martedì 28 novembre 2017

CHE NOIA BELEN RODRIGUEZ CHE RECITA SE STESSA (COME PARODIA, MEGLIO LA RAFFAELE)

«La Tv abbassa» - Belen Rodriguez ormai recita se stessa.
Da quando Belen si è «imbelenita», il gioco mi diverte meno. Sì, perché la signorina Rodriguez, ormai, forte del suo successo, sembra la caricatura di se stessa. È talmente entrata nel ruolo, che dà l'idea di non uscirne neppure al trucco e parrucco. Neppure davanti allo specchio di casa, che le sue brame le conosce. 
Come l'altra sera alla consegna del Tapiro di «Striscia la notizia»Smorfiette un po' snob, desiderio estremo di apparire sofisticata ancorché determinata, quell'aria da unica depositaria della Verità (chiamiamola così, ma in campagna abitualmente le si dà un altro nome), insomma Belen che rifà lo stereotipo di Belen «Acca24», direbbe qualcuno.
Belen Rodriguez in una piccola smorfia.
Chissà che cosa ne pensa il suo creatore, il buon Alfonso Signorini, al quale lei, donna di carta, donna di gossip, deve tutto. E che non manca di onorare con ogni intervista in anteprima su «Chi». Tra un Borriello, un Corona, uno Stefano De Martino, uno Iannone c'è pane per tanti denti. Forse, chissà, anche Alfie inizia a trovare un po' stucchevole la Belen carta carbone.
A questo punto, meglio l'imitazione di Virginia Raffaele, che guarda caso ultimamente a quanto pare iniziava a darle fastidio. Forse perché si avvicinava pericolosamente al vero.
Belen senza freni.
Desiderosa di piazzare tutta la famiglia nel ricco sacrario trash della televisione italiana, miss Rodriguez ha importato dall'Argentina in botti di rovere anche la sorella Cecilia e il fratello Jeremias, che si sono fatti notare per varie prodezze al «Grande Fratello Vip». Dando all'acronimo un'accezione sempre più ampia e inclusiva. Della spaventosa «rodriguezizzazione» del palinsesto di Canale 5 si occupa oggi su Libero la collega Alessandra Menzani
Ma a me quel che spaventa è l'autostima incontrollabile del format «Belen recita Belen», che sta tracimando ovunque. Senza più freni. Qualche sera fa s'è lamentato anche Costanzo. Non si fa. Alfie, pensaci tu. Prova a ricordare alla bellissima che per i Miracoli (ma anche per i Miracolati) bisogna sempre ringraziare Lassù.

venerdì 24 novembre 2017

IL «BLACK FRIDAY» ITALIANO È UNA SOLENNE PRESA IN GIRO

Negli Stati Uniti si consuma il vero Black Friday
In America, per il Black Friday, il «venerdì nero» (quello vero), ci si picchia come fabbri, si tirano pugni come alla finale di un torneo di boxe. Si menano fendenti, ci si strattona senza tregua per arrivare all'agognato scatolone. Che non è tuo finché non sei giunto alla cassa e l'hai pagato, dopo un percorso di torture e sudore che manco a «Giochi senza frontiere», buonanima. 
Perché? Semplice: perché gli sconti su molti articoli sono reali, significativi, importanti, spesso imperdibili. Quasi sempre ben superiori al 50% del prezzo reale. Insomma, ricordano davvero il crollo del '29 a Wall Street.
Abbiamo importanto la versione edulcorata di Halloween, potevamo non farci abbindolare anche da un'altra tradizione Usa infiocchettata all'italiana?
Nei veri Black Friday Usa metti a rischio anche la famiglia. 
Il Black Friday nostrano (B. F., che secondo un'amica addetta ai lavori significa Boccaloni Facili) è semplicemente una riproposizione in versione glitterata delle stesse «offerte imperdibili» che riceviamo ogni giorno per tutto l'anno via e-mail. Due parole svuotate del loro significato. Amazon (ma non solo) gli dedica una settimana intera, giusto per svilirlo ancora un po'. E altri seguono il solco annacquando e togliendo forza e valore a quella che sarebbe una buona occasione commerciale. Per non parlare delle tante segnalazioni che arrivano di prezzi aumentati il giorno prima del 30%, per essere ridotti del 30% il fatidico giorno. Il paradiso della sòla.
La (vera) lotta all'ultimo scatolone non è in Italia.
Questo per ciò che riguarda il web. Va un po' meglio (ma poco) negli store fisici, che hanno però durante l'anno abitualmente prezzi più alti dell'on-line. Ridurre per esempio del 25%, come fanno in molti, su gran parte della merce esposta (con parecchie limitazioni, va detto), significa liberare un po' il magazzino senza sforzi eccessivi puntando su quella clientela più agée che preferisce vedere e toccare il prodotto o che ancora per diffidenza o mancanza di abilità informatica non ha accesso a Internet.
Portiamo a casa anche questo Black Friday farlocco, che tanto tra pochissimo arriva il Cyber Monday, la stessa cosa ma rivolta soprattutto ai tanti patiti di elettronica. Quelli che non sono già stati infinocchiati dal Black Friday, naturalmente.

giovedì 23 novembre 2017

QUELLA BIRRA IN PIU' CHE TI DA' UNA CHIARA PERCEZIONE DEL GIUSTO E DEL REALE

Quella birretta in più che ti rende leggermente brillo ma saggio.
Di norma bevo pochissimo. Quasi mai, tranne la birretta di rito. Ma le cose più eticamente giuste le ho sempre fatte (pensate) quando avevo in corpo quel bicchiere in più. Non ubriachezza, assolutamente. Non sono mai stato ubriaco in vita mia. Ma quel bicchiere in più che ti lascia in uno stato di sospensione tra la realtà e l'invincibilità. Dura niente, chiaro, è uno stato dell'anima transitorio e vacuo che ti dà però nel frangente una chiara, chiarissima, limpida percezione del reale. Di quel che è giusto fare. Giusto per te, giusto per tutti. Perché giustizia e rispetto devono essere la norma, non l'eccezione. È la percezione che ho in questo preciso momento e che vorrei non mi lasciasse mai. E (lo dico dal profondo del cuore) non vorrei essere nei panni di chi si imbatterà nel mio prossimo bicchiere in più. Un'idea ce l'ho.

mercoledì 22 novembre 2017

DONNE, VIOLENZE E MOLESTIE * SE NE PARLA A «BELLE E DANNATI», CON CLAUDIO AMENDOLA

Claudio Amendola.
Ci sarà anche Claudio Amendola, uno tra i più gettonati duri del cinema italiano, all'evento contro la violenza di genere intitolato «Belle e dannati», in programma il 2 dicembre alle 16 al santuario Tempio d'Ercole Vincitore di Tivoli (Roma).
Organizzato dall'Associazione socio-culturale Laboratorio del possibile di Daniela Di Camillo, vedrà la partecipazione di psicologi, sociologi, pedagogisti, medici, legali ed esperti in criminologia. Per l'elenco dei nomi vi rimando alla locandina.

La locandina di «Belle e dannati».
Il caso del produttore Harvey Weinstein, scoppiato negli Stati Uniti, ha sollevato clamore mediatico attorno a un tema già di profonda attualità soprattutto fra le mura domestiche. Ed è partita la ridda di denunce, soprattutto dalle colonne dei giornali. Lo spettacolo insomma ha fatto da cassa di risonanza, e anche da noi hanno iniziato a parlare personaggi come Asia Argento, Miriana Trevisan (che ha tirato in ballo Giuseppe Tornatore), sino alle recenti, numerose attrici che tramite «Le iene» hanno accusato il regista Fausto Brizzi.

Che cosa è un'avance, che cosa una molestia, e che cosa violenza vera e propria? A molti sembra evidente, ma in alcuni casi c'è ancora troppa confusione. L'evento di Tivoli (che si soffermerà anche su tematiche molto più profonde e gravi di quelle portate alla ribalta dalla scena mediatica) servirà anche a fare maggiore chiarezza.

lunedì 20 novembre 2017

«THE WALL» * SCOTTI, OSTINATO COME UN MULO, SA CHE NELLA VITA PREVALE SEMPRE IL...

«La Tv abbassa» - Gerry Scotti nel nuovo quiz «The Wall»
Gerry Scotti, infaticabile testatore e accumulatore seriale di quiz del preserale (rima) di Canale 5, è incappato nel nuovo «The Wall». Staremo a vedere domani come risponderà l'Auditel, ma si trattava a mio avviso di una carta interessante da provare a giocare.
Il format, testato per cinquanta puntate e già in onda in 10 Paesi, scardina un poco la logica dei giochi televisivi, che prevedono il facile accumulo di denaro più o meno durante tutta la gara, per poi arrivare al segmento finale carico di suspense a ridosso del Tg.

Le domande sono piuttosto semplici. E durante le quattro manches i soldi in questo caso vanno e vengono con una certa facilità («Il muro dà, e il muro toglie», è il claim scottiano), soprattutto in virtù del fato, parola che potrebbe essere più prosaicamente e propriamente sostituita da un'altra di quattro lettere certamente più in voga. In questo dare e togliere «The Wall», semplice e chiaro, in uno studio dal rassicurante blu, funziona bene. Ti fa sperare e subito dopo ti ripiomba nella delusione. Come la vita. Sino al finale, che ancora una volta, come un mulo, si aggrappa al proverbiale...



domenica 19 novembre 2017

«THE PLACE» * SUGGESTIONI SOPRAVVALUTATE (IL CINEMA È UN'ALTRA COSA)

Valerio Mastandrea, protagonista di «The Place»
Sono corso a vedere «The Place» di Paolo Genovese sull'onda di qualche esaltato post piazzato su Facebook da alcuni addetti ai lavori. Mi aspettavo il miracolo, come per il delizioso «Perfetti sconosciuti», ma stavolta il sangue di San Gennaro non si è sciolto.

Si tratta sempre di un film dall'impianto teatrale, come vuole (pare) il marchio del regista romano, ma qui il manca il guizzo del suo precedente lavoro. 
In scena domina il bravo Valerio Mastandrea, misterioso personaggio che in un bar del centro riceve un campionario di varia, italica umanità, svolgendo un lavoro maieutico: è lì per distillarne meschinità, eroismi, voltafaccia, bassezze e grandezze con la promessa di soddisfare miracolosamente un loro desiderio. C'è l'anziana incaricata costruire e piazzare una bomba per guarire il marito dall'alzheimer; il padre col bimbo malato che per salvare il figlio deve uccidere una bambina; il meccanico che deve salvarla in cambio di una notte con la bella da calendario; la suora in crisi vocazionale che per ritrovare Dio deve perderlo, ecc, ecc. Sullo sfondo l'empatica cameriera Sabrina Ferilli.

Ma dopo un po' che la sfreghi, la lampada del Genio smette di fare luce. L'idea di fondo si rivela fragile e monocorde. Emergono gli intrecci fra i personaggi, questo sì, ma parlarsi addosso per un'ora e 45 minuti non fa bene al cinema. E neanche allo spettatore. Che prima rimane suggestionato, e poi deluso. Peccato, perché in Genovese il talento è innegabile. Soprattutto quello di fare incassi a basso costo con film di soli dialoghi. 
Perché non prova a chiedere a quel Diavolo di Mastandrea che cosa deve fare per vedersi affidato un film vero?

giovedì 16 novembre 2017

IL CREPUSCOLO DI FLAVIO INSINNA, OVVERO L'ARTE DI FARSI DEL MALE DA SOLO

«La Tv abbassa» - Flavio Insinna, ancora nei guai per le sue esternazioni
Non so che cosa sia successo a Flavio Insinna dopo che «Striscia la notizia» ha rivelato i suoi altarini, ovvero quel «Nana de merda» rivolto a una concorrente e altri metodi a dir poco spartani emersi in un fuori onda che ha più che appannato l'immagine buonista del conduttore di «Affari tuoi». 
Non so che cosa sia, ma è qualcosa di preoccupante, un alien, una creatura da domare. Il nostro infatti, scaricato nel frattempo anche dall'acqua Lete, ieri si è prodotto fra gli addetti ai lavori del circo mediatico in un'altra perfomance a dir poco inquietante. 

Al termine della conferenza stampa dello show di beneficenza «Prodigi» (con Anna Valle, sabato prossimo su Raiuno) se l'è presa con Massimo Galanto, cronista di Tv Blog. Nel consueto crocchio di giornalisti che si forma accanto al protagonista al termine degli incontri, ha trovato il modo di dargli del porta jella («Mi porti mediamente male: ogni volta che vieni il programma va sotto al 10% di share»), di minacciarlo neanche troppo velatamente («È l'ultima intervista della mia vita con te ... Oh, pesa quello che scrivi perché ho avvocati pronti per tutti. Sono state solo secchiate di offese da quando ci sei tu») dimostrando una buona propensione alla critica, e infine di offenderlo: «Guarda, ci siamo salutati definitivamente. Grazie, per sempre. Pezzente». Parola che ora Insinna nega di avere pronunciato.

Resta comunque l'apoteosi dell'autolesionismo, «gentile» Flavio: tornare in tv con un varietà benefico (si immagina) anche per contribuire a rifarsi un'immagine, e poi sparare a zero sugli incolpevoli giornalisti, che al massimo ti fanno qualche domanda, è più che disdicevole. 
Scorrendo più e più volte il video, mi sembra un Insinna inacidito, rancoroso, cambiato per sempre. Che forse farebbe meglio a prendersi davvero almeno un paio di annetti sabbatici lontano dalla tv.


mercoledì 15 novembre 2017

CERCO UNA DONNA CHE MI LASCI IN 15-20 GIORNI

Al tramonto, la fine di un amore.
Riflettevo sul fatto che nella vita ho sempre lasciato io. Non per cattiveria, è andata così: lenta consunzione del rapporto, a volte esasperazione per infondate gelosie e litigi inutili da sopportare, costruzione di storie su basi fragili, varie ed eventuali. Però sono sempre stato io a lasciare.
Intendiamoci, non essendo propriamente Brad Pitt (cosa di cui ancora, credetemi, non mi capacito) ho preso anche clamorosi due di picche. La consolazione è che spesso mi sono dato obiettivi alti, o anche altissimi per qualsiasi umano. Quindi l'autostima ne ha risentito meno. Però non ho mai provato l'esperienza dell'abbandono. Per questo ora sto cercando una tipa (ovviamente deve piacermi) che con una scrittura privata mi garantisca che mi lascerà entro massimo 15-20 giorni. Esamino candidate.
Mandate curriculum e fatevi avanti senza timore.

lunedì 13 novembre 2017

NON RIESCO PIU' A DIFENDERMI DAI CALL CENTER MOLESTI DI TELECOM

Le molestie quotidiane degli operatori di call center.
Non so voi, ma io ho un grosso problema di "molestie" telefoniche. Ricevo ormai da tempo (sul cellulare) almeno due telefonate alla settimana da operatori Telecom che tentano di farmi mollare Fastweb per passare a loro. La cosa non mi interessa, taglio cortissimo, riaggancio quasi subito, intimo regolarmente di non chiamarmi più, invoco garanti, Visnu e registri delle opposizioni, blocco il numero, ma sono parole al vento. Più dico loro di smettere, più richiamano, da mille numeri diversi. Sta diventando una cosa esasperante. Di recente ho avuto un blocco Fastweb per mezza giornata, risolto in serata, e la mattina dopo mi ha chiamato da numero italiano una tipa dall'accento albanese dicendomi: «Sappiamo che lei problemi con Fastweb». Io: «Ieri in effetti c'è stato, ma lei come fa a saperlo?». «Noi Telecom sa tutto siniore, linee sono nostre. Fastweb comprato 250 pacchetti in sua zona, e con quéli serve 1.000 clienti. È chiaro che poi problemi. Se passa noi mai più problemi e servizio dedicato per lei». Faccio rilevare che non mi risulta che la fibra ottica sia Telecom, ma nativa Fastweb. Lei insiste. Le dico anche che mi pare stia facendo concorrenza piuttosto sleale e lei: «Mannò, noi voliamo solo che lei è servito al melio». Le chiedo il suo nome. «Carla Rossi». «Scusi, Carla Rossi con accento albanese?». «Sì, io albanese ma mezza italiana». «Vabbé, mi dia il suo numero di matricola». Riaggancia immediatamente.

Avviso Fastweb della cosa, mi dicono che telefonate simili sono purtroppo frequenti («Esistono delle, chiamiamole spie, che avvisano la concorrenza quando si riscontrano problemi, e loro il giorno dopo chiamano», è la risposta) e confermano che la fibra è loro.

Ieri il solito operatore di albània da numero di Varese: «Buongiorno siniore, sono di...». «Mi lasci indovinare: Telecom». «Sì, come fa a saperlo?». «Eh, sa... La linea è mia... Senta, ve lo dico per la millesima volta, non sono interessato, non so più che cosa fare per farvi smettere. Ogni volta vi chiedo di farlo, e più vi chiedo di smettere, più chiamate. Non se ne può più. Sono settimane che va avanti questa storia. È intollerabile».
Presa per i fondelli a chiudere: «Ma siniore, dovrebbe invece essere contento di tute queste atenzioni: sinifica che teniamo tanto che lei ha miliore servizio telefonico».
«Eh, ma dovrebbe esserci anche un limite alla rottura di coglioni».
Riaggancio mesto domandami una cosa: ma non si rendono conto le aziende che tutto questo è controproducente? Per principio, non farò più un contratto con Telecom neanche se restasse l'unico operatore del Paese. Piuttosto torno all'età della pietra e ai piccioni viaggiatori.

venerdì 10 novembre 2017

GABANELLI, PIERVINCENZI, GILETTI * QUANDO IL GIORNALISMO SI SENTE POCO BENE

Da sinistra, Milena Gabanelli, Daniele Piervincenzi e Massimo Giletti
Oggi il giornalismo è parecchio in affanno e anch'io non mi sento troppo bene. Tanto che dieci giorni fa ho scritto UNA LETTERA APERTA a Silvio Berlusconi per chiedergli un incontro. Sarà l'occasione per sottoporre all'attenzione del leader di «Forza Italia», primario esponente del Centrodestra, un documento in aperta violazione dell'articolo 21 della Costituzione. Una cosa gravissima. La segreteria di Berlusconi al momento non mi ha ancora contattato, ma il post del mio blog linkato qui sopra sta circolando benissimo sul web, con già decine di migliaia di visualizzazioni.

I sintomi del malessere della categoria e dell'affanno della libertà d'espressione in questo Paese (che è al 52esimo posto nella classifica internazionale di Reporters Sans Frontieres sulla libertà di stampa) sono sempre più evidenti e preoccupanti. 
Milena Gabanelli è stata fatta fuori dalla Rai con un apparente trucchetto: prima le è stato tolto lo scomodo «Report» con la promessa di dirigere il nascente (?) nuovo mega portale web di Viale Mazzini. Poi la promessa è improvvisamente rientrata, le sono state fatte proposte incongrue, la giornalista ha rifiutato, si è messa in aspettativa ed ora è fuori dai giochi. Difficile pensare che non ci sia dietro una strategia.

Stessa epurazione per inspiegabili motivi (politici?) per Massimo Giletti, che su Raiuno conduceva «L'Arena» (un successo da 4 milioni di spettatori); il giornalista è stato lasciato a casa dall'azienda nella quale lavorava da sempre, non ricollocato in un'altra fascia oraria e rimpiazzato da una «Domenica in» imbarazzante, in odore di flop. Giletti, che domenica debutta su La7 con «Non è l'Arena», ieri in conferenza stampa è scoppiato a piangere dopo un crollo psicologico perché non riesce a farsi una ragione del fatto di essere stato messo da parte dalla Rai.

Il caso più grave, perché contempla anche la violenza fisica, è quello di Daniele Piervincenzi, l'inviato di «Nemo» (Raidue), che ha avuto l'ardire di spingersi sino a Ostia a intervistare il boss locale Roberto Spada, il quale ha pensato bene di aggredirlo rompendogli il setto nasale e poi bastonarlo per completare l'opera. Qualcosa di incredibile. Spada è in stato di fermo per lesioni aggravate in contesto mafioso e con l'aggravante dei futili motivi.


martedì 7 novembre 2017

SERIE TV * NON PERDETE «CLAWS»: TRASH, AZIONE E IRONIA

La locandina di «Claws».
Vi consiglio una nuova serie americana piuttosto sfiziosa intitolata «Claws» che si recupera su Infinity (ebbene sì, esiste anche quello). È la storia Desna (Niecy Nash) una formosa donna di colore che, insieme con alcune amiche, gestisce un trashissimo salone di bellezza che ricicla anche denaro sporco per un boss locale, interpretato da Dean Norris (lo straordinario cognato di Walther White in «Breaking Bad»).
Fra ammazzamenti, fianchi black extralarge, unghie finte allucinanti, decorate e pittatissime, un po' di azione e un po' di commedia, sempre sopra le righe, non ci si annoia mai. 
Di questi tempi, in mezzo a tanto serie che allungano sempre più il brodo, non è poco. E poi c'è quel velo di nostalgia per il capolavoro, BB, che ogni tanto fa capolino.

domenica 5 novembre 2017

MOLESTIE, AVANCES O NIENTE? SI TENDE A FARE (IN BUONA FEDE?) TROPPA CONFUSIONE

Molestie, avances o niente? Non facciamo confusione.
Premesso (con forza) che molestie e violenze vere sono una cosa gravissima e da condannare in ogni modo, bisogna anche rilevare come certi fatti, sull'onda della cronaca, a volte diventino quasi «moda» e occasione per un'esposizione personale. Soprattutto se denunciati da chi lavora nello spettacolo (quindi abbisogna di visibilità sui media con l'argomento più caldo del momento) e lo fa con vent'anni e passa di ritardo, in modalità temporizzata. Ribadisco: tutto ciò senza nulla togliere al fatto che molestie e violenze vere sono cosa gravissima, ecc. Purtroppo vanno anche dimostrate, e non sempre è così facile.

Scorrendo la mia timeline, noto intanto un proliferare di mini-racconti di donne che, sull'onda del ricordo, fanno piccoli esempi personali di qualcosa che rubricano come “molestie", fastidi, o qualcosa di simile. Confondendole magari con semplici avances o cose che manco lontanamente possono avere a che fare con l'idea di molestare. È già difficile per noi maschietti interagire con voi donne, che oggi sempre più spesso assumete il piglio di Amministratori Delegati della coppia, quindi non rendiamo tutto più complicato. Sennò ci toccherà uscire con voi portandoci un testimone neutro. E diventa scomodo, dispendioso nonché limitante per la privacy.
Ecco quindi, a beneficio delle signore e delle femministe a senso unico (Dio ce ne scampi) più puntigliose, una serie di comportamenti che non sono catalogabili come molestie:

- Se un uomo vi chiede l'ora o una sigaretta. Può avere (si badi, non necessariamente) il secondo fine di conoscervi, ma non è immediatamente molestia. Date tempo al tempo.
- Se un esercente porgendovi il resto sbaglia dandovi 50 centesimi in più. Accade più spesso il contrario, ma non è considerabile come molestia.
- Se qualcuno si sofferma a parlare con voi per più di un minuto. Maggiore o minore tempo di conversazione non sono elementi probatori o rilevanti.
- Se il vicino di pianerottolo parte per un viaggio e vi chiede di 
tenergli il gatto per un paio di giorni. Può essere che l'abbia chiesto a voi confidando nella vostra bonomia, non necessariamente nella vostra rinomata sensualità.
- Se un uomo vi chiede indicazioni stradali. Nonostante siano stati inventati da tempo GPS e strumenti quali navigatori satellitari, può accadere che un persona (magari a piedi e con un cellulare di vecchio modello) sia nella necessità - meschino - di conoscere un indirizzo.
- Se in un bar venite accidentalmente urtate dal cameriere o da un avventore in spazi molto ristretti. Gli spazi ristretti sono, com'è noto, molto limitanti. Iniziate a preoccuparvi solo qualora lo stallo dovesse permanere per troppo tempo (qui sì fa fede il minutaggio).
- In autobus non sono per forza tutti vostri palpeggiatori. Tenete presente che ci sono anche un buon numero di scippatori e borseggiatori.

venerdì 3 novembre 2017

«GOMORRA 3» * DUE EPISODI IN ANTEPRIMA AL CINEMA PRIMA DEL DEBUTTO SU SKY

Marco D'Amore nei panni di Ciro Di Marzio in «Gomorra3» (foto Sky)
«Stamm' turnann'», e questo si era capito, negli spot lo ripetono ormai da un po'. In ogni caso, «State senza penzieri» perché «Gomorra 3» - per i fanatici di Ciro Di Marzio, Genny Savastano (ovvero Salvatore Esposito) e compagni camorristi delle Vele di Scampia - arriverà in lieve anteprima al cinema. Il 14 e 15 novembre sono previste infatti due serate speciali in 300 sale d'Italia con un collage del primo e del terzo episodio della nuova serie cult, montati in modo da dare al tutto un'unità filmica. 
Venerdì 17 alle 21.10 «Gomorra 3» (attenzione agli sviluppi sulle figure femminili, ovvero Patrizia e Scianèl, interpretate da Cristiana Dell'Anna e Cristina Donadio) approderà invece finalmente su Sky Atlantic.


DEDICATO AI PROFESSIONISTI DEL VIVERE BLEFFANDO

La vita imbarazzante dei bluff viventi.
Ci sono le persone vere, e ci sono i bluff viventi. Quanti ne conosciamo, di soggetti imbarazzanti che vivono di menzogne e di bluff? Di protervia (che spesso non possono manco permettersi, ma fanno credere di, ed è quella l'altra grossa impostura alla quale molti spesso si piegano, per paura o perché tengono famiglia) e di eterni bluff. Uno dietro l'altro, in uno show triste soprattutto per loro, che si credono assai furbi.
Io non sono fatto così: gioco solo se ho le carte in mano, sennò non mi metto manco nell'impresa. Bleffare non è nelle mie corde. Non lo è mai stato e mai lo sarà.


mercoledì 1 novembre 2017

LA MIA LETTERA APERTA A BERLUSCONI: SILVIO MI RICEVERA' OPPURE NO?

Silvio Berlusconi, il leader di Forza Italia.
Ben 88 condivisioni su Facebook (a oggi) e migliaia di visualizzazioni in due giorni. Dato in costante aumento. 
La lettera aperta che ho scritto l'altroieri a Silvio Berlusconi, invitandolo a ricevermi per sottoporgli un documento in mio possesso che è in aperta e grave violazione della Carta Costituzionale, sta avendo un notevole riscontro.
Grazie a tutti coloro che hanno letto e condiviso. La condivisione, mai come in questo caso, è un principio fondamentale nella logica del web. Quando oltre al quotidiano cazzeggio si può fare qualcosa di utile per difendere principi (appunto) condivisi.
Berlusconi mi riceverà? Non mi riceverà? Staremo a vedere. Di certo col passare del tempo vi terrò informati di tutti gli sviluppi.

(ex giornalista di «Tv Sorrisi e canzoni»)

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