domenica 29 marzo 2020

POLITICA * SALVINI, RENZI E MELONI: L'OPPOSIZIONE CHE RISCHIA L'OBLIO

Da sinistra, Matteo Salvini, Matteo Renzi e Giorgia Meloni.
Perché Matteo Salvini, Matteo Renzi e Giorgia Meloni sono così agitati? Perché hanno ben chiaro il quadro della situazione. Se Giuseppe Conte (che ora è pressoché intoccabile per via della gestione dell'emergenza) riesce anche a scollinare (ovvero a non far deragliare il Paese, dando soldi dove servono e strappandone altri all'Europa, che ha già dovuto far saltare i consueti blocchi), e arrivare all'ottimismo popolare del dopo-picco e vai che si scende, poi diventerà il salvatore della patria. Non lo butterà giù neppure il Padreterno, una volta superata la crisi sanitario/economica. Si farà pure la successiva legislatura col tutù e le ballerine ai piedi, non chiuderà soltanto questa. E per loro è finita. Sempre che l'Italia resti in qualche modo in piedi.

In quest'ottica "strategica" per il proprio orticello va registrata la bizzarra uscita di ieri di Renzi («Riapriamo subito tutto: fabbriche, scuole...»), che ha fatto scalpore e indignato tanti. Renzi, cinicamente ma lucidamente, sta scommettendo invece sul default sanitario/economico del Paese. Se non ce la faremo, se spunterà una crisi mortale per l'economia, quando Conte salterà, tutti ricorderanno il «Riapriamo tutto» di Matteo da Rignano e penseranno: «Però vedi, se all'epoca avessimo fatto come diceva lui...». E i suoi consensi aumenteranno. Magari arriverebbe anche al 10-15%, con un po' di fortuna.
È una scommessa rischiosa, molto cinica, ma se ora hai appena il quattro per cento e niente da perdere, forse ti conviene tentarla. È brutto a dirsi, eppure... D'Altra parte l'odiata coalizione della quale pure fa parte (senza un ruolo di potere e visibilità personale, che gli manca tantissimo) potrebbe buttarla giù anche con i suoi numerini attuali. Ma non lo può fare in questo momento perché passerebbe per quello che ha affondato la nave durante la tempesta.

Più complicato il caso di Salvini, al quale il Coronavirus nelle ultime settimane ha rubato tutta la scena. Invece di polemizzare, ha preferito limitarsi a qualche usuale pagliacciata di contorno e (giustamente) tacere, rimproverato però dal "suo" Vittorio Feltri. Che nei giorni scorsi, con un impeto di senile, forse incauta sincerità, gli ha scritto apertamente: ti sei rammollito. Torna a fare quello che sai fare meglio: cavalcare le paure della gente. Non so quanto Salvini abbia gradito quest'uscita di Vittorione (non si rivela sfacciatamente al cliente la ricetta dello chef, anche se è nota), ma secondo me fa bene Matteo da Milano a stare politicamente più schiscio in questo momento. Salvini non è mai stato un genio politico (solo uno scaltro e sciacallesco comunicatore), ma è molto meno stupido di quanto si impegni ogni giorno a dimostrare. Sa che sui migranti può giocare. Sulla salute e le tasche degli italiani, no. Anche se si traveste da paramedico per fare abboccare il suo fan club; ma ne risponderà alla sua coscienza. Certo, bisogna anche averne una...

Quella meno "appanicata" è Giorgia Meloni, che ieri ha fatto un rilievo sensatissimo (una critica al reddito di cittadinanza, quando in momenti come questi devi reperire per forza tanti redditi d'emergenza per chi non arriva a fine mese) e una polemichetta furba sui contributi statali che stanno per arrivare ai bisognosi: «No ai bonus-spesa vincolati, sì a 1.000 euro ciascuno». La talentosa Giorgia sa bene che gli italiani in miseria non amano essere costretti a comprarsi per forza il cibo, se con gli stessi soldi possono magari regalare al figlio l'ultimo modello di iPhone. È un paradosso, questo, ma anche una fotografia dell'Italia. Per favore non neghiamolo.
I più tranquilli? Il Pd, che ora deve solo stare nelle retrovie il più muto e defilato possibile (e ci riesce benissimo da sempre), e Silvio Berlusconi. Che dopo aver piazzato Guido Bertolaso a Milano e generosamente donato 10 milioni resta lì alla finestra (con vista sulla Costa azzurra) e tace. Godendosi la sua popolarità. Giustamente silente. In questo periodo, politicamente, stando all'opposizione, come fai sbagli.

lunedì 23 marzo 2020

MEMORIE DA UNA PANDEMIA (VOL. 1) * DAL PORTINAIO ZERO AI FURBETTI DEL CORONAVIRUS

-      Il mio ex portinaio, anzianotto ma li porta bene, quello che fu cacciato perché a quanto pare s’era fregato i soldi dei condomini con l’anticipo delle nuove chiavi del portone con la mappatura (l’unica volta che andai a una riunione di condominio fu perché mi pregò di tentare di salvarlo), s’è riciclato dal fruttivendolo all’angolo come consegnatore a domicilio di buste cariche di spesa. Lo vedo in giro ogni giorno con una mascherina azzurra. E potrei scommettere un milione di euro senza timore di perderli che, da quando è iniziata l’emergenza, è sempre la stessa. L’ho già ribattezzato Portinaio Zero.

-      Angela Merkel si sente un bullo perché ha più terapie intensive che anima. E quando ci penso mi girano modello ventola d’aerazione in capannone industriale, lo confesso.

-      Siamo sicuri che a Milano chiudere gli alimentari e i mini-market che tenevano aperto sino alle 22 o per tutta la notte sia stata una genialata? Ne ho un paio sotto casa e sino a pochi giorni fa non c’era accenno di fila. Ora ci sono code (ordinate però) che manco durante la distribuzione del pane ai tempi di guerra. Mah.

-      Sono cambiati gli sguardi anche fra noi che ci incrociamo quando portiamo fuori il cane. C’è una mesta complicità da Highlander metropolitani. Si scodinzola tutti a coda bassa e a debita distanza, naturalmente.

-      Visto che la farmacia più vicina ha messo un paio di cartelli a caratteri cubitali con la scritta: «MASCHERINE AMUCHINA ESAURITI – SOLD OUT» (l’inglese serve probabilmente a chi il il Covid-19 non l’ha preso in Ticinese ma in Inghilterra), ne ho ordinate un pacchetto su Ebay. Dopo faticosa ricerca, spunta un prezzo onesto con spedizione in 10-15 giorni. Le compro pagando con Paypal. Tempo 24 ore, mi arriva un messaggio da Ebay che annuncia la chiusura dell’inserizione perché potenzialmente fraudolenta. Ora devo attendere dieci giorni un’ipotetica consegna (che non ci sarà) per poi richiedere il rimborso. Ci mancano anche i furbetti del Coronavirus.

- L’alienazione è tanta. Ho un amico che abita in una villetta a Cologno Monzese. Mi ha confessato che ogni giorno prende una sedia e si mette sotto il porticato a guardare i pochi che passano in strada. Come Renato Pozzetto quando aspettava il treno in «Ragazzo di campagna».

domenica 22 marzo 2020

BIANCHERI (SANREMO): SAREI FELICE SE RAI DONASSE GLI UTILI DEL FESTIVAL A CHI LOTTA CONTRO IL CORONAVIRUS

Da sinistra, il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri, Amadeus e Fiorello.
«La Rai potrebbe sicuramente fare la sua parte, e ne sarei felice».
Alberto Biancheri, sindaco di Sanremo, commenta l'appello, lanciato nei giorni scorsi proprio da questo blog e rivolto a Viale Mazzini, di destinare gli introiti dell'edizione 2020 del «Festival di Sanremo» condotto da Amadeus e Fiorello, ai medici e paramedici che lottano in prima linea contro il Covid-19. Per acquistare macchinari e presidi sanitari, ma anche per aiutare la ricerca. Molto attiva in Italia.
Un gesto altamente simbolico e al contempo concretissimo, che verrebbe dal primo evento di tv e spettacolo del Paese. La più grande festa degli italiani, e la più unificante.

Biancheri, la Rai in fondo siamo noi: è la prima azienda del Paese a produrre intrattenimento, news e cultura e vive di canone e pubblicità. Potrebbe fare il bel gesto?
«A me farebbe molto piacere se anche Rai facesse la sua parte, come qualsiasi ente, istituzione, azienda. Mi pare che in questo momento qualcosa si stia muovendo ovunque. Per esempio anche noi come comune abbiamo dato un contributo alla nostra Asl per comprare 90 mila mascherine. La Rai ha i suoi bilanci, e se può farlo è il momento di devolvere. Poi ora c'è l'emergenza sanitaria, ma quando vedremo la luce in fondo al tunnel ci sarà un'economia da rimettere in piedi: commercio, turismo, artigianato. Tutto».
È stata anche l'edizione dei 70 anni di Sanremo, altamente simbolica in un momento mai così drammatico per l'Italia...
«Sì sì, capisco perfettamente il suo ragionamento e non fa una grinza. Bisogna comunque considerare una cosa: non conosco i loro bilanci ma per la Rai Sanremo rappresenta un bell'introito, a quanto so. Forse fondamentale. Se lo chiedesse a me, che come comune dalla convenzione con loro prendo fra i quattro e i cinque milioni, avrei qualche difficoltà. Rischierei il default».
Ma infatti la richiesta non si rivolge a voi, bensì alla Rai. Che ha canone e pubblicità per tutto l'anno e che credo - nell'eccezionalità dell'evento - se lo possa anche permettere.
«Naturalmente. La Rai laddove ha gli spazi e i margini per poterlo fare, lo può fare sicuramente. Fra l'altro è un'azienda pubblica, è di fatto una partecipata del Governo, quindi a maggior ragione potrebbe fare benissimo la sua parte. Considero questa una buona proposta».
Tra l'altro gli ultimi festival sono andati benissimo.
«Molto, anzi moltissimo. Io ho fatto da sindaco ormai sei Festival e sono stati un vero successo: i tre di Carlo Conti, i due di Claudio Baglioni, e questo di Amadeus, che fra parentesi anche per la Rai è stato eccezionale, diciamolo. Ben oltre le aspettative».
E l'evento, per un benevolo capriccio del destino, si è salvato di un soffio dall'emergenza, che è iniziata subito dopo la fine.
«Non me ne parli. È stato un miracolo. Sarebbe stata una tragedia per tutti: non solo sul piano economico, ma anche per i controlli, per l'aspetto organizzativo. Sarebbe stato impossibile realizzarlo. Anche perché Sanremo in quella settimana passa da 60 mila abitanti a circa 130 mila. Quindi...».

mercoledì 18 marzo 2020

CORONAVIRUS * IL MIO APPELLO ALLA RAI PER SANREMO E I SOLDI DEI GRANDI IMPRENDITORI


La proposta che ho lanciato ieri (l'appello alla Rai di donare gli introiti del Festival di Sanremo 2020 a chi lotta in prima linea contro il Coronavirus) a quanto pare è piaciuta molto, ha avuto una caterva di condivisioni su Facebook e migliaia di visualizzazioni ovunque. Un consenso unanime. Non sarà semplice ma sarebbe tecnicamente fattibile (basta la volontà di farlo): continuerò a battere il ferro e vediamo se riusciamo a portare a casa il risultato. Sarebbe un sogno. Trovate tutto cliccando sul video sotto e sopra questo testo.

Intanto, sempre ieri, dopo avere chiesto e ottenuto il suo uomo, Guido Bertolaso (al quale doveva un favore per averlo sedotto e poi scaricato per le elezioni a Roma nel 2016) in Lombardia, Silvio Berlusconi ha donato 10 milioni di euro alla causa. Non è una polemica politica, lungi da me: soltanto una pura constatazione per capire il rapporto causa effetto nelle cose. D'altra parte quando si mette mano al portafogli in modo così generoso, non ci può essere spazio per polemiche di sorta.

Dopo Silvione, nella virtuosa e benedetta gara a chi la beneficenza ce l'ha più lunga, anche un erede Caprotti (Esselunga), la famiglia Agnelli e Moncler hanno messo sul piatto altri 10 milioni ciascuno. Aveva iniziato Giorgio Armani con due, e prima ancora i Ferragnez con i loro 100 mila euro diventati al momento 3 milioni con la sottoscrizione aperta subito dopo.
Cari ricchi, sappiate che quando fate così ci siete parecchio simpatici.

martedì 17 marzo 2020

CARA RAI, DONA GLI INCASSI DI «SANREMO 2020» A CHI LOTTA CONTRO IL CORONAVIRUS



Nel video qui sopra, la mia modesta proposta a Viale Mazzini: donare tutti i proventi delle cinque serate del Festival di Sanremo condotto da Amadeus e Fiorello (e scampato di appena un soffio alla quarantena da Coronavirus) a chi lotta in prima linea contro questa maledizione che ci è caduta sulla testa: medici, operatori delle ambulanze, ai tanti dietro le quinte che sono ogni giorno al fronte. Per l'acquisto di respiratori, mascherine, presidi sanitari di ogni tipo. Si tratta di qualche milione di euro ma non sarebbe poi così difficile, e la Rai stessa ne trarrebbe enormi vantaggi d'immagine, dimostrando di tenere al Paese e di essere - come un tempo - mamma e non matrigna. Basterebbe solo volerlo e fare (presto) il calcolo della differenza tra ricavi e costi. Ci riusciremo? Almeno proviamoci. A volte i miracoli riescono.

venerdì 13 marzo 2020

CONTRO IL CORONAVIRUS * DONARE PER I RICERCATORI DELL'UNIVERSITA' DI PAVIA

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Si può fare qualcosa per dare una mano in questo momento, oltreché restare a casa? Sì, si può. Si può fare per esempio una donazione di qualsiasi tipo e importo (anche assolutamente anonima) a questo crowdfunding (cliccare sul link qui sotto per aprire direttamente la pagina) per combattere il Coronavirus aperto da Giovanna Riccardi, docente di Microbiologia dell'Università di Pavia.
Sta raccogliendo fondi per aiutare i professori di prima linea Fausto Baldanti e Raffaele Bruno (quest'ultimo appena visto in tv in un epico j'accuse contro il politico Luigi Marattin) nella loro attività. Pensate, Baldanti ha già messo a punto un kit diagnostico per il Covid19 che dà risultati in un'ora. Diamo una mano ai nostri ricercatori, anche condividendo questo crowdfunding, perché sono una risorsa preziosissima e mai come in questo momento ne hanno bisogno.

Ecco il link diretto per donare:

https://universitiamo.eu/campaigns/iostoconlaricerca/

BCE * CHRISTINE LAGARDE, NON MI FACCIA PENTIRE DI ESSERE DA SEMPRE EUROPEISTA

Christine Lagarde, Presidente della BCE.
Gentile Signora Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea.
Non Le sarà di certo sfuggito che oggi la Borsa italiana (in un solo giorno) ha perso 17 punti. Diciassette. Dopo che da 20 giorni a questa parte, cioè dall'inizio della crisi Coronavirus, Piazza Affari è scesa di 40 punti percentuali. Un tracollo mai visto. Siamo vicini alla perdita della metà del valore in neppure un mese.
È il mercato, bellezza. Si rischia. Ok, perfetto.

Mi dicono gli esperti che però Lei, pur avendo fatto una buona iniezione di liquidità, non si sia data da fare attivamente (per esempio agendo sui tassi) per mettere un pochino più al sicuro il sederino di questa nostro sventurato Stivale. Il primo a essere colpito duramente dalla pandemia, e non è sicuramente colpa nostra. Ora ci ritroviamo anche uno spread molto preoccupante, le cui sorti Lei oggi, con grande puntualità ma forse incautamente, ha affermato e dimostrato di non avere particolarmente a cuore.


Dal momento che in quel 40% di soldini che hanno preso momentaneamente il volo (ma chissà per quanto tempo e quanti saranno recuperabili) sui mercati c'è anche una bella fetta dei miei risparmi, io - glielo dico senza timore alcuno - ora trattengo a stento le imprecazioni più colorite. Anzi, non le trattengo affatto. Sono giorni che smoccolo come un portuale. E oggi ero vicino al TSO.

So che Lei non è certo Mario Draghi, il suo assai compianto predecessore, che era particolarmente sensibile alla situazione del Paese che gli ha dato i natali. Però, visto che facciamo parte dell'Europa e che viviamo un momento emergenziale universalmente riconosciuto, mi aspetto in futuro di trovare dalla sua personcina maggiore attenzione alle nostre sorti, e confido di trovarla. Lo sa perché? Perché ho trovato bello anche il videomessaggio motivazionale di ieri della sua collega Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione europea, a noi dedicato. Stupende parole. Meravigliose. Toccanti e pregevoli. L'ho trovato così bello che ora mi aspetto sia seguito dai fatti. Sono sempre stato un fervente europeista, non fatemene pentire proprio ora che ne abbiamo drammaticamente bisogno. Altrimenti ci metto poco a passare nelle file di coloro (e qui in Italia - non le sarà sfuggito perché è persona attenta - non sono pochi) che l'Europa non l'hanno in particolare simpatia.
Perché il giocattolo non si rompa, va maneggiato con cura.
Lo state facendo? Mah.
Cordialità.

CORONAVIRUS * MILANO IMPAURITA E SEMI-VUOTA RISCOPRE LA GENTILEZZA

Milano. Il Naviglio Grande vuoto di sera dopo la stretta anti-Coronavirus del Governo.
Forse si inizia, pian piano, a capire. Del resto non c'è come chiudere tutto per far sparire magicamente la gente da ogni dove.
La Milano brulicante e clacsonante alla quale siamo abituati è semi-deserta, e noto che spesso il 15, il tram che mi passa sotto casa, fa corse totalmente a vuoto. Altre segnalazioni di mezzi pubblici vuoti mi arrivano da più parti della città.
Neanche un cristiano a bordo. Tramviere a parte, che si guarda in giro spaesato, come gli ubriachi che nei film vagano nei villaggi del Far West. Disorientato come i pochi passanti, che hanno scoperto la lentezza vaga di chi non ha niente da fare. Si abbozza persino un sorriso, a volte, tra vittime della stessa sorte. C'è un po' più di malandata gentilezza in circolo. Chi porta in giro il cane, chi si muove con la dovuta circospezione verso non si sa bene quale meta. Ci si guarda negli occhi da lontano e spesso si fa anche il giro largo per non essere costretti a incontrare gente che si avvicini troppo a quel metro di zona di rispetto (ma adesso i cinesi dicono addirittura 4/5, quando saremo arrivati a 10 avvisate) ai quali ci sta abituando questa maledetta minaccia invisibile che mette angoscia. Che secca la pelle. Che toglie il fiato.
Milano. Il Naviglio Pavese di sera vuoto dopo le misure del Governo per arginare il Covid19.
I negozi di sera sono chiusi tutti. Restano in attività solo i mini-market degli alimentari e ieri sera, a sorpresa, nella mia zona, che è quella del Ticinese, anche una gelateria, la Riva Reno. Credo soltanto per accogliere i riders per le consegne a domicilio. Anche sui Navigli, pieni come un uovo sino a sabato scorso, e nella vicina Darsena, vedi soltanto qualche fantasma a fare quattro passi.
Ha mollato il colpo (persino di giorno) il bar di un irriducibile che aveva ostinatamente tenuto aperto anche dopo le 18 durante il primo decreto che imponeva la chiusura. Stessa decisione anche per il titolare di un altro bar nei dintorni di Piazza Piemonte, che incontro portando Masha in area cani. «Ho otto dipendenti, facevo al massimo 40-50 coperti in pausa pranzo e poi niente per tutta la giornata. Tanto valeva tirare giù la saracinesca per un po', finché non sarà finita» mi dice. «Il guaio è che da questa cosa ci riprendiamo fra due anni». «Due anni?!» gli faccio io con l'aria di chi non crede alle favole. E lui corregge il tiro, conscio dell'amara realtà. Poi mi racconta di gente che frequenta il suo bar. «Ce n'è uno che aveva una fiorentissima società che cura eventi e catering. Avevano un calendario che non finiva più: manco uscivano dall'ufficio. Lavorava 20 ore al giorno e gli portavamo i panini sulla scrivania. I clienti hanno annullato tutto. Tutto, fino a data da destinarsi. È disperato. Un altro - erano marito e moglie - con un'azienda simile ma già scricchiolante, ha approfittato dell'occasione per chiudere definitivamente».

Anche dal mio paesello, in Oltrepò Pavese, solitamente refrattario a ogni cambiamento, mi arrivano voci di gente in rispettosa coda e a debita distanza, per entrare nella piccola salumeria.
Anche lì è arrivato Mr. Covid19. E da adesso, per tutti, niente sarà più come prima.

lunedì 9 marzo 2020

RAI CULTURA * TANTI BIG PER CELEBRARE «I GRANDI DELLA LETTERATURA»

Alessandro Manzoni.
Dal “divino” poeta al creatore dei “Promessi Sposi”, dal fondatore della narrativa italiana all’“uomo di pena”: Dante e Manzoni, Boccaccio e Ungaretti. E molti altri, autori simbolo della grande produzione poetica e narrativa del nostro Paese. Sono “I grandi della Letteratura”, il programma di Rai Cultura in onda da oggi 9 marzo alle 15.20, dal lunedì al venerdì, su Rai3. Un programma come un libro, da “leggere” insieme a Edoardo Camurri, autore - insieme a Errico Buonanno, Michele De Mieri e Tommaso Giartosio – di questa produzione realizzata con la supervisione del Comitato Scientifico composto dai professori Carlo Ossola, Gabriele Pedullà e Luca Serianni. Protagonisti, attraverso le proprie opere, venti grandi della letteratura. 

Nella prima serie, intitolata “Dalle origini all’Ottocento”, obiettivo su Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Foscolo, Manzoni, Leopardi, Carducci, Verga, Pascoli. Nella seconda, “Il Novecento”, ci sono, invece, Svevo, D’Annunzio, Pirandello, Ungaretti, Gadda, Montale, Pavese, Morante, Calvino, Pasolini. In ogni puntata Camurri – insieme a un suo ospite – ripropone la trama del principale capolavoro di ciascun autore. E’ il punto di partenza per un viaggio che tocca vita, opera, poetica, lingua e stile, e fortuna di ciascuno dei grandi. Un racconto arricchito dalle letture affidate a Licia Miglietta, che ne cura in modo particolare l’interpretazione, e l’intervento di due critici, per scoprire ciò che si deve assolutamente sapere su quell’autore, ma anche per ricevere un punto di vista diverso, spunti inediti, suggestioni. 

Tra i nomi: Marco Belpoliti, Alfonso Berardinelli, Piero Boitani, Lina Bolzoni, Simona Costa, Giulio Ferroni, Matteo Marchesini, Massimo Onofri, Marco Santagata. In ciascuna puntata vi sarà anche il contributo di una voce autorevole del passato, selezionata dalle Teche Rai, come Vittore Branca su Boccaccio o Natalino Sapegno su Leopardi. Per la scenografia, infine, “I grandi della Letteratura” si affida a una città italiana significativa per la vita o per l’opera dell’autore, come Bologna per Carducci, o Venezia per Foscolo, o ancora Napoli per Boccaccio; oppure a luoghi particolarmente evocativi come la Città ideale di Buzzi per Ariosto o i giardini di Bomarzo per Leopardi. Ad aprire la serie, lunedì 9 marzo, Dante Alighieri. Un “poeta plurale” lo definiscono gli autori: “L’erede di numerose tradizioni culturali, ma anche lo sperimentatore di tutte le possibilità della parola poetica e dell’invenzione letteraria. 

L’intellettuale direttamente impegnato in politica, che alla crisi della politica dedica le sue profezie più sferzanti. Uno tra i maggiori poeti d’amore, ma anche il grande cantore dell’amor sacro”. In primo piano, la sua Divina Commedia e, in particolare, l’episodio di Ulisse nell’Inferno e la visione di Dio alla fine del Paradiso. A spiegare Dante, insieme a Edoardo Camurri, ci sono i critici Alfonso Berardinelli e Marco Santagata, e il filosofo Sergio Givone. Le riprese sono state effettuate a Firenze: il racconto del grande poema, in particolare, è stato ambientato nell’antico Museo della Specola.

lunedì 2 marzo 2020

MILANO FASHION VIRUS * LA DARK LADY CON LA MASCHERA (NERA) CONTRO LA PANDEMIA

Milano Fashion Virus. La ragazza misteriosa con la maschera contro la pandemia.
Milano. Un metro e 75, mora, capelli lunghi e mossi, stilosissima. Età stimata 30 anni o poco meno. Look total black. Mi ha svoltato la giornata e ora vi spiego perché.
Aveva lunghi stivali neri, un lungo impermeabile nero, e ogni dettaglio e accessorio nero, dello stesso punto di nero a pantone. Compresa una mascherina anti-coronavirus ovviamente e totalmente black. Stavo portando fuori il cane, e l'ho vista da lontano. Volevo fotografarla, era un'occasione troppo ghiotta. Ho fatto una corsa (Masha deve aver pensato: ma guarda, questo quindi sa anche correre) e l'ho raggiunta, fin sulla porta di casa. Si gira ed era oltre ogni possibile desiderio: era la Milano della fashion week che si adatta ai tempi del colera. La mascherina poi, l'apoteosi del raffinato lavoro sartoriale. Un rettangolo di cotone (credo) con quattro laccetti, che le copriva naso e bocca e sul quale erano incisi motivi floreali in nero satinato. Satin, signori. Una cosa da perversione modaiola assoluta.
Ho chiesto, ho pregato, ho implorato di concedermi una foto (ci avrei campato cent'anni), ma non ha accettato. Ha sorriso, ha riso, si è chiusa alle spalle quel maledetto portone, e mi ha lasciato lì, senza il conforto di uno scatto straordinario.
E oggi siamo tutti più poveri.

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