Bisognerebbe tornare per una settimana ai tempi di Hazzard. Di Bo e Luke cialtroni e guasconi che si schiantavano a terra col Generale Lee per aver affrontato testardamente un volo di 30 metri; e un secondo dopo che l'auto si era accartocciata al suolo, bastava uno stacco di camera ed era di nuovo rombante su strada. Mentre loro, perennemente in fuga, cialtroni e guasconi, alla fine dello scossone urlavano: "Yahuuuu!". Impastati e contenti. Erano i tempi dei sorrisi e delle curve atomiche di Daisy, che col suo stacco di coscia guariva anche complicate malattie degenerative; dell'infantile stoltezza di Roscoe P. Coltrane, mescolata all'innocua cattiveria di J.D. Boss Hogg, col sigarone sempre ben piantanto in faccia e un completo appena uscito dalla tintoria. Che si macchiava irrimediabilmente di fango appena i due contadinoni terribili ne combinavano una delle loro, salvati dal meccanico di fiducia. Trame semplici, elementari. "Hazzard" nel primo pomeriggio era sempre un ottimo motivo per non studiare. Mi dicono che su Iris le stiano ridando tutte. Non sarà la stessa cosa, ma sì: devo tornare per una settimana ai tempi di Hazzard.
martedì 29 ottobre 2013
lunedì 28 ottobre 2013
MISS ITALIA * CHI IMMAGINAVA CHE POTESSE FARE QUESTA FINE?
Televisivamente, l'idea vincente di Miss Italia 2013 (ah, il concorso l'ha vinto la bionda Giulia Arena, 19 anni, siciliana) è stata quella di affidare la regia a Jimmy il Fenomeno. Che ha regalato al pubblico - 970 mila spettatori, 5,5% di share - rarissimi stacchi di camera azzeccati, una generale approssimazione organizzativa tipica da selezione provinciale, gente inquadrata quando non parlava, e altri snobbati al momento di essere al centro dell'attenzione. Per tacere di altre piccolezze. Insomma, un must dell'inguardabilità catodica.
Dopo i giornali, la ricetta Cairo applicata a «Miss Italia» si conferma quella tanto cara al Conte Mascetti di «Amici miei»: «Pare che c'è tutto, invece 'un c'è nulla». Schierati in giuria tutti i recenti acquisti della rete, da Rita Dalla Chiesa a Salvo Sottile (che in tempo reale su Twitter manifestava la noia e tutto il suo disappunto per essere lì, si immagina costretto), Patrizia Mirigliani ha lasciato a briglia sciolta quei due irresistibili simpaticoni dei conduttori, Massimo Ghini e Cesare Bocci. Che prima di andare in pubblicità imbastivano siparietti attoriali alla «Muppets Show» degni di miglior causa. D'altra parte, forse è meglio così: invece di recitare in un cinepanettone, hanno presentato con piglio all'avanspettacolo il concorso di bellezza italiano per antonomasia. Un brutto film in meno in circolazione.
Scaricato prima dalla Rai e rifiutato da Mediaset, «Miss Italia» è approdato su La7 con gran scorno di Enrico Mentana, il quale pare che ieri sera, visti i risultati imbarazzanti, abbia festeggiato leggendo nudo a voce alta, al Colosseo, decine di lanci d'agenzia uzbeki.
Fra le incursioni di una Nina Zilli in playback (chiamare Nina Zilli e fara cantare in playback è come ingaggiare Rocco Siffredi per fargli mimare un porno), e un Max Gazzè (convocato solo perché anche lui, come le Miss, cura il contorno occhi) la serata scorreva via in tutta la sua pesantezza. Con un carico di break pubblicitari che neanche alle finali dei Mondiali. Il tutto mentre Bocci convocava le ragazze chiamandole prima col cognome e poi col nome (ma poi s'è corretto), e Ghini si vantava di aver lavorato con i più grandi registi italiani. Peccato che io mi ricordi soprattutto di un flop fatto con Neri Parenti...
Dopo i giornali, la ricetta Cairo applicata a «Miss Italia» si conferma quella tanto cara al Conte Mascetti di «Amici miei»: «Pare che c'è tutto, invece 'un c'è nulla». Schierati in giuria tutti i recenti acquisti della rete, da Rita Dalla Chiesa a Salvo Sottile (che in tempo reale su Twitter manifestava la noia e tutto il suo disappunto per essere lì, si immagina costretto), Patrizia Mirigliani ha lasciato a briglia sciolta quei due irresistibili simpaticoni dei conduttori, Massimo Ghini e Cesare Bocci. Che prima di andare in pubblicità imbastivano siparietti attoriali alla «Muppets Show» degni di miglior causa. D'altra parte, forse è meglio così: invece di recitare in un cinepanettone, hanno presentato con piglio all'avanspettacolo il concorso di bellezza italiano per antonomasia. Un brutto film in meno in circolazione.
Scaricato prima dalla Rai e rifiutato da Mediaset, «Miss Italia» è approdato su La7 con gran scorno di Enrico Mentana, il quale pare che ieri sera, visti i risultati imbarazzanti, abbia festeggiato leggendo nudo a voce alta, al Colosseo, decine di lanci d'agenzia uzbeki.
Fra le incursioni di una Nina Zilli in playback (chiamare Nina Zilli e fara cantare in playback è come ingaggiare Rocco Siffredi per fargli mimare un porno), e un Max Gazzè (convocato solo perché anche lui, come le Miss, cura il contorno occhi) la serata scorreva via in tutta la sua pesantezza. Con un carico di break pubblicitari che neanche alle finali dei Mondiali. Il tutto mentre Bocci convocava le ragazze chiamandole prima col cognome e poi col nome (ma poi s'è corretto), e Ghini si vantava di aver lavorato con i più grandi registi italiani. Peccato che io mi ricordi soprattutto di un flop fatto con Neri Parenti...
giovedì 24 ottobre 2013
«MINUETTO» * UNO STUOLO DI VOCI PER IL TRIBUTO A MIA MARTINI E CALIFANO
Si intitola «Minuetto», ed è un omaggio, tardivo ma sempre assai gradito, a due grandi interpreti della musica italiana: Mia Martini e Franco Califano, autore maiuscolo e anticonvenzionale recentemente scomparso.
Il tributo andrà in scena lunedì, 28 ottobre, alle 21, al Teatro Nazionale di Milano ed è intitolato in qualche modo a Mimì, la raffinata e sensibile interprete che ha subito in vita l'onta del sospetto della jattura. Una tra le più grandi ingiustizie dello spettacolo. A suo modo, Califano è stato un altro emarginato, dallo showbiz e dalla vita. Tanto che persino trovargli degna sepoltura non è stata cosa facile.
Sul palco del Nazionale saliranno diversi artisti: da Aida Cooper - corista e amica di Mimì - a Dario Baldan Bembo, autore di successi come “Piccolo uomo” e “Donna sola”. “Minuetto” invece è il trait d'union fra la Martini e Califano, che ne è stato l'autore. Toccherà poi a Fanya Di Croce, che ha già dato vita a molti tributi all'interprete di Bagnara Calabra scomparsa nel 1995. Alla voce di Fanya viene affidato un brano potente ed evocativo scritto da Enzo Gragnaniello: “Donna”.
Fanya sarà accompagnata da Paolo Costa (tastiere), Larry Mancini (basso), Saverio Gerardi (batteria) e Cristian Sementina (chitarre).
E ancora Monica Hill, corista nell' "Inedito World Tour" di Laura Pausini, Roberta Montanari, vocalist per Cesare Cremonini ed Elisa, le giovani cantanti Eleonora Mazzotti, Valentina Cortesi, Claudia Cieli, Federica Balucani (soprano pop lirico nel cast del programma della Rai "Pop! Viaggio dentro una canzone"), Gloria Turrini - uno degli astri del blues - e il gruppo MotelNoire . E infine Nicola Peruch, tastierista per Zucchero ed Eros Ramazzotti, e il quartetto d'archi Alter Echo String Quartet, in tour con i Pooh.
L'evento è promosso dall'Associazione Culturale "George Gordon Byron" di Simone Ortolani e da Dieci.Com Entertainment. I Biglietti si possono acquistare tramite TicketOne oppure direttamente al botteghino del Teatro Nazionale.
Il tributo andrà in scena lunedì, 28 ottobre, alle 21, al Teatro Nazionale di Milano ed è intitolato in qualche modo a Mimì, la raffinata e sensibile interprete che ha subito in vita l'onta del sospetto della jattura. Una tra le più grandi ingiustizie dello spettacolo. A suo modo, Califano è stato un altro emarginato, dallo showbiz e dalla vita. Tanto che persino trovargli degna sepoltura non è stata cosa facile.
Sul palco del Nazionale saliranno diversi artisti: da Aida Cooper - corista e amica di Mimì - a Dario Baldan Bembo, autore di successi come “Piccolo uomo” e “Donna sola”. “Minuetto” invece è il trait d'union fra la Martini e Califano, che ne è stato l'autore. Toccherà poi a Fanya Di Croce, che ha già dato vita a molti tributi all'interprete di Bagnara Calabra scomparsa nel 1995. Alla voce di Fanya viene affidato un brano potente ed evocativo scritto da Enzo Gragnaniello: “Donna”.
Fanya sarà accompagnata da Paolo Costa (tastiere), Larry Mancini (basso), Saverio Gerardi (batteria) e Cristian Sementina (chitarre).
E ancora Monica Hill, corista nell' "Inedito World Tour" di Laura Pausini, Roberta Montanari, vocalist per Cesare Cremonini ed Elisa, le giovani cantanti Eleonora Mazzotti, Valentina Cortesi, Claudia Cieli, Federica Balucani (soprano pop lirico nel cast del programma della Rai "Pop! Viaggio dentro una canzone"), Gloria Turrini - uno degli astri del blues - e il gruppo MotelNoire . E infine Nicola Peruch, tastierista per Zucchero ed Eros Ramazzotti, e il quartetto d'archi Alter Echo String Quartet, in tour con i Pooh.
L'evento è promosso dall'Associazione Culturale "George Gordon Byron" di Simone Ortolani e da Dieci.Com Entertainment. I Biglietti si possono acquistare tramite TicketOne oppure direttamente al botteghino del Teatro Nazionale.
martedì 22 ottobre 2013
AL BANO, ROMINA POWER E MOSCA * 10 COSE CHE NON DIMENTICHERO' MAI
Al Bano, Romina Power & Friends: 10 cose che non dimenticherò della città e della trasferta alla Crocus City Hall di Mosca.
1) La caparbia, superba, ammirevole ostinazione dei russi nel non capire una fava. O meglio, nel non voler concepire altro che la propria lingua. Il russo medio (spesso anche in giovane età, o persona che ha a che fare col turismo, quindi cosa doppiamente grave) prende in considerazione soltanto la propria. Se ti rivolgi a lui in inglese o in qualsiasi altro idioma, ridacchia, fa sorrisetti di superiorità o compatimento, e ripete severo la sua litania nella complicata lingua madre dando palesemente per scontato che tu debba conoscerla e - non si vede perché – comprenderla perfettamente. Sei guardato come un alieno piombato sulla Piazza Rossa. Oltretutto, alla terza volta che ripete la stessa cosa e non capisci, il russo medio tende ad alterarsi.
2) Se il russo medio non capisce una fava, il tassista moscovita è persino commovente nel suo stato di perenne annullamento del pensiero. I tassisti di Mosca si dividono in tre categorie: abusivi low cost con la App Tassametro (giuro, esiste, disponibile anche per Android) installata sul cellulare incastonato nel cruscotto; regolari iscritti all'albo e ladri conclamati. Il primo tipo viene chiamato dagli amici degli amici, ha macchinette anonime e sporche, arriva all'improvviso come l'attore coi baffi nei film porno quando c'è la scena clou, corre come Felipe Massa per dimostrare di essere migliore degli altri, e non rilascia ovviamente alcuna ricevuta; il secondo, quando viene chiamato dagli alberghi in modalità standard, ti fa pagare il giusto. Ma se lo prendi al volo per strada, o la sera per caso mentre ti aspetta all'uscita da un teatro, si trasforma immediatamente nel terzo tipo: il ladro conclamato. Il suo tassametro sale a botte di 50 rubli al secondo e in pochi chilometri vieni colto da tremori misti ad attacchi para-sgarbiani. Che devi trattenere perché sicuramente è armato. In ogni caso con uno di questi una notte mi sono concesso il lusso di litigare. E sono ancora qui a raccontarlo.
3) Ho il cavallo basso, e le scale della Cattedrale di San Basilio, peraltro splendida, non fanno per me.
4) Al Bano che imbastisce duetti con chiunque gli capiti a tiro. In particolare, costringe Pupo a un “Su di noi” contronatura. I due si guardano negli occhi amorevolmente per tutto il pezzo (attimi e si prendono per mano) intonando: “Noi due respirando lo stesso momento, per fare l'amore qua e là ... Ti porto lontano, nei campi di grano, che nascono dentro di me”. Altroché Romina (o Ramina, come si pronuncia in Russia): ad Al Bano serve un Pupo.
5) Andrej Agapov, il ricchissimo manager che ha organizzato l'evento. Sui 50 anni, strabico, misterioso, diversamente bello, veste casual, e in virtù del conto in banca si arroga anche il ruolo di direttore artistico. La scelta dei pezzi non è sempre il suo forte. In compenso fa cantare anche la figlia, e durante le prove sta sempre sul palco, dove si concede uno scazzo ogni tanto. Ma gli passa subito.
6) Umberto Tozzi che, seduto in platea accanto a me, guarda Agapov e dice: “Mi ha chiesto di fare Gente di mare e Gli altri siamo noi. Ma ti pare che io possa venire qui e non cantare Gloria? E' come andare al ristorante e ordinare pane e acqua”. Alla fine ha vinto Umberto.
7) La metropolitana di Mosca (la cosa più gigantesca concepita da essere umano), con scritte totalmente in cirillico (la cosa meno comprensibile in natura). Un dedalo inestricabile che è anche, dicono gli esperti, il luogo che ogni giorno, nell'ora di punta, vede la maggior concentrazione di persone al mondo. Se non capisci che cosa fare (e non capisci), puoi solo andare a tentativi. Oppure sederti e piangere.
8) Io che chiamo mia madre, classe 1942, e a tradimento le passo Gianni, il suo idolo da sempre. “Ciao Marilena, sono Morandi...” fa lui. Attimi di silenzio della matura groupie. “Stammi a sentire: mi dice Franco che hai un mio vecchio 45 giri, Ciao Pavia, di quando ho fatto il militare lì. Lo stampò la caserma in appena 5000 copie. Lo sai che se lo metti su Ebay, porti a casa 400-500 euro?”. Mia madre - svenendo - gli passa mio padre: “Ciao Gigi, ma di dove sei, di Cava Manara?”, e ride. “Ah, no... Di Santa Maria della Versa. Avevo cantato lì negli Anni 80? Non mi ricordo. Ah, sì, forse era una pomeridiana con Sergio Endrigo...”. Confermo, lo era. Gianni mi ripassa mia madre. Commento della matura groupie: “Ho sudato tantissimo...”. E io ho speso una cifra di telefono, Marilena.
9) Se provi a visitare il Cremlino, fai una coda di 2 ore per arrivare al metal detector all'ingresso, ma quando sei lì i militari ti spiegano garbatamente che il biglietto si fa dalla parte opposta della cittadella. Quindi dovresti percorrere almeno altri tre chilometri, trovare la cassa (kacca), procurarti il biglietto, tornare e rifare la fila. Trucco ingegnosissimo dei tempi della guerra fredda. Ecco perché nessuno che non conosca il cirillico ha mai visto il Cremlino.
10) Percorro un lungo corridoio nel backstage mentre quella canaglia di Pupo, che è lì con Agapov, intervistato dalla prima tv di Stato russa, mi afferra il braccio e mi trattiene sul posto, piazzandomi alla sua destra: “This is Andrej Agapov, the great manager, the creator of this special event. And he is Franco Bagnasco, the most important italian journalist”. Io vorrei scomparire. Abbozzo un sorriso, annuisco cialtronescamente (!) e faccio ciao ciao con la manina. Non mi arriva a casa un euro in più. In compenso da oggi, se decido di fare un tour a Leningrado o in Cecenia, c'è il tutto esaurito per settimane.
1) La caparbia, superba, ammirevole ostinazione dei russi nel non capire una fava. O meglio, nel non voler concepire altro che la propria lingua. Il russo medio (spesso anche in giovane età, o persona che ha a che fare col turismo, quindi cosa doppiamente grave) prende in considerazione soltanto la propria. Se ti rivolgi a lui in inglese o in qualsiasi altro idioma, ridacchia, fa sorrisetti di superiorità o compatimento, e ripete severo la sua litania nella complicata lingua madre dando palesemente per scontato che tu debba conoscerla e - non si vede perché – comprenderla perfettamente. Sei guardato come un alieno piombato sulla Piazza Rossa. Oltretutto, alla terza volta che ripete la stessa cosa e non capisci, il russo medio tende ad alterarsi.
2) Se il russo medio non capisce una fava, il tassista moscovita è persino commovente nel suo stato di perenne annullamento del pensiero. I tassisti di Mosca si dividono in tre categorie: abusivi low cost con la App Tassametro (giuro, esiste, disponibile anche per Android) installata sul cellulare incastonato nel cruscotto; regolari iscritti all'albo e ladri conclamati. Il primo tipo viene chiamato dagli amici degli amici, ha macchinette anonime e sporche, arriva all'improvviso come l'attore coi baffi nei film porno quando c'è la scena clou, corre come Felipe Massa per dimostrare di essere migliore degli altri, e non rilascia ovviamente alcuna ricevuta; il secondo, quando viene chiamato dagli alberghi in modalità standard, ti fa pagare il giusto. Ma se lo prendi al volo per strada, o la sera per caso mentre ti aspetta all'uscita da un teatro, si trasforma immediatamente nel terzo tipo: il ladro conclamato. Il suo tassametro sale a botte di 50 rubli al secondo e in pochi chilometri vieni colto da tremori misti ad attacchi para-sgarbiani. Che devi trattenere perché sicuramente è armato. In ogni caso con uno di questi una notte mi sono concesso il lusso di litigare. E sono ancora qui a raccontarlo.
3) Ho il cavallo basso, e le scale della Cattedrale di San Basilio, peraltro splendida, non fanno per me.
4) Al Bano che imbastisce duetti con chiunque gli capiti a tiro. In particolare, costringe Pupo a un “Su di noi” contronatura. I due si guardano negli occhi amorevolmente per tutto il pezzo (attimi e si prendono per mano) intonando: “Noi due respirando lo stesso momento, per fare l'amore qua e là ... Ti porto lontano, nei campi di grano, che nascono dentro di me”. Altroché Romina (o Ramina, come si pronuncia in Russia): ad Al Bano serve un Pupo.
5) Andrej Agapov, il ricchissimo manager che ha organizzato l'evento. Sui 50 anni, strabico, misterioso, diversamente bello, veste casual, e in virtù del conto in banca si arroga anche il ruolo di direttore artistico. La scelta dei pezzi non è sempre il suo forte. In compenso fa cantare anche la figlia, e durante le prove sta sempre sul palco, dove si concede uno scazzo ogni tanto. Ma gli passa subito.
6) Umberto Tozzi che, seduto in platea accanto a me, guarda Agapov e dice: “Mi ha chiesto di fare Gente di mare e Gli altri siamo noi. Ma ti pare che io possa venire qui e non cantare Gloria? E' come andare al ristorante e ordinare pane e acqua”. Alla fine ha vinto Umberto.
7) La metropolitana di Mosca (la cosa più gigantesca concepita da essere umano), con scritte totalmente in cirillico (la cosa meno comprensibile in natura). Un dedalo inestricabile che è anche, dicono gli esperti, il luogo che ogni giorno, nell'ora di punta, vede la maggior concentrazione di persone al mondo. Se non capisci che cosa fare (e non capisci), puoi solo andare a tentativi. Oppure sederti e piangere.
8) Io che chiamo mia madre, classe 1942, e a tradimento le passo Gianni, il suo idolo da sempre. “Ciao Marilena, sono Morandi...” fa lui. Attimi di silenzio della matura groupie. “Stammi a sentire: mi dice Franco che hai un mio vecchio 45 giri, Ciao Pavia, di quando ho fatto il militare lì. Lo stampò la caserma in appena 5000 copie. Lo sai che se lo metti su Ebay, porti a casa 400-500 euro?”. Mia madre - svenendo - gli passa mio padre: “Ciao Gigi, ma di dove sei, di Cava Manara?”, e ride. “Ah, no... Di Santa Maria della Versa. Avevo cantato lì negli Anni 80? Non mi ricordo. Ah, sì, forse era una pomeridiana con Sergio Endrigo...”. Confermo, lo era. Gianni mi ripassa mia madre. Commento della matura groupie: “Ho sudato tantissimo...”. E io ho speso una cifra di telefono, Marilena.
9) Se provi a visitare il Cremlino, fai una coda di 2 ore per arrivare al metal detector all'ingresso, ma quando sei lì i militari ti spiegano garbatamente che il biglietto si fa dalla parte opposta della cittadella. Quindi dovresti percorrere almeno altri tre chilometri, trovare la cassa (kacca), procurarti il biglietto, tornare e rifare la fila. Trucco ingegnosissimo dei tempi della guerra fredda. Ecco perché nessuno che non conosca il cirillico ha mai visto il Cremlino.
10) Percorro un lungo corridoio nel backstage mentre quella canaglia di Pupo, che è lì con Agapov, intervistato dalla prima tv di Stato russa, mi afferra il braccio e mi trattiene sul posto, piazzandomi alla sua destra: “This is Andrej Agapov, the great manager, the creator of this special event. And he is Franco Bagnasco, the most important italian journalist”. Io vorrei scomparire. Abbozzo un sorriso, annuisco cialtronescamente (!) e faccio ciao ciao con la manina. Non mi arriva a casa un euro in più. In compenso da oggi, se decido di fare un tour a Leningrado o in Cecenia, c'è il tutto esaurito per settimane.
lunedì 14 ottobre 2013
TRUFFE * SE VENDO L'AUTO SU EBAY, SUBITO O SECONDAMANO, MI SCRIVE GALINA
Mi è capitato di recente di mettere un'inserzione per vendere - per conto di un parente - una Subaru Impreza. Parto con la trafila standard in fotocopia sui principali siti per piazzare on-line l'automobile: Ebay Annunci, il molto gettonato Subito.it e il classico Secondamano versione web.
Nel giro di poche ore (pare sia un classico, per questi fulmini di guerra), mi scrive uno che domanda: «È ancora disponibile?». Rispondo: «Sì, c'è ancora». Ecco qui sotto la contro-mail ricevuta poco dopo, che palesa i contorni di una complicata (e sgrammaticata) truffa internazionale molto in uso. Pura commedia all'italiana. La trama appassionerebbe Totò, Gassman, Tognazzi, Sordi e Monicelli, se fossero ancora in vita. Ma anche la Polizia postale, volendo...
****************
Sono realmente felici di leggerli poiché sono realmente interessato dall'offerta d'acquisto dela sua macchina che ho visto sul sito Internet www.subito.it.
Tuttavia, Nomino signora Sorokina Galina sono un cittadino russo che
risiede attualmente in Costa d'Avorio per ragioni professionali.
E, nella necessità urgente di una macchina, un collega di lavoro mi ha consigliato di visitare il sito Internet www.subito.it
dove ha recentemente comperato un motore di barca. Ho deciso di
comperare la macchina nel vostro paese poiché i veicoli sono migliori
qualità ed efficienti che quelle che ho trovato qui dove i privati
cambiano le parti originali dei veicoli contro contraffatte.
Vista la mia situazione geografica, e poiché mi ho suggerito il mio
amministratore voglia pagarli per trasferimento poiché questo modo di
pagamento è rassicurato ed affidabile per le transazioni internazionali.
Inoltre, vorrei sapere se siete il primo proprietario della macchina ed
anche sapere se il veicolo è aggiornato.
Del resto, tengo a precisare che l'immatricolazione sarà fatta
direttamente in Costa d'Avorio per evitare spese supplementari. Così, se
siete d'accordo da cooperare, vi invierò una copia del mio passaporto
nella mia prossima posta per cominciare la procedura.
Resto in attesa di leggerli.
Sorakina Galina
giovedì 10 ottobre 2013
IL FLOP DELLA «RADIO BELVA» DI CRUCIANI, QUELLO PIU' FURBO DEGLI ALTRI
Introdotto dal pertinente
annuncio di Emanuela Folliero, ieri
sera è andato in onda «Radio Belva», ovvero il nuovo format «Gli insultissimi
di Retequattro», secondo la collaudata ricetta di Giuseppe Cruciani e David Parenzo, passati da «La zanzara» di Radio 24 al televisivo ruolo di furbetti
del palinsestino.
Gli ascolti, oggi, sono
drammatici: 670 mila spettatori con il 2,79% di share. Un programma che
definire orrendo è riduttivo, stracciato persino da «La gabbia» di Gianluigi
Paragone, che (su La7, non la CNN) ha
portato a casa il 3,51% e 830 mila teste. Nonostante il parterre di ospiti
belveggianti schierasse, nell’ordine: Vittorio Sgarbi, Paolo Villaggio, Alba
Parietti, Claudio Coccoluto, Ilona Staller, Mariagiovanna Maglie, Mario
Borghezio e, in collegamento da una
sede di Sel, il plastico Emilio Fede.
Con un cast così blindato (e risse disseminate ovunque, nel programma) avrebbe
dovuto fare ascolti rilevabili anche su Marte. Invece, flop assoluto.
Prevedibile, dirà qualcuno. Ma vediamo perché.
Il cazzeggio (molto)
para-giornalistico e (parecchio) para-culo del diversamente simpatico mister
Cruciani, che per insondabili motivi si è convinto di essere il più furbo del
pianeta, è iniziato con il pubblico e i conduttori in piedi a ballare. Della
serie: se Paragone canta con la sua band, potremo noi farci almeno quattro
salti in discoteca? Consumazione (di zebedei) compresa. Già, perché negarselo?
Peccato che poi tutto il
teatrino ondeggi senza meta né costrutto tra puerili scaltrezze, tentativi di
portare a casa scooppettini de noantri, parole date e poi tolte alla velocità
della luce, risse un tanto al chilo e un volume impastato oltre la soglia del
rumore. Cosa che rendeva impossibile l’intellegibilità di qualsiasi argomento.
Nella fattispecie, preso alla larga, l’immigrazione.
Non è bastato avere in studio
Paolo Villaggio (nota per i ragazzetti che fanno tv: se hai Villaggio in
studio, lo devi rendere protagonista in uno spazio a parte, isolarlo come
opinionista, non lo puoi buttare nella mischia del suk: così lo ammazzi), che
pure ha sdrammatizzato un paio di situazioni imbarazzanti; non puoi lanciare
l’ariete Sgarbi in finte risse alle quali ormai non crede più neppure
l’artefice stesso. E si vede. Altrimenti finisci col rimpiangere persino Fabrizio
Corona. Non si capisce dove
Retequattro trovi l’umano coraggio di mandare in onda questa roba. Ma tant’è.
Belva, sì. Ma senz’anima. Per
dirla parafrasando Cocciante.
P.S.
Credo che Cicciolina abbia accettato di partecipare al programma solo
perché era la cosa televisiva che più le ricordava una gang bang.
mercoledì 2 ottobre 2013
LA GNOCCA CHE COPIA GLI STATUS DI FACEBOOK SENZA CITARE L'AUTORE
Oltre ai ladruncoli stronzetti, quelli che fanno copia e incolla dei tuoi status senza condividerli (cosa che sarebbe buona e giusta: la condivisione è alla base dei social) né citarti, un'altra categoria straordinaria che popola Facebook è costituita dalle gnocche che - per sembrare (più) intelligenti - rubacchiano frasi celebri a destra e a manca senza virgolettarle o citare l'autore. Non parlo di strofe di canzoni o delle classiche e diffusissime foto a mo' di lapide (come le chiamo io) con-l'aforisma-più-o-meno-azze
martedì 1 ottobre 2013
LO STRANO MONDO DI SKY, CHE NON AUMENTA L'ABBONAMENTO, MA "RIDUCE LO SCONTO"
Ha debuttato su Sky Uno la settima edizione di «X-Factor», con i giudici Morgan, Simona Ventura, Elio e la rivelazione 2013 Mika. Il talent-show condotto da Alessandro Cattelan è un motivo valido per rinnovare l’abbonamento al canale satellitare di Ruperth Murdoch.
Ogni tanto, però, qualche problema si presenta. Ora vi racconto la mia storia.
Ai primi di aprile mi sono accorto che l'offerta che avevo da tempo per il mio abbonamento a Sky era scaduta, che la tariffa da qualche mese era praticamente raddoppiata, e – estratto conto bancario alla mano - mi pareva un costo francamente eccessivo.
Chiamo il call center, ma c'è poco da fare (il vecchio abbonato, chissà perché, è sempre meno tutelato di quello che profuma di nuovo), quindi mando una raccomandata per disdire. Pratica alla quale ci hanno abituato anche le compagnie telefoniche, da Tim a Vodafone, passando per Wind, Fastweb e 3.
Entro un mese mi richiama un operatore per convincermi a desistere e al quale spiego che uso Sky soprattutto per lavoro, e considerati comunque vari fattori, resto dell'idea di chiudere la mia posizione.
Dopo un po’ di contrattazioni, mi fa una proposta definitiva passabilmente interessante, dunque accetto di protrarre «per un anno l'abbonamento con 5 euro al mese in più rispetto all'offerta originaria, che rimane completamente inalterata».
Visto che avevo dato disdetta scritta, domando all’operatore del call center: «Devo firmare qualcosa?». Mi pare logico e anche previsto dalla legge.
Mi risponde: «No, tranquillo, non occorre. Sappia solo che fra 12 mesi la tariffa cambierà ancora, e dovrà probabilmente ridiscuterla».
Poche settimane fa (sono passati neanche sei mesi da quest'accordo verbale) ricevo a casa una lettera di Sky, dove con una formula che definire capziosa è dir poco, mi si spiega che a partire da questo mese, settembre, mi verrà «ridotto lo sconto applicato» sin qui di poco meno due euro al mese. Faccio notare il capolavoro: la lettera non diceva: le aumentiamo il costo dell'abbonamento di poco meno due euro al mese, ma «le riduciamo lo sconto». Una cosa di un bizantino che non ha eguali.
Perplesso e incavolato, visto il lavoro che faccio, segnalo la cosa all’ufficio stampa dell’azienda, che mi fa richiamare da un addetto a queste pratiche di reclamo. L’incaricato si dice «non a conoscenza» della lettera (un prestampato che sarà arrivato a molti, immagino, non solo a me) inviatomi dalla sua azienda, e si impegna comunque a far sì che l’aumento (pardon, la riduzione dello sconto) praticatomi in spregio agli accordi verbali sia solo per il primo mese, una tantum, e non progressivo come indicato sul foglio.
Non solo, parlando con lui scopro casualmente un’altra magagna che sarebbe scoppiata a novembre. A far capo da quella data, ovviamente senza che mi fosse stato anticipato nulla dal tizio del call center, avrei perso anche le reti del pacchetto cinema. Come risolvere il nuovo problema? L’addetto che mi ha contattato dovrà «richiamarmi a novembre» (perché a novembre e non ora? Misteri della fede) per risolvere il problema. Ovvero eliminare il taglio all’opzione cinema senza aggravio di costi a mio carico.
Sono conscio del fatto che i call center vengano autorizzati a fare e dire tutto e il contrario di tutto pur di non perdere un cliente, ma la domanda nasce spontanea: signori di Sky, si lavora così?
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La talent scout Marika Cislaghi, titolare dell'agenzia Parterre. Avete presente 90.000 spettatori? È una volta e mezza la capienza...
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Rita Pavone. Con una prima serata speciale, condotta da Rita Pavone , il prossimo 25 giugno, Rai2 celebrerà i 50 anni della stor...