Lo spettacolo lo bazzico da
qualche lustro. E tra le poche cose che salverei di questa bolgia, c’è il
taumaturgico sax di «Cornutone» degli Squallor. Una medicina salvavita. Quando
sono un po’ giù, mi chiudo in auto e - durante il primo viaggio che mi capita a
tiro -, canto a squarciagola questo struggente gioiello della musica e altri
3-4 pezzi del gruppo che ha fatto dell’innocua volgarità un’arte. Anzi, un
balsamo per lo spirito. Con il napoletano me la cavo egregiamente, e provate a
smentirmi.
Proprio «Gli Squallor» è il
titolo del dvd celebrativo appena uscito dopo lunga gestazione (CNI, 10 euro) a
firma Carla Rinaldi e Michele Rossi. 150 minuti di affettuoso omaggio a Totò
Savio, Giancarlo Bigazzi, Daniele Pace e Alfredo Cerruti; una manna per chi ha voglia
di immergersi nella storia dei fantastici quattro della goliardia su
pentagramma. Gli anticipatori di Elio e le storie Tese. 14 album celestialmente
grezzi e scanzonati dati alle stampe fra il 1971 e il 1994.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi90rFANbn9-LWdmyNHCKinGgIE3JJ7FOWGKGGb-DwT0ar29CVG6a5V705BEo0DoqsXHu6DQ8lqDptSnquHf3bTa-jWotyh9gM8j2a82X8-D6fu4iOTSihnaT2vUmbHw38J37RRaBIr-g/s400/24695_385329684100_6787016_n-1.jpg)
Per scoprire la personalità
del quartetto (Toto, «un principe», maestro di cortesia e buonumore e
interprete eccelso; lo schivo Bigazzi, macchina da guerra della canzone leggera
italiana, l’uomo che ha lanciato, fra gli altri, Tozzi, Masini e il Raf di
«Self Control»; il sornione Pace, eccentrico e lunare, con la sua erre al
sangue e quella sagoma di Cerruti, già direttore artistico della Sugar,
incapace di prendere qualcosa sul serio per più di 20 minuti) e un florilegio
di curiosità. Per esempio il fatto che i nostri erano soliti chiudere molte
serate vedendo e rivedendo «Hollywood Party», con Peter Sellers, o perdere
nottetempo al tavolo da gioco vagonate di soldi onestamente guadagnati di
giorno. E ne guadagnavano parecchi, quando la musica vendeva e rendeva davvero.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUJg0LniTW4il53zz2Ga0hXr7F8PNqik3D_tHu6Dsjrgxx4_318yKWoZZq0UOWxkLHHlf95fWWNXq241J6grH_Eny6VdDOLMAdYIFgXt6b00iw2AtJKfDs3QnibNNnXPhEGHrIp479qQ/s400/squallor.jpg)
E poi, le invenzioni di
Cerruti, coi suoi monologhi in parte surreali: «Vieni giù, Berta, ho un toro
nelle mutande … Ho consumato già due cassette di Little Tony». Lo stesso
Cerruti che oggi, in camera caritatis, confessa: «Frequentavamo i cantanti, che
sono i peggiori scassacazzi del mondo». Gli fa eco Mara Maionchi, che conferma:
«Su questo sono d’accordo». E qui torniamo alle parole di Bigazzi, chiudendo il cerchio.
Gli Squallor, con le loro
parodie: da «Usa for Italy» a «Mortò veneziano», quando il Rondò andava per la
maggiore. Sino al vezzo solista di Pace, che per sfizio incise una
misconosciuta canzone romantica in napoletano: «Piccerè».
La canzone preferita di
Stefano Bollani nel repertorio squalloresco è quel
gioiello di «Mi ha rovinato il ‘68». Ma tutti chiudono in coro fra lacrime e
risate intonando «Cornutone». E poi non dite che non ve l’avevo detto.