelligente, va pur riconosciuto.

lunedì 20 aprile 2020

MATTEO SALVINI * SE NON SI TOGLIE IL TAPPO, L'ITALIA NON SI SBLOCCA

Matteo Salvini.
Finalmente leggo sui social, ultimamente provati da parecchie stranezze (eufemismo) e uscite politiche più o meno distorsive del reale (perché i fatti sono lì da vedere, e hai voglia a cercare di accomodarli perché torna utile alla tua parte, o incolpare i giornali che li raccontano) contrabbandate per somma equanimità, qualche analisi un po' più pacata, trasparente e razionale. Utopistica, forse, ma fa piacere se non altro (lo dico sinceramente, non ironicamente) notare l'impegno. Credo inoltre che sarebbe molto d'aiuto, per favorire processi virtuosi futuri nel Paese, togliere di mezzo figure impresentabili per come operano costantemente, a danno del Paese stesso e per mero e sciacallesco tornaconto di bottega. Con questi personaggi sulla scena (anche se si sono già dati un aratro sui piedi da soli nell'agosto scorso e ora giocano carte disperate), purtroppo, non si va da nessuna parte. Hanno puntato tutto (e l'hanno fatto loro, non altri, solo i ciechi non se ne rendono conto) sull'estrema polarizzazione e sull'odio, e ora ne raccolgono tutti i frutti. Lo valutino bene coloro che si svegliano soltanto adesso (meglio tardi che mai, alleluja!) ma che sin qui hanno dato loro con grande entusiasmo corda, spago e tutta la matassa.

P.S.
Dalla parola "Credo" in avanti la costruzione è un po' involuta ma significa #salvinimerda.

domenica 19 aprile 2020

CORONAVIRUS A PAVIA * ALL'ASTA BENEFICA LA CHITARRA DI DRUPI BATTE PEZZALI, SCOTTI E DE FILIPPI

In alto, Drupi. Sotto, da sinistra, Max Pezzali, Gerry Scotti e Maria De Filippi.
Alla fine, a sorpresa (ma neanche tanto, e poi vedremo perché), la chitarra di Drupi ha battuto tutti. Compreso il giubbotto Harley Davidson di Max Pezzali. Per non parlare della maglia del Milan messa sul piatto da Gerry Scotti e dei due biglietti per la finale di Amici 2021 regalati dalla regina della tv Maria De Filippi. Fanalino di coda tra i Vip.
L'asta benefica on-line «Pavia respira!», promossa da Lara Vecchio e Raffaella Costa per raccogliere fondi nella lotta al Coronavirus, si è chiusa ieri alle 18 con un incasso di tutto rispetto: 24.189 euro.
Che andranno al Policlinico San Matteo e alla Croce verde pavese. La cifra è da considerarsi provvisoria perché ora il notaio dovrà effettuare tutte le verifiche di onorabilità. Finché non arriveranno i bonifici bisogna usare il condizionale, ma l'importo al momento è questo.


La mitica chitarra di Drupi.
La chitarra verde che Giampiero Anelli in arte Drupi suonò in America anni fa per registrare «Piccola e fragile» ha chiuso a 1.410 euro, ed è stato uno tra i lotti più combattuti in assoluto. A seguire (sempre nella graduatoria dei personaggi di spettacolo pavesi) viene il giubbotto indossato da Max Pezzali, che si è attestato sui 1.320. Al terzo posto, con 430 euro, la maglia del Milan con dediche personalizzate che fu regalata a Gerry Scotti e che a sua volta l'ha donata all'asta. Quarta e ultima posizione, con 310 euro, per i due biglietti della finale del talent di Canale 5 prodotto e condotto da Maria De Filippi.

I due personaggi del mondo della musica battono senza appello quelli della tv. Exploit di Drupi a parte, come è possibile, ci si domanderà, che i contributi di due cantanti battano quelli di popolarissime star televisive dall'audience e soprattutto dai guadagni milionari? Semplice: anzitutto la musica crea, da sempre, maggiore mitizzazione degli artisti. Poi va considerato anche il puro valore economico degli oggetti donati. Una chitarra e un giubbotto di marca valgono a prescindere sicuramente più di una maglietta, anche se di Serie A, e di due biglietti per uno show televisivo. Ma quando si fa beneficienza non bisogna guardare troppo all'entità di ciò che viene donato, anche se si ripercuote sul risultato finale. Ciò che conta è il pensiero.
Per la cronaca, l'oggetto di «Pavia respira!» battuto al valore più alto, 3.500 euro, è stato il pallone del triplete, quello utilizzato per la finale di Champions League 2010, donato da Marco Civoli

sabato 18 aprile 2020

HO DECISO DI DIRE BASTA ALLE ANALISI POLITICHE SUI SOCIAL

Ogni giorno me lo riprometto: basta con la politica sui social. Basta commenti o piccole analisi situazionali. Basta con quelle riflessioni più o meno condivisibili, più o meno azzeccate. Anche se a volte viene spontaneo farle. Invece no, bisogna smettere. Sono tutte cose che avvelenano l'anima. E a volte fanno litigare anche tra vecchi amici, non dico fra marito e moglie. Quelli litigavano di gusto già prima.
Sì, diciamolo una volta per tutte: basta. Perché su Facebook è esattamente come essere al bar. Perché scrivi una cosa e magari ti tocca leggere sotto il commento (di cui in genere non ti può fregar di meno, ammettiamolo) di quello che magari è sobrio, magari è al quarto bicchiere e che per dimostrare di averlo più lungo di te parte con un pippone (più o meno intelligente, più o meno delirante) di tre cartelle. E magari ti tocca anche rispondergli. E non hai tempo. O non hai voglia. O entrambe le cose.
Ragazzi, vi rivelo un segreto: l'abbiamo tutti cortissimo. Rispetto a qualsiasi immigrato africano, per esempio. E lo so, dà noia, ma è così. I commentatori dei post dovrebbero sapere che possiamo competere al limite con cinesi e giapponesi. Con il mondo asiatico siamo messi abbastanza bene. Ma guarda se vanno mai a postare il loro arguto pensiero là sotto. Mai. No, vengono a rompere le palle a te, distillando scienza. Hai la tua bella bacheca: usala.
Dunque basta. Basta con questa politica che mi e ci esce dalle orecchie. Insistita, piazzata ovunque. In modo a volte pretestuosissimo. Usando un messaggio, un media o uno stratagemma (basico, in genere, perché saremo anche scemi ma ce ne accorgiamo) per veicolare altri messaggi di parte. Faziosi. Ma fingendo equidistanza. Sì, ho scoperto che c'è anche chi scrive commenti qui sopra credendosi equidistante, dispensatore di equilibrio; osservatore super partes delle cose. Non qualcuno con una visione un po' partigiana, come tutti noi. Che a volte la rende sfacciatamente palese perché è divertente così, e a volte cerca invece di fare analisi meno schierate. Ma è comunque un'illusione. Perché mi tocca svelarvi un'altra cosa: non esiste testo (soprattutto politico) che riesca a essere scevro da una lettura che in fondo è di parte. Io, col mestiere che faccio, ogni tanto ci provo, a volte fatti alla mano. Ma vorrei scriverlo sopra, bello grosso: «È comunque soltanto il mio cazzo di parere». Poi la modalità assertiva fa parte dello stile giornalistico. Ma questo è un discorso che ci porterebbe lontano.
Qundi da oggi davvero - lo giuro - basta. Basta con la politica.
Salvini merda l'ho già detto?

venerdì 17 aprile 2020

«PAVIA RESPIRA!» * TANTI VIP PAVESI PER LA LOTTA AL CORONAVIRUS

Pavia, respira! È il nome che le giornaliste pavesi Lara Vecchio e Raffaella Costa hanno scelto per l’asta benefica organizzata per supportare l’attività del Policlinico San Matteo e della Croce Verde pavese nella quotidiana battaglia che stanno affrontando contro l’emergenza sanitaria e sociale del Coronavirus.
Prezioso e incondizionato l’appoggio che ci è stato subito garantito e fornito dal Sindaco Fabrizio Fracassi e dall’Assessore alla cultura del Comune di Pavia Mariangela Singali Calisti e con altrettanto entusiasmo e impegno personale si sono attivati in appoggio al progetto i parlamentari pavesi Gian Marco Centinaio  e Alessandro Cattaneo.
 ‘Ho accolto senza esitazione l’invito a sostenere concretamente questa bella iniziativa – dice il Sindaco Fabrizio Fracassi – perché Pavia deve essere grata e garantire il miglior sostegno possibile al Policlinico San Matteo e agli uomini della Croce Verde che stanno combattendo per tutti noi una battaglia difficile. In modo particolare siamo orgogliosi del ruolo di primissimo piano affidato a livello nazionale alle eccellenze pavesi del nostro San Matteo. Per questo abbiamo affiancato l’iniziativa chiamando a raccolta il mondo dello sport locale e nazionale e, attraverso il nostro Assessorato alla cultura,  tutti gli artisti pavesi che hanno risposto con grande entusiasmo”.
Un’iniziativa accolta con grande sensibilità anche dal mondo dell’impresa, da Confindustria Pavia, e da tanti personaggi pavesi ai quali è stato chiesto il sacrificio affettivo di separarsi da oggetti cari, ricordi personali, professionali, pezzi di storia di famiglia o di storia del nostro territorio. Oggetti del cuore, insomma, che passando di mano in mano possano metterci in condizione di raccogliere un contributo da destinare a chi affronta in prima linea questo momento storico così drammatico.
 L’intero ricavato dell’asta sarà devoluto per il 70% al IRCSS Policlinico San Matteo e per il 30% alla Croce Verde pavese.
L'asta on line, fissata per sabato18 aprile SU QUESTO SITO, si svolgerà con il Patrocinio del Consiglio Notarile di Pavia, sarà gratuitamente gestita, coordinata e bandita dal notaio Diego Apostolo, gia' Notaio del Distretto di Pavia e oggi partner dello studio de Vivo-Tacchini-Cecala & Associati, che ha sposato la causa mettendosi a disposizione dell’iniziativa.
Un particolare ringraziamento va agli artisti pavesi Max Pezzali (che metterà all’asta uno dei suoi mitici giubbotti Harley Davidson), Maria De Filippi (con due posti garantiti tra il pubblico della finale di Amici 2021) e Gerry Scotti (che ha donata una maglia personalizzata regalatagli dai giocatori della sua squadra del cuore, il Milan) subito disponibili per una causa che sta tanto a cuore alla nostra città. Da non dimenticare, infine il mitico Giampiero Anelli, in arte Drupi, con la chitarra usata per incidere due lustri fa in America il Best of contenente «Piccola e fragile».
Tra i pezzi forti segnaliamo un’opera dell’artista pavese, una ballerina realizzata appositamente da Marco Lodola, il pallone ufficiale del ‘triplete’ nerazzurro che il giornalista Marco Civoli  ha raccolto a bordo campo al Bernabeu al termine della finale di Champions League tra Inter e Bayern Monaco nel maggio del 2010 e per gli amanti del basket legati ai momenti di massimo splendore della pallacanestro pavese, imperdibili saranno i cimeli messi all’asta dalla famiglia Ravizza (la locandina originale e il pallone firmato da tutti i giocatori di Annabella e Fernet Branca in occasione della partita evento organizzata in occasione dell’inaugurazione del Palaravizza intitolato alla memoria dell’indimenticabile Giuliano Ravizza) e da Barbara Bandiera che ha donato memorabilia legate alla sua presidenza e al suo rapporto esclusivo con il grande campione Oscar Schmidt.  Sempre dal mondo del basket pavese arrivano anche maglie di peso da Gianmarco Bianchi,  ex presidente Edimes (Gallinari, Bellina, Cooper, Falerni ).
 Prezioso il contributo dell’ Europarlamentare Angelo Ciocca che dona una maglia autografata dallo storico capitano dell’Inter Xavier Zanetti.  Ernesto Pellegrini, ex presidente dell’Inter mette all’asta due libri del centenario dell’Inter in edizione limitata e tre palloni firmati dai giocatori nerazzurri. E per gli appassionati di motocross una vera chicca: la maglia del 9 volte campione del mondo Antonio Cairoli donata da Luca Gualini. Originale e divertente il contributo degli Autogol che mettono all’asta la loro partecipazione a una cena di fine stagione del gruppo di fantacalcisti pavesi che faranno la migliore offerta. 
E ancora sarà messa all’asta una cravatta di Silvio Berlusconi, donata da Alessandro Cattaneo e grandi vini per grandi intenditori donati dal Consorzio del Buttafuoco storico, dal titolare dell’Hotel Moderno Giovanni Merlino e dalla Cantina Giorgi.

L’asta on line Pavia, respira! È fissata per sabato 18 aprile A QUESTO LINK e sarà bandita dall’Avv. Diego Apostolo, Notaio con sede a Opera.

Il programma per l’aggiudicazione dei 60 lotti (link) sarà suddiviso in due sessioni:

- al mattino dalle ore 9:00 alle ore 12:00 saranno banditi e assegnati i lotti compresi tra il numero 26 e il numero 60
- al pomeriggio dalle 15:00 alle 18:00 saranno banditi e assegnati i lotto compresi tra il numero 1 e il numero 25


Per poter partecipare sarà necessario accedere alla pagina web dedicata che verrà comunicata nelle 48 ore precedenti all’asta dove troverete la lista dei lotti con l’indicazione di ogni singola base d’asta dalla quale partiranno i rilanci. Un contatore segnalerà per ogni lotto e per tutta la durata dell’asta, in tempo reale, l’importo della migliore offerta ricevuta dalla quale ripartire con un rilancio compreso tra 1 e 1000 euro.
Il sistema chiederà all’utente la compilazione di un form di registrazione, l’accettazione dell’informativa sulla privacy e l’attestazione relativa alla veridicità e dell’esattezza dei dati riportati nel form di registrazione, con assunzione di ogni responsabilità, civile e penale, per il caso di indicazione di dati falsi, mendaci o inesatti.
Chi vorrà partecipare all’Asta relativa a diversi lotti dovrà, pertanto, effettuare tante registrazioni quanti sono i lotti di interesse, riportando nuovamente e per ciascuno di essi i dati sopra specificati.
Le registrazione saranno aperte solamente nelle ore di sessione di ciascuna Asta: tra le ore 9:00 e le ore 12:00 per la prima sessione; tra le ore 15:00 e le ore 18:00 per la seconda sessione.
L’Asta si concluderà con l’aggiudicazione provvisoria alla chiusura delle singole sessioni.
Ad Aste chiuse, entro e non oltre la giornata del 21 aprile 2020, il notaio banditore provvederà a contattare, singolarmente, gli aggiudicatari provvisori di ciascuno dei 60 lotti.
Questi ultimi, ricevuta comunicazione ufficiale, avranno tempo 72 (settantadue) ore per inviare alla e-mail comunicata dal notaio banditore: (a) copia del documento di identità (b) codice fiscale (c) documentazione bancaria comprovante l’avvenuto bonifico di importo pari all’offerta effettuata (d) il modulo antiriciclaggio fornito dal notaio e debitamente compilato.

In caso contrario, il lotto verrà provvisoriamente aggiudicato via via al successivo miglior offerente, il quale dovrà procedere nei medesimi termini e modalità di cui sopra.
I riferimenti del conto dedicato sul quale effettuare i versamenti sono i seguenti:

IBAN: IT10U0623009480000030628155.
Intestazione: STUDIO NOTARILE ASSOCIATO DE VIVO TACCHINI CECALA & ASSOCIATI.
Banca: CRÉDIT AGRICOLE ITALIA S.P.A., MILANO AGENZIA 30 – 00054, VIA TURATI 40, MILANO, MI, 20121.

Solo a espletamento avvenuto delle suddette formalità l’aggiudicazione potrà considerarsi definitiva.

La consegna dei singoli lotti è prevista nel corso di una serata-evento che verrà organizzata dai promotori di “PAVIA, RESPIRA!” in una data fissata non appena verranno revocate le restrizioni di distanziamento sociale.

martedì 14 aprile 2020

CORONAVIRUS, OSPEDALE IN FIERA * A CONTI FATTI, UNA BUFFONATA PROMOZIONALE

Da sinistra: Silvio Berlusconi, Attilio Fontana e Guido Bertolaso.
Se la lotta al coronavirus in Lombardia parte da loro, purtroppo
non siamo messi bene.
È un vero peccato (mi ero lasciato andare anch'io a un cauto ottimismo, ma per carità d'Iddìo, me ne pento subito) che l'ospedale Covid-19 attrezzato alla Fiera di Milano si sia rivelato solo un tentativo mal riuscito di abbozzare un castello di carta promozionale per salvare la faccia al Governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana.
Un progetto partito con l'arrivo di Guido Bertolaso (voluto da Silvio Berlusconi, che ha subito pagato 10 milioni di euro sotto forma di beneficenza appena il suo uomo si è insediato) e il relativo annuncio in pompa magna su tutti i media di 600 posti letto e relative terapie intensive; il numero si è ridotto via via prima a 500, poi a 250, infine a 200. Alla fine, all'apertura, poco più di una settimana fa, hanno parlato di 53 posti ma soltanto 24 subito operativi. I restanti sarebbero stati attivati col tempo. Al momento contiene appena tre (3) persone.
Non c'è molto da aggiungere, credo. Perché fare queste figure barbine (dopo quelle sin qui già fatte) quando basterebbe un bel silenzio?

lunedì 13 aprile 2020

PASQUETTA A MILANO IN PANDEMIA, SOGNANDO LE GRIGLIATE IN OLTREPÒ PAVESE

Soriasco di Santa Maria della Versa, in Oltrepò Pavese.
Di norma, a Pasquetta (anziché essere chiuso in un appartamento a Milano) sono in questo posto. A Soriasco, nel mio Oltrepò Pavese, a farmi titillare dalla primavera che fiorisce sui campi lì accanto. È il periodo dell'anno che amo di più, sia per i colori, sia perché non ci sono ancora zanzare, che d'estate diventano un piccolo tormento. L'unico neo nella bella stagione.
Questa foto del fazzoletto di terra di mio nonno, che si chiama «La Stanga», me l'ha mandata l'altro giorno un amico, Cristiano Mangiarotti, che ringrazio per il pensiero.
A destra, coperta da un telo giallo, vedete la mia piscinona in PVC. Noi non ricchi (neanche poveri, non voglio lagnarmi) abbiamo la piscinona di plastica che portiamo con grande dignità. In questo caso ho fatto le cose veramente in grande, perché è 14.5 metri per 4. Una bestia di inaudite proporzioni. Non se n'è mai vista in natura una così grande. Probabilmente un prolungamento del pene. Del resto non ho costosi macchinoni, non me n'è mai fregato niente. Più che ai soldi ho guardato sempre soprattutto alle gratificazioni, nella vita. Sia lavorative che personali. Tipo i viaggi, quando possibile. E il piscinone mi gratifica. Oltre a essere defatigante.
In questo posto, ogni anno, per qualche mese, scattano memorabili grigliate con gli amici a base di minchiate che volano radenti, musica non indecente in sottofondo, e vino rosso. Stavolta sarà un po' diverso dal solito, ma mi auguro che si possa riprendere a mettere le gambe quanto prima sotto il set birreria. Con la mascherina, il distanziamento sociale, e quant'altro. Vedrai stavolta con la brutta pandemia che tira quanta gente che sino all'anno scorso diceva («Guarda, vado a Milano ai Bagni misteriosi») troverà molto à la page il piscinone di Soriasco dove si sta in quattro gatti e parecchio distanziati. In un'acqua dove ho curato personalmente clorazione e sanificazione, e quindi la migliore d'ò munno. E un po' già me la rido, naturalmente.

sabato 11 aprile 2020

CONTE CONTRO SALVINI E MELONI * UN ERRORE DI FORMA (DOPO UNA PIOGGIA DI FALSITA')

Da sinistra, Matteo Salvini, Giuseppe Conte e Giorgia Meloni.
Sicuramente Giuseppe Conte (che pure ha parlato in modo molto chiaro) ha sbagliato il contesto: contrattaccare politicamente Matteo Salvini e Giorgia Meloni nell'ambito di una conferenza stampa indetta per parlare al Paese del prolungamento del DPCM sul Coronavirus, rientra fra gli errori gravi di forma. E la forma, si sa, spesso è sostanza.
Ci sono però alcune considerazioni che vorrei fare:

1) Pur essendo sbagliato il contesto, c'era stretta pertinenza sul tema (gli aiuti europei), che è il nodo cruciale in questo momento. Non è una scusante, ma una nota di cronaca.

2) Conte era visibilmente stanco, provato, affannato. S'è anche mangiato qualche parola, di tanto in tanto. Non credo sia facile cercare di tenere la barra a dritta in un mare più che mai in tempesta, con la barca sfondata, di fronte a una crisi epocale, quando personaggi come Salvini ti soffiano sul collo cacciando balle ogni santo giorno con ogni mezzo su tutti i media a loro disposizione per puri interessi di bottega. Provateci voi a cercare di portare a casa il risultato (in un momento simile, per giunta!) quando attorno c'è gente che sistematicamente avvelena i pozzi a danno del lavoro che stai cercando di fare. E Conte sul no al MES e il sì agli Eurobond ha parlato sempre e da sempre in modo molto chiaro. Che poi riesca a farcela, è un altro paio di maniche: Germania e Olanda comandano in Europa, è cosa piuttosto nota. E dei soldi dell'Europa abbiamo drammaticamente bisogno.
Ma almeno un po' di correttezza persino da parte degli avversari in un momento come questo te la aspetteresti. Peccato che Salvini non conosca il significato del termine. Meloni è un tipo già diverso: asciutta, quadrata, quando prova a furbeggiare lo fa con stile, confidando sulla scarsa memoria degli italiani. Che è di 5-10 minuti a stare larghi.

3) La politica oggi, non so se ve ne siate accorti (soprattutto grazie a personaggi come il signore di cui sopra: uno che ad agosto si suicida politicamente lasciando un Governo che ha in pugno, e che nei mesi successivi cerca disperatamente di tornare in sella con trovate mediatiche da Circo Orfei) non è più quella dei tempi di Giolitti. Ma neanche (ci accontenteremmo) di Craxi, Andreotti e Forlani. Gente che se non altro un decoro istituzionale l'aveva. Quindi non ci si deve stupire se il pur misurato Conte, esasperato, un giorno un calcetto te lo tira. Nella sede sbagliata, d'accordo, ma te lo tira. Tu fai il pagliaccio ovunque a 360° per 365 giorni l'anno, quindi...

E non sto dicendo che l'opposizione non debba fare opposizione, ci mancherebbe. Basterebbe muoversi in modo da non fare potenziale danno in un momento molto delicato. Spiace notare come invece di stare "schiscio", come aveva fatto per un mese (molto intelligentemente) agli inizi della crisi del Covid-19, Salvini abbia seguito subito il miope consiglio del fido Vittorio Feltri di «Tornare a fare ciò che sa fare meglio: cavalcare la paura della gente». Con le usuali balle che sono il piatto forte della casa.
Non so se Conte alla fine ce la farà oppure no. Ovviamente me lo auguro per tutti e credo sia durissima. Ma forse quelle due parole giuste in un contesto assolutamente sbagliato, al suo posto le avrei dette anch'io.

lunedì 6 aprile 2020

450 MILA PERSONE HANNO FIRMATO CONTRO LA TV DI BARBARA D'URSO

Sul web ha raggiunto una cifra record la petizione contro la tv di Barbara D'Urso.
A memoria mia, mai numeri così alti nella storia della nostra Repubblica furono registrati per esprimere dissenso contro un programma televisivo.
La petizione aperta da Mattia Mor sulla piattaforma specializzata Change.org e battezzata «Cancellare i programmi di Barbara D'Urso» (si trova a questo il link) è arrivata in una settimana all'incredibile cifra di 450 mila firmatari.

Quattrocentocinquantamila persone che aderiscono all'appello rivolto a Mediaset e a Fedele Confalonieri per togliere dai palinsesti programmi come «Live - Non è la D'Urso», «Pomeriggio 5» e «Domenica Live». Insomma l'infotainment dalla cifra trash di Maria Carmelita D'Urso in arte Barbara. L'iniziativa popolare, ormai un vero e proprio urlo di massa che è diventato virale sul web, è nata dopo la discussa performance televisiva dell'Eterno riposo per i morti di Coronavirus, pronunciato in diretta tv dalla conduttrice insieme con il suo ospite Matteo Salvini.

Il frame che immortala l'Eterno riposo in diretta di D'Urso e Salvini sulla pagina della petizione on-line di Mattia Mor.
«Purtroppo sappiamo la caratura culturale dei suoi programmi» recita il testo della petizione «ma questa volta ha superato il limite ... Questa operazione ha sfruttato ancora una volta il potere della religione sugli anziani, così da rafforzare la sua personalità e il suo programma, indegno culturalmente. Questa volta però facendo anche politica e dando un ottimo strumento di propaganda a Salvini». L'appello si chiude con una richiesta: «venga cancellato il suo programma defintivamente!». Anche se nel titolo della raccolta di firme si parla al plurale, dei «programmi di Barbara D'Urso», quindi l'opera omnia.


Sulla vicenda si era espresso anche Lucio Presta, uno tra i più influenti agenti italiani, che cura gli interessi di Paolo Bonolis e di molti altri artisti. Presta ha sparato alzo zero contro la conduttrice partenopea: «Posto che l’orrore televisivo che produce ogni giorno – è una parte del suo commento, postato sui social – ogni mese, ogni anno, la suora Laica in paillettes (naturalmente nulla a che fare con le Suore Laiche vere che sono esempi da seguire ) è ormai da tempo sotto gli occhi di tutti e quindi vorrei non tornare sull’argomento quello che mi domando ogni giorno è: come mai una Testata giornalistica VIDEONEWS accetta di mettere la Firma su tanto poco e tanto orrore?».

Io ho analizzato QUI l'exploit televisivo sul piano della comunicazione, mentre Selvaggia Lucarelli, sempre su TPI ha tracciato un profilo della tv e dello stile di Barbara D'Urso. A seguire, uno dei padri fondatori della tv italiana, Maurizio Costanzo, ha detto di aver provato «disagio e imbarazzo» per quanto visto. E Costanzo, non dimentichiamolo, lavora per la stessa Mediaset, così come sua moglie Maria De Filippi. 
Insomma una vicenda complessa. Resa ancora più intricata da questa sollevazione popolare contro il D'Urso style. 
450 mila persone sono un esercito. E se non sono in grado di esercitare una censura (le censure del resto sono sempre sgradevoli; gli spettatori possono esprimere in questo modo solo un loro desiderata) certo danno indicazioni di gusto e orientamento molto precise.

domenica 5 aprile 2020

PLAQUENIL & CORONAVIRUS * SEMPRE PIÙ USATO NELLA CURA DEL COVID-19

Una confezione di compresse di Plaquenil, utile nella cura del Covid-19.
Mi segnalano da più parti (e credo vi sia utile sapere) che la Usl di Imola ha deciso di iniziare a utilizzare stabilmente il «Plaquenil» nella cura contro il Coronavirus nei pazienti con assistenza domicilare.
Quando si passano informazioni medico-sanitarie, anche se questo non è un giornale ma soltanto un social, bisogna essere molto cauti, quindi spieghiamo meglio le cose.
Plaquenil (il principio attivo è l'idrossiclorochina), noto da tempo, non è un farmaco miracoloso. Si tratta di un antimalarico utilizzato anche nella cura dell'artrite reumatoide che è stato utilizzato di recente, con cautela ma con buoni risultati, anche sul Covid-19. Qual è la novità rispetto a ieri?
È che ora ci sono accreditati studi scientifici pubblicati pochi giorni fa, fatti su un campione vasto, che confermano la sua validità nel trattamento del Coronavirus. In attesa di un vaccino, naturalmente.
Il beneficio dell'idrossiclorochina è sull'impatto della malattia: non va assolutamente utilizzata in modo preventivo (non si assumono farmaci ad cazzum, com'è noto), ma tempestivamente e sempre sotto controllo medico quando si manifestano i primi sintomi conclamati. Ciò in molti casi riesce a evitare l'aggravamento del paziente e l'arrivo sino alla terapia intensiva. Riducendo sia l'impatto del male che il carico per il sistema sanitario, già al collasso.
Esiste anche una polemica sottotraccia, in ambienti medici: non sono pochi coloro che pensano che se il «Plaquenil» fosse stato usato prima e in modo massiccio sui pazienti non saremmo attualmente in questa situazione. Ma del senno di poi sono piene le fosse. Purtroppo a volte letteralmente.

sabato 4 aprile 2020

COVID-19 * E SE IL CORONAVIRUS L'AVESSI GIA' FATTO ANCH'IO?

Starnuto con mascherina chirurgica incorporata ai tempi del Coronavirus.
Vi porto il mio piccolo esempio in materia di contagi.
Dalla notte dei tempi della mia vita, appena circola qualcosa di virale nel nostro meraviglioso Paese, sono il primo a prenderla. Non c'è influenza di stagione che non mi becchi al volo. Da sempre. Mi vanto di essere il primo a intercettare qualsiasi ceppo (di 'sta ceppa) circoli nell'aria. Arriva, e sono a letto con l'influenza. Pare che abbia il radar. Anche virus intestinali, se occorre. Quel che c'è, c'è. A me il contagio, please. Non faccio neppure più l'annuale vaccino anti-influenzale da quando un inverno mi sono preso comunque la gatta da pelare nonostante l'avessi fatto con tutti i crismi; tanto vale. Vado alla spera in Dio.
Per dire: ho la psicosi dell'India. Non sono mai andato in India (viaggio che mi piacerebbe moltissimo fare, da sempre), perché le rinomate condizioni igieniche locali non proprio ottimali (per usare un eufemismo) mi inducono a pensare che prenderei qualcosa già mentre scendo dalla scaletta dell'aereo appena atterrato. Per poi rovinarmi la vacanza, stando ottimisti.

Questa doverosa premessa, per dire che non mi capacito di non avere ancora preso il Coronavirus. In queste ultime settimane, certo, sono stato sempre attentissimo e isolatissimo, ma non si spiega comunque. Vi ricordo il mio primato mondiale, tuttora imbattuto. Allora, pensa che ti ripensa, mi sono dato una spiegazione. Dal momento che gli esperti dicono che il bastardo fosse in circolazione almeno già da gennaio, ecco che a gennaio (appena prima di partire per una settimana a Sharm, che temevo tantissimo di perdere) ho fatto due giorni a letto con mal di gola, infiammazione oculare e 39.6 di febbre. Un picco di temperatura del genere l'avevo toccato l'ultima volta da pischello, a memoria mia. Due giorni d'inferno, poi così come è arrivata, la brutta cosa è sparita senza lasciare apparenti tracce. E sono riuscito a partire per il Mar Rosso.

Ovviamente adesso, anche se per fortuna sto bene, mi resta il dubbio che la vampata di gennaio fosse una manifestazione (magari lieve) di Mr. Covid-19. Vorrei saperlo, anche per capire se io possa esserne ora immune. Sarebbe certo utile non solo a me, ma anche a tutta la comunità saperlo. Ma nessuno mi farà mai un tampone (o per meglio dire, un test sierologico), ovviamente. E resterò con il dubbio.

P.S.
Il primo che insinua che io sia il Paziente Zero (quello era tedesco, si è già appurato), vado a casa sua, e me lo limono.

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