martedì 31 gennaio 2012

CELENTANO MOLLA GLI INGAGGI: DI TUTTO (DI PIU') IN BENEFICENZA PER SALVARE LA FACCIA

Adriano Celentano ne sa una più di Anthony Hopkins ne «Il silenzio degli innocenti». Accortosi di avere tutti contro e la popolarità in drammatico calo dopo l'ingaggio faraonico al prossimo Festival di Sanremo mentre la nave Italia va a picco, ha mollato gli ormeggi. Anzi, gli ingaggi. Che di questi tempi debbono per forza essere super trasparenti.
Per salire su quel palco, quindi, non solo darà tutto (350, 700 o 750 mila euro) in beneficenza come San Francesco, ma ci rimetterà di tasca propria per pagare le tasse sulla beneficenza ai bisognosi aiutati: da Emergency ai poveri di 7 grandi comuni italiani. In pratica, un triplo carpiato, folgorato non sulla via Damasco ma su quella di Arma di Taggia.
Così l'uomo di Similaun dello spettacolo italiano (colui che di solito cattura audience leggendarie per non dire - mai - nulla di epocale) cerca di salvare la molleggiatissima faccia. E fare in modo che per lui e il buon Gianni Morandi Sanremo sia solo un Festival e non il classico boomerang che ti ritorna dritto dritto sulla dentiera. Dorata e splendida splendente, come cantava Rettore.
In ogni caso, rassegniamoci: anche se «Il re degli ignoranti» è totalmente inutile nell'economia della kermesse, con quella demagogia finto eventistica che è orpello di un passato ancora ammorbante, Celentano serve a Sanremo e Sanremo serve a Celentano, che intanto promuove il nuovo cd. A noi non resta che sopportare ancora una volta indefessi. Forse più fessi che inde.

domenica 29 gennaio 2012

«A.C.A.B (ACAB) ALL COPS ARE BASTARDS» * BUONO IL «ROMANZO CRIMINALE» POLIZIOTTESCO, MA QUEL FINALE...

Roma. Nel VII Nucleo di Polizia militano i celerini massici e incazzati Cobra (Pierfrancesco Favino, nella foto), Mazinga (Marco Giallini) e Negro (Flippo Nigro). Il primo è un fascistoide naturalmente violento, che sfoga volentieri le proprie frustrazioni usando il manganello; il secondo ha un figlio minorenne che lo odia e frequenta i centri sociali pogando la sua rabbia; il terzo, dopo incauto matrimonio con ballerina cubana e relativa separazione a stretto giro di posta, ha perso la casa, e deve versarle 500 euro al mese per il mantenimento la figlia, che a stento riesce a vedere. Dei tre, a occhio sembra quello messo peggio. Eppure tutti hanno una macchia nel loro passato: facevano parte del gruppo che nel 2001 a Genova organizzò la "macelleria messicana" alla Diaz, durante il G8.
Forza ragazzi, armiamoci e partiamo, che anche oggi si va sprangare qualche teppista allo stadio, a far sgombrare un campo nomadi, oppure a eseguire controvoglia qualche sfratto. Dobbiamo fare squadra, sennò qui ci ammazzano, anche perché per reagire la legge ci imporrebbe di aspettare l'aggressione conclamata. E così non va. Il cuore batte a mille e l'adrenalina picchia in testa quando ti trovi sotto una sassaiola. Ogni tanto devi farti giustizia da solo.
I casini iniziano quando nel gruppo arriva un giovane (Domenico Diele), duro e puro, che ha scelto di diventare celerino per trovarsi un lavoro onesto discretamente pagato. Il pischello deve condividere la nostra filosofia border line, altrimenti...

Girando il suo "Romanzo criminale" in salsa poliottesca (il bravo Favino non è nient'altro che un Libanese che veste la divisa), Stefano Sollima centra l'obiettivo: apparentemente non dà giudizi; piuttosto, fotografa in modo esemplare un mondo fatto di mille chiaroscuri e di violenza incontenibile e catartica. Dove buoni e cattivi non sono mai perfettamente identificabili. E dove ognuno ha ragioni che il cuore spesso comprende ma che viaggiano sempre tre metri sopra il cielo plumbeo della legalità. Non c'è buonismo, ma solo realismo. E una regia livida, asciutta, efficace. Peccato soltanto per quel finale certo intuibile ma sospeso. Una sottrazione che non si capisce se sia dettata da una scelta stilistica o di mercato, preparando furbescamente la strada per un secondo capitolo. Più probabile la seconda... VOTO: 7/8.

venerdì 27 gennaio 2012

SPETTACOLO * CARO VIP (O PRESUNTO TALE), SMENTISCI QUESTA FAVA

Il giornalismo di spettacolo, in Italia, soffre di Parkinson in fase acuta e sta andando a farsi benedire, ma - poveretto - non attribuiamogli tutte le colpe.
L'ultima moda - quella più cool - tra i personaggini che popolano il nostro star-system è la smentita a stretto giro di posta. Prima rilasciano un'intervista, e poi utilizzano le agenzie di stampa o un'altra testata per dire simpaticamente il contrario della notizia che in prima battuta aveva avuto risonanza grazie alla loro confessione.
Perché? Rispondere è difficile: bisogna entrare nella contorta psicologia del vip (ma non sarebbe ora di smetterla di chiamarli così?) di turno e del suo management. O di uffici stampa che lavorano per mettere la classica pezza una volta fatto il danno.
Se il personaggio cambia opinione nel giro di poche ore, è un suo diritto, purché lo chiarisca esponendosi al relativo giudizio. Perché invece screditare il lavoro di altri negando affermazioni fatte? Magari - cosa particolarmente sciocca - in presenza di un'intervista perfettamente registrata.
A me è capitato, di recente, in un paio di occasioni, e l'ultimo inciampo è quello nel quale è caduta la collega Maria Volpe, del Corriere della sera. Intervistata la bella valletta del prossimo Sanremo, Ivana Mrazova (nella foto), si è sentita dire dalla fanciulla: «Non amo molto la musica italiana: conosco soltanto Celentano e Bocelli». La cosa ha fatto parlare, visto che la nostra non si appresta a salire sul palco dell'Uganda giro ma del Festival della canzone italiana. Parte la smentita, e la contro-replica della collega (della quale non ho motivo di dubitare), che conferma «parola per parola» l'intervista fatta a Mrazova.
Sarebbe ora che chi rilascia interviste pensasse prima a quel che dice, invece di lanciarsi in assurde gare all'ultima smentita dopo averle fatte. Soprattutto quando non si ha a che fare con conclamati cialtroni (ai quali le interviste non andrebbero rilasciate), ma a persone rispettabili.
Invelenire il clima non è di particolare aiuto, e gettare fango sui giornali e sul lavoro di altri lo è ancora meno. La smentita dovrebbe essere una clamorosa eccezione. Non il comodo pronto intervento di furbi e distratti.

giovedì 26 gennaio 2012

«L'ISOLA DEI FAMOSI 9» * UN FORMAT LOGORO E OPINIONISTE ALLO SBANDO

Ho amato così tanto il trash de «L'isola dei famosi», che vederla così sottotono - vittima di lentezze e di una stonata prevedibilità - ieri mi ha un po' amareggiato.
L'Isola è un format (piuttosto) logoro che al debutto ha dato ancora un insospettabile colpo di coda sul piano dell'Auditel. Credo che il merito vada attribuito soprattutto all'effetto curiosità per un cast comunque ricco, anche se quasi solo di riciclati di lusso. Le vere novità erano il Mago Otelma e il cantante-posteggiatore Mariano Apicella.
Il primo in genere vale il prezzo del biglietto, ma ieri non ha fatto miracoli, nonostante i suoi sacri paramenti; il secondo si è fatto notare per qualche interessante ruffianeria mista a ipocrisia, tipica del personaggio.
Ha ragione chi dice che probabilmente i ruoli in commedia andavano invertiti: Nicola Savino (inadatto al ruolo di conduttore liturgico: il suo meglio l'ha dato a «Scorie», e lì avrebbe dovuto restare) inviato e la scoppiettante Vladimir Luxuria in studio. Ma gli anni quest'Isola li sente, eccome. E il fantasma di Simona Ventura e del suo piglio guerriero circola in via Mecenate come in un antico maniero ristrutturato così così.
Il peggio l'hanno dato le opinioniste: Laura Barriales, Lucilla Agosti e Nina Moric. Avrebbero dovuto essere iene, e invece al massimo sono stati cuccioli da compagnia. In tre non ne fanno una intera. Colpa del carico neuronale non eccessivo? Speriamo siano soltanto una specie di panchina lunga non dichiarata. Materiale umano da spedire al più presto in Honduras. Dove le labbra a canotto della Moric potrebbero fare un gran comodo.

mercoledì 25 gennaio 2012

«LO SPETTACOLO DEVE CONTINUARE» (LSDC) * DUE ANNI DI VITA, QUASI 500 MILA LETTORI

Sono passati due anni esatti dalla nascita di questo Blog. Due anni durante i quali ne sono successe (e ne ho scritte e commentate) di tutti i colori. Divertendovi, quando possibile, o incuriosendovi. Almeno spero. Chi lavora nel mondo dell'informazione, oggi non può fare a meno di una finestra personale su internet. Per dire la propria, per stimolare il dibattito. Per rilanciare contenuti parlando di tutto. E se si incazza qualcuno, pazienza. Gli passerà.
In due anni, «Lo Spettacolo Deve Continuare» (LSDC) è arrivato a quasi 500 mila lettori. 484 mila, per l'esattezza. Non pochi, per uno spazio che ha solo la sterminata prateria del web e le proprie gambe per camminare. Grazie a chi c'era sin dall'inizio, e a chi si è aggiunto strada facendo, leggendo e rilanciando su Facebook o Twitter queste pagine. Grazie a chi manda segnalazioni, a chi commenta, a chi clicca sui banner pubblicitari o sui + di Google accanto ai post per segnalarne il gradimento. Grazie a tutti, anche al «secondo addetto alle matite», come diceva il leggendario Beppe Grillo ironizzando sugli interminabili titoli di coda dei programmi televisivi.
Da questo blog lo scorso anno è partita una campagna che ha contagiato tutti i media italiani: quella contro il prequel di «Amici miei» firmato da De Sica, Neri Parenti e De Laurentiis. Il film è stato un flop epocale e quella campagna un successo. Per me (ma anche per chi era e sarà dei nostri), una coccarda da appuntarsi sul petto.
Ora basta, sto fingendo di prendermi troppo sul serio già da almeno cinque minuti, e così non va per niente bene.

martedì 24 gennaio 2012

FACEBOOK * ATTENTI AL G. P. (GRATUITO PROVOCATORE)

Una tra le figure più inquietanti e fastidiose presenti su Facebook è il Gratuito Provocatore. Il G.P. attende che tu pubblichi un post, uno qualsiasi, per regalare al mondo il proprio pensiero inutilmente contrario. In barba anche al buon senso e al buon gusto. Al G.P. non importa. Ha bisogno di dire qualcosa che vada controcorrente per farsi notare, oppure per imbastire inutili gare dialettiche all'ultimo post fra repliche e controrepliche. In sintesi, il Gratuito Provocatore è uno che non ha un cazzo da fare, e vuole di conseguenza fare perdere tempo anche a te.

CLAUDIO LIPPI * «HO BUSSATO A TANTE PORTE, MA LE HO TROVATE CHIUSE»

«Sono rintronato, sa? Acquisto apparente lucidità solo quando si accende la telecamera». L’autoironia è il tratto dominante di Claudio Lippi, ingrediente a sorpresa de «La prova del cuoco» di Raiuno. Già curatore di una rubrica il lunedì, si è ritrovato a sostituire la conduttrice, Antonella Clerici, «bloccata a Bruxelles a causa di una piccola infezione alle vie urinarie della figlia Maelle» dice Lippi. «Mi ha pregato di sostituirla qualche giorno e, da incosciente, ho detto sì».

Del resto la tv è il suo elemento.
«Questo lo sappiamo lei, io e qualche milione di spettatori. Ma sembra che ai piani alti del video non se ne accorgano più. Dovrei fare ogni volta un provino?».
Gli ascolti però l’hanno premiata.
«E su Twitter, migliaia di messaggi: “Bravo, bene, torna…”. Ci mancava qualcuno che scrivesse: “Sai che dovresti fare tv?”».
Come l’ha presa?
«Ok. Basta che non si faccia vivo qualche big dello spettacolo, come Baudo e altri, quelli che ormai vedi solo ai funerali, per parlare bene di me. È la volta che mi inc… anche da morto».
Il suo ultimo show?
«Me ne andai alla quinta puntata della prima edizione della “Buona domenica” della Perego. Non condividevo molto di quello che andava in onda, e gli autori dicevano: “Beh? Stai in camerino: ti pagano comunque…”. E io: “Non pagatemi, me ne vado”».
Da allora, è finito il feeeling?
«Per molti addetti ai lavori – inspiegabilmente - sono diventato uno del quale era meglio non parlare. Considerato un po’ come Battisti, l’ex terrorista in Brasile. Avrei potuto espatriare».
Questo rimpiazzo la rilancia?
«In questo ambiente non si sa mai. E poi oggi la tv ripete troppo se stessa, e i propri schemi più o meno collaudati. Anche se certi format cominciano a traballare».
Però la sua è una rivincita.
«In questi cinque anni ho bussato a molte porte, e molte le ho trovate chiuse. Mi vien da dire che forse non era così sorprendente che facessi audience».
E se diventasse, come Magalli ai tempi, il pronto soccorso ufficiale dei programmi Rai?
«È nel mio karma: subentrai a Corrado operato alle corde vocali; sostituii Teocoli quando lasciò “Mai dire gol”; entrai in una domenica della Cuccarini che non guardavano neanche i parenti. Ok, ma poi chi aiuta me?».


(TV SORRISI E CANZONI - GENNAIO 2012)

lunedì 23 gennaio 2012

MAROCCO * TRA LE ROVINE DI VOLUBILIS COME IL RAGIONIER FANTOZZI

La mattinata del ragionier Fant... ehm... Bagnasco inizia con visita alle rovine romane di Volubilis, il principale sito archeologico del Marocco. Abbigliamento di Bagnasco: maglietta estiva Marboro classics, jeans, maglione di cotone, scarpe da ginnastica traspiranti Timberland e spolverino leggero d'emergenza. Condizioni atmosferiche: vento gelido forza nove, registrato l'ultima volta nel Maghreb ai tempi della prima dinastia. L'agghiacciante comitiva del Bagnasco è composta soprattutto da brasiliani, agghindati ancora con gli abiti tradizionali del carnevale di Rio, coi quali si erano esibiti in un trenino il giorno precedente sotto il sole a picco sul lungomare di Casablanca. Caratteristica essenziale ed universale delle rovine romane: colonne rade, sassi sparsi apparentemente a caso, e soprattutto la totale impossibilità di trovare un riparo dalla tormenta. La guida locale tenta di sdrammatizzare con battutine fuori luogo, ma la situazione gli sfugge chiaramente di mano. Una casalinga di Salvador de Bahia, per salvare le due figliolette, si dà fuoco come un bonzo sul mosaico di Afrodite bestemmiando: "Mai pruvatu tanci frédu in mi vida". A questo punto Bagnasco, candidamente, si domanda: che cosa potrebbe mai accadere, peggio di tutto questo? "Potrebbe piovere!", esclama il collega Telaro, detto Filini. In meno di un'ora, durante il viaggio verso Meknes, si scatena una tale tempesta di pioggia, che Re Mohammed VI medita di citare in una prossima versione aggiornata del Corano da allegare all'edizione locale di Diva e donna. Testata che qui esce senza fotografie per evitare che si montino la testa. Bagnasco e Telaro terminano la giornata asciugandosi scarpe e calze inzuppate d'acqua col phon della camera d'albergo. Sul comodino, due bottiglie da litro di Cordiale, e ai piedi del letto un San Bernardo ansimante con botticella. Due brasiliani intanto hanno chiesto di poter essere estradati domattina, e la guida è entrata in un programma di protezione in un carcere turco.

MAROCCO * LE DANZATRICI DEL VENTRE EXTRA LARGE TI REGALANO AUTOSTIMA

Ieri notte visita extra pacchetto al caratteristico locale marocchino con folkloristico spettacolo dal vivo e musicisti in costume originale. Oltre al percussionista che mentre suona parla al cellulare, non mancano l'inedito suonatore di forbici (!), il mago anziano e filiforme con senso dell'umorismo maghrebino e le tre, temibili danzatrici del ventre che si esibiscono una alla volta alternandosi ad altri numeri. Caratteristica delle danzatrici del ventre marocchine è quella di essere ingaggiate, in virtù di una legge nata per favorire il turismo, tra la parte meno piacente della popolazione femminile. Lo scopo dichiarato è quello di accrescere l'autostima delle turiste europee, che improvvisamente si sentono in grado di competere con Charlize Theron. La prima è un pugno allo stomaco: un'ottantina di chili stimati, sulla cinquantina, rotoloni Regina ai fianchi, movenze giocoforza non ottimali. Per non perdere il posto, pare abbia rifiutato più volte interventi di liposuzione integrale offerti dai defunti tre mariti che aveva in comodato d'uso. È la volta della seconda, immediatamente ribattezzata La Nana. Non più di un metro e cinquanta, sui 25 anni, abbondante, piuttosto bruttina, agita un bastone col quale ingaggia un imbarazzante numero sexy come una cistite. Si tratta di coinvolgere un turista tedesco in prima fila, in una sorta di lotta rituale dell'amore. Lui sul palco è costretto a simulare allupamento, sotto minaccia di 100 frustate da infliggergli il giorno dopo nell'antica moschea alla presenza del muezzin. La tecnica dello scaltro management dello show, che ha ormai scoperto le carte, è quella del crescendo. L'arrivo sul palco della terza danzatrice del ventre infatti, migliora leggermente - ma solo leggermente - lo standard. Gli uomini iniziano a pregustare il gran finale con l'arrivo, finalmente, della gnocca vera. Le signore in sala, che non hanno mai riso così tanto, sanno benissimo che quello è il gran finale e sono già sul pullman stappando Moet et Chandon (altroché the alla menta) con un sorriso beffardo che tramanderanno alle figlie e alle nipoti per sette generazioni.

domenica 22 gennaio 2012

CONCORDIA * UN ESPERTO: «AVVICINARSI ALLA COSTA? LO FANNO TUTTI, E' PUBBLICITA' GRATIS»

«La pratica di passare vicino alla costa? E' molto comune, non solo per la Concordia, dove pure l'errore di Schettino è stato drammaticamente evidente, ma anche per altre compagnie. Si tratta di un modo comodo per farsi pubblicità gratis. I passeggeri amano avvicinarsi per vedere meglio, e gli armatori tollerano o favoriscono questa pratica per avere promozione a costo zero».
Chi parla è un esperto, che preferisce restare anonimo, con esperienza trentennale nel settore dell'assistenza alle navi da crociera, anche in casi di emergenza. Una testimonianza che confermerebbe o che comunque si avvicinerebbe molto alla versione fornita dal Comandante Schettino. «Si tratta» dice l'esperto «di una pratica frequente e in qualche modo tollerata dalle compagnie stesse. La visibilità della nave per chi è a terra aumenta sensibilmente, e molte persone vedendo, soprattutto di notte, quel maestoso sfavillio di luci e colori possono essere invogliate in futuro a fare una crociera. Non voglio entrare nel merito di quello squarcio da 70 metri, di qualche errore forse successivo che è stato fatto in un momento in cui vanno prese decisioni in tempi rapidissimi. Ma questa cosa è vera».
L'impatto di questo incidente sui media di tutto il mondo è stato incredibile, e rischia di mettere in ginocchio un settore. «Si tratta» conclude il tecnico «senza dubbio di una mazzata, della quale le compagnie preferiscono parlare il meno possibile. Un grande danno d'immagine. Ma per le tv è stata una pacchia, vista anche la durata delle operazioni di salvataggio. E il fatto che Schettino abbia abbandonato la sua nave aggrava le cose. Parlavo ieri con una parente che vive in un altro continente: non conosceva il nome del nostro presidente del Consiglio, ma sapeva perfettamente chi fosse Schettino e la Costa concordia. Spero che tanti la pensino come un passeggero che ho sentito in un'intervista televisiva: diceva che dopo questo incidente si sente ancora più sicuro a viaggiare in mare perché i controlli saranno ovunque maniacali».

sabato 21 gennaio 2012

L'ISOLA DEI FAMOSI * NAUFRAGHI? NON E' PERIODO: MEGLIO "AVANZI DI VENTURA"

Sono molto curioso di vedere come il povero Nicola Savino e Vladimir Luxuria su Raidue usciranno dal mortale imbarazzo di parlare di futili naufraghi dell'Isola dei famosi, in tempi di ben altri, tristi naufragi. Bisognerà trovare un sinonimo. Propongo "Avanzi di Ventura". Mi sembra pertinente e dignitoso, visto il riciclatissimo cast di questa edizione...

venerdì 13 gennaio 2012

MILANO * 16 GENNAIO, «AREA C»: I PENSIONATI SI PREPARANO AL SIDECAR SHARING

Oggi mi ha scritto quel giargianella di Giuliano Pisapia. Poche, sentite righe per spiegare che l'Area C, che il 16 gennaio parte a Milano, è una genialata che mira a ridurre del 20-30% la congestione del traffico in centro. Maddài... E che quest'ulteriore chiusura della zona calda (abito proprio al limitare della medesima) con pedaggio di 5 euro per tutti, l'ha voluta il 79% dei milanesi, quindi anch'io, con referendum del 12 e 13 giugno. Sottotesto: quindi non scassare la uallera per i disagi, pirla! Sacrosanto.
Il sindaco - va detto - è uno che ama fare burle che neanche quelli di «Amici miei». Dopo che quel genio di Letizia Moratti, che l'ha preceduto, ha convinto tutti i milanesi a cambiare auto per rientrare nei parametri Euro qualcosa e poter circolare tranquilli, arriva lui e con un magico gancio al mento da ko, stabilisce il blocco per tutti, anche quelli con le Geox nuove o gli altri che hanno in posto macchina la Juke nuova di trinca (come il sottoscritto), a meno che non si sgancino i magici 5 euro giornalieri. Si salvano solo, come sempre, e giustamente, le moto. Con quelle si passa, e gratis, dappertutto. Il meraviglioso mondo di Pisapie non ha fatto una scelta di magnanimità. Sapeva bene che mettendo un blocco anche alle due ruote avrebbe rivissuto le Cinque giornate di Milano in chiave moderna. E poteva non essere così divertente.
Può darsi che il provvedimento pisapiano (si dirà così?) sia destinato a funzionare. Può darsi che mezzi pubblici e taxi - gli stessi che in questi giorni scioperano per le liberalizzazioni - vivranno dal 16 gennaio una nuova primavera. Può darsi che «Milano sia ormai pronta per i risciò», come sostiene l'amica Elisa Marchina detta Twilight, per via del pallore da Pm10. L'effetto che mi sembra più probabile, a breve, credo sarà la coda di pensionati con la minima davanti alle vetrine della Honda per comprarsi finalmente una Hornet da mille e una notte. Vecchietti che sgommano con la Triumph tirata a lucido fra i binari del tram pur di risparmiare 5 euro e arzilli ottuagenari in Harley Davidson in coda col numerino davanti alla Asl di competenza per l'esame della prostata. Le vecchiette più organizzate faranno una colletta all'Esselunga per comprare un sidecar da paura e avviare l'inedita pratica tutta meneghina del Sidecar Sharing. È Milano, bellezza.

giovedì 12 gennaio 2012

LA MODA DEL BOX * SONO SEMPRE AFFIDABILI LE SCATOLE CHE REGALANO SOGNI?

Hanno nomi invitanti e suggestivi (RegalOne, Regal Box, Emozione 3, Wonder Box, Euphorie), e spuntano come funghi sul mercato, visto il successo crescente di prodotti di questo tipo. Il primo fu Smart Box, e fu subito boom; l'ultimo si chiama Box For You. Ma il risultato è sempre lo stesso: il sogno a portata di mano.
Le scatole magiche del regalo che fa chic ma non impegna (troppo) chi lo fa, sono ormai una realtà. Che si voglia far dono di un weekend romantico a Parigi o Praga, di un fine settimana avventuroso facendo rafting in canoa, di un viaggio da gran gourmet in Toscana o visitando le migliori cantine d'Italia, non c'è limite alla fantasia. In quelle semplici scatolette si trova tutto. Anche alcuni grandi catene di hotel, si sono accodate. Boscolo, per esempio, ha varato i suoi Boscolo Travel Gift.
L'idea è ottima, ma le tante scatole magiche (spesso disponibili a prezzi stracciati o ultra-convenienti) sono sempre affidabili?
Il limite spesso è il periodo in cui si può usufruire del pacchetto a disposizione, legato alle basse stagioni degli hotel che hanno aderito all'iniziativa. Un altro inconveniente è il rischio di trovare già prenotato il weekend che nel quale si vuole effettuare il viaggio. E ovviamente in questo caso ci si deve mettere in coda o accontentarsi di soluzioni di ripiego. I box, insomma, fanno piacere ma a volte hanno le loro controindicazioni per chi riceve il regalo. Chi lo fa, si mette invece subito a posto la coscienza.

martedì 10 gennaio 2012

RUMORS * MEDIASET: 80 PRODUTTORI A RISCHIO?

Dopo la secchiata di ieri (il settimanale Oggi, smentito in serata dai vertici aziendali, parlava dell'arrivo di Flavio Cattaneo accanto a Piersilvio Berlusconi ai vertici Mediaset), sembra che altro vento freddo agiti le antenne di Cologno Monzese. In particolare, alcuni lavoratori che fanno parte dello zoccolo duro della forza interna sarebbero preoccupati per un ipotetico piano aziendale di ridimensionamento che contemplerebbe anche l'ipotesi di lasciare a casa 80 manager nell'arco dei prossimi 36 mesi. La voce di un ridimensionamento aziendale all'interno circola da un po', nella truppa del Biscione. Ora tra i più preoccupati ci sarebbero dirigenti, produttori, quadri. Insomma una serie di figure apicali considerate piuttosto a rischio in un periodo complessivo di crisi del Paese e della tv generalista, con i nuovi scenari che si stanno disegnando. Riciclare personale sulle reti Premium, che pure necessitano di essere riempite di contenuti, potrebbe non essere la strada che l'azienda intende seguire.

PAOLA PEREGO * «NON DITE CHE SONO RACCOMANDATA»

Paola va alla guerra. Prende il format di «Attenti a quei due - La sfida» (già trattato in passato da Fabrizio Frizzi e Max Giusti) e lo rimaneggia a dovere per scontrare - sin dal debutto, il 13 gennaio - nientemeno che «Zelig», il colosso del cabaret in onda su Canale 5.

Signora Perego, è una battaglia impari?
«Beh, direi... Farò del mio meglio, ma se portassi a casa anche solo il 16-17% di share, farei i salti di gioia». 
Mai fatto varietà?
«Lavorai con Guardì, e poi feci “Mille lire al mese”, con Baudo e Magalli...».
Guardì, Baudo, Magalli. È come aver fatto il militare...
«Sì, ma sai quanto impari lavorando con gente così?»
Perché non esistono più gli ascolti garantiti?
«È aumentata l’offerta: tra satellite, digitale, internet, una volta col 18-19% di share, ti chiudevano. Ora vai in pellegrinaggio a ringraziare».
A «Zelig», meglio Incontrada o Cortellesi?
«Vanessa mi è sempre piaciuta. Paola però dal punto di vista dello spettacolo è più completa, poliedrica».
Il suo nome è circolato insistentemente per la conduzione della prossima edizione de «L’isola dei famosi», poi affidata a Savino e Luxuria. Ci spiega com’è andata? 
«Ho rifiutato trovandomi in disaccordo col taglio un po’ ironico che volevano dare al programma. Dovevo co-condurre con Nicola Savino. Penso che “L’isola” e i reality in genere debbano essere più liturgici. Va bene farli a fette, ma dopo, fuori dal contesto, come fa la Gialappa’s col “Grande  Fratello”».
Che cosa le rimproverano addetti ai lavori e pubblico?
«Gli addetti nulla, almeno non in faccia. Su qualche blog invece si fa dell’ironia perché sono sposata con Lucio Presta. Sarei il suo “anello debole”».
La cosa presenta più vantaggi o svantaggi?
«Il vantaggio è di essere con un’agenzia leader. Lo svantaggio è che dicono che lavori solo per il fattore Presta. Dimenticando che sono in video da 30 anni».
Senza avere le spalle coperte, quindi.
«Lucio è così professionale che semmai, per evitare accuse, mi tiene più nelle retrovie. Se stare con lui mi procurasse tutti questi vantaggi, farei ben altri programmi».
I personaggi da reality, con la data di scadenza come lo yogurt, hanno ammazzato il divismo?
«Nel pubblico un po’ è cambiato il modo di rapportarsi con la gente dello spettacolo, ma non si è persa la percezione del talento, dove esiste».
Lei che ha fama di donna di polso...
«Maddài...».
Essì. Avrebbe combattuto con unghie, denti e cause legali come  ha fatto Milly Carlucci per difendere il suo «Ballando con le stelle» da «Baila!»?
«Forse una causa l’avrei fatta anch’io, ma senza chiedere penali milionarie. Mi sarei accontentata del fatto che un Tribunale riconoscesse le mie ragioni».
Qual è il programma che non farebbe mai?
«L’Isola come concorrente. Mangiano un pugno di riso, dimagriscono, si esauriscono. Ci tengo alla salute».

(TV SORRISI E CANZONI - DICEMBRE 2011)

lunedì 9 gennaio 2012

L'IMPERDIBILE ALBERONI (DEL LUNEDI'), CHE RINGIOVANISCE A VISTA D'OCCHIO

Gli imperdibili, illuminanti articoli del sociologo Francesco Alberoni nella storica rubrica «Pubblico & privato», erano diventati un appuntamento fisso per i lettori del Corriere della sera. Ogni lunedì, per anni, il marito di Rosa Giannetta ha gettato fondamentali squarci di luce sulle coscienze degli italiani, spiegando il come e il perché delle cose. Chiarendo finalmente meccanismi psicologici volontari e involontari del singolo e delle masse. Facendoci capire tutto su innamoramento e amore, gelosia e possesso, competitività e carriera. Indagando su costume e società. Secondo qualcuno, quei pezzi avevano il difetto di essere troppo prevedibili; del resto, non si può piacere a tutti. Chiusa la lunga (interminabile, secondo alcuni colleghi del Corriere) collaborazione con la testata di Via Solferino, l'ambita firma di Alberoni è passata immediatamente al quotidiano il Giornale di Alessandro Sallusti, con identica collocazione. Il flusso di coscienza è lo stesso, gli argomenti gli stessi, ma la rubrica - con increbille sfoggio di fantasia - si chiama «L'articolo del lunedì». Sforzarsi un pochino di più, no? Non oso pensare che cosa avrebbero partorito quelle sagome, se avessero deciso di piazzarlo, chessò, il mercoledì. Il tutto è corredato da una foto del noto sociologo scattata non dico all'epoca della prima comunione, ma quasi. Non sarà per caso che l'uomo che ti spiega come invecchiare bene, ha qualche problema di vanità? Mah... Com'è, come non è, alla fine più lo leggi e più ti viene voglia di dare ragione ai suoi detrattori.

MASSIMO BOLDI: «TORNIAMO INSIEME?». CHRISTIAN DE SICA: «PERCHÈ NO?»

Nell’inverno che ha visto traballare le consolidate certezze dei botteghini cinepanettonari, si intravede uno spiraglio di luce per gli appassionati del cinema leggero virato al trash che da quasi trent’anni accompagna le feste degli italiani. La prima voce che si alza è quella di Massimo Boldi, fino a sei anni fa in coppia fissa con Christian De Sica (la loro ultima prova insieme fu «Natale a Miami», 2005), poi artefice di una clamorosa rottura che ha portato i due a proseguire con carriere separate. «In queste settimane sto ricevendo su Twitter» dice «migliaia di messaggi di fans che vogliono ardentemente che Christian e io torniamo a lavorare assieme. Inviti accorati di spettatori che sostengono che non ha senso vederci in sala separati. Anche se il mio ultimo film, uscito a ottobre, ha incassato ancora 4,5 milioni di euro, devo riconoscere che hanno ragione. Ora c’è stata la crisi di “Vacanze di Natale a Cortina”. L’ho visto, e mi è parso un buon prodotto, realizzato con grande sforzo economico. Se è andato male non mi fa certo piacere, ma credo che sia piuttosto ora di ragionare, se ci sono i presupposti, su un ritorno mio e di Christian. Ma non per soccorrerci vicendevolmente. La cosa deve partire da una buona idea, e dal presupposto che l’idea più grossa e vincente, commercialmente parlando, è rimetterci insieme. Il pubblico lo vuole. Dopo questi anni di carriere separate, sai quanta gente sarebbe disposta a venire al cinema anche solo per vedere che cos’hanno combinato di nuovo questi due scemi? Fui io a chiudere: rimasto vedovo, ebbi un problema esistenziale molto forte…».
Se il produttore Aurelio De Laurentiis preferisce non espremersi, arriva cauta ma – per la prima volta - possibilista, la risposta di Christian De Sica: «Tornare a lavorare con Massimo?» Il punto è che ci sono contratti da onorare: il mio con Filmauro, il suo con Medusa, e non sono cose così semplici e veloci da risolvere. In ogni caso, se si risolvessero questi problemi, perché no? Oggi potremmo fare “I due ragazzi irresistibili…”. Certo, Massimo ha fatto una discreta cavolata ad andarsene…».
Sulle difficoltà incontrate quest’anno dal cinepanettone, il figlio del grande Vittorio ha un’idea precisa: «“Vacanze di Natale a Cortina” è stato attaccato in modo secondo me strumentale… Ho letto giornali che parlano di crisi, di fine di un genere, di un modello berlusconiano di cinema. Ma quando mai? I cinepanettoni sono sempre stati tutt’altro. Vedo dell’astio, in questi attacchi. Come se tanta gente non stesse aspettando altro che i nostri incassi calassero. Questi film oltretutto sono una risorsa italiana, danno lavoro a tanta gente… Non facciamoci del male così, distruggendoli a ogni costo ed esultando perché vince “Sherlock Holmes”. Un film che in Italia non dà pane a nessuno. Non vorrei che chi produce i nostri lavori si stancasse di quest’andazzo e andasse a farli in America…».

(TV SORRISI E CANZONI - DICEMBRE 2011)

domenica 8 gennaio 2012

IL SUV DELLA SANTANCHE'? E' LA MACCHINA DEL FANGO

A Cortina, multata Daniela Santanché, per aver parcheggiato il suo Suv in divieto di sosta. Adombrata, l'esponente Pdl è poi ripartita con la macchina del fango.

sabato 7 gennaio 2012

CINEMA * MA IN ITALIA ESISTE LA VIA DI MEZZO FRA NERI PARENTI E SORRENTINO?

Ho visto soltanto ora Sean Penn che gigioneggia depresso in "This Must Be The Place". Una sorta di "Forrest Gump" virato Tavor, e soprattutto due zebedei mai così gonfi. Altroché film d'autore: qui si sconfina nel penale per due ore di sequestro di persona.
Possibile che nel nostro cinema sia così difficile trovare la via di mezzo fra Neri Parenti e Paolo Sorrentino?

LA CACCA IN DIRETTA DELLA ZANICCHI? "POLENTA DI CASTAGNE"

Si scopre finalmente il nome affettuoso che Iva Zanicchi dà alla cacca, quando le capita di farla impunemente in studio: "Polenta di castagne".

venerdì 6 gennaio 2012

IL CERVELLO UMANO E FRANCESCO FACCHINETTI

A Londra, un gruppo di ricercatori ha scoperto che il cervello umano inizia a perdere colpi già dopo i 45 anni. E Francesco Facchinetti ne ha soltanto 31.

giovedì 5 gennaio 2012

CHRISTIAN DE SICA * LE INTERVISTE CHE RILASCIA SONO PEGGIORI DEI FILM CHE FA?

Martedì 3 gennaio il quotidiano «La stampa» ha dedicato una pagina alla crisi dei cinepanettoni. In particolare, «Vacanze di Natale a Cortina», di Neri Parenti, prodotto da Aurelio De Laurentiis. La collega Michela Tamburrino ha intervistato, tra gli altri, anche il signor Christian De Sica. Una delle domande - la riporto per intero - mi riguardava direttamente: «Tv sorrisi e canzoni anticipa che lei e Massimo Boldi potreste tornare a fare coppia. Colpa della crisi?». Risposta di De Sica: «È una sciocchezza. Come se due calciatori di due squadre diverse giocassero insieme. Abbiamo contratti con produzioni diverse. Impossibile tornare insieme». L'intervista è stata ripresa anche da Dagospia.
Il figlio del grande Vittorio si riferisce a questo passo dell'intervista che gli ho fatto cinque giorni prima per il mio giornale: «Tornare a lavorare con Massimo? Il punto è che ci sono contratti da onorare: il mio con Filmauro, il suo con Medusa, e non sono cose semplici e veloci da risolvere. In ogni caso, se si risolvessero questi problemi, perché no? Oggi potremmo fare 'I due ragazzi irresistibili'... Certo Massimo ha fatto una discreta cavolata ad andarsene». Questa frase possibilista sul ritorno in coppia dei due, ovviamente, visto che non è mio costume riportare falsità, la confermo in toto.
Come se non bastasse, De Sica - dopo la nostra telefonata, per sua maggiore cautela - ha chiesto al mio giornale di poter rileggere il virgolettato in questione prima dell'uscita in edicola. Cosa che è puntualmente avvenuta. Perché, quindi, mentire in una fase successiva gettando discredito su una testata e sul giornalista che ti ha intervistato?
Che cosa è avvenuto? Che cosa o chi è intervenuto tra la prima intervista e la seconda, per far cambiare idea a De Sica? Il mio giornale farà le proprie valutazioni. Per quanto mi riguarda, questo dovevo ribadire.
Anche per aiutare il signor De Sica, sempre più simile ai personaggi che interpreta sul grande schermo, ed evitare che, di questo passo, le interviste che rilascia diventino peggiori dei film che fa. Non è facile, ma ci si può sempre riuscire.

lunedì 2 gennaio 2012

ZIA ESTER SIGNORINI * MIO NIPOTE? È UN PEZZO DI PANE

«Buongiorno signor Bagnasco, glielo dico subito: non è per sfiducia, ma quando mi ha chiamato per questa intervista, ho telefonato ad Alfonso per controllare se fosse vero. Non si sa mai, al giorno d’oggi: c’è brutta gente che approfitta di noi anziani. Anche perché io arrivo qui a casa e poi fruck fruck, mi chiudo dentro e do tre mandate. E se vuole venire qualcuno, fa la cortesia di chiamare per avvisare, sennò non entra».
La lucida, ferma dolcezza di zia Ester («Senz’acca, ma ci vorrebbe: ci fu un errore all’anagrafe…») Vairani, 84 anni, un tempo impiegata, vedova dall’età di 30 anni, si muove in un appartamento all’ottavo piano di un condominio fine Anni 60, a Cormano, qualche manciata di chilometri da Milano. Nell’aria e nelle cose tutto parla dell’illustre nipote. «Le vede queste? Sono le foto della sua laurea. Era emozionatissimo».
Signora Ester, quindi in tv a «Kalispera» c’è la vera zia di Signorini, non un’attrice…
«Ma quale attrice… Sono la sorella di sua mamma Lucia, alla quale ero legatissima: abitava due piani sotto. Una famiglia molto unita».
Come l’ha convinta, Alfonso, ad andare in tv?
«Mi ha detto: “Vieni, stai lì seduta, e se ti chiedo qualcosa, rispondi”. Perché no? A me interessa solo fare bella figura e farla fare a lui»
Aveva mai fatto televisione prima?
«Niente di niente, figurarsi».
Com’è andata? Era emozionata?
«Sono soddisfatta ed ero tranquillissima, rilassata, non ho fatto una piega. Rientrata a casa alle tre di notte, ero più sveglia di chi mi ha accompagnato. Sa, dormo poco…».
Un critico ha scritto che era meglio lei delle altre donne del cast…
«Boh, se lo dice lui… A me comunque Melissa, Pamela ed Elena sono piaciute tantissimo».
Non si sarà montata la testa, ora?
«Ma per piacere… Ne parlavo anche ieri in una bottega qui sotto: sono rimasta la Ester di sempre».
Alfonso nella vita è veramente come lo vediamo in tv?
«Assolutamente. È una persona dolcissima e buona. Molto intelligente. Uno che si è fatto da solo, non è mica figlio di giornalisti. È che il vostro è un ambiente di vipere. Chissà perché? Ricorda sua sorella Maria Daniela: fa l’interprete. Sempre stati due cervelloni».
È uno che si applica…
«Molto studioso. Anche da piccolo, lo mettevi lì col suo Topolino, e stava tranquillo a leggerlo finché non l’aveva finito. E poi ha insegnato al Leone XIII. Quando se n’è andato, piangevano tutti. Ai suoi allievi diceva: “Non mi interessa che cosa fa o dice tuo padre: mi interessa che cosa vuoi fare tu: mi interessa la tua testa”».
Qualcosa da rimproverargli?
«Sì, è dimagrito troppo. Gli dico sempre: mangia, sennò ti vengono tutte le pieghe come a nonna Belé».
Se le dico: «Casalinga di Voghera», che cosa mi risponde?
«E chi è? Non la conosco proprio».
È una figura di fantasia che di solito indica una semplice spettatrice media della tv. Lei pensa di esserlo?
«Non lo so, di tv ne guardo poca: troppa violenza e gente che va a mostrare i propri panni sporchi. Non mi piace. Vedo “La signora in giallo”, i commissari vari, “Don Camillo”. Il “Grande Fratello” lo guardo solo per vedere com’è vestito l’Alfonso. Se abbiamo finito, signor Bagnasco, le faccio una raccomandazione».
La ascolto.
«Scriva solo lo stretto necessario, sennò lo dico ai suoi genitori».

(TV SORRISI E CANZONI - DICEMBRE 2011)


domenica 1 gennaio 2012

IL COUNTDOWN DEL CAPODANNO IN TV? E' COME LA FORMULA 1

Già in piedi (ho perso il giro del sonno) dopo notte brava al castello Brega Cazzamali in quel di Crema. Al momento del countdown potevamo optare per: 1) Telemarket (la registrazione ogni tanto si freezava sull'inutile tentativo di vendita di un'opera intitolata "Il Violino spezzato", e io ovviamente da intenditore d'arte avrei scelto questa); 2) Italia 7 Gold (seratona latina con orchestra improbabile buona soprattutto per testare il livello dei colori del Sony Bravia, e inquadrature ginecologiche di bonazze si presume recuperate in tangenziale); 3) Carlo Conti su Raiuno con "L'anno che verrà". Dove il conduttore, poveretto, totalmente senza voce e con piglio insolitamente funereo, doveva destreggiarsi tra cantanti Anni 60-70 tolti dalla naftalina, interpreti sconosciuti ai più e piacenti ballerine di fila che la segnalazione del capostruttura o del politico di turno non aveva consentito di piazzare nel corso di tutto il 2011 in un programma a maggiore visibilità. Alla fine la democrazia - che è sempre una fregatura - ci ha portati su Conti da Courmayeur. Motivazione ufficiale: "E' l'unico in diretta". Come se gli orologi digitali in sovraimpressione delle altre due reti registrate fossero tarocchi. Forse il countdown del Capodanno in Tv ormai si guarda come certa gente approccia la Formula 1: sperando sotto sotto che succeda l'incidente. Che uno dei Dik Dik cada e perda il provvisorio. Che a Gianni Pettenati voli via il parrucchino mentre vede sventolar "Bandiera gialla". Mah...

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