venerdì 30 novembre 2018

È MORTO SANDRO MAYER, IL PRINCIPE DEL GIORNALISMO TRASH

È morto il giornalista Sandro Mayer.
I suoi parrucchini diventati leggenda (aveva il vezzo di cambiare fotina quasi ogni settimana anche sulla cover del suo giornale, «Di Più»); gli scazzi privati; il piglio bonario in pubblico. Uno stile giornalistico che aveva fatto del trash una sorta di forma d'arte per cultori.

È morto a 77 anni il piacentino Sandro Mayer, un pezzo di storia del giornalismo leggero e gossiparo italiano. Uomo di ferro in redazione (non pochi ne hanno subito e raccontato le gesta), e pacato commentatore in tv. Tranne negli epici scontri con Selvaggia Lucarelli (che a lui non si piegava) nella giuria di «Ballando con le stelle».

Mayer aveva il gene del pop-trash. Sapeva mescolare allegorie su Padre Pio (presente credo in ogni numero delle sue riviste) e la ricetta del petto di pollo alla piastra fatto da Elisabetta Canalis. Vecchine vip e cagnetti (vip) malati. Una fantasia senza limiti. Un giornalismo popolare, caratterizzato anche da una grafica dubitabile, da colori sparati e da una scelta fotografica che a volte faceva accapponare la pelle ai puristi; e che però funzionava. Eccome. Era diventato esso stesso ricetta, segreto del cuoco. A suo modo format. Complice anche il prezzo altrettanto abbordabile del prodotto. 

Laureato in Scienze Politiche, Mayer aveva diretto «Dolly», «Novella 2000», «Epoca», «Gente», lanciando poi, dopo l'ingresso nel mondo di Cairo Editore, anche «Di Più Tv», la propaggine di «DiPiù» dedicata ai palinsesti televisivi. 
Conosco fior di direttori che la notte non riuscivano a prendere sonno perché col doppio dei suoi mezzi (e sfornando giornali eleganti) non riuscivano a fare la metà delle sue tirature. Perché  quel prodotto non era nelle loro corde e mancava loro il genio di saperlo fare.
Sandro Mayer, va e insegna agli angeli a portare il parrucchino. Comunque la si pensi sul suo conto, un uomo di talento.

giovedì 29 novembre 2018

SU «OGGI» PEPPE VESSICCHIO E DODI BATTAGLIA SI RACCONTANO COME MAI PRIMA D'ORA

Da sinistra, Didi Battaglia e il maestro Peppe Vessicchio.
Sul numero di «Oggi» in edicola ho intervistato due grandi dello spettacolo italiano, per certi versi complementari: il chitarrista Dodi Battaglia, ex dei Pooh e ora avviato a una carriera solista, e il Maestro Peppe Vessicchio, icona delle icone sanremesi.
Vessicchio è il colpaccio di Massimo Bruno, direttore di DeaKids, che se l'è accaparrato per un cameo nella nuova sketch comedy «Monstershop», in onda dal 15 dicembre sul canale 601 di Sky.

Il suo racconto spazia dal Festival ai suoi comprimari, con un mare di aneddoti che toccano Pippo Baudo, Elio e le Storie Tese, Patty Pravo, Biagio Antonacci, Gino Paoli (da non perderere la definizione non propriamente lusinghiera che ha dato di lui) e persino Maria De Filippi, per la quale il nostro invoca addirittura un futuro in politica come salvatrice della Patria.

Dodi Battaglia, uscito con il doppio cd «Dodi Day» invece parla a ruota libera la sua lunga storia con i Pooh, luci e ombre, e spiattella pregi e difetti dei suoi ex compagni d'avventura. Un'avventura che lui era contrario a concludere. C'è spazio poi per aneddoti che riguardano Gigi D'Alessio, Luca Carboni, Sting e il vecchio incontro con Vasco Rossi in una villa padronale sulle colline romagnole.
Tutto questo (e molto altro) su «Oggi», il settimanale che va al cuore dell'attualità e dell'attualità dello spettacolo.

lunedì 26 novembre 2018

SAI CHE COS'È TWITCH? * «STRISCIA» AZZANNA SIGNORINI * D'AVENA CONTRO JOVANOTTI

«Polvere di stelle» - Enzo Iacchetti contro Alfonso Signorini.
Francesco Monte al GFVip.
«Striscia la notizia» azzanna il «Grande Fratello Vip». E fa allusioni. Enzo Iacchetti«Si, certo che ho detto che è un raccomandato. Non solo Francesco Monte è super raccomandato, ma è anche il cocco dell’anziana badessa di strada che è Alfonso Signorini. Avete visto che Monte è finito direttamente in finale senza passare dal Televoto?».
Quest'anno il programma è così imbarazzante e messo male (e così disperati sono i tentativi per salvarlo) che auspico prima della fine l'intervento della protezione civile.


La schermata d'apertura di Twitch.tv
Secondo alcune recenti ricerche di mercato elvetiche (ma dal valore trasversale), fra gli adolescenti spadroneggiano Netflix per lo streaming video e Spotify per la musica. I pischelli considerano Facebook ormai un social per gente con la dentiera. Non parliamo della Tv, che è roba da Flintstones. In grande spolvero, com'è noto, Instagram e a seguire, ma distaccato, il più cervellotico Snapchat. Ottime le sorti anche di YouTube e Whatsapp; decisamente meno brillanti Twitter e Linkedin.
La novità in grandissima ascesa, invece, è Twitch.tv, piattaforma d'interazione per giochi on-line. Quanti di voi la conoscevano già?


Diego Luna, protagonista di «Narcos - Mexico».
Spiace notare, su Sky Atlantic, la fine ingloriosa di «The House of Cards». Una serie che ha dato tanto, ridotta a noiosa macchietta. Per fortuna solo otto episodi che non stavano in piedi e nei quali (si notava benissimo) nessuno credeva. Basta vincere la diffidenza, invece, per dare un'occhiata senza pentimento su Netflix a «Narcos - Mexico». Quando c'era lui (Pablo Escobar, non il Duce) era un'altra cosa, ma i meccanismi sono gli stessi e il piacere dell'intrattenimento resta.


Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti.
Intervistata da Libero per il nuovo album «Duets Forever» (le sue canzoncine per bambini ricantate con 16 artisti italiani di fama), Cristina D'Avena spara a palline incatenate contro Jovanotti, che l'ha snobbata, a quanto sembra, pervicacemente: 
«Più che il no» dice D'Avena «è il silenzio incomprensibile del mio mito, Jovanotti, che ho cercato di contattare in tutti i modi possibili: gli ho scritto mail, mandato messaggi attraverso la radio, l’ho fatto contattare dagli addetti ai lavori, sono andata ai suoi concerti e ho cercato di avvicinarlo nei camerini: non un riscontro».
Lorenzo, dai, d'accordo la democristianità cosmica, ma almeno il coraggio delle proprie azioni: un no in faccia a lady Oscar potevi anche dirlo.


Licia Colò.
Un'altra che ha accusato il colpo per non essere stata minimamente "calcolata" (da Matteo Renzi; a proposito, il suo documentario «Firenze secondo me» andrà sul Nove dal 15 dicembre) è Licia Colò. Tornata in Rai dopo l'esilio, su La Verità si toglie qualche sassolino dalle scarpe da trekking: sostiene di non sapere niente del direttore che l'aveva silurata, e a proposito del senatore Pd: «Renzi non mi ha mai risposto, neppure tramite il suo staff con un banale: "Grazie, le faremo sapere", oppure "Non siamo interessati". Non lo dico per orgoglio ferito, ma per educazione. Le persone si giudicano dai dettagli, la forma è sostanza».


Il giornalista Paolo Celata.
Adoro Paolo Celata del TgLa7 perché sembra sempre che gli manchino solo un paio di piccolissimi spunti per fare il salto di qualità e diventare Luca Giurato.

Questi tempi confusi nuocciono gravemente al cinema di Carlo Verone, che al Giornale spiega. «Quando facevo le mie macchiette, da Leo Nuvolone ad Armando Feroci, studiavo tic e manie. Nessuno aveva i tatuaggi che oggi hanno tutti o un taglio di capelli estremo. Troppe cose sono identiche, e non riesci a creare il personaggio. Ora si parla meno, si digita di più, e sono tutti incazzati. Pensavo che dopo la Seconda Guerra mondiale avremmo vissuto in pace. Invece c'è questo Medioevo senza fine».


Eros Ramazzotti.
Ma chi ha avuto l'idea (che brilla per il suo coté innovativo, decisamente proiettato nel futuro) di far presentare il nuovo album di Eros Ramazzotti, «Vita ce n'è», a Pippo Baudo
Per lanciare il primo singolo suggerirei di verificare quanto prima la disponibilità di Memo Remigi.


domenica 25 novembre 2018

DOLCE, GABBANA, LA CINA (E LA LEGGE DEL CONTRAPPASSO)

Gli stilisti Dolce e Gabbana nel loro video di scuse. 
La vicenda di Dolce & Gabbana (in sé una scemata, ma anche un clamoroso errore di marketing e di successiva gestione della crisi che una grande azienda non si può permettere) mi ricorda tanto la legge del contrappasso. E con un filo rosso ci riporta all'editoria.
È noto quanta paura abbiano degli stilisti (in genere) le colleghe che lavorano nei settimanali femminili. Lo stilista solitamente è bizzoso, permaloso, va accontentato, non puoi dire neppure mezza parola sbagliata altrimenti ti fa saltare come niente pagine e pagine di pubblicità da sempre preziosissime ma oggi soprattutto perché la baracca sta andando a ramengo.
Nel giornalismo di settore c'è una casistica molto ampia di contratti saltati per le bizze più surreali degli stilisti. Per i motivi più disparati. Quindi i signori Dolce e Gabbana non si devono stupire perché stanno in qualche modo subendo dalla Cina ciò che la loro categoria (non voglio fare personalismi) fa passare da una vita alle povere sciure che confezionano riviste di moda.

venerdì 23 novembre 2018

EDITORIA * «CUCINARE BENE»: DIRETTORE, HO UNA MOSCA IN COPERTINA

La cover di dicembre di «Cucinare bene» con la mosca in copertina.
«Scusi cameriere, ho una mosca nel piatto»
La frase, un cult del repertorio barzellettaro (ma anche, riferiscono molti ristoratori, l'espediente più classico dei furbetti, assieme al capello malandrino, per tentare di non pagare il conto) esce dall'immaginario per diventare realtà. 
La mosca c'è, e si vede. Ma stavolta dà il meglio di sé e finisce nell'unico posto dove non dovrebbe/potrebbe mai finire: la copertina di una rispettabile rivista di gastronomia di Del Duca Editori Milano: «Cucinare bene».

L'impietosa foto qui sopra, del numero che trovate in edicola, il 12 del dicembre 2018, parla da sola. L'animaletto stronzetto si è andato a posare, incurante di tutta la trafila di severi controlli, sia di set fotografico che redazionali, ossia di pre e post produzione, su una sontuosa meringata. In alto a sinistra (ma l'amico che me l'ha segnalata l'ha anche ingrandita nel tondo incollato a destra, per i cultori del genere) l'insetto si fa beffe di tutti. È dell'ordine dei ditteri, famiglia dei muscidi: fa schifo soltanto a pronunciarne il nome, figurarsi su una meringata di Natale.

Capita a tutti di sbagliare, e non sono certo qui a sparare sul direttore, che si è ritrovato la mosca «nel piatto» a giornale già stampato e sarà probabilmente il primo a esserne dispiaciuto. Non credo neppure che, come lettori, possiate giocarvi la carta della mosca per riavere dall'edicolante (gli edicolanti di questi tempi sono un po' scorbutici, visto l'andazzo dell'editoria) quell'1,60 euro del prezzo di copertina. Anzi, vi do un consiglio spassionato: correte in edicola a comprare «Cucinare bene» perché siamo di fronte sicuramente al classico Gronchi rosa. La rarità delle rarità. Non credo che vi capiterà mai più nella vita di ritrovare una mosca sulla copertina di una rivista di cucina. Questa copia, fra qualche anno, su Ebay, vi darà tante soddisfazioni.

Il sito di «Cucinare bene» (a questo link) non fa menzione dell'accaduto. Non c'è niente: soltanto il logo del giornale. Ma neppure una piccola, ammiccante mosca in flash che svolazza, a onor del vero. Mi permetto di suggerirne l'implementazione.
Sarebbe stupendo (ma è solo una mia speranza naturalmente) se tutto questo fosse una trovata promozionale. Saremmo dalle parti del genio puro, e non potrei che inchinarmi. Purtroppo non lo sapremo mai.

P.S.
Sommesso consiglio per pranzi e cene di Natale. Restate sui classici: pandoro o panettone. Niente meringate. Non si sa mai.

giovedì 22 novembre 2018

VIDEO * JACK JASELLI: «TORNO A CASA, MA IL NUOVO TOUR LO FACCIO A PIEDI»


Anticipato dal singolo «Balla» (in anteprima stasera alle 22.10 su Real Time, canale 31 del digitale terrestre), Jack Jaselli propone il suo nuovo album, «Torno a casa», prodotto da Max Casacci dei Subsonica.
Nel video qui sopra c'è l'incontro stampa con Jack, che annuncia anche «un nuovo tour fatto a piedi, partendo da Pavia e lungo la via del Sale». Il cantautore di origine milanese è al suo primo disco in italiano, dopo concerti e collaborazioni in tutto il mondo.


mercoledì 21 novembre 2018

EDITORIA * CHE COSA SARA' DE «IL GIORNALE» DOPO SILVIO BERLUSCONI?

Alessandro Sallusti (direttore de «il Giornale») e Silvio Berlusconi.
La recente vendita di «Panorama» a «La Verità» di Maurizio Belpietro da parte di Mondadori ha ulteriormente increspato l'acqua nel catino dell'editoria italiana. È di ieri la dura reprimenda per comportamento antisindacale (si può leggere cliccando qui) dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti per come è stata gestita la vicenda. Ai colleghi, in ultima analisi (e forse per la prima volta nella storia di Segrate), è stato anche negato uno spazio interno dove riunirsi in assemblea. Tanto che la riunione è stata tenuta nella sala bar-ristorante del contiguo Sporting Club. Ci sarebbe da ridere se non fosse una faccenda seria. La casa editrice guidata da Marina Berlusconi non fa mistero di volersi sbarazzare dei settimanali per dedicarsi in futuro soltanto ai libri. Quindi non si fanno cortesie agli ospiti. 

Intanto sale la preoccupazione fra gli addetti ai lavori del quotidiano «il Giornale» per le sorti dell'altro gioiello di famiglia, diretto da Alessandro Sallusti, immaginando il futuro (prossimo?), quando Silvio Berlusconi chiuderà con la politica (Forza Italia è ormai tra il 7-8% di consensi, stando agli ultimi sondaggi del TgLa7 di Enrico Mentana, la metà di quelli dell'agonizzante Pd) o peggio. 
Lunga vita al Cavaliere, ma serpeggia fra i redattori un'ansiosa voce interna che vorrebbe la testata un domani ridotta drasticamente di foliazione (sul modello del Foglio), e dunque anche di organico. Appoggiandola alla propaggine web, ilgiornale.it, che però è realizzata, come spesso accade in questi casi, da un'altra redazione rispetto al cartaceo. Insomma, le trame si infittiscono.

domenica 18 novembre 2018

DE FILIPPI OSTEGGIATA * VENIER-D'URSO, LA GUERRA DEI NERVI * VASCO, LA CARA VERITA'

«Polvere di Stelle» - Maria De Filippi agli inizi osteggiata a Canale 5.
Nel suo nuovo libro, «Il tritolo e le rose» (Mondadori), Maurizio Costanzo svela un retroscena legato a Maria De Filippi, il cui debutto alla conduzione di «Amici», nel lontano 1992, al posto di Lella Costa, fu apertamente osteggiato dall'allora direttore di Canale 5, Giorgio Gori. Fu Silvio Berlusconi a intervenire perché Mary prendesse il timone.


Da sinistra, Mara Venier e Barbara D'Urso.
Lo scontro tra le due first sciure della domenica, Mara Venier con «Domenica in» e Barbara D'Urso a «Domenica Live», com'è noto, è al calor bianco. Partite mediaticamente come «amiche per sempre», fair play come se piovesse, volemose bene, e quant'altro, hanno iniziato via via a pizzicarsi sui media. In un bel crescendo.
Quel che trapela dai rumors dell'ambiente è che pare che una delle due, per aizzare l'altra fiaccandole i nervi, stia facendo pressione (direttamente o indirettamente, tramite il suo entourage) presso qualche testata gossipara compiacente per fare uscire articoletti velenosi. Giusto per soffiare sul fuoco. Le due signore sarebbero oltremodo sensibili anche ai commenti sui blog di settore e su Twitter.


Al Bano.
Considerato che quella formidabile lenza di Al Bano ha dichiarato, nell'ordine:
- Che si sarebbe ritirato inderogabilmente alla fine del 2018.
- Al sottoscritto che correggeva il tiro: non si sarebbe più ritirato perché sarebbe stato impossibile rinunciare alla musica, ma che aspettava solo di tornare
al 100% di sé.
- Successivamente a Federica Panicucci che invece si sarebbe ritirato alla fine del 2018 perché la sua voce non era più come prima.
- Ora a Tele Norba che non si ritira affatto perché il pubblico lo reclama e anzi nel 2019 farà persino un altro tour.

Mi sembra ormai indispensabile un bollettino settimanale che ci aggiorni sui ritiri di Al Bano.


Alessandro Cecchi Paone.
Chiamato (si dice) da Piersilvio Berlusconi in persona per dare una boccata di share e una spolverata di cultura a un «Grande Fratello Vip» imbarazzante e agonizzante, Alessandro Cecchi Paone è stato fatto fuori al televoto come un corpo estraneo nella Casa dei trashoni diversamente intelligenti. In compenso gli ascolti non sono arrivati e si ventila la chiusura anticipata, che Mediaset smentisce. Missione incompiuta. E se consideriamo che anche Carlo Conti con «Tale e quale show» l'altra sera ha bastonato duramente lo «Scherzi a parte» di Canale 5... A Cologno non si ride granché.


Laura Pausini.
Un freddo comunicato (che invocavo due settimane fa proprio da questa rubrica, grazie) ha sciolto i dubbi: Laura Pausini è passata dall'ufficio stampa Goigest di Dalia Gaberscik, al Parole & dintorni di Riccardo Vitanza. 
Il quale ha già iniziato a pompare con i suoi comunicati i successi internazionali della lady di ferro della nostra canzonetta, vincitrice del «Best Traditional Pop Vocal Album» ai Latin Grammy Awards 2018.


Viola Valentino nel cast della prossima edizione de «L'Isola dei
Viola Valentino.
famosi?»
. L'indiscrezione è credibile, e lei stessa mi dice: «Non capisco tutto questo interesse da parte della stampa, ma sto aspettando una conferma. D'altra parte un provino per il programma lo feci già due anni fa».


La Baia imperiale di Gabicce.
La Baia Imperiale di Gabicce Mare è al 19° posto fra i 100 migliori locali del mondo («Top 100 Best Clubs in The World»). Ai primi tre ci sono Hï Ibiza, Ushuaïa Ibiza e Onmia Las Vegas; i nomi sono stati comunicati durante l’edizione annuale dell’International Nightlife Congress, svoltosi in Colombia. 


La cover del nuovo singolo di Vasco.
Ho un'amica che ha pagato quasi 100 euro (prevendite comprese) per un biglietto primo anello rosso dell'ultima delle sei date dei prossimi mega-concerti di Vasco Rossi a giugno allo stadio di San Siro, a Milano. Lui intanto è uscito col singolo «La Verità». 
Che, come si può notare, nella vita ha sempre un prezzo non indifferente.

venerdì 16 novembre 2018

TORNA ANTONELLA RUGGIERO E RACCONTA «QUANDO FACEVO LA CANTANTE»

Antonella Ruggiero, ex dei Matia Bazar, esce con una raccolta di successi.
«L’idea di raccogliere parte degli innumerevoli brani suonati e realizzati dal 1996, anno in cui ho ripreso la mia attività in veste di solista, al 2018, è venuta a Roberto Colombo», commenta Antonella Ruggiero. «Una sera mi dice: “Senti, dobbiamo farci un regalo, sarebbe giusto realizzare una raccolta di brani di diversa natura che sia un racconto sonoro di ciò che è avvenuto". Ci pensai un po’, e mi resi conto che le esperienze fatte in questi anni sono tali e tante e di natura così diversa che sarebbe stato giusto metterle a disposizione di chi ama la musica e ne ricerca le espressioni più disparate. Ho conosciuto Colombo nei primi anni ‘80 e da allora, da quando ho ascoltato per la prima volta i suoi arrangiamenti, in quel caso di “Tango” e “Aristocratica”, mi sono resa conto di quanta inventiva sia capace. Lui prende le parti musicali, le seziona, mescola i suoni, lavora sui dettagli, tagliando, aggiungendo, sovrapponendo, eliminando, assemblando, come un artista visuale. Senza limiti o confini stilistici».

La raccolta «Quando facevo la cantante» comprende 115 brani in cui l’interprete e autrice raccoglie il meglio delle sue registrazioni live dal 1996 ad oggi, insieme a brani, registrati sia in concerto che in studio, mai pubblicati finora. Un lungo viaggio attraverso le mille sfumature della ricerca musicale compiuta da Antonella Ruggiero nel corso della sua carriera solista.

martedì 13 novembre 2018

CLAUDIO BAGLIONI * UN NUOVO ALBUM? SE NE RIPARLA DOPO TOUR E SANREMO

Claudio Baglioni.

«Ho in scaletta 35 brani su 400 scritti. Sul palco sto tre ore, non di più: anche perché se l’ospite puzza dopo tre giorni, al cantante succede dopo tre ore». Sempre in bilico fra ironia e maniacale incastro dei tasselli del puzzle del proprio mito, Claudio Baglionisi rimette al centro della scena. E «50 Al Centro» è proprio il titolo dello sfarzoso tour del suo mezzo secolo di carriera. Partito dall’Arena di Verona (dove si chiuderà nella primavera del 2019) e destinato a raggiungere in 50 date mezza Italia.

Senza nessuna sosta?
«Mi fermerò il 24 novembre a Torino, per iniziare poi a lavorare seriamente al mio secondo Sanremo da direttore artistico, impegno di febbraio. E a marzo di nuovo live».

Per solutori abili. Si dice che il video del suo nuovo singolo, «Al Centro», zeppo di artisti, contenga anche i co-conduttori del prossimo Festival.
«È un corto che la Rai ha fatto a mia insaputa. L’ho visto una volta pronto. Non sono il primo Claudio al quale succedono cose a sua insaputa».

Quando la fermano per strada i fans, che cosa le dicono?
«”Sei stato la colonna sonora della mia vita”. E io rispondo: poteva andarti meglio, ma anche molto peggio!».

Ma un disco di inediti, non lo fa?
«I famosi “Progetti futuri”. Uno di spettacolo può fare qualsiasi cosa nella vita, ma quando incontra un giornalista la domanda alla fine sarà sempre: “Progetti futuri?”. Mette un’ansia pazzesca. Con Celso Valli stiamo lavorando da un po’ a un nuovo album, è quasi pronto. Ma da due anni si stanno accavallando così tanti impegni, che l’uscita viene sempre rimandata».

(DAL SETTIMANALE «OGGI» - SETTEMBRE 2018)

lunedì 12 novembre 2018

SILVIA TOFFANIN, PERCHE' LO FAI? * FIORELLO SEGNALA YOUTUBERS * INSINNA NON INGRANA

«Polvere di stelle» - Silvia Toffanin, perché ricorrere a Fabrizio Corona?
Cara Silvia Toffanin,

ricordo ancora quando (per primo, quale onore) ti intervistai come Letterina di «Passaparola», e ora mi viene da domandarti: perché lo fai? Perché ricorrere a Fabrizio Corona col corollario di Asia Argento e Ilary Blasi, per rimediare briciole di share in più? Il tuo «Verissimo» si difende bene, non ha bisogno di ricorrere a questi mezzucci trash come un imbolsito «Grande Fratello Vip» qualsiasi. Tu non sarai certo la regina delle conduttrici, ma hai saputo percorrere con semplicità la tua strada. È vero, sei la donna del capo. E senti probabilmente il peso di alcuni sorrisetti e
Marco Liorni.
chiacchiere. Ma è anche vero che nel tuo parterre non mancano mai scoop e colpi a effetto. La tua produzione spende fior di quattrini per rimediarti gli ospiti. E vai in onda su Canale 5 in una collocazione sino a oggi piuttosto protetta, ben poco controprogrammata. Certo, ora «Italia sì» con Marco Liorni su Raiuno ti dà qualche pensiero in più. 

Ma tu sei comunque fortunata, giovane, carina, hai una tua credibilità, un programma rispettabile. Non farti ingolosire da Corona & Friends, qualsiasi cosa ti dica chi ti consiglia (male). Sono una grossa caduta di stile per «Verissimo».


Fiorello.
Intervistato da Silvia Fumarola per La Repubblica, Fiorello rimanda a data da destinarsi il ritorno con un mega show su Raiuno (è pigro, non ha voglia di farlo e in Rai è appena cambiata tutta la dirigenza) e dice un gran bene di Luis, uno youtuber segnalatogli da sua figlia Angelica.


Jim Carrey in «Kidding».
Su Netflix è partita in modo eccentrico la sesta stagione di «Ray Donovan», e questo non può che mettermi di buonumore. Vi segnalo anche su Sky Atlantic il delicato debutto di «Kidding», con un Jim Carrey in stato di grazia. Recita nei panni del depresso protagonista di un programma tv per bambini dal successo milionario. Lui nella realtà ha la vita a pezzi (anche perché ha perso un figlio in un incidente), ma lo spettacolo, si sa, deve continuare. Una piccola perla di sensibilità tra i palinsesti. 
Il tutto in attesa del carcerario «Escape at Dannemora», regia di Ben Stiller con Benicio Del Toro, Paul Dano e Patricia Arquette, dal 4 dicembre su Sky.


Francesco Facchinetti.
Intervistato dal Giornale, Francesco Facchinetti (ora manager e Dj-conduttore su Radio Kiss Kiss) ricorda un aneddoto della Milano da bere: «Ero giovanissimo e lavoravo all'Hollywood, dove facevo il PR di lusso. E dato che sapevo l'inglese mi occupavo di accompagnare le guest-star internazionali al locale. Un giorno mi affiancarono a Jim Carrey, che all'epoca era al top della fama. Al nostro incontro, la prima cosa che mi disse fu che non gli piaceva com'ero vestito. Mi diede dunque i suoi per cambiarmi e passammo la serata insieme. Dopodiché, siccome gli stavo simpatico, mi comunico che mi avrebbe portato con sé nel suo tour di alcune città europee. Io ovviamente non potei rifiutare e salii sul suo jet privato».


Flavio Insinna.
Flavio Insinna a «L'Eredità», su Raiuno, non sembra avere più la convinta verve di quando spadroneggiava con i pacchi. E anche l'eredità (quella artistica) di Fabrizio Frizzi è difficile da raccogliere. Tant'è che anche l'audience inizia a risentirne, a favore del «Caduta libera» di Gerry Scotti. L'immagine del conduttore romano parrebbe ancora acciaccata dal colpaccio del celebre fuori onda di «Striscia la notizia», che rivelò al pubblico alcune sue frasi e comportamenti sgradevoli.


Marco Bocci.
Intervistato dal Fatto quotidiano, Marco Bocci, bonazzo del cinema italiano («Romanzo criminale»), sta girando come regista il film «Erre11», senza la moglie Laura Chiatti. Ha l'ansia da palcoscenico, in passato è stato «bracciante agricolo, poi cantiniere e quindi ho studiato architettura». Ma ha anche cantato «senza troppo successo» in alcuni gruppi metal e per 10 anni ha provato a sfondare come calciatore, per poi desistere.


Mara Venier.
Come in un'improbabile seduta spiritica, Mara Venier per «Domenica in» chiama a sé fantasmi trash del passato: il Divino Mago Otelma e il sensitivo Solange. Manca solo «Il cangurotto» (ma forse Massimo Lopez non ha più l'età) e poi la prima repubblica televisiva è al completo. Non si combatte Barbara D'Urso sul suo stesso terreno, anche perché Carmelita sul trash non la batte nessuno, tira fuori la sua argenteria, ti sorpassa a destra con lo share e poi se le gira ti fa anche (metaforicamente, chiaro) il dito medio. 


Un nuovo schermo a definizione 8K.
Sappiate amici che il regalo di Natale must del 2018 sono i nuovi televisori a tecnologia 8K, il doppio di quella attuale. Si parte da 4-5.000 euro. Vedremo programmi di merda, ma con una qualità d'immagine sorprendente.

domenica 11 novembre 2018

COMUNICAZIONE * DI MAIO E DI BATTISTA: IL M5S È IN CALO E LORO INSULTANO I GIORNALISTI

Da sinistra, Luigi Di Maio e Stefano Di Battista, del M5S.
Non ho mai simpatizzato per chi violava i principi deontologici fondamentali del mestiere e/o addirittura la Costituzione. Di giornalisti cialtroni o venduti ce ne sono, come in ogni mestiere, e non si può che prenderne atto.
Sentire però il signor Luigi Di Maio generalizzare, definire la categoria «Infimi sciacalli», con l'eco lontana di Mr. Alessandro Di Battista che rincara la dose con «Uniche puttane», mi fa un po' specie.
Prendersela con i giornalisti quando i sondaggi ti danno in calo e la Lega di Matteo Salvini sta erodendo tanti consensi ai pentastellati, è un'operazione da sfigati. Comprendo il nervosismo di Di Maio (il quale fra l'altro risulta abbia un tesserino da pubblicista, che mi auguro - per coerenza - abbia già stracciato), ma è lui stesso l'unica causa del suo male. Con l'amico (per così dire) Bibba che aspetta di tornare dalle crociate vacanziere per prendere il suo posto quando lui sarà bruciato. E Salvini che tira la corda sperando che prima o poi si spezzi. Non prima di aver eroso altri consensi al Movimento 5 Stelle.
Così si vive male, lo immagino. Ma i giornalisti, che raccontano i fatti, c'entrano poco. La politica bisogna anche saperla fare.

«FOR EVER AND EVER» * TUTTI GLI INCONTRI DI STEFANO BIANCHI CON DAVID BOWIE

La copertina di «For Ever And Ever», il libro di Stefano Bianchi.
È un percorso giornalistico (e personale), quello di Stefano Bianchi nella stesura di «For Ever and Ever (I miei 15 anni di David Bowie 1987/2002)». Un percorso meditato nel tempo e concluso da un irrefrenabile bisogno di elaborare il lutto da quell’incredulo 10 gennaio 2016. Le musicassette con le interviste a Bowie, conservate come reliquie, sono finalmente venute alla luce per questo libro, specchio di un’epoca musicalmente irripetibile.

Come dichiara l’autore, «For Ever and Ever» non è la solita biografia: «Bene o male la può scrivere chiunque». È il frutto di 15 anni d’incontri con la genialità della rockstar. Da Roma a Milano e Parigi; da Dublino a Londra, passando per Birmingham. Le interviste, le conferenze stampa, gli articoli e le recensioni dei dischi che scandiscono le metamorfosi rock & pop di Bowie. La grafica e le illustrazioni, poi, rendono ancora più accattivante il libro grazie alle copertine autografate dei Cd, ai biglietti dei concerti e ai tour program.
Le interviste di Bianchi con David Bowie.

L’introduzione l’ha scritta Ivan Cattaneo, mattatore pop degli Anni ’70 e ’80, che scrive: «Quante volte con Stefano abbiamo parlato di David Bowie. Incontrato nei Seventies (io) e negli Eighties (lui). Fino a coglierlo insieme in tutta la sua iconicità, nel 2015 a Parigi, nella mostra kolossal intitolata Bowie is».

C'è poi la partecipazione straordinaria delle opere di chi ha dipinto, assemblato e fotografato il Grande Camaleonte: Edo Bertoglio (fotografo della rivista Interview di Andy Warhol), Patrick Corrado (artista e designer), Denise Esposito (fotografa e illustratrice), Andy Fluon (pittore e musicista), Marco Lodola (artista “elettricista”), Franco Mariani (ritrattista rock e non solo), Salvatore Masciullo (ritrattista su carta da giornale) e Miky Degni (wine painter e graphic designer ).

For Ever and Ever, 144 pagine, € 15, è pubblicato da gmebooks (www.gmebooks.com) e distribuito da Libri Diffusi (www.libridiffusi.com).

giovedì 8 novembre 2018

SU «OGGI» LADY PUBBLICO RACCONTA IL CURIOSO MONDO DEGLI SPETTATORI NEGLI STUDI TV

A destra, Marika Cislaghi, ovvero «Lady Pubblico».
Sul numero di «Oggi» in edicola racconto un mondo straordinario. Quello degli spettatori in studio nei programmi Tv. Parla Marika Cislaghi, ribattezzata «Lady Pubblico», imprenditrice che ogni anno movimenta 60.000 persone, prevalentemente verso i programmi Mediaset. Ha due società (Parterre Tv e MG Fiftyone) e rivela anche particolari sul dietro le quinte di questa varia umanità e dei personaggi dello showbitz. 
Un servizio complicato da realizzare ma di grande soddisfazione.
Tutto questo e molto altro su «Oggi», il settimanale che va al cuore dell'attualità e dell'attualità dello spettacolo.

mercoledì 7 novembre 2018

LE FAMIGLIE DI UNA VOLTA * ASIA ARGENTO A MAMMA DARIA: «SEI UNA FALLITA, FOTTITI TROIA»

Mamma Daria Nicolodi rende pubblico un messaggio di Asia Argento, e la figlia le risponde.
«Chi» pubblica lo scoop del bacio fra Asia Argento e Fabrizio Corona. Vero o costruito che sia, la cosa fa naturalmente parlare. Daria Nicolodi, la madre di Asia, che evidentemente non gradisce, fa un po' di ironia su Twitter: «Due signori di mezza età con felpa e cappuccetto... che si baciano. Un po' inguaiata e inguaianti». Segue emoticon con strizzata d'occhio.
Daria Nicolodi rincara la dose nel pomeriggio.
La fiera paladina del #MeToo, finita in mille casini, non gradisce a sua volta e scrive (in privato) a mammà una sequela di livorosi insulti da campionato del mondo delle contumelie. Madreh non la prende bene e decide di renderli pubblici. Ecco il testo: «Mia figlia @AsiaArgento mi scrive: la mia era una sciarpa, non un cappuccio. Fai schifo. Sei una donna pessima, madre già lo sai, una fallita, sola nel mondo. Torna nel tuo dimenticatoio. Ora hai veramente esagerato. Fottiti troia».
Alla fine Asia Argento sembra cedere e abbozza l'armistizio web.
Non c'è molto Mulino Bianco in questo quadretto che fa risaltare ancora una volta (qualora ce ne fosse bisogno) il piglio e l'innato garbo dell'attrice romana. Che forse avrebbe bisogno seriamente d'aiuto. A nanna i più piccini. 

lunedì 5 novembre 2018

LA D'URSO E I MORTI VIVENTI * LAURA PAUSINI DENTRO O FUORI? * SCAMARCIO E LA CASTA MINORE

«Polvere di stelle» - Barbara D'Urso è nel pieno filone morti viventi.
Come rileva Alessandra Menzani su Libero, dopo il filone Vip sul lastrico Barbara D'Urso nelle sue maratone televisive («Pomeriggio Cinque», «Domenica Live») si sta specializzando nel ramo Vip che parlano con i loro cari defunti. Ha già ospitato la figlia di Little Tony, Dalila Di Lazzaro e Franco Gatti, ex dei Ricchi e Poveri. Barbarella così prova a guadagnare terreno sulla «Domenica in» di Mara Venier
Ma sull'altare degli ascolti ancora tanto sangue (famoso, ovviamente) deve essere versato: Vip sopravvissuti a un grave incidente, per esempio, non lo facciamo?


Flavio Briatore.
Flavio Briatore sta per vendere il Billionaire a Louis Vuitton. Così, se tiri l'alba, le borse sotto gli occhi ti vengono griffate.

Renato Pozzetto torna a teatro a 78 anni con uno spettacolo intitolato
Renato Pozzetto.
«Compatibilmente», e ne approfitta per dare platealmente del «pirla» a Pippo Baudo che, nel 2008 non accettò a Sanremo «Finché c'è la salute», pezzo composto da Enzo Jannacci che lui e Cochi Ponzoni avrebbero voluto portare al Festival.



Riccardo Scamarcio.
Riccardo Scamarcio sta girando tra Foggia, Milano e Mede Lomellina «Lo spietato». È la storia vera di un malavitoso, braccio armato dei Morabito, potente famiglia calabrese degli Anni 80-90. Nel cast c'è anche Marie-Ange Casta, top model di 27 anni sorella della più nota Laetitia.


Laura Pausini.
Alla presentazione stampa del nuovo singolo e del tour di Raf e Umberto Tozzi l'argomento caldo, nel pissi pissi fra addetti ai lavori, era Laura Pausini. Si sono davvero raffreddati, come si mormora da un po', i rapporti con il suo ufficio stampa, Goigest di Dalia Gaberscik? La cantante sta davvero per andarsene? Urge chiarimento con comunicato ufficiale. Ma basterebbe anche un tweet.


I protagonisti di «Succession».
Su Sky parte bene (astrusi e fastidiosi movimenti di macchina a parte) «Succession», nuova serie tv Hbo che racconta la storia di quattro fratelli in lotta per la successione all'impero del padre, finito morente su un letto d'ospedale. La figlia del magnate riceve intanto dal fidanzato, in corsia, una consolatoria proposta di matrimonio con tanto di anello. Lei rimanda le nozze con una cinica battuta cult: «No, non ora, non mi sembra il caso... Insomma, se ti muore il cane non vengo a farti un pompino». E vai col politicamente corretto!


Andrew Lincoln nei panni di Rick Grimes.
Rick Grimes (Andrew Lincoln) esce dall'ormai inguardabile «The Walking Dead»
La stagione finale di «The house of Cards», orfana di Kevin Spacey, è partita moscia. Debole il copione e Robin Wright sembra spaesata: funzionava bene, ma in coppia col marito. Sulla nuova, spettrale «Midnight, Texas» di Sky per ora preferisco non esprimermi. 


«La pupa e il secchione».
Nel 2019 su Italia 1 dovrebbe tornare «La pupa e il secchione». Ma per gli spettatori sarà sufficiente un secchio.

Ma siamo proprio sicuri che il passaggio a Raiuno abbia fatto così bene a Fabio Fazio? Siamo sicuri che ci sia armonia all'interno del gruppo autorale del programma? Siamo sicuri che il
Fabio Fazio.
conduttore, ringalluzzito per la promozione (un po' meno per gli ascolti) non abbia deluso qualche amico strada facendo? Bisognerebbe provare a domandarlo a un suo storico collaboratore, Pietro Galeotti.


Piero Chiambretti.
Aldo Grasso sul Corriere bastona senza pietà Piero Chiambretti e il suo «#CR4 - La Repubblica delle donne»
1) «Ormai sa fare un solo tipo di televisione. Tanto vecchia da affondare le sue radici nel circo equestre»
2) «Chiambretti sa solo mostrare se stesso e la sua sfibrata compagnia di giro: Alfonso Signorini, Cristiano Malgioglio vestito da geisha, Amanda Lear...»
3) «Il coacervo di pezzi disparati e disperati sommerge anche il povero Chiambretti, cui manca totalmente il physique du rôle del conduttore. E poi, non ci vuole molto a capire che il programma è totalmente estraneo alla nuova linea editoriale della rete». Urca, che botta.


Ghali Amdouni.
Cresciuto a Baggio, di origini tunisine, 25 anni, Ghali Amdouni fa trap, ha un solo album all'attivo eppure riempie i palazzetti dove si esibisce. Il suo pezzo di punta, «Cara Italia», ha 100 milioni di views su Youtube. Coi soldi fatti sinora ha comprato una villetta per mamma.
Intanto, per lanciare il nuovo album «Playlist», Salmo sbarca con un suo canale su Pornhub. Il nuovo rap ce l'ha duro.


Alfredo Cerruti (al centro).
Alfredo Cerruti, l'ultimo degli Squallor, racconta al quotidiano La Verità di uno scherzo che fece a Red Canzian dei Pooh negli anni in cui era il vero e potentissimo direttore artistico deus-ex-machina della discografia italiana: «Gli telefonai» dice «e gli chiesi che tipo di rutti facesse; lo feci venire in studio, lo misi davanti al microfono e gli intimai: rutta. Ne fece una serie, era bravissimo».


Pietro Valsecchi.
Il produttore Pietro Valsecchi lascia l'Italia e va in Francia, a fare i remake di «Perfetti sconosciuti» e «Quo vado» di Checco Zalone. «Da noi» spiega «non ci sono registi all'altezza del mercato». 
E spesso manco film all'altezza degli spettatori, mi permetto di aggiungere io.

Non ho ancora ben capito se col passare del tempo Zucchero tenda a somigliare sempre più a Umberto Smaila, o viceversa.

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