Rosario Fiorello, coinvolto suo malgrado (e si è visto) nella terza edizione del Festival targata Amadeus. Che probabilmente, visto il successo, si occuperà anche della quarta edizione.
Dopo averci frollato ogni parte del corpo (soprattutto le menti) per mesi con il teatrino del “Ci sarà, non ci sarà”, vedi uno svogliato Fiorello (61) sul palco dell'Ariston e ti viene da dire: tutto qui? Certo, Rosario è sempre un campione di ritmo e simpatia, ma stavolta mi è parso troppo autoreferenziale e non servito da buoni testi, come spesso ultimamente gli accade. Il parallelismo tra il suo sì dopo il no con quello del Presidente Sergio Mattarella era la battuta più prevedibile (e prevista) dell'universo. Ed è puntualmente arrivata. Il nostro si è ripreso verso l'una di notte, sul finale del Festival, e grazie alla trovata del medley delle canzoni tristi cantate a ritmo allegro/sincopato. Diciamolo: il binomio Amadeus-Fiore, giunto alla terza edizione di Sanremo, appare un po' usurato. Stavolta non si è respirato più il sapore dell'evento, ma è apparsa invece con prepotenza tutta la necessità di timbrare il cartellino. Peccato.
VOTO: 6
(TRATTO DAL PAGELLONE DELLO SPETTACOLO DI FRANCO BAGNASCO PER I SETTIMANALI VERO E VERO TV)