lunedì 31 maggio 2021

CARO RUGGERI, SUL CASO «PARTITA DEL CUORE» NON LE RIESCE DI ESSERE UN PO' MENO DEMAGOGICO?

Enrico Ruggeri in campo con la Nazionale Cantanti durante la Partita del cuore, appena passata a Mediaset con le polemiche legate al caso Aurora Leone dei The Jackal.

Sulla vicenda Partita del Cuore ho letto e sentito le versioni di tutte le parti in causa. Non ero presente al momento dei fatti, della famosa cena, ci sono contraddizioni e non sento la necessità di schierarmi per forza da una parte o dall'altra (e poi anche au revoir alla mia non fondamentale opinione). Però leggendo ora Enrico Ruggeri che, a proposito della terna arbitrale femminile, commenta così: «Ci piaceva che una donna decidesse e noi fossimo obbligati a ubbidire», una riflessione mi sgorga spontanea, dal cuore. Non leggevo una frase così demagogica e ruffiana dai tempi di Mastella
Anzi, se la metti in controluce sembra persino un'aggravante. Della serie: noi uomini abbiamo deciso (sottolineo: l'abbiamo deciso noi) che le dinamiche del nostro gioco (sottolineo, squisitamente nostro) per una volta lo decidessero tre donne. Se si voleva sottolineare una ghettizzazione tentando di ottenere l'effetto contrario, non si poteva farlo meglio. Tra l'altro in un post su Facebook che gronda vittimismo e drammatizzazione. Complimenti. La mia impressione è che Ruggeri si occupi ormai più di comunicazione che di musica. Che faccia il generatore di hype sul web (vedi anche la questione Covid, vaccini, pandemia), anziché il cantautore. Ed è un peccato, perché un tempo ha scritto cose stupende. Ma preferisco ricordarmelo da vivo. Anzi no, dal vivo.

martedì 25 maggio 2021

ECCO PERCHE' DAMIANO DEI MANESKIN AVEVA TUTTO L'INTERESSE A FARE IL TEST ANTI DROGA

Damiano David, front man dei Maneskin, dopo le accuse di Paris Match nel contesto dell'Eurovision Song Contest, è stato costretto a sottoporsi a un test anti droga per sottrarsi al dubbio.

Perché, si chiedono in molti, Damiano David dei Maneskin ha fatto il test anti droga anche se teoricamente non era tenuto a farlo? Semplice, perché "conviene" farlo. Conviene alla tua immagine pubblica, perché spazza ogni dubbio (insieme con il comunicato ufficiale degli organizzatori dell'evento, arrivato ieri sera) su una storia che può lasciare fastidiosi strascichi mediatici a lungo e lunghissimo termine per te e chi ti sta attorno; puoi fregartene, se credi, ma non puoi negare che sia così. Conviene (e non è una questione da poco) perché ti lascia poi la strada aperta, con un elemento in più, per un'eventuale azione legale. Che magari non fai per non scatenare pandemoni con la stampa internazionale e per cento altri motivi, ma intanto c'è. Conviene perché fa chiarezza e mette un punto fermo.

Si dirà: uno in fondo può drogarsi, se crede, non deve rendere conto a nessuno. Quanti lo fanno, del resto? Ma se hai un'immagine pubblica, in qualche modo ti tocca. E questo è un problema più ampio che attiene in gran parte alla corteccia dell'ipocrisia dilagante. Inoltre, l'accusa era di averlo fatto pubblicamente, di aver pippato cocaina davanti alle telecamere, nel contesto blindato di uno show in eurovisione. Troppi interessi (sempre d'immagine) sono in gioco perché la strada non porti alla necessità di una chiarificazione documentata.
Detto questo, Paris Match a parte, i francesi sono sempre stati stronzi e decisamente snob. Con noi in particolare. E per attestare questo non serve un test.

lunedì 24 maggio 2021

NESSUN MIGLIORAMENTO: IL COLPO DELLA STREGA M'INDUCE AL TESTAMENTO

Il dolore lancinante della sciatalgia, nota anche come Colpo della strega. In genere blocca il paziente per 5-7 giorni. E' consigliabile comunque approfondire poi con una risonanza magnetica.

Dopo due giorni e mezzo di Muscoril fiale e Oki bustine (soluzione folle che solo un medico di guardia chiamato al telefono all'alba e scarsamente propenso ad alzarsi per prescrivere farmaci e/o avere altre noie poteva avallare) e altri due e mezzo della classica combo Muscoril + Voltaren fiale, caldeggiata via e-mail dal medico di base titolare, da paziente (molto paziente) rilevo scarsissimi - per non dire nulli - segni di miglioramento. Tanto che inizio a pensare che il coro dei tanti che qui urlavano a gran voce "Cortisone subito! Cortisone subito o morte!" avesse in gran parte ragione.

In ogni caso, mi porto avanti.
- Lascio il barbecue di Soriasco (e le birre rimaste) a Tommaso Zampagni.
- A Pierangelo Masarati la collezione di t-shirt originali dell'Hard Rock Cafè.
- A Luigi Brega tutti i diritti delle canzoni de I Beagles, con la preghiera che faccia buoni investimenti perché com'è noto si tratta di cifre importanti.
- Al Rapi niente perché ci mancherebbe altro: dovrebbe lasciarne lui a me. Preventivamente, fra l'altro.

Un pensiero affettuoso a tutte coloro che nel corso di questi anni si sono interfacciate spiritualmente e sessualmente con me (lieve preferenza per coloro che l'hanno fatto sessualmente). Chi con intima convinzione - cosa che ho sempre ammirato profondamente, sappiatelo - chi per simpatia, chi per un moto di carità cristiana. Comunque sia, quel che conta è sempre il risultato.

Ogni anno il 5 maggio, a mezzogiorno, accanto alla piscina in PVC di Soriasco, amerei che fosse sparata in mio onore una salva di 10 tappi di Brut millesimato dell'Oltrepò Pavese. Che quello buono volendo si trova eccome, non iniziate a menarla con lo Champagne, che è sopravvalutato, e il Franciacorta è tutta roba comprata in Oltrepò e poi imbottigliata qui o là. E poi lo vedete quanto sono simpatici i francesi? Non parliamo dei franciacorti.

In assenza di un mausoleo, forse troppo impegnativo, mi accontenterei di un monumento equestre. Sconsiglio imbalsamazione, perché non potendo controllarla post-mortem mi adombrerebbe non poterla modificare neanche in Photoshop.
Lascio il mio cervello alla Scienza, al fine che, dopo tanto lavoro, si distragga almeno quei cinque minuti.

venerdì 21 maggio 2021

ALESSIA MARCUZZI * SU "OGGI" LA TRUFFA DI UN PROFILO FAKE FATTA A SUO NOME

Alessia Marcuzzi in copertina su Oggi parla per la prima volta dei tanti problemi che da anni le vengono da persone disturbate che si nascondono sul web.

C'è tanta ciccia nel numero del settimanale Oggi in edicola. Qui sopra, la cover. Oltre a un ricordo del grande Franco Battiato, alle vicende di gossip che riguardano Barbara D'Urso, Ambra Angiolini e Luigi Di Maio, nel servizio di copertina racconto di una tentata truffa ai danni del giornale messa in atto utilizzando un profilo Twitter falso (ma identico all'originale) di Alessia Marcuzzi. Mi sono improvvisato prima pollo, poi detective alla Tom Ponzi per arrivare alla fine a individuare, in Polonia, una persona in carne e ossa. Che ora rischia grosso. A seguire, intervisto in esclusiva la stessa conduttrice de "Le iene", personaggio tra i più popolari e affabili della tv, che racconta dei guai che sta passando da anni a causa di minacce di ogni tipo (anche di morte, come tutti i personaggi pubblici) che riceve da persone disturbate che si nascondono in rete. Buona lettura perché secondo me ne vale la pena.


giovedì 20 maggio 2021

FINITA LA PANDEMIA, SPARISCANO DAL VIDEO ANCHE I VIROLOGI PRIMEDONNE

Da sinistra, i virologi Massimo Galli e Matteo Bassetti.

Il ligure Bassetti (che sin qui ha sbagliato alcune previsioni in tema di pandemia), ora dichiara all'Adnkronos: "I catastrofisti sono spariti e non ammettono di avere sbagliato". E lo rivendica anche dagli schermi, sempre più padrone del video. Il riferimento pare evidente all'orgoglioso collega milanese Galli, che sin qui invece ne ha azzeccate parecchie tranne - a quanto pare - l'ultima, e che non sopportando di essere invitato in tv (era presente ovunque, come il collega, quasi in ogni minuto della giornata) dovendo ammettere continuamente l'errore, ha annunciato di voler sparire per un po'. E anzi aggiunge: "Aspettiamo dopo il 25 maggio e poi vedremo". Che pare quasi una mezza gufata pur di dimostrare di avere ragione.

Ora, a parte il fatto che non s'inventa niente di nuovo perché a tutti i liguri da sempre stanno sulle balle i milanesi (ricorro per brevità ai luoghi comuni), due parole mi vengono dal cuore. Oltre a passare il Covid-19, spero che un domani si volatilizzino non solo dai talk-show ma da qualsiasi mezzo di comunicazione di massa anche i virologi primedonne. Perché non se ne può veramente più. E Galli mi sta anche simpatico, ma per pietà basta con questi tristissimi catfight.


sabato 15 maggio 2021

CARA RULA JEBREAL, RINGRAZI IL CIELO DI ESSERE (ANCHE) BELLA

Rula Jebreal. Il suo no a Propaganda Live sta facendo discutere.

Due parole su Rula Jebreal, l'unica bella donna al mondo (è un piccolo capolavoro) che secondo me intimamente sogna di essere un carciofo avanzato sul banco del mercato di Pozzuoli. Anzi, che vive l'assurdo complesso della bellezza. Dell'"Uffa, mi chiamano sempre in quanto bella e non in quanto intelligente, e questo non lo posso sopportare".
L'ultima notizia, di ieri, è che la nostra ha rifiutato all'ultimo momento di partecipare a Propaganda Live perché era l'unica donna fra i 7 ospiti annunciati del programma. A parte il fatto che la trasmissione, ironica, ha due donne come ospiti fisse, il programma di Zoro al massimo può essere rimproverato per quel profumino di superiorità intellettuale (a volte anche motivato, per carità) che emana la sinistra da salottino chic un po' slabbrato. Non certo di prendersela con le donne, ghettizzarle o strumentalizzarle. Non è, faccio un esempio concreto, Non è l'Arena di Massimo Giletti, dove a ogni blocco sembra esserci almeno una gnocca intelligente per contratto. Bisogna conoscere, capire e comprendere anche il contesto.

Suggerirei alla giornalista Rula di risparmiarci questi assurdi teatrini (che sicuramente fanno parlare i media, anche se la figura fatta mi pare sia stata barbina ed eloquente) e di ringraziare il cielo se viene chiamata in tv anche in quanto bella. In fondo non c'è nulla di male. Qui non c'è in ballo il sessismo, ma mi pare solo la paranoia. E soprattutto ci risparmi frasi come: "Con rammarico devo declinare l'invito: come scelta professionale non partecipo a nessun evento che non implementa la parità & l'inclusione". Ecco, non sono mai stato per i reati d'opinone, ma per una frase così, non dico sul Penale, ma almeno una sanzione amministrativa (non so, per maltrattamento della retorica), non si può applicare?

SALLUSTI E FELTRI INSIEME PER DARE VITA AL QUOTIDIANO FORTE DEL CENTRODESTRA

Da sinistra, Alessandro Sallusti e Vittorio Feltri, dal 1 giugno di nuovo insieme al timone di Libero.

Passata la buriana, possiamo dirlo. Sono state dimissioni rassegnate dopo un’offerta allettante, che ridisegna ambiziosi traguardi (in tempi grami) per l’editoria di Centrodestra.

Come ha anticipato Dagospia, Alessandro Sallusti ha lasciato improvvisamente l’altroieri, dopo 12 anni, la guida del Giornale, il quotidiano di casa Berlusconi. Sui reali motivi di questa uscita di scena si è aperto in giornata un giallo che manco Agatha Christie. Vediamo di approfondirlo.

Anche se, a quanto mi risulta, il direttore del foglio che fu di Indro Montanelli aveva in programma lunedì scorso una visita (poi annullata) ad Arcore, è parso subito da escludere uno scenario che contemplasse la sua traumatica messa alla porta dopo un’ospitata televisiva poco gradita con Michele Santoro alla corte di Nicola Porro. Sallusti è sempre stato “Fedele nei secoli”, più dei militi dell’Arma, e una partaccia di questo tipo per un’ipotetica bagattella, non risultava credibile. Restava da capire se fosse una decisione subita oppure voluta.

Il nostro, che col suo ultimo libro (“Il Sistema. Potere, politica, affari: storia segreta della Magistratura italiana”), scritto insieme con Luca Palamara, pare abbia sfondato il tetto record delle 400 mila copie vendute, pur essendo il re del low profile televisivo, viaggia editorialmente col vento in poppa. E quando l’altra mattina si è presentato in via Negri per rassegnare, apparentemente sereno, le sue dimissioni, lo stupore è stato grande. In redazione non si spiegano il suo addio, mai motivato ufficialmente, se non facendo qualche congettura sulla situazione del Giornale, che da tempo arranca in edicola e dove (come in tanta parte dell’editoria) si fa ricorso a incentivi per ridurre il personale e al meccanismo della Solidarietà. Restando avrebbe dovuto avallare probabilmente altri tagli di personale. Tanto che c’è chi (preferendo non rivelare il proprio nome) ipotizza: “Avrà avuto una buona offerta e se ne sarà andato prima che tutto qui andasse a carte e quarantotto”. 

Di certo l’allontanamento dalla politica attiva di Silvio Berlusconi, che in questo periodo all’ospedale San Raffaele di Milano pensa soprattutto alla salute, è parso a qualcuno una sorta di liberazione dallo stretto obbligo di fedeltà alla Corona per gli uomini più vicini al Cavaliere. Tra questi c’è sempre stato il giornalista comasco che non disdegna gli interventi tv (se necessari) ma che è sempre stato soprattutto un uomo di macchina. 

C’è chi lo immaginava pronto a candidarsi come sindaco di Milano per il Centrodestra alla prossima tornata, ma giornali e rotative sono sempre stati la vita dell’uomo che sorrideva poco. E sempre Dagospia in serata ha ufficializzato la notizia diffusa in forma dubitativa dall’Adnkronos in mattinata. Sallusti ha ricevuto un’offertona degli Angelucci per tornare in pista occupandosi del Tempo e in veste di direttore responsabile di Libero accanto all’eminenza griglia Vittorio Feltri (che col consueto garbo antico ha commentato: “Lo stimo. Magari se ne è andato soltanto perché si è rotto i cogl...”), per plasmare il quotidiano forte del Centrodestra. Della serie: ne resterà uno solo, vista anche la grigia situazione di mercato che pare non dare spazio ormai a troppe voci che cantino la stessa canzone. 

Chi prenderà il suo posto al Giornale? Anche qui le voci si rincorrono. Le prime sono una meno credibile dell’altra: Nicola Porro e Mario Giordano (ormai troppo affezionati alla tv per prendersi in carico un cavallo, tra l’altro, zoppicante), o Pietro Senaldi, a questo punto transfuga da Libero, si immagina. Ma paiono più sensati i nomi dei meno esposti (e per certi versi più malleabili, soprattutto il primo) Paolo Liguori o Augusto Minzolini.

martedì 11 maggio 2021

ZONA GIALLA * L'ALL YOU CAN EAT E IL COPRIFUOCO ALLE 22

Un piatto di sushi all'All You Can Eat.

Un mio conoscente (lo conosco così bene da poter fare un racconto dettagliato) dice di essere tornato a cena ieri sera dopo mesi in un buon ristorante giapponese All you can eat lombardo. Dimenticando che vige il coprifuoco alle ore 22. Vale a dire che alle 22, scontrino o meno, in teoria dovresti già trovarti a casa. E che l'idea di All you can eat, per sua stessa natura, mal si concilia con il coprifuoco alle 22. Questa, ammettiamolo, è stata una grave leggerezza di base commessa dal mio conoscente.

Il giappo, che di norma si sviluppa quasi interamente all'interno, con una piccola zona verandata esterna frontale che può ospitare però ben poche persone, si era attrezzato con estrema buona volontà come stanno facendo molti ristoratori italiani: invece di recuperare alla disperata qualche tavolino esterno per tenere almeno aperto a norma di legge, aveva addirittura costruito sul retro una grande struttura coperta, chiusa per tre lati solo da teli di plastica amovibili, quindi perfettamente in regola per ospitare praticamente il doppio dei coperti che di norma ha il suddetto ristorante. Questo spazio era occupato per almeno per tre quarti.
Inoltre, non avendo mai smesso in questi mesi di servire cibo da asporto, al momento dell'arrivo del mio conoscente, alle 20.05, nel ristorante erano presenti una decina di clienti in coda per il take-away. Insomma, una bomba innescata.
Invece di potenziare il personale, il titolare (peraltro unico autorizzato a raccogliere le ordinazioni) aveva mantenuto lo stesso identico team di sala e di cucina. Insomma, il successo improvviso gli è sfuggito di mano trovandosi con un pienone che non sapeva gestire.
Tanto che il mio conoscente - che pure aveva prenotato - ha dovuto aspettare dalle 20.05 sino alle 21.20 per poter fare la comanda. Che a quel punto, visto l'andazzo e ritardi mostruosi e non comuni per quel ristorante solitamente velocissimo nel servire i piatti, è diventata una comanda con 1.435 portate. Della serie: se impiegano così tanto, vista l'ora, conviene fare subito l'ordinazione delle ordinazioni. La Madre di tutte le ordinazioni all'All' you can eat.
Per farla breve, considerato l'ordine monstre fatto alle 21.20, i vari roll, gamberi fritti, tartare di salmone, ecc. ecc. hanno iniziato ad arrivare dalle 21.40 ininterrottamente sino alle 22. In teoria (ma anche in pratica) il mio conoscente aveva solo 20 minuti per mangiare tutto e poi sarebbe stato allontanato dal locale a termini di legge. 
Allo scoccare delle ore 22 al tavolo del mio conoscente (ma anche a quelli accanto, due tavoli da quattro persone) mancavano ancora alcune ordinazioni teoricamente in arrivo. Si presenta il titolare e annuncia: "Dispiacele, ma da adesso basta, noi non potele più selvile altlo di quello da voi già chiesto. Dovele chiudele".
In pochi secondi, pur in cristiana pacatezza, tutta la clientela dell'All You Can Eat (Fin A un Cèrt Pùnt), costretta a mangiare al ritmo di un concorrente oversize americano impegnato a battere il Guinness dei Primati in un saloon del Texas, ha dato segni di un certo malcontento. Qualcuno ha anche menzionato sottotraccia alcune note divinità.
"Ora spengo luci", ha detto l'imbarazzato proprietario, che temeva l'intervento delle autorità. Lo spegnimento della luce ha sortito uno strano effetto: il mio conoscente, noto burlone, ha fatto partire un tenorile: "Tanti auguri a teeee, tanti auguri a te..." a voce spiegata che in breve ha coinvolto tutti i clienti rimasti sul posto. Rendendo così ancora più rumorosamente identificabile il ristorante nei dintorni. Il titolare riaccende subito la luce, ritorna sul posto e sorridendo dice: "Ok, ok, schelzavo. Tu sei ploplio simpatico (rivolto al mio conoscente). Pelò davvelo devo chiudele".
I valorosi rimasti, come un manipolo di eroi spartani, non se ne sono andati finché la cucina non aveva consegnato tutti i sudatissimi roll ordinati. L'hanno preteso mettendo sotto scacco il titolare. Morale: il mio conoscente ha finito di consumare l'ordine monstre alle 22.30. Lo scontrino fiscale riporta in calce ore 22.35, e ha raggiunto la sua abituazione alle 22.50, non trovando sul proprio percorso fortunatamente alcuna pattuglia dei Carabinieri o della Polizia. Altrimenti avrebbe avuto molto, molto da raccontare, dopo aver pagato 400 euro di multa. Non aggiungo altro perché mi pare che la vicenda si regga in piedi da sola senza ulteriori commenti.

P.S.
Sul biscotto della fortuna preso nel vaso alla cassa prima di uscire, il mio conoscente ha trovato scritto, testuale: "La vostra banca ha sbagliato i conti e vi accrediterà 40 marchi".
Cosa che apre nuovi, inquietanti scenari, sulla data di scadenza, non accertata, del biscotto della fortuna.

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