sabato 9 maggio 2020

LA VITA DI ETTORE ANDENNA * DONNE, AMORI, GIOCHI (SENZA FRONTIERE) E POLLI

Il conduttore tv Ettore Andenna.
Se vuoi fare strada (meglio, carrareccia) nel giornalismo “impantanativo”, lavora per Oggi. Il giornalismo “impantanativo” prevede che il soggetto vaghi in auto a Grazzano Badoglio, nelle campagne del Monferrato, a caccia della nobile cascina dove si è rintanato il mitico Ettore Andenna. Proprio lui, l’uomo de «La Bustarella» e «Giochi senza frontiere», che oggi alleva polli insieme con la famiglia.
Vatti a fidare del navigatore satellitare di Mr. Google, che è senz’altro una brava persona ma ritiene praticabile un lungo sentiero fangoso che praticabile di certo non è. Così ti ritrovi con le ruote (quelle dell’auto del fotografo, per fortuna) che iniziano a slittare a vuoto a cento all’ora fischiando nella melma. Non se ne esce. Chiami Andenna in persona, che arriva dopo un’ora con il suo Suv a recuperarti, ma si impantana irreversibilmente anche il conduttore/conducente. Dopo due ore «il Belgio gioca il jolly» (citazione da «Giochi senza frontiere») e con un trattore monumentale spunta il savatore: Giovanni, uno dei figli di Andenna, che estrae dalla mota padre, fotografo e giornalista. Insomma, un film.

Andenna, con un manipolo di eroi ad Antenna 3 Lombardia lei diede vita alle tv commerciali in Italia.
«Non dimentichi l’etere di Radio Monte Carlo. Di recente Piersilvio Berlusconi ha detto di aver comprato l’emittente “fondata” da Alberto Hazan. Ennò, fu ideata e fondata nel 1966 da quel genio di Noel Coutisson e nell’87 rilevata da Hazan. A noi voci storiche si è accapponata la pelle».
Dicevo: un padre della tv commerciale, conduttore brillante, da anni esule in campagna.
«Ma non ho mollato le piazze, tant’è che faccio ancora serate col pienone. È la tv che inspiegabilmente mi ha emarginato. Per un po’ sono stato in panchina ma senza sentirmi sprecato; mi sprecavano gli altri. Ora ne ho le scatole piene di rispondere alla domanda: “Perché non lavori più?”».
Da lì, il business dei polli senza frontiere?
«L’insofferenza per l’aleatorietà del mio mestiere l’ha sviluppata la famiglia. Così tre anni e mezzo fa mio figlio Giovanni ha aperto l’attività, e mia moglie si occupa di tenere i polli in salute. Abbiamo un capannone dove cinque volte l’anno arrivano fra i 23 e i 30 mila pulcini. Il nostro compito è allevarli nelle migliori condizioni di igiene, clima e alimentazione per 51 giorni, finché non raggiungono 3,6-4 chili. Poi vengono prelevati per la macellazione».
E lei?
«Vivo con la mia pensione, ho questa mia proprietà, ma non mi vedrà mai andare a piangere miseria sui giornali, com’è tanto di moda oggi nello spettacolo. Manca di dignità».
Sua moglie Diana Scapolan era valletta de «La Bustarella».
«Lì ci siamo conosciuti. C’era anche Carmen Russo, che scoprimmo per caso con il regista Beppe Recchia, grande appassionato di inquadrature anatomiche. Carmen aveva seni enormi, fatti di travertino».
Ma la scintilla scoccò con Diana.
«Pensavo di andare in giro con una bella moglie di rappresentanza e invece lei da chioccia veneta si è messa qui e ha sfornato quattro figli: Giovanni, Giaele, Gianluigi e Gabriele».
Un esercito.
«Ma ne ho altri tre. Due dal primo matrimonio: una ragazza portatrice d’handicap che sta in un istituto e si trasferisce da noi nel weekend. L’altro figlio la mamma ha voluto tenermelo lontano; l’ultima volta che l’ho visto avrà avuto un anno e mezzo e ora credo faccia il regista a Roma. Poi ce n’è un altro extra matrimonio avuto da una nobildonna – molto nobildonna – toscana che me l’ha tenuto nascosto per sette anni usandomi come stallone, in pratica. Tre anni fa questo ragazzo, Luigi, ha giustamente voluto conoscere il padre e ora è in contatto anche con gli altri miei figli».
La sua vita sentimentale fa impallidire «Beautiful»!
«Non mi sono mai fatto mancare niente. Ho vissuto. Dopo 20 anni m’ha preso persino il guizzo di riprendere un agente».
Ci ricasca con la Tv?
«Mi hanno chiamato per “L’isola dei famosi”, ho fatto un provino, ma non andrò, anche se mi darebbero un sacco di soldi. Ho chiesto di condurre i giochi dall’isola come inviato, invece vogliono vedermi tra i concorrenti. Perché dovrei confrontarmi con questi bimbiminkia, come usa dire oggi?».
Quindi?
«La mia agente mi ha proposto per “Ballando con le stelle”, che farei molto volentieri, ma lì c’è Milly Carlucci che dice che sceglierà. Con lei facemmo una puntata record di “Giochi senza frontiere”: 19 milioni d’ascolto in Italia e 105 in Europa, ma forse si è dimenticata. Non so, dopo che la nostra storia è finita l’ho incontrata una volta in 40 anni e mi ha trattato con estrema sufficienza, e non so perché: devo averle lasciato un cattivo ricordo».
Pensavo aveste solo lavorato assieme.
«Mannò, siamo stati insieme un anno e mezzo… Non capisco le persone che: “Quel periodo della mia vita non esiste”. No, la mia vita esiste tutta».
Che ricordo ha di Enzo Tortora, col quale lavorò ad Antenna 3?
«L’inventore della tv moderna. Rimasi basito quando lo accusarono persino di drogarsi. Enzo spesso aveva scatti d’ira e per controllarli, per non essere troppo reattivo, prendeva regolarmente il Valium. Il contrario del profilo del drogato. Mi sosteneva sempre e mi diceva spesso: Ettore, se in Rai ti sottovalutano vai e picchia i pugni sul tavolo».
L’incontro più emozionante della sua vita?
«Forse con Papa Wojtyla, nel 1997. All’epoca lavoravo molto per il Vaticano. Lo incontrai in un salottino accanto alla sala Nervi con il mio bambino più piccolo, Gabriele. Mi stupì perché prima di dargli la benedizione fece un gesto con la mano sopra la sua testa, come per strappare qualcosa. Chiesi poi spiegazione ad altri: lui era anche un grande esorcista, e mi dissero: “Ha visto sul bambino qualcosa di negativo, e gliel’ha tirata via“».
La tv di oggi le piace?
«È una cavolata immane l’ossessione di rifare vecchi programmi, come “Rischiatutto” o “Portobello”. La gente non vuole vederli per non rovinarsi il ricordo d’infanzia. Poi non lamentatevi se floppano. In Rai, che Tortora chiamava “La lanterna magica di Stato”, vanno in onda show dai costi assurdi. Stendo un pietoso velo sullo stipendio di Fabio Fazio: ho il rimpianto di non essermi mai dichiarato di sinistra. Se uno di sinistra becca più di 11 milioni per tre anni di contratto, beh ragazzi… Sa quanto ho preso io quando mi hanno invitato come ospite a “Stracult”, su Raidue?».
No, mi dica.
«160 euro più il rimborso spese di viaggio. Quante migliaia di volte valgo meno di Fazio? Ma non è un problema. Mia nonna diceva: tre sono i veri potenti: Papi, Re e nullatenenti».

(DAL SETTIMANALE OGGI - DICEMBRE 2018)

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