La mega-vincita di Michela De Paoli, casalinga pavese (qualche giornale l'ha arbitrariamente ribattezzata «Casalinga di Voghera», perché il luogo comune era troppo invitante) a «Chi vuol essere milionario?» di Gerry Scotti suscita parecchia ilarità nei corridoi Mediaset. Anche perché era dalla notte dei tempi che il milione di euro non se ne andava dai forzieri di Canale 5. E il colpaccio che fa parlare tutti i giornali e le tv viene nel periodo di massima crisi d'audience del quiz dell'access prime time che fa da traino al Tg5.
lunedì 31 gennaio 2011
sabato 29 gennaio 2011
venerdì 28 gennaio 2011
«GRANDE FRATELLO 11» * ORMAI BESTEMMIANO APPOSTA, PER USCIRE
L'ultimo a saraccare, ieri, è stato Nathan Lelli, il muratore bolognese. Che in quanto muratore forse è più portato di altri, ma non facciamone una questione classista. Espulso seduta stante, come da regolamento. Il problema è che quest'anno il «Grande Fratello» - cast immane ma deboluccio, formula un po' usurata, ma ascolti sempre più che dignitosi - si è fatto più greve che mai. Una bestemmia al giorno, che se non toglie il medico di torno, di certo fa sparire i concorrenti. Sono stati già archiviati per moccolo Matteo, Pietro e persino il beffato Massimo Scattarella, che fuori non aveva un cazzo da fare, ed è stato richiamato dentro a fare spettacolo. Della serie: ti riprendiamo, per poi ributtarti fuori in modo eclatante. L'impressione è che ormai la bestemmia al GF sia più che mai strumentale: o artificio da copione, sul quale lavorano gli autori, oppure scorciatoia per i concorrenti per guadagnare un po' di visibilità e uscire prima del tempo dalla Casa. Una specie di jolly o di tagliando di garanzia. Ti salva anche dal Televoto e fa parlare di te.
Sono lontani i tempi di Guido Genovesi, uno che almeno quando bestemmiava lo faceva senza calcolo. candidamente. Virginalmente, quasi. Succeda quel che deve succedere.
Sono lontani i tempi di Guido Genovesi, uno che almeno quando bestemmiava lo faceva senza calcolo. candidamente. Virginalmente, quasi. Succeda quel che deve succedere.
giovedì 27 gennaio 2011
ALESSIA MARCUZZI È STATA LA CONDUTTRICE PIU' AMATA DA «LE IENE»
Che cosa ci faceva Jo Squillo, l'altra sera, in fondo a Corso Italia, a Milano, nella nuova sede operativa della Horse Tv di Class? Piazzata proprio vicino alla caserma Teuliè (le finestre sono ad altezza uomo, dalla strada si possono vedere le registrazioni), l'emittente satellitare da qualche tempo è un viavai di tecnici e belle conduttrici. Ma l'interprete di «Siamo donne» (una che è Jo Squillo dalla notte dei tempi, anche se oggettivamente ancora ben tenuta) è anche un'amazzone, oppure vuole soltanto darsi all'ippica?
Ecco, stando al tam tam da corridoio, la classifica delle conduttrici de “Le iene“ più amate da chi lavora a “Le iene“ (autori, conduttori, maestranze): al primo posto, la veterana Alessia Marcuzzi (la conduttrice del «Grande Fratello», fidanzata con Francesco Facchinetti ha appena firmato per altri 3 anni a Mediaset), seguita per un’incollatura da Ilary Blasi (forse perché arrivata relativamente da poco); al terzo Simona Ventura. Fanalino di coda, Cristina Chiabotto.
mercoledì 26 gennaio 2011
martedì 25 gennaio 2011
lunedì 24 gennaio 2011
MORGAN A SANREMO CON PATTY PRAVO (UN PASSAGGIO DI TESTIMONE)
Era ora che succedesse. Nel bel Paese senza memoria, in vista del prossimo Festival di Sanremo, piazzato nelle saldi mani di Gianni Morandi (con parti in commedia anche a Elisabetta Canalis, Belen Rodriguez e ai guastatori Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu), finalmente avviene la riabilitazione. Di quel Marco «Morgan» Castoldi che poco prima dello scorso Festivalone diede scandalo per aver confessato in una sapida intervista a Max di far uso di droghe a scopo terapeutico. Fu cacciato con ignominia e senza passare dal via. Senza neppure ritirare le ventimila lire del Monopoli. Puntuale come tutte le italiche ipocrisie, ecco il perdono.
Morgan sarà nel cast di questa nuova edizione, ma solo per duettare brevemente, insieme con Patty Pravo. D'altra parte, qualcuno doveva pure passarle il chilum.
Morgan sarà nel cast di questa nuova edizione, ma solo per duettare brevemente, insieme con Patty Pravo. D'altra parte, qualcuno doveva pure passarle il chilum.
venerdì 21 gennaio 2011
GIOVANNI BENINCASA * È IPER RICHIESTO, MA «FA PIÙ FIASCHI DI UN'ENOTECA»
Nel giro televisivo lavora sempre, richiesto più di un Gronchi rosa, anche se la sua propensione al flop (l'ultimo è «Stasera che sera!» di Barbara D'Urso, su Canale 5) è notevole. Un'insana passione, diremmo. Tanto che qualche maligno nell'ambiente l'ha già ribattezzato: «Il terzo segreto di Fatima degli autori». E con tratto sagace ironizza sul suo conto: «Fa più fiaschi di un'enoteca».
Lui si chiama Giovanni Benincasa, 50 anni, napoletano, ed è stato, con Teo Mammucari, l'apprezzato ideatore di «Libero», il mitico show di scherzi telefonici di Raidue. Un successo epocale. Da lì in avanti, si dice che il buon Benincasa abbia vissuto parecchio di rendita. Tra le sue performance non proprio eclatanti, si ricordano «Bombay» su La7, «Il più grande» con Francesco Facchinetti su Raidue, e il recente «The Call» per Italia 1, che pure voleva essere una sorta di «Libero» riveduto, corretto e attualizzato in versione game-show. Dopo il tonfo D'Urso (roba pesante), ora il nostro si appresta a varare su La7d «Alballoscuro», il nuovo talk di Alba Parietti. Come andrà a finire?
Si accettano scommesse. Di certo, comunque vada, giovannino sarà sempre iper-richiesto e iper corteggiato fra gli autori più trendy della tv. Come mai?
Lui si chiama Giovanni Benincasa, 50 anni, napoletano, ed è stato, con Teo Mammucari, l'apprezzato ideatore di «Libero», il mitico show di scherzi telefonici di Raidue. Un successo epocale. Da lì in avanti, si dice che il buon Benincasa abbia vissuto parecchio di rendita. Tra le sue performance non proprio eclatanti, si ricordano «Bombay» su La7, «Il più grande» con Francesco Facchinetti su Raidue, e il recente «The Call» per Italia 1, che pure voleva essere una sorta di «Libero» riveduto, corretto e attualizzato in versione game-show. Dopo il tonfo D'Urso (roba pesante), ora il nostro si appresta a varare su La7d «Alballoscuro», il nuovo talk di Alba Parietti. Come andrà a finire?
Si accettano scommesse. Di certo, comunque vada, giovannino sarà sempre iper-richiesto e iper corteggiato fra gli autori più trendy della tv. Come mai?
giovedì 20 gennaio 2011
«CHE BELLA GIORNATA» * CHECCO ZALONE, ANTIDOTO LOW COST PER QUESTA ITALIA
Quel buon diavolo di Checco (Checco Zalone) sogna di fare il carabiniere, ma viene bocciato a ogni selezione. Un cardinale (Tullio Solenghi) amico di famiglia lo piazza a fare la security in cima al Duomo di Milano. Purtroppo l'obiettivo sensibile Madonnina viene tenuto d'occhio dalla graziosa musulmana Farah (Nabiha Akkari) e dal di lei fratello, decisi a farla saltare in aria. L'unico modo per riuscirci è concupire Checco, che ci casca come un pollo. Segue pellegrinaggio in Puglia, per presentare la bella pulzella ai parenti. Per la festa in piazza viene sequestrato Caparezza.
Trama esilissima e packaging sottocosto (era meglio il precedente «Cado dalle nubi») per la divertente commediola campione d'incassi che ha già battuto «La vita è bella» di Roberto Benigni. La fortuna del moderno terrunciello Zalone è che non promette niente più di quel che dà: risate, sogghigni e sorrisi che provano a farti dimenticare per 97 minuti l'Italia in cui stiamo vivendo.
Facebook, ossessioni alqueadiane, sentimentalismo spicciolo, la difficoltà di trovare lavoro. Si ironizza, con estrema semplicità, su tutto. Zalone - strategicamente - offre una doppia lettura di sé: quella per il popolino, che può persino riconoscersi in lui, e quella per chi è più colto e coglie ironie e sfumature. «L'amore è quando ti diventa grosso», «L'amore è quando lei ti dà la...», canticchia Checco nella colonna sonora. Giocando su quella lieve, esaltante volgarità in rima baciata che sta fra Renzo Arbore e Amando De Razza.
Trama esilissima e packaging sottocosto (era meglio il precedente «Cado dalle nubi») per la divertente commediola campione d'incassi che ha già battuto «La vita è bella» di Roberto Benigni. La fortuna del moderno terrunciello Zalone è che non promette niente più di quel che dà: risate, sogghigni e sorrisi che provano a farti dimenticare per 97 minuti l'Italia in cui stiamo vivendo.
Facebook, ossessioni alqueadiane, sentimentalismo spicciolo, la difficoltà di trovare lavoro. Si ironizza, con estrema semplicità, su tutto. Zalone - strategicamente - offre una doppia lettura di sé: quella per il popolino, che può persino riconoscersi in lui, e quella per chi è più colto e coglie ironie e sfumature. «L'amore è quando ti diventa grosso», «L'amore è quando lei ti dà la...», canticchia Checco nella colonna sonora. Giocando su quella lieve, esaltante volgarità in rima baciata che sta fra Renzo Arbore e Amando De Razza.
mercoledì 19 gennaio 2011
CHIUDE «STASERA CHE SERA!» (E TRAMONTA L'IMPERO DI BARBARA?)
Da qualche tempo nei corridoi Mediaset lo sussurrano in tanti: «L'impero di Barbara è al tramonto». Miss D'Urso, regina dei palinsesti trash di Canale 5, non è più gioiosamente in cima alla piramide. E la chiusura di «Stasera che sera!», cocente flop di stagione, certo non aiuta. Soprattutto dopo il baccano che ha fatto l'indegna esposizione al pubblico ludibrio di Francesco Nuti, peraltro già perpetrata (di questo a Barbara bisogna dare atto) il 29 novembre scorso da Giancarlo Magalli a «I fatti vostri», su Raidue. Perché allora non si disse quasi nulla, e ora la florida signora, tutta ubertosità e faccette contrite, viene massacrata?
Ma tant'è. Di certo il precedente non è una formidabile scusante.
Il fatto è che la rete, che ha già strappato alla D'Urso la domenica pomeriggio per affidarla a Federica Panicucci e Claudio Brachino, inizia a puntare meno sulle televisive grazie della donna che vuole farsi inquadrare soltanto dal lato destro. Ora anche Alessandro Salem, potente direttore dei contenuti Rti, potrebbe decidere di scaricarla. E il direttore di rete, Massimo Donelli, sarebbe costretto - in men che non si dica - ad allinearsi. Di certo il suo sogno neanche troppo segreto, ovvero il ritorno alla conduzione del «Grande Fratello», evapora seduta stante.
Ma tant'è. Di certo il precedente non è una formidabile scusante.
Il fatto è che la rete, che ha già strappato alla D'Urso la domenica pomeriggio per affidarla a Federica Panicucci e Claudio Brachino, inizia a puntare meno sulle televisive grazie della donna che vuole farsi inquadrare soltanto dal lato destro. Ora anche Alessandro Salem, potente direttore dei contenuti Rti, potrebbe decidere di scaricarla. E il direttore di rete, Massimo Donelli, sarebbe costretto - in men che non si dica - ad allinearsi. Di certo il suo sogno neanche troppo segreto, ovvero il ritorno alla conduzione del «Grande Fratello», evapora seduta stante.
GIOVANNI BAGLIONI * «SCRIVENDO 'AVRAI' PAPA' CLAUDIO CI HA AZZECCATO ALL'80%»
Papà Claudio s’era seduto al pianoforte per comporre «Avrai». Nel cuore, un’incontenibile esplosione di gioia e l’immodesta ambizione di prevedere la vita di suo figlio. Già, ma poi com’è andata veramente?
Era il 19 maggio 1982, e a Roma da Claudio Baglioni e Paola Massari nasceva Giovanni Baglioni, oggi apprezzato chitarrista acustico. Claudio, che del cantautorato è uno degli imperatori, decise di immaginare la vita di suo figlio eternandola nel brano che trovate girando pagina. Ora che Giovanni, a 28 anni, ha fatto pace con l’immagine un po’ ingombrante del padre («Per un bel po’ è stata una condanna: pativo il fatto che tutti si interessassero a me solo di riflesso»), siamo andati a chiedergli se le cose siano andate veramente così. A partire da quell’«avrai sorrisi sul tuo viso» che è stata la prima profezia paterna. «Sono un tipo un po’ malinconico» racconta «ma l’approccio gioioso alle cose belle e interessanti – centellinate - non mi manca. Basta avere stimoli. Cresce però in me la consapevolezza che non abbiamo molto tempo a disposizione…».
«Avrai un telefono vicino che vuol dire già aspettare».
«Il telefono lo tengo invece molto lontano, sono un po’ eremitico. Lo squillo lo vivo come un’intrusione».
«...e un treno per l’America senza fermate».
«Negli Usa sono stato due volte, e mi è piaciuta: la prima a 25 anni per lavoro, a Chicago e nel Wisconsin; più tardi a New York. I grattacieli hanno sempre il loro fascino».
«Avrai una donna acerba e un giovane dolore».
«La mia prima storia di un certo rilievo è stata a 21 anni. E i piccoli dolori non sono mancati: colpi incassati e rifilati. Magari proprio a causa di una donna, di quelle attrazioni fatali che non fanno guardare in faccia a nessuno».
«Ed un amico che ti avrà deluso, tradito, ingannato».
«Sì, può succedere di perdere amici per strada, e mi è spiaciuto di più, perché consideravo l’amicizia meno esposta dell’amore alla fragilità del tempo».
«La stessa mia triste sperenza».
«Non so bene a che cosa si riferisse papà. Io sono perserverante e idealista, in conflitto con realtà e pragmatismo. In questo forse ho una speranza triste. Sono più insoddisfatto che ottimista, da essere pensante, forse troppo. E colleziono paranoie».
«Se amore amore avrai».
«Non sono né sposato né fidanzato, purtroppo o per fortuna. È tipica degli esseri umani l’insoddisfazione per la condizione che si vive. Se si è single, ci si rammarica di essere da soli; da fidanzati, si pensa con nostalgia alla libertà. Non faccio eccezione».
«La prima sigaretta che ti fuma in bocca…».
«L’ho provata, come tutti. Ma non fumo. Niente nicotina. Senza per questo essere talebano nei confronti di chi fuma».
«Giochi elettronici e sassi per la strada».
«I videogames sono la mia condanna. Un divertimento fine a se stesso, anche senza imbastire sfide con altri. A volte penso che dovrei disintossicarmi».
«Avrai ricordi, ombrelli, e chiavi da scordare».
«Vero. Anche se devo dire che sono abbastanza distratto per ciò che riguarda gli oggetti. Sui concetti, ho buona memoria».
In definitiva, quindi, papà Claudio ci ha azzeccato?
«Direi di sì, all’80%. A parte alcune poetiche frasi generiche che possono adattarsi a tutti. La mia passione per la musica non l’aveva prevista. Ed è cosa abbastanza recente. Dopo il Liceo scientifico, quando ho abbandonai Giurisprudenza per la chitarra, temevo che non potesse diventare un lavoro. Invece è andata bene. E ora che ho una mia personalità definita, sono orgoglioso di somigliargli».
(TV SORRISI E CANZONI - GENNAIO 2011)
Era il 19 maggio 1982, e a Roma da Claudio Baglioni e Paola Massari nasceva Giovanni Baglioni, oggi apprezzato chitarrista acustico. Claudio, che del cantautorato è uno degli imperatori, decise di immaginare la vita di suo figlio eternandola nel brano che trovate girando pagina. Ora che Giovanni, a 28 anni, ha fatto pace con l’immagine un po’ ingombrante del padre («Per un bel po’ è stata una condanna: pativo il fatto che tutti si interessassero a me solo di riflesso»), siamo andati a chiedergli se le cose siano andate veramente così. A partire da quell’«avrai sorrisi sul tuo viso» che è stata la prima profezia paterna. «Sono un tipo un po’ malinconico» racconta «ma l’approccio gioioso alle cose belle e interessanti – centellinate - non mi manca. Basta avere stimoli. Cresce però in me la consapevolezza che non abbiamo molto tempo a disposizione…».
«Avrai un telefono vicino che vuol dire già aspettare».
«Il telefono lo tengo invece molto lontano, sono un po’ eremitico. Lo squillo lo vivo come un’intrusione».
«...e un treno per l’America senza fermate».
«Negli Usa sono stato due volte, e mi è piaciuta: la prima a 25 anni per lavoro, a Chicago e nel Wisconsin; più tardi a New York. I grattacieli hanno sempre il loro fascino».
«Avrai una donna acerba e un giovane dolore».
«La mia prima storia di un certo rilievo è stata a 21 anni. E i piccoli dolori non sono mancati: colpi incassati e rifilati. Magari proprio a causa di una donna, di quelle attrazioni fatali che non fanno guardare in faccia a nessuno».
«Ed un amico che ti avrà deluso, tradito, ingannato».
«Sì, può succedere di perdere amici per strada, e mi è spiaciuto di più, perché consideravo l’amicizia meno esposta dell’amore alla fragilità del tempo».
«La stessa mia triste sperenza».
«Non so bene a che cosa si riferisse papà. Io sono perserverante e idealista, in conflitto con realtà e pragmatismo. In questo forse ho una speranza triste. Sono più insoddisfatto che ottimista, da essere pensante, forse troppo. E colleziono paranoie».
«Se amore amore avrai».
«Non sono né sposato né fidanzato, purtroppo o per fortuna. È tipica degli esseri umani l’insoddisfazione per la condizione che si vive. Se si è single, ci si rammarica di essere da soli; da fidanzati, si pensa con nostalgia alla libertà. Non faccio eccezione».
«La prima sigaretta che ti fuma in bocca…».
«L’ho provata, come tutti. Ma non fumo. Niente nicotina. Senza per questo essere talebano nei confronti di chi fuma».
«Giochi elettronici e sassi per la strada».
«I videogames sono la mia condanna. Un divertimento fine a se stesso, anche senza imbastire sfide con altri. A volte penso che dovrei disintossicarmi».
«Avrai ricordi, ombrelli, e chiavi da scordare».
«Vero. Anche se devo dire che sono abbastanza distratto per ciò che riguarda gli oggetti. Sui concetti, ho buona memoria».
In definitiva, quindi, papà Claudio ci ha azzeccato?
«Direi di sì, all’80%. A parte alcune poetiche frasi generiche che possono adattarsi a tutti. La mia passione per la musica non l’aveva prevista. Ed è cosa abbastanza recente. Dopo il Liceo scientifico, quando ho abbandonai Giurisprudenza per la chitarra, temevo che non potesse diventare un lavoro. Invece è andata bene. E ora che ho una mia personalità definita, sono orgoglioso di somigliargli».
(TV SORRISI E CANZONI - GENNAIO 2011)
A VIRGIN RADIO TELEVISION C'È PAOLA MAUGERI: «A 80 ANNI SARO' ANCORA VEEJAY»
C’è in onda una nuova tv che sa di musica e di moda. Che mette da parte l’heavy metal e le chitarre distorte, per accarezzare un pop-rock dalla cifra semplice ed elegante. Si chiama Virgin Radio Television (Gruppo Finelco, gli stessi di Radio 105, RMC e Virgin Radio), e dal 26 novembre ha iniziato a fare capolino sul digitale terrestre con risultati più che confortanti. A dirigerla è una donna, l’intraprendente Katamashi, già deejay per i principali network italiani, impegnata in una nuova sfida. La campagna acquisti dell’emittente ha puntato anche sui volti televisivamente noti e rodati di personaggi come Ringo (il suo programma, dedicato alle rock band, è «Garage Revolver») e Paola Maugeri («She is in Fashion», da fine gennaio)», che parla del proprio futuro professionale con una punta d’ironia: «Voglio continuare a parlare di musica finché avrò settant’anni. Voglio diventare come Fernanda Pivano. Frequentare musicisti ventenni quando ne avrò 80. Voglio parlare di rock e loro verranno a chiedermi di quando nei primi anni del terzo millennio intervistavo i Coldplay, e cose di questo tipo». L’ultimo colpo gobbo di Virgin Radio Television si chiama Elio Fiorucci. Milanese, stilista fra i più apprezzati, darà vita dal 17 gennaio a un programma per narrare, in due pillole settimanali, «la storia della moda che lui stesso ha contribuito a creare». Per il resto, Giulia Salvi e Andrea Rock sono i conduttori del magazine quotidiano «Virgin Generation», e Sophia Eze si occupa di andare a scandagliare - tra citazioni e contributi filmati - la filosofia rock in «Virgin Video»; Marco Biondi è il titolare di «Neverland», uno sguardo sul «rock del terzo millennio, dalle sue radici al suo futuro», e Yan Agusto segue la rubrica «Rock ‘n Movie», dedicata al legame tra musica e cinema.
(TV SORRISI E CANZONI - DICEMBRE 2010)
(TV SORRISI E CANZONI - DICEMBRE 2010)
martedì 18 gennaio 2011
A PRIMAVERA TORNA «CAMERA CAFÈ» (NUOVO CORSO)
A primavera, torna «Camera Cafè». La fortunata sitcom impiegatizia con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu (tra poco impegnati con il Festival di Sanremo, insieme con Gianni Morandi, Belen Rodriguez ed Elisabetta Canalis) sta per riconquistare Italia 1, dalla quale di fatto - a furia di repliche - non se n’è mai andata.
Alle macchinette per la nuova serie dovrebbe ritrovarsi più o meno tutto lo storico cast. Da Nervi e Bitta, ovvero Luca e Paolo, che confermano sia la ripresa delle registrazioni che la loro presenza, alla burrosa Jessica Polsky. Fra gli altri, salvo contrattempi (i contratti non sono ancora firmati) non mancherebbero né Debora Villa (Patty) né Alessandro Sampaoli (Silvano).
(TV SORRISI E CANZONI - DICEMBRE 2010)
Alle macchinette per la nuova serie dovrebbe ritrovarsi più o meno tutto lo storico cast. Da Nervi e Bitta, ovvero Luca e Paolo, che confermano sia la ripresa delle registrazioni che la loro presenza, alla burrosa Jessica Polsky. Fra gli altri, salvo contrattempi (i contratti non sono ancora firmati) non mancherebbero né Debora Villa (Patty) né Alessandro Sampaoli (Silvano).
(TV SORRISI E CANZONI - DICEMBRE 2010)
BALBUZIE * CINQUE TRUCCHI PER CURARLA AL MEGLIO
Quando si parla con una persona balbuziente, non bisogna sentirsi a disagio. Il primo errore da non commettere, è quello di ultimare al suo posto la parola che sta faticosamente cercando di pronunciare. Ciò aumenta il suo senso di frustrazione: se si sta impegnando per riuscire, infatti, vuole riuscirci senza aiuti.
Se si deve parlare in pubblico, per ridurre l’incidenza della balbuzie, in molti casi (ma non in tutti), è utile leggere più e più volte lo stesso testo, sino quasi a impararlo a memoria. Ciò - in linea di massima - aumenta la propria sicurezza.
Uno tra gli scogli maggiori per chi balbetta, è il telefono, considerato oggetto tabù: parlare senza vedere l’interlocutore fa crescere l’ansia per i propri silenzi. Un consiglio è quello di distrarsi facendo un piccolo disegno o scarabocchiando un foglio durante la conversazione. L’attenzione si sposta così leggermente dall’ossessivo problema della difficoltà di comunicare.
Uno tra gli esercizi più semplici consigliati (da approfondire in seconda battuta con un logopedista) è quello di leggere un testo fino in fondo senza curarsi della punteggiatura.
Dimenticate calcio e soprattutto nuoto, forse più popolari ma troppo «solitari». Lo sport migliore da praticare per chi balbetta, caldamente consigliato dagli esperti, è il rugby.
(SORRISI SALUTE! - NOVEMBRE 2010)
Se si deve parlare in pubblico, per ridurre l’incidenza della balbuzie, in molti casi (ma non in tutti), è utile leggere più e più volte lo stesso testo, sino quasi a impararlo a memoria. Ciò - in linea di massima - aumenta la propria sicurezza.
Uno tra gli scogli maggiori per chi balbetta, è il telefono, considerato oggetto tabù: parlare senza vedere l’interlocutore fa crescere l’ansia per i propri silenzi. Un consiglio è quello di distrarsi facendo un piccolo disegno o scarabocchiando un foglio durante la conversazione. L’attenzione si sposta così leggermente dall’ossessivo problema della difficoltà di comunicare.
Uno tra gli esercizi più semplici consigliati (da approfondire in seconda battuta con un logopedista) è quello di leggere un testo fino in fondo senza curarsi della punteggiatura.
Dimenticate calcio e soprattutto nuoto, forse più popolari ma troppo «solitari». Lo sport migliore da praticare per chi balbetta, caldamente consigliato dagli esperti, è il rugby.
(SORRISI SALUTE! - NOVEMBRE 2010)
BALBUZIE * ECCO CHE COS'È E COME SI CURA (GUARIRE DEL TUTTO NON SI PUO')
Che cos’è la balbuzie? La ripetizione involontaria di parole, sillabe o frasi durante un discorso; tutte quelle pause o quei blocchi che impediscono a chi balbetta di produrre suoni regolarmente. Condizionando quindi in maniera rilevante la sua vita sociale. Raramente sono originate da un un trauma; quando succede, in genere, esiste già una predisposizione. «Il loro nome scientifico» dice la dottoressa Donatella Tomaiuoli, del Centro Ricerca e Cura Balbuzie di Roma «è disfluenze verbali. Non una malattia, ma un disturbo della comunicazione e del linguaggio che crea difficoltà di relazione perché porta il paziente a isolarsi».
Basta con i luoghi comuni
Affrontando il problema, che - come tutti quelli legati al linguaggio - colpisce soprattutto la popolazione maschile, bisogna togliere di mezzo i luoghi comuni. «Di questo disagio» prosegue «soffrono persone particolarmente intelligenti, sensibili e profonde, non certo il contrario. Persone che non vogliono esporsi per timore di essere giudicate. La balbuzie non è invalidante, ma il disagio che determina è profondo. Ci sono alcuni che fanno la spesa solo nei self service per evitare di dover parlare con qualcuno al banco di un negozio; altri che non frequentano i multisala ma solo i cinema con un solo film in programmazione, per non incespicare dicendo alla cassiera il titolo della pellicola che vogliono vedere; altri ancora che a scuola preferiscono risultare impreparati piuttosto che dimostrare a tutti di essere balbuzienti. Fra l’altro spesso la scuola non è pronta ad accogliere le persone che soffrono di questo disturbo».
Molto si gioca tra i banchi
Già, la scuola. Come può essere d’aiuto, oppure - di riflesso - d’inciampo in casi come questi? «A volte c’è la tendenza a non coinvolgere nelle letture di classe i soggetti balbuzienti, oppure istituire gare a premi di lettura veloce che li vedono inevitabilmente svantaggiati. In altri casi, se c’è una recita, si tende a dare a chi balbetta il ruolo più semplice e defilato. Quello con meno dialoghi». E poi, talvolta, ecco le prese in giro dei compagni. Quelle che fanno male ma a volte aiutano a crescere. Un giorno un ragazzo balbuziente ha liquidato un coetaneo che gli faceva il verso con una frase che racchiude tutto il disagio di questa condizione: «Smettila: sappi che balbettare è molto difficile, e tu non lo sai fare!». E pensare che in alcuni casi tutto fila liscio: quando si gioca a carte; quando si è in discoteca, protetti dalla musica assordante. E dopo aver bevuto qualche (sconsigliabile) bicchiere di troppo, perché si perde un po’ il controllo di se stessi.
Il fattore ereditario
La balbuzie è un fatto (anche) organico, o squisitamente psicologico? «Fino a poco tempo fa» continua la Tomaiuoli «la si collegava solo a fattori psicologici, ma recenti studi condotti in America hanno stabilito che può esistere anche un legame genetico, una componente ereditaria. Paradossalmente, le forme lievi a volte sono più difficili da curare di quelle più complicate. Ciò è dovuto al fatto che nelle forme gravi, il paziente ha in genere maturato un’accettazione del problema, e quindi si lascia andare e si mette in gioco di più. Nei casi lievi, con balbuzie che si presentano per un po’ e poi scompaiono, la persona tende a chiudersi maggiormente per paura di una ricaderci».
Non passa mai del tutto
I casi di miglioramento, anche vistoso o sorpredente, sono tantissimi. E inducono all’ottimismo. Eppure... «Eppure bisogna essere onesti chiarendo subito che da questo disturbo non si guarisce mai totalmente» puntualizza la Tomaiuoli. «Ed è meglio diffidare di chi promette miracoli in 20 giorni. In genere si tratta di ex balbuzienti che hanno aperto centri non riconosciuti, o cose simili. Il mio consiglio è di rivolgersi a strutture riconosciute dallo Stato, o private nelle quali l’approccio sia comunque scientifico. La cosa migliore è un lavoro il più possibile personalizzato e a 360°. Al di là delle tecniche di facilitazione verbale che lavorano sul sintomo, da effettuare con un logopedista (si impara la respirazione, per poi passare all’eloquio spontaneo) oppure il lavoro integrato con uno psicologo, bisogna fare in modo di migliorare la qualità di vita del paziente. Per questo noi puntiamo molto su public speaking, doppiaggio e teatro (i bambini leggono e ripetono fiabe in sala di registrazione, per realizzare un cd), coinvolgendo le persone in progetti anche non semplici, che - visti i risultati finali - possano indurre ad aumentarne l’autostima». L’obiettivo finale è far sì che il soggetto non si consideri più: Mario Rossi, 21 anni, balbuziente. Ma: Mario Rossi, 21 anni, persona socievole e positiva, buone doti sportive, con hobby e passioni e “anche” balbuziente. Sul fronte della prevenzione, invece, è possibile fare qualcosa?
Fisiologica o strutturata?
«Già in età prescolare un esperto riesce a capire con una certa precisione se ci si trova di fronte a una piccola balbuzie fisiologica, destinata e rientrare completamente, oppure a qualcosa di strutturato. Un segno tipico della balbuzie, è la ciclicità. Di norma un profano è portato a credere che se si presenta senza regolarità, non si tratta di vera balbuzie. Invece è l’esatto contrario: la ciclicità nel manifestarsi è indice di balbuzie strutturata». Anche nelle dinamiche familiari (oltre ad evitare ai bambini - se possibile - stress come traslochi, trasferimenti e cambi improvvisi di abitudini) si può fare molto per aiutare chi balbetta.
L’importanza dell’ironia
«Servono» spiega la Tomaiuoli «ironia e autoironia, che vanno inculcate nel bambino. Prima impara a scherzare sul problema, prima accetterà le prese in giro. Non lo si deve rimproverare perché balbetta. Ho saputo di un medico di base che ha consigliato ai genitori di un bimbo un’assurda terapia: tenerlo in silenzio per 15 giorni, come se si fosse rotto una gamba. Niente di più sbagliato. In realtà in famiglia, per esempio a tavola, se si hanno due o più figli, è bene stabilire una sorta di minutaggio a esclusiva disposizione di ognuno per consentire anche al ragazzo balbuziente di tranquillizzarsi e parlare senza essere scavalcato dai fratelli».
Gli artisti della voce
A volte questi inciampi vocali diventano addirittura di successo. Balbetta saltuariamente Paolo Bonolis e con lui il fido Luca Laurenti. Capace smettere del tutto quand’è il momento di salire sul palco per cantare. Caratteristica che lo accomuna a Stefano Filipponi, appena uscito da «X-Factor». «Queste persone smettono di balbettare quando cantano perché seguono il ritmo, sono concentrate su quello e il resto passa in secondo piano. Anche l’attore Fiorenzo Fiorentini balbettava, fino a un minuto prim che si alzasse il sipario. Si tratta di professionisti. È come se in quel momento, calandosi in un personaggio, fosse un’altra persona a parlare».
(SORRISI SALUTE! - NOVEMBRE 2010)
domenica 16 gennaio 2011
ESCE «IL GRANDE LIBRO DELLE RITRATTAZIONI» DI MICHELE MISSERI
Sta per uscire in edizione illustrata «Il grande libro delle ritrattazioni» di Michele Misseri. Un'opera unica e avvincente, che raccoglie il meglio del confessato e (subito) ritrattato dal grande accusato di Avetrana. Una catena ininterrotta di ti dico e (poi) ti nego che se certo non aiuta a fare luce sull'omicidio di Sarah Scazzi, sicuramente farà la felicità dei redattori de «La vita in diretta» e «Domenica 5». Pronti a trovare nell'agile volumetto un buon bigino per ripassare i momenti più cruenti della vicenda che appassiona l'Italia.
Pare che Canale 5 sia già pronta a rispondere al caso editoriale con un quiz di sicuro successo condotto da Gerry Scotti: «Chi vuol essere Michele Misseri?». Indovina chi imbrocca l'ultima versione fornita agli inquirenti. Vale tutto: il 50 e 50 e i suggerimenti da studio. Purtroppo - per comprensibili ragioni - non l'aiuto da casa.
Pare che Canale 5 sia già pronta a rispondere al caso editoriale con un quiz di sicuro successo condotto da Gerry Scotti: «Chi vuol essere Michele Misseri?». Indovina chi imbrocca l'ultima versione fornita agli inquirenti. Vale tutto: il 50 e 50 e i suggerimenti da studio. Purtroppo - per comprensibili ragioni - non l'aiuto da casa.
martedì 4 gennaio 2011
PARLARE DI BATTISTI * LE RICADUTE SUL MERCATO
Cauto ottimismo fra i discografici, notoriamente geniali: credono che forse, con tutto questo parlare di Battisti, in Italia si tornerà a vendere qualche disco.
lunedì 3 gennaio 2011
CAPODANNO * VENIER, INSEGNO (E PADRE PIO) STRACCIANO BARBARA D'URSO
Mentre si segnala il capodanno teatrale da record di Teo Teocoli, che a Milano agli Arcimboldi ha collezionato 2325 presenze, con un incasso pari a 178 mila euro, pare che in video qualcuno si lecchi le ferite. Per esempio Barbara D'Urso, che con il suo «Capodanno 5» ha floppato alla grande, portando a casa 2.598.000 spettatori e il 16,55% di share. In pratica meno della metà di quello di Raiuno, «L'anno che verrà» (prima parte 34,83% con 5.536.000 spettatori, seconda parte 38,37% e 3.796.000).
Nel tele-party trash di Canale 5 abbondavano ex tronisti, avanzi di reality e uno stucchevole montaggio di sfighe mondiali degli ultimi dieci anni, con morti e feriti, accompagnate da improprio sottofondo allegro, mentre quello kitsch della prima rete di stato puntava su un ideale gemellaggio con Padre Pio. Che ha avuto la meglio. Mara Venier e Pino Insegno, vestiti così, sembravano Totò e Peppino del memorabile «noio volovànt savuar» in piazza Duomo, e il povero Fred Bongusto in collegamento da Napoli, appariva spaesato e confuso in un playback, per dirla con Ruggeri. Alla sua età ha tutto il diritto di non sentirci bene e dovrebbe essere tutelato da qualche associazione benemerita: perché partecipare a questi show?
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