Su Rai5 due speciali su Anthony Hopkins e Nina Simone
MERCOLEDÌ 15 MAGGIO Rai5: Pop Icons Stars of the Silver Screen: Anthony Hopkins
Un veterano del cinema che ha conquistato il mondo con la sua interpretazione di uno psicanalista cannibale. Anthony Hopkins è il protagonista del secondo appuntamento con la serie in prima visione “Stars of the Silver Screen”, in onda mercoledì 15 maggio alle 21.15 su Rai5. Riproposto per ben tre volte nei panni del cattivo più cattivo del cinema Hannibal Lecter, l’attore inglese ha conquistato il pubblico anche con le straordinarie performances di personaggi storici, dimostrandosi sempre profondamente controllato sulla scena. L’episodio è il secondo di quattro appuntamenti dedicati a star del grande schermo che hanno reso celebre il cinema hollywoodiano. In ogni episodio, in onda il mercoledì in prima serata Rai5 fino al 29 maggio, giornalisti, critici e storici del cinema ripercorrono la carriera e l’impatto che quattro attori – Jack Nicholson, Anthony Hopkins, Vincent Price, Gene Wilder -, hanno avuto sul mondo dello spettacolo, e analizzano gli elementi che hanno reso famosi in tutto il mondo questi interpreti della settima arte.
GIOVEDÌ 16 MAGGIO Rai5: Ghiaccio Bollente Madame Nina Simone. La Leggenda
È stata un’icona del soul e un’indomita combattente per i diritti civili degli afroamericani; compagna di strada di Martin Luther King, Stokely Carmichael e Malcolm X; una diva carismatica e tragica quanto Billie Holiday e Maria Callas; una cantante dalla voce ineguagliabile, vittima della depressione e di un pessimo carattere, nonché autrice di alcuni capolavori imprescindibili della musica americana del Novecento. È Nina Simone, protagonista del documentario “Madame Nina Simone - La Leggenda” di Frank Lords, in onda giovedì 16 maggio alle 23.45 su Rai5. Il filmato - coproduzione BBC/La Sept - non è recente (1992), tuttavia resta un documento prezioso che, diversamente dai biopic e documentari attualmente in circolazione, non vuole far passare una versione ufficiale e idealizzata, depurata dagli eccessi e dalle passioni che hanno contrassegnato la vita della tormentata e belligerante Nina Simone. In questo film, Nina racconta se stessa in prima persona, a partire dagli studi classici e l’ambizione - frustrata - di diventare la prima concertista classica nera d’America. Ripiegherà sul jazz, cambiando nome: Eunice Waymon diventerà Nina Simone, e già a partire dalla prima incisione, regalerà ben due standard al Songbook dei grandi classici della musica americana: My Baby Just Cares For Me e I Loves You Porgy. Visiterà la sua casa d’infanzia nel North Carolina dove ritroverà i fratelli, la madre e la figlia dopo vent’anni di silenzio. La vedremo affrontare, con un’acredine mai sopita, il tema della lotta per i diritti civili, e benché, con la Presidenza di Obama sono in molti a credere che sia un argomento che appartiene alla storia, le manifestazioni di protesta per i metodi brutali della polizia continuano a incendiare l’America.
Fausto Coppi, inarrivabile campione di ciclismo, è il personaggio più amato dello sport italiano di sempre. Gabriele Moroni ha raccolto gli scritti autobiografici pubblicati negli anni dal Campionissimo su giornali, riviste, antologie e li ha allineati seguendo la cronologia della sua vita. Una vita racchiusa in un breve arco temporale, intensa, gloriosa e insieme tormentata. Una vita di vittorie esaltanti, vissute sempre con riservatezza, pudore, modestia, ma anche di sconfitte che paiono disfatte, sprofondi, annichilimenti totali, dalle quali, però, Coppi trova ogni volta la forza di riemergere. Una vita fatta anche di grandi rivalità, a cominciare da quella con l’amico-nemico Gino Bartali, sua antitesi sportiva e umana; di affetti familiari perduti – Serse, il fratello più piccolo, il compagno di allenamento e di stanza, il gregario più fedele, gli viene strappato troppo presto –; di sogni mai realizzati e dell’amore incondizionato per la bicicletta, strumento di riscatto sociale per un figlio di contadini, veicolo di fama e agiatezza, fortuna e insieme condanna: la fortuna di averla incontrata, la condanna senza appello di non poterla lasciare. Fino alla morte.
Coppi si racconta in queste pagine, dagli anni dell’infanzia nel piccolo borgo di Castellania a quelli della maturità. Al lettore resta il piacere di ascoltare la sua voce. Fausto Coppi nacque a Castellania (Alessandria) il 15 settembre 1919, in una famiglia di umili origini. Vincitore di cinque edizioni del Giro d’Italia, due Tour de France, un campionato del mondo su strada e due titoli mondiali nell’inseguimento su pista, è tuttora, nell’immaginario collettivo degli italiani, il Campionissimo, un’icona della storia sportiva del nostro paese. Morì nel 1960, a soli quarant’anni, dopo aver contratto la malaria in Africa.
I protagonisti di «Winter has cum», la parodia porno di «Game of Thrones».
Chissà se entrerà nella storia come alcuni titoli parodistici veri (tipo «Biancaneve sotto i nani»), o inventati ma altamente evocativi (come «La spada nella doccia») o il Tarzan di Rocco Siffredi. Fatto sta che il mondo del porno parodistico da qualche tempo ha un nuovo feticcio, che si rifà alla serie tv del momento, giunta alla sua stagione finale.
Il gioco originale di «Game of Thrones».
Insomma, «Il trono di spade» («Game of Thrones»), che ha com'è noto lo storico claim «Winter Is Coming», si vede ora insediato da «Winter Has Cum» («L'inverno è venuto»). «A XXX Parody» si specifica sopra la grafica del titolo, che ha ovviamente gli stessi caratteri del cult di HBO, che debuttò nel 2011 e tratto dai lavori di George R. R. Martin. In questo momento il sito specializzato Pornhub lo sta utilizzando come contenuto vincente per portare gli utenti ad aderire alla versione Premium della piattaforma, quella a pagamento. E mentre Danaerys, i suoi draghi e tutta la compagnia si dedicano alle due ultime, cruentissime battaglie della season finale, c'è chi combatte (immagino, perché non l'ho ancora visto), in altre e forse più morbide location, altre lotte all'ultimo respiro. E come in ogni porno che si rispetti, io sogno sempre il lieto fine.
«Polvere di stelle» - Simona Ventura e il debutto-flop di «The Voice».
«The Voice» (of Italy) in tutta la sua storia è riuscito a lanciare solo suor Cristina Scuccia. Una che è emersa grazie all'abito, non alla voce, e che attualmente pascola a «Ballando con le stelle». Solo questo dovrebbe bastare a far riflettere sulla profonda inutilità del ritorno, ieri sera su Raidue, di un talent-show che riempie il carrello dei bolliti misti televisivi. Come lievemente bolliti, lo predico da tempo, sono un po' tutti i programmi del genere, «X-Factor» compreso. Che pure è tutt'altra cosa. Ma Carlo Freccero, un tempo maestro e gran fiutatore di tv e dei nostri tempi, invece di cassarlo, l'ha rimesso in onda con Simona Ventura alla guida e un lancio pubblicitario che manco per l'ultima stagione del Trono di spade. Il risultato? Come ci si aspettava, il Grande Inverno ha partorito il topolino: 2.435.000 spettatori e l'11,15% di share. Debutto meno visto di sempre. Con un «Grande Fratello» che su Canale 5 ha portato a casa il 17,7% e 2.959.000 teste. Il che è tutto dire. E c'era persino la curiosità di vedere per la prima volta insieme la variegata giuria, composta da Guè Pequeno ed Elettra Lamborghini (i più amati dai pischelli, per differenti ragioni, nel primo caso musicali, nel secondo anteriori) e dai soliti Morgan e Gigi D'Alessio. La Ventura, che avrà anche una percezione di sé un po' dilatata, talvolta, ma conosce il mestiere, aveva la freschezza, i toni, e persino l'abbigliamento giusto. Becchina glam di un format da lasciare nel cassetto dei ricordi. Una passerella sterile di intrattenimento che non riesce più a trattenere il pubblico. Perché anche il montaggio serrato non può fare miracoli, se la pietanza non ha più sapore. Ma tant'è. Ognuno fa le scelte che ritiene più opportune. La strada è tutta in salita.
I sottotitoli di «Gomorra» in italiano napoletanizzato.
Dai sottotitoli, di norma, ti aspetti che facciano i sottotitoli. Ovvero che traducano (nel nostro caso in italiano) una lingua straniera o un idioma incomprensibile.
Fatta questa premessa, devo dire che per seguire «Gomorra», o almeno le prime due stagioni della serie tv cult di Sky, non ho mai dovuto ricorrere ai sottopancia. Ho una conoscenza del dialetto napoletano sufficiente per cavarmela in scioltezza.
Purtroppo le ultime due si sono rivelate invece più ostiche. Forse il maggior ricorso ad attori presi dalla strada, o la scelta della produzione di imbastire dialoghi più veri o verosimili, mi ha costretto a fare ricorso regolarmente al tasto giallo del telecomando.
La sorpresa (fateci caso) è che spesso non ci si trova di fronte a una traduzione letterale - e squisitamente italiana - delle frasi pronunciate dai protagonisti, ma a un singolare mix italo-partenopeo che fa quantomeno sorridere. Prendiamo ad esempio la frase presa dalla foto qui sopra, che in dialetto, nell'audio originale suonava così: «Pàtem m'è lasciat' quann' tenév di mìs'». Che in italiano corrente andrebbe tradotta: «Mio padre mi ha abbandonato quando avevo due mesi». Invece nel new italian gomorresco dei sottotitoli dell'opera di Roberto Saviano diventa: «Mio padre mi ha abbandonato che tenevo due mesi». Un inquietante ibrido che non si comprende se voluto o frutto di incauta traduzione fatta da qualcuno che considera normale italianizzare il dialetto.
Esempi come questo sono frequenti. Buon divertimento.
Stefano Cavada, food influencer altoatesino, torna in TV con Food(R)evolution, un nuovo programma, realizzato dalla società GiUMa Produzioni di Trento, che andrà in onda in quattro puntate su RAI Alto Adige, all’interno del rotocalco culturale Passpartù, a partire da domenica 21 aprile 2019.
Il programma vede Stefano, dopo l’esperienza di conduzione della prima edizione del programma Selfie Food andato in onda lo scorso anno su La7d, in veste di conduttore e di ritorno nella scuola alberghiera "Cesare Ritz" di Merano, dove anni prima aveva frequentato i corsi serali di cucina professionale. Alla ricerca di nuova ispirazione per reinventare alcuni piatti della tradizione altoatesina, Stefano troverà aiuto grazie alla direttrice Chicca Pascarella e agli chef insegnanti della scuola, Luigi Ottaiano e Salvatore Capasso, che formeranno due squadre di giovani eccellenze della scuola.
I ragazzi, provenienti dalla seconda fino alla quinta classe (quindi dai 15 ai 18 anni), si troveranno ad affrontare una sfida in ogni puntata: un piatto della tradizione sudtirolese da reinventare con l'aggiunta di alcuni ingredienti della cucina mediterranea. Le due squadre avranno un tempo ristretto per studiare gli ingredienti della cucina sudtirolese e della cucina mediterranea e per ideare la loro ricetta. Al momento della presentazione il piatto realizzato verrà sottoposto ad una giuria capitanata da Stefano, dalla direttrice Pascarella e da Désirée Mair, un'esponente delle tradizioni sudtirolesi. Alla fine della puntata verrà proclamata una squadra vincitrice, il cui piatto avrà saputo stupire i giudici.
Protagonista del format sarà anche il territorio. Merano, con i suoi dintorni, ha infatti da tempo fatto della cucina un proprio vanto. Stefano, non solo andrà a caccia dei prodotti tipici altoatesini tra mercati contadini e botteghe del centro, ma farà anche visita a quattro dei migliori ristoranti della zona per conoscere i loro chef stellati e rivisitare insieme a loro i piatti della tradizione. Gli chef ospiti saranno Manfred Kofler del Culinaria (Tirolo), Anna Matscher del Zum Löwen (Tesimo), Andrea Fenoglio del Sissi (Merano) e Fabrizio Fontana del Castel Fragsburg* (Merano) [* lo era al momento della registrazione, attualmente è con Claudio Melis al In Viaggio].
«Food(R)evolution - spiegano i produttori annunciando già una seconda serie a partire dal prossimo ottobre - sarà il primo programma crossmediale interamente dedicato al food dell'Alto Adige, avrà infatti, oltre al formato TV da 4 puntate di mezz'ora, anche una declinazione web e social. L'obiettivo è quello di intercettare maggiormente il pubblico più giovane e smart, più incline all'uso di telefonini e computer che al telecomando della TV».
Franco Bagnasco e i Beagles su «Il Periodico News».
Grazie a Manuele Riccardi de «Il Periodico News» per quest'intervista che mi consente di parlare non soltanto di me, dei miei trascorsi professionali e della mia passione per lo spettacolo, ma soprattutto dei Beagles, la band oltrepadana della quale mi onoro di far parte. Dando corpo (e che corpo) anche al personaggio di Quintino. Si racconta la genesi del nostro nuovo album, «Vitinho», che sta incontrando i favori del pubblico, e un impegno musical-dialettale che dura dal lontano 1990. Se siamo diventati un piccolo ma significativo simbolo dell'Oltrepò Pavese lo dobbiamo soprattutto a chi ci segue con affetto incredibile ormai da quasi trent'anni. «Vitinho» in versione digitale si può richiedere seguendo le istruzioni a questo link.
Il mondo immaginato da Philip K. Dick oggi è una realtà: il pianeta è mercificato, il comportamento è disumanizzato, la pubblicità è onnipresente, le società sono controllate e i media giocano un ruolo determinante nella creazione del consenso. Il documentario “Philip K. Dick, fantascienza e pseudomondi”, in onda lunedì 29 aprile alle 21.15 su Rai5, attinge al lavoro dello scrittore e ai vari adattamenti cinematografici dei suoi romanzi (tra questi Blade Runner, Minority Report, Total Recall) per spiegare in che misura l'opera di Dick ha anticipato il nostro presente: con 45 romanzi e 120 racconti, ha previsto molti dei temi che ossessionano la vita moderna, compresi i mondi virtuali, le società totalitarie, le tecnologie che ci schiavizzano. Seguendo la biografia dell’autore, il filmato approfondisce le principali ossessioni che caratterizzano la sua opera: l'essere umano e il suo doppio, la società controllata e, infine, che cos'è la realtà.
MARTEDÌ 30 APRILE
RAI5: TIMBUKTU
L'opera intensa di uno dei maestri del cinema africano ispirata a un evento di cronaca accaduto in Mali, vincitrice del Premio della Giuria Ecumenica al Festival di Cannes 2014 e di 7 premi César. È il film “Timbuktu” di Abderrahmane Sissako, che Rai Cultura propone – anche in lingua originale e senza interruzione pubblicitaria – martedì 30 aprile alle 21.15 su Rai5. Non lontano da Timbuktu, ora governata dai fondamentalisti islamici, Kidane vive pacificamente tra le dune con la moglie Satima, la figlia Toya e il pastore 12enne Issan. In città, la gente soffre impotente per il regime di terrore imposto dai jihadisti, determinati a controllare la loro fede. Tutto è stato bandito: la musica, le risate, le sigarette, persino il gioco del calcio; le donne sono diventate le ombre, ma continuano a resistere con dignità. Ogni giorno, nei nuovi, improvvisati tribunali vengono emesse tragiche e assurde sentenze. A Kidane e alla sua famiglia tutto questo finora è stato risparmiato, ma il loro destino cambia quando lui uccide accidentalmente Amadou, il pescatore che ha macellato "GPS", la sua amata mucca. Kidane, infatti, dovrà vedersela con le nuove leggi degli occupanti stranieri. Candidato all'Oscar 2015 come miglior film straniero. Con Ibrahim Ahmed, Toulou Kiki, Abel Jafri, Fatoumata Diawara, Hichem Yacoubi.
RAI STORIA: BUONASERA PRESIDENTE
De Gasperi, De Nicola e Einaudi
Undici Presidenti della Repubblica e altrettanti attori italiani – tra i quali Antonello Fassari, Giorgio Colangeli, Antonio Catania, Paolo Sassanelli, Giovanni Esposito – a farli rivivere, dando loro voce e volto: da martedì 30 aprile alle 21.10 su Rai Storia prende il via “Buonasera Presidente”, una co-produzione originale Anele e Rai Storia, realizzata da Anele, che racconta 10 Presidenti della Repubblica italiana, da Enrico De Nicola a Carlo Azeglio Ciampi. “Buonasera Presidente” è una docu-fiction seriale che unisce immagini, testimonianze illustri e filmati di repertorio alla narrazione fiction, con una serie di “faccia a faccia” condotti dal giornalista Filippo Ceccarelli agli 11 personaggi, interpretati da altrettanti attori che ne fanno rivivere l'indole, la personalità e il profilo politico: Antonello Fassari nel ruolo di Francesco Cossiga, Antonio Catania in quello di Oscar Luigi Scalfaro, Giorgio Colangeli nelle vesti di Carlo Azeglio Ciampi. E ancora Paolo Sassanelli (Giuseppe Saragat), Giovanni Esposito (Giovanni Leone), Gianfranco Gallo (Enrico De Nicola), Sergio Pierattini (Luigi Einaudi), Thomas Trabacchi (Sandro Pertini), Amerigo Fontani (Giovanni Gronchi), Nando Paone (Antonio Segni), Paolo Ricca (Alcide De Gasperi). Le interviste di Filippo Ceccarelli non hanno niente di immaginario, perché i Presidenti rispondono sempre con parole da loro realmente usate, che gli autori, con la consulenza degli storici Sabino Cassese e Alberto Melloni, hanno tratto da discorsi pubblici, libri di memorie, colloqui con giornalisti e che restituiscono un racconto reale e accurato, non solo dei momenti più istituzionali, ma anche di quelli legati all’esperienza personale, intima, di queste figure che con il loro operato hanno saputo ispirare, guidare, anche cambiare, l’Italia. Ad arricchire il racconto una serie di testimonianze illustri che si intervallano ai materiali di repertorio e alle interviste di Filippo Ceccarelli. Tra queste, quelle di familiari e amici dei Presidenti, come Giancarlo Leone, Gabriella Ciampi, Ernestina Saragat, Matteo Sardagna Einaudi, Maria Cecilia Gronchi, Mariotto Segni, Maria Romana De Gasperi, Anna Maria Cossiga, e di tanti personaggi del mondo delle istituzioni e non solo, come i politici Emma Bonino, Marco Follini, Mauro Mellini, Nicola Mancino, Rosy Bindi, Luigi Zanda, il Giudice della Corte Costituzionale Giuliano Amato, Monsignor Vincenzo Paglia, gli storici Sabino Cassese e Alberto Melloni, co-autori del libro: “I Presidenti della Repubblica - Il Capo dello Stato e il Quirinale nella storia della democrazia italiana” e consulenti della serie, l’ex calciatore e Campione del Mondo sotto la Presidenza Pertini Marco Tardelli, l’alpinista Giampiero Di Federico e molti altri. La serie – in 7 puntate da 50 minuti ciascuna – si apre con due puntate dedicate a tre presidenti ciascuna (De Gasperi - De Nicola - Einaudi e Gronchi – Segni – Saragat) cui seguono cinque puntate monografiche dedicate a Leone, Pertini, Cossiga, Scalfaro, Ciampi.
Si comincia con Alcide De Gasperi, capo provvisorio dello Stato per due settimane, interpretato da Paolo Ricca. Al centro dell’intervista in particolare la nascita della Repubblica, il nodo dell’amnistia ai fascisti, i difficili rapporti con Togliatti, la scelta anti-presidenzialista alla Costituente. La figlia Maria Romana racconta un De Gasperi privato e familiare e rivela l'imbarazzo del padre per le acclamazioni che riceveva nelle piazze. Si procede con l’elegante ma morigerato Enrico De Nicola, eletto dalla Costituente capo provvisorio dello Stato nel 1946, che rivive con il suo carattere bizzoso e la sua sapienza giuridica grazie all’attore Gianfranco Gallo. Tra il rifiuto di recarsi a vivere nella ex reggia del Quirinale e il taglio dello stipendio da presidente, prende luce un personaggio che amava farsi desiderare e che camminava in bilico tra la fede monarchica e l’adesione alla Repubblica. Il primo episodio si conclude con il liberale e “tutto d’un pezzo” Luigi Einaudi, che dà il via alla serie dei settennati presidenziali. Sergio Pierattini ce lo restituisce come un anziano gentiluomo tanto cortese nei modi quanto determinato nell’azione. Dal “botta e risposta” con Ceccarelli veniamo a conoscere il suo profondo amore per l’agricoltura, il complesso rapporto che ebbe con l'informazione e la satira, il rigore con cui fissò le regole del gioco presidenziale. “Buonasera Presidente” è una co-produzione Anele e Rai Storia, realizzata da Anele. Prodotta da Gloria Giorgianni, autori Filippo Ceccarelli, Alessandra Cravetto, Marco Dell’Omo, Giacomo Faenza e Davide Minnella, regia Giacomo Faenza e Davide Minnella. Con la consulenza editoriale di Filippo Ceccarelli e quella storica di Sabino Cassese e Alberto Melloni.
MERCOLEDI’ 1/5/2019
RAI STORIA: SPECIALI STORIA
Grande Torino
A 70 anni dalla tragedia di Superga, Rai Storia racconta l'epopea degli invincibili in maglia granata, la squadra del Grande Torino che rimase vittima della sciagura aerea, il 4 maggio 1949. Quello del Grande Torino è un romanzo sportivo e una leggenda nazionale inserita nella storia dello sport e del paese. Un racconto affidato al doc “Grande Torino”, in onda mercoledì 1 maggio alle 21.10 su Rai Storia. L'imbattibile squadra granata aveva vinto tre campionati di fila, dal 1946 al 1948, macinando record e fornendo l'ossatura alla Nazionale italiana, valorizzando campioni come Virgilio Maroso, Guglielmo Gabetto, Mario Rigamonti, Franco Ossola, e il capitano Mazzola. La loro storia è quella dei ragazzi degli anni ‘40, giovani uomini simbolo dell'Italia che si risollevava dopo la guerra, rimboccandosi le maniche alla ricerca di normalità. La tragedia distrugge i sogni di migliaia di ragazzini e apre le porte della leggenda ai 17 giocatori, periti con tre allenatori, tre dirigenti, tre giornalisti e quattro uomini dell'equipaggio. Superga diventa il primo lutto collettivo dell'Italia moderna, l'anno zero del calcio italiano, la pietra d'inciampo della memoria condivisa del Paese. A raccontare le storie dei giocatori e ricordare le gesta del Grande Torino, Guido Vandone e Umberto Motto, i ragazzi delle giovanili che presero il posto dei “grandi” nelle ultime quattro giornate del campionato 1948/49. E poi i giornalisti Giampaolo Ormezzano e Italo Cucci, lo storico Mauro Canali, e i famigliari dei calciatori, tra cui Susanna Egri, figlia dell'allenatore Egri Erbstein, Franco Ossola, Pierluigi Gabetto, e Sandro Mazzola, ex calciatore e figlio del capitano della squadra, Valentino Mazzola.
GIOVEDÌ 2 MAGGIO
RAI5: CONCERTO SANTA CECILIA
Ore 21.15
Mozart in viaggio (2019)
Regia: Andrea Menghini
Fabio Biondi, nome affermato nel mondo nell’interpretazione della musica barocca, a Santa Cecilia nella doppia veste di direttore dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e in quella di violino solista. Il programma comprende la Sinfonia n. 31 K 297 "Parigi" – scrittaalla fine di un viaggio durato più di un anno, cheaveva portatoil ventiduenne Mozart da Mannheim a Parigi, alla ricerca di nuove prospettive professionali che potessero migliorare la deludente realtà della corte Salisburghese in cui il compositore si sentiva limitato artisticamente e umanamente – la Sinfonia Concertante K 364 e la Sinfonia n.36 k425 "Linz".
RAI STORIA: LEONARDO DA VINCI - L’ULTIMO RITRATTO
La vita e l’eredità di Leonardo. Le racconta, nel cinquecentenario della sua scomparsa, il documentario in due puntate di Rai Cultura “Leonardo Da Vinci -L’ultimo ritratto”, in onda da giovedì 2 maggio alle 21.10 su Rai Storia. Su Leonardo è stato detto e scritto di tutto. Un genio. Un mito. Un anticipatore. Il più grande artista di tutti i tempi. Il precursore della scienza moderna. L'uomo universale. Il documentario offre un ritratto dell’uomo grazie agli interventi di studiosi che hanno dedicato la loro carriera a decifrare la complessità del mosaico che costituisce la vita e l’opera di Leonardo. Il racconto è “calato nel tempo” di Leonardo, la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500, quando il mondo si stava “allargando”, grazie alla scoperta dell’America, e il sapere “ampliando”. Era l’epoca della teoria copernicana sul moto celeste, della Riforma e della caduta di Costantinopoli. Nella seconda puntata, in onda giovedì 9 maggio, in primo piano l’eredità di Leonardo, ovvero tutto ciò che lo ha consacrato, negli ultimi due secoli, come uno degli scienziati e degli artisti più importanti della storia dell’umanità.
SABATO 4 MAGGIO
RAI5: RAUL CREMONA: IL MAGO DELLA RISATA
Sim Sala Min
Una “cavalcata” attraverso i personaggi più divertenti e surreali di Raul Cremona: dal mago Silvano, trasparente ed affettuosa parodia del Maestro Silvan, al ben più ridicolo Oronzo, vero e proprio “mago da strapazzo”, dall'imbonitore Saponazzi al tronfio prim'attore Jacopo Ortis. Rai Cultura rende omaggio alla comicità di Raul Cremona con un ciclo di appuntamenti dal titolo “Raul Cremona: il mago della risata”, in onda da sabato 4 maggio alle 21.15 su Rai5. Ad aprire l’omaggio è lo spettacolo “Sim Sala Min”, un viaggio bizzarro che parte dal palcoscenico di un teatro pieno di cianfrusaglie d’altri tempi che riporta ai ricordi infantili di Cremona, quando nutriva la passione per lo spettacolo, davanti allo specchio magico del televisore, con i varietà e i film ingenui ma ricchi di fascino degli anni ’50 e ’60. Se Silvan, affettuosamente parodiato con trovate esilaranti, è la figura del mago che maggiormente regna come un’ombra su questo spettacolo, non mancano le altre maschere della galleria di Raul Cremona: dall’adolescente Manipolini, emulo catastrofico di Silvan stesso, all’imbonitore Saponazzi, con la sua patina cialtrona da festa di piazza d’altri tempi, a una serie divertente di meditazioni sulla figura dell’attore, giocando sul potere affabulatorio di icone come Gassman o De Niro fino all’immancabile Oronzo, con un travolgente tentativo di seduta spiritica nel suo “gabinetto” medianico. “Sim sala min” è uno spettacolo di immagini in cui il palcoscenico diventa una grande scatola magica dove ciascun elemento fa scaturire una diversa atmosfera o personaggio. Raul Cremona con disincanto e un pizzico di nostalgia ci regala un giro in giostra, a tratti vorticoso, a tratti poetico, riconfermandosi quel cantastorie che, con originalità unica, si serve della magia come arte della narrazione. Lo spettacolo ha la regia di Raffaele De Ritis.
RAI STORIA: CINEMA ITALIA
La proprietà non è più un furto
Impiegato di banca allergico ai soldi, convinto che la ricchezza sia sempre frutto di un ladrocinio, seppur legale, il giovane ragionier Total decide di punire un facoltoso macellaio, derubandogli progressivamente tutto quello che possiede. Terzo e conclusivo capitolo della cosiddetta “trilogia del potere” composta da Elio Petri con “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” e “La classe operaia va in paradiso”, “La proprietà non è più un furto” è in onda sabato 4 maggio alle 21.10 su Rai Storia per il ciclo “Cinema Italia”. La pellicola del 1973, la cui colonna sonora è stata creata dal maestro Ennio Morricone, vede protagonisti Ugo Tognazzi, Flavio Bucci, Daria Nicolodi, Silvio Orlando, Mario Scaccia, Gigi Proietti, Salvo Randone.
«Polvere di stelle» - Perché Freccero vuole distruggere il suo mito?
Qualcuno a Raidue si è impossessato del corpo di Carlo Freccero e combina tele-cazzate al posto suo. Non c'è altra spiegazione. A Viale Mazzini, nella truppa degli esodandi, si aggira lo spettro di un direttore che ha assunto le sembianze dell'accreditato genio della tv e si diverte a distruggere la sua reputazione. Costruita con puntiglio in anni di lavoro. Da quando Carlito, in quota Movimento 5 Stelle, si è reimpossessato della poltrona (che terrà per un anno e a titolo gratuito, almeno così pare), non ne ha ancora combinata una giusta. L'ultima boutade, che viene da un'intervista al settimanale Oggi, è l'idea di sostituire Costantino Della Gherardesca con Simona Ventura alla guida di «Pechino Express». Sommerso dalle immediate critiche (e voglio essere buono) dei televisionari. Ora, si sa che Freccy per fare titolo in un'intervista direbbe qualsiasi cosa, però c'è un limite a tutto. A me l'ultra-snob Costantino non sta neanche particolarmente simpatico, ma il programma va bene, è un cult nel suo genere, e lo conduce l'intellettuale chic & trash che fa tendenza (il vero Freccero una volta aveva a cuore i programmi di tendenza). Tienitelo stretto. No, lo spiritello pasticcione che abita il corpo del direttore lo vuole sostituire con la sua pupilla Simona Ventura. Operazione perfettamente inutile e un potenziale danno d'immagine. Freccero una volta era un Angelo Guglielmi sovraeccitato, senza il talento sovrumano di Guglielmi ma con il fiuto giusto per spiazzare, per fare una tv con una visione laterale, sbarazzina e a volte un po' rischiosa, ma con un occhio sempre puntato ai numeri. Oggi, saltati tutti gli schemi, l'alien che sta nel corpo del boss commette errori che manco l'ultimo della classe ai corsi di comunicazione. Fa una tv che è contro tutte le logiche che hanno reso grande Freccero. E nei prossimi giorni partirà «The Voice», le uova di lompo del caviale «X-Factor». Un format usurato e stantio che la stramba giuria (col solito Morgan) e la già citata Simona Ventura, che il mestiere lo conosce e che sembra aver superato il periodo onnipotenziale, cercheranno di rianimare. Ci riusciranno o no? Di certo se lo chiede anche l'organismo ospitato dal corpo di Freccero. Quello vero, che forse sarà all'estero a fare bella tv, «The Voice» l'avrebbe cassato ancora prima di entrare in ufficio.
Iva Zanicchi, nuova opinionista del «Grande Fratello».
Sul numero di «Oggi» in edicola (in copertina, Raffaella Carrà) intervisto una scatenata Iva Zanicchi. La cantante, opinionista del nuovo «Grande Fratello» Nip by Barbara D'Urso, si racconta a 360°: dalla carriera, alla decisione di accettare questo inconsueto ruolo accanto a Cristiano Malgioglio. Dice la sua sull'ex discografica Mara Maionchi, ora personaggio televisivo, con la quale c'è stato qualche dissapore, e stigmatizza le donne anziane a caccia di toy boys. Ma c'è spazio anche per Riccardo Fogli e l'imbarazzante umiliazione alla quale fu sottoposto all'«Isola dei famosi» da Fabrizio Corona e dal suo entourage. Iva, che mostra casa sua e racconta dei personaggi che negli anni ha ospitato, parla anche di «Ora o mai più», lo show rivelazione di Raiuno, al quale le è stato già chiesto di partecipare. Tutto questo su Oggi, il settimanale che va al cuore dell'attualità e dell'attualità dello spettacolo.
«Polvere di stelle» - Barbara D'Urso ne fa una giusta. Forse.
Come rilevavo twittando ieri sera, Barbara D'Urso ha fatto una cosa televisivamente (autoralmente) intelligente. Per spezzare la noia mortale dei kick-off televisivi, una fra le piaghe del millennio, ha contaminato il suo «Grande Fratello» Nip innestando al debutto una serie di polemichette acchiappa-titolo e audience figlie dei suoi salotti pomeridiani e dello stesso «Live - Non è la D'Urso», che ne è l'apoteosi. L'operazione di alterazione, sul piano degli ascolti, ha pagato abbastanza: 3.405.000 spettatori con il 19,34% di share. Tre punti in meno rispetto allo scorso anno, ma 'di 'sti tempi, signora mia, tutto grasso che cola per una Mediaset che fatica a mettere assieme risultati.
Come faccia la stakanovista Carmelita a sopravvivere (si parla di tenuta fisica, avendo in carico quattro programmi) portando avanti praticamente il grosso dei palinsesti di Canale 5, resta un biologico mistero. Ma pare che la nostra si ricarichi solo restando in video, appagata dalle luci made in Barbara. L'operazione fatta sul GF è esteticamente (eticamente) bella? No. D'altra parte qui nun se sta a guardà ar capello. Mercoledì scorso è andato in onda un Morgan che ha bestemmiato sottovoce in prima serata, e ieri sera una concorrente, tale Valentina Vignali ha detto, testualmente: «Ma la gggènte, io nun zò, je scureggia er cervello...». Quindi siamo dalle parti dell'ormai tutto è permesso. L'operazione invece è scaltra? Sì, perché riutilizza il macinato, le frattaglie trash che danno linfa ai pollai di barbarella, e trasforma il reality in un polpettone più saporito. Quanto possa durare tutto questo, non è dato saperlo. Il cast, però, fatto da gente del sottobosco dello spettacolo, potrebbe funzionare.
La cover di «Vitinho», il nuovo album dei Beagles.
Ecco. Prendetene, godetene e (se vi va) condividetene tutti. In eccitante anteprima dalla Fan Page più amata dagli oltrepadani, ecco il video di «Vitinho» by BEAGLES. La band della quale mi onoro di far parte.
Vitinho (l'immenso Rapi, all'anagrafe Pierluigi Rapaccioli, la nostra musa, che ringraziamo) è un agricoltore semi-brasiliano tra i filari, impegnato in una marcetta motivazionale che diventa inno del nostro splendido Oltrepò Pavese. Che ha voglia di splendere, come ha sempre fatto, ma anche di rinascere. Naturalmente col sorriso sulle labbra. Grazie a Cristian Filipponi per aver fornito le immagini dal drone. Il castello al quale ci si avvicina sotto finale, è quello di Cigognola. Tutte le info per reperire l'album in digitale, le trovate a questo link. Buon divertimento. Da oggi, è evidente, niente sarà più come prima.
«Polvere di stelle» - Milly Carlucci batte Maria De Filippi.
Ieri sera nel piccolo e autoreferenziale catino della Tv di casa nostra è successa una cosa che i meglio attrezzati all'iperbole definirebbero «epocale»: Milly Carlucci, su Raiuno con il suo «Ballando con le stelle», ha battuto Maria De Filippi che con «Amici» presidiava Canale 5. Una lenta e inesorabile rimonta che ha portato lo show della prima rete al sorprendente sorpasso sul talent Mediaset. Uno smacco neanche da poco: 3.966.000 e il 22,8% di share per la Carlucci; 3.665.000 teste e il 19,9% per De Filippi. La quale perde soprattutto, cosa che brucia più di ogni altra cosa, l'aura di invincibilità che permeava il personaggio. Lo scherzetto sta già mandando fuori di testa dirigenti e uffici stampa avvezzi a comunicare i defilippiani trionfi pompandoli come fa la sciura col botox. Stavolta devono fare il solito triplo carpiato ma per parare una sconfitta. Il vero miracolo italiano (e stavolta Silvio non c'entra) di un varietà tutto sommato vecchio stile, trash quanto basta, ma dal cast azzeccato che liscia il pelo al talent teoricamente più al passo con i tempi, si spiega a mio avviso sia con il bacino di pubblico più agée del sabato sera, che di certo non aiuta Maria, sia con il logorarsi di un genere. Su Sky quest'anno annoiava mortalmente il consunto «X-Factor», che pure è un prodotto tecnicamente di grande qualità, e tra poco Simona Ventura dovrà fare i salti mortali per riportare in vita il sottoprodotto meno nobile, «The Voice», l'ennesima gara di spettacoloidi di cui si poteva serenamente fare a meno. E meno male che nel frattempo anche quest'anno «Masterchef»ce lo siamo levato dai c... (Semicit.).
Forse di «Stadi 2019», la loro tournée dal debutto imminente, non si parla abbastanza. Ecco allora che per pomparla un po' sui media spunta il pesce d'aprile di Laura Pausini e Biagio Antonacci; e arriva il primo aprile, ma verso sera. Su Twitter. Lei: «Mi dispiace dare per prima questa notizia, ma quando è troppo è troppo. Il tour negli stadi è annullato per quanto mi riguarda. Il rimborso avverrà da domani». Ribatte lui a strettissimo giro di cinguettio, sempre dall'account ufficiale: «Non hai "vergogna" scriverlo qui senza comunicato ufficiale?». La simpatica trovatona lascia intendere, insomma, che ci sia stato uno scazzo tra i due protagonisti, che avrebbe determinato la cancellazione dei concerti. La celia è evidente, e si passa oltre. Anche perché ormai gli scherzi ce li fa chiunque tutto l'anno, tranne il primo aprile. Solo Laura e Biagio mantengono l'antico candore.