mercoledì 26 febbraio 2020

DODI BATTAGLIA A LAMEZIA TERME CON «PERLE - MONDI SENZA ETÀ»

Dopo il rinvio della data bresciana causa Coronavirus (si attendono news per gli altri appuntamenti al Nord), non si ferma nei teatri "PERLE – Mondi senza età", la tournée di Dodi Battaglia che nell'edizione 2018-2019 ha registrato grande affluenza di pubblico e numerosi sold-out, toccando importanti città come Torino, Roma, Milano e Verona. Domani, 27 febbraio ore 21.00 al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme (recupero data 10 gennaio).

«Il mio tour dedicato alle vere e proprie perle musicali dei Pooh sta facendo riscoprire a tanti fan una parte del repertorio del gruppo per certi versi trascurato perché la band era sempre proiettata verso il futuro ed i live ambientati nei grandi spazi. Riproporre ora quelle canzoni permette un po' a tutti noi, musicisti e pubblico, di guardare all'importante contributo dato alla storia della musica italiana anche attraverso brani così particolari ed intensi», commenta Dodi Battaglia.

Nato da un'idea del chitarrista, cantante e compositore Dodi Battaglia, "PERLE - Mondi senza età" propone live una serie di brani appartenenti al repertorio più ricercato ed intenso dei Pooh, caratterizzato da liriche intimiste cui l'ambientazione del teatro sa essere il giusto scenario e contribuisce a creare con il pubblico un coinvolgimento particolarmente intenso.

La scaletta del concerto, aggiornata e rivista rispetto alla passata edizione per offrire al pubblico la riscoperta di brani troppo a lungo esclusi dalle performance live, accompagna lo spettatore in una ideale esplorazione dell'emozione toccando temi come l'amore, la società, il rapporto tra uomo e donna, il viaggio inteso come scoperta del mondo e del proprio io, tratteggiando i molteplici aspetti dell'animo e della storia umana.

Alcuni dei nuovi titoli: "Per una donna", "Danza a distanza", "La città degli altri", "Lei e lei", "Comuni desideri", "Dialoghi". Senza dimenticare "Un'anima", il brano firmato con Giorgio Faletti e nato da un provino embrionale inciso dal compianto attore e scrittore: calandosi nelle atmosfere e nelle intense immagini evocate da Giorgio, Dodi ha seguito l'onda emotiva che ne è scaturita ed ha portato a compimento la canzone, nel rispetto di quanto Faletti voleva comunicare e mettendo in gioco a sua volta la propria ispirazione.

Alle intense atmosfere evocate brano dopo brano, si accompagna l'interpretazione di Dodi Battaglia che, impegnato in un vero e proprio dialogo con la propria chitarra, sottolinea le strofe e connota le melodie con i virtuosismi che da anni accendono l'entusiasmo del suo pubblico.

Ad accompagnare Dodi sul palco una band affiatata e rodata negli anni dai numerosi eventi live: Rocco Camerlengo alle tastiere, Beppe Genise al basso, Marco Marchionni alle chitarre, Carlo Porfilio alla batteria, Costanzo Del Pinto e Raffaele Ciavarella i vocalist. 

martedì 25 febbraio 2020

CORONAVIRUS * A LODI E CREMA LA MALEDIZIONE DEI TRE BACETTI

Lodi e Crema: l'abitudine dei tre baci sulla guancia ci sta costando cara.
Che potesse partire tutto dal Lodigiano, era chiaro da tempo. Circolavano già alcuni studi fra gli scienziati più avvertiti, ma sono stati accuramente nascosti all'opinione pubblica. Questi disinvolti signori (anche a Crema, non facciamo finta di niente, amici cremaschi) hanno la dannata abitudine di fare tre bacetti sulla guancia quando incontrano e salutano qualcuno che conoscono. Non uno. Non due. Ben tre bacetti. Sinistra, destra, ancora sinistra. Siamo allo sprezzo del pericolo mascherato da affettuosità. Hanno lanciato da anni nel Nord Italia questa maledetta moda che ora ci sta costando cara. È chiaro che più aumenta il numero dei bacetti, come dice in modo chiaro anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità, più aumentano l'esposizione e il rischio di contagio (oltreché la rottura di zebedei quando incontri la gente). Ma questi nuovi untori, no. Loro se ne fregano degli altri, e ora eccoci in questa situazione. Per colpa loro. Grazie lodigiani. Grazie cremaschi. Grazie tre bacetti! Col cazzo che ve li do, quando vi incontro.

mercoledì 19 febbraio 2020

FABRIZIO «PIPPO» LAMBERTI («CAVALLI MARCI») DEBUTTA COME SOLISTA

Fabrizio Pippo Lamberti, ex dei Cavalli marci.
Dopo trentacinque anni di carriera, Fabrizio “Pippo” Lamberti esordisce come solista in
Pessimismo e fastidio. Maledetta musica. Il concerto in forma di racconto andrà in scena
sabato 29 febbraio 2020 (ore 21) al Teatro Carignano di Genova (viale Villa Glori 8), la sua
città. Lamberti è musicista, attore, autore comico e in questo spettacolo non rinuncia a niente.
Seduto al pianoforte, per la prima volta fa respirare in autonomia la qualità della sua musica,
allontanata dai film, dalle fiction e dai programmi televisivi per cui è stata composta. Sono le
immagini questa volta a fare da sfondo al concerto, proiettate su uno schermo come un tappeto
visivo perfettamente sincronizzato. Il primo omaggio di Pippo è a suo padre Dani, musicista,
arrangiatore, grande appassionato di bebop, che gli ha regalato ritmi e suoni, oltre allo sguardo
aperto, ottimista, generoso sul mondo creativo scelto da entrambi: un’influenza che è affinità più
che corredo genetico.

Ma con Lamberti alle emozioni segue sempre l’ironia. Tra un brano e l’altro
rivela i retroscena del mondo abbagliante in cui ha vissuto come direttore musicale di Roberto
Vecchioni, in tour o in studio con Eugenio Finardi, Eros Ramazzotti, Pierangelo Bertoli, Gregory
Darling, Angelo Branduardi, Fiorella Mannoia, Thomas Perry, tra gli altri. Ricorda l’eccezionale
esperienza dei Cavalli Marci, gruppo comico musicale che ha fondato nel 1996 insieme a Claudio
Nocera: un collettivo, di cui è stato direttore musicale e attore, che ha lanciato tanti artisti e uno
stile veloce, cinico, irresistibile. Dal repertorio dei Cavalli ripesca due personaggi indimenticabili,
Peo e Peo, li affida alla matita di Matteo Merli e li trasforma in fumetto. Così, con la tuta blu da
operai, Peo e Peo attraversano lo schermo come attraversavano il palcoscenico sotto il peso degli
scatoloni, ripetendo il tormentone “Pessimismo e fastidio” con cui censurano altri sfoghi sanguigni
ma non il più feroce disincanto. In questo alternarsi di parole e musica, con un effetto “sliding door”
Lamberti introduce il confronto con la persona che avrebbe potuto diventare continuando a
studiare giurisprudenza anziché fare il musicista. Il Pippo di oggi interagisce con il suo alter
ego avvocato che gli parla dallo schermo, un individuo di bassa moralità che difende i disonesti.
Una prova d’attore che, tra una risata e l’altra, si porta dietro una riflessione sulle scelte e le
opportunità che il mestiere dell’artista si porta in dote.

sabato 15 febbraio 2020

DA OGGI MI TROVATE ANCHE SU «TPI», CRONACA E SPETTACOLI BY SELVAGGIA LUCARELLI

Amici, vi segnalo che da oggi mi trovate anche qui, sul sito più deliziosamente cool e cazzuto del momento: TPI.IT.
La cui sezione cronaca e spettacoli è diretta da Selvaggia Lucarelli. Collega che conosco da una vita e che considero (da tempi non sospetti, non facciamo i furbi) dannatamente brava.
Cercheremo (e nello specifico cercherò) di fare ciò che lo slogan che vedete qui sotto promette: «L'informazione senza giri di parole». Visto che dilagano ipocrisia e leccaculismi, penso ce ne sia un gran bisogno. E poi divertirci appassionando il lettore.
Inizio con un pezzo sul «Grande Fratello Vip 4».

sabato 8 febbraio 2020

FESTIVAL DI SANREMO ° ELIMINATO MORGAN, PATETICO IN MODO QUASI STRUGGENTE

Morgan è un personaggio penoso in modo quasi struggente, pari a un Oliviero Toscani o a un Matteo Salvini qualsiasi. Strumentalizzerebbe qualsiasi cosa per un minimo di visibilità. 
Non avrebbe mai vinto Sanremo 2020, e ha preferito farsi eliminare con questa pagliacciata di performance ai danni del collega Bugo, che si esibiva con lui. Che se non altro gli porta un po’ di ritorno mediatico e qualche ospitata (pagata) in più in televisione. Questione di puro calcolo di un signor nessuno che non sa cantare, si crede Mozart, e invece non va oltre il ballo del quaqquaraquà.
E per fortuna che il pezzo che portavano sul palco dell'Ariston si intitolava «Sincero».

giovedì 6 febbraio 2020

«SPECIAL GUEST» (DEAKIDS) INTERVISTA I BENIAMINI DEI RAGAZZI A SANREMO

Luca Dellisanti a Sanremo con Diletta Leotta.
Da venerdì 7 febbraio arriva su DeAKids, il canale per ragazzi del gruppo De Agostini Editore visibile in esclusiva su Sky al canale 601, "Special Guest", un nuovo breve formato televisivo che racconterà la musica ai ragazzi ospitando ogni volta l'intervista di un ospite davvero speciale: DeAKids, sarà a Sanremo durante la settimana del festival e incontrerà i beniamini dei ragazzi che si racconteranno a ruota libera tra musica, passioni, rapporto con i fan e aneddoti divertenti.  Le interviste (a cura di Luca Dellisanti, esperto di spettacolo leggero) andranno poi in onda a partire dal 7 febbraio, alle ore 14.25 e all'interno del palinsesto della rete tra un programma e l'altro.
La musica tornerà protagonista ancora una volta su DeAKids, a partire dal 24 febbraio con le nuove puntate di "Ready Music Play", il programma musicale del canale condotto da Jody Cecchetto con le 4 influencer Sofia Dalle Rive, Caterina Cantoni, Giulia Savulescu e Virgitsch. Dopo il successo delle prime puntate andate in onda a dicembre, Jody Cecchetto & Co torneranno a far compagnia ai telespettatori con nuove canzoni e nuovi videoclip da realizzare. L'appuntamento con i nuovi lipsync del programma è per lunedì 24 febbraio alle ore 14.10 su DeAKids (Sky, 601). Le nuove puntate di "Ready Music Play"saranno on demand su Sky.

SANREMO, SECONDA SERATA * AMADEUS & SOCI, PIETÀ: NON SI PUÒ FINIRE ALL'1.40

Fiorello a Sanremo nei panni di Maria De Filippi. Era una gag così divertente?
Il Festival di Sanremo tiene botta, anche perché gioca furbescamente protraendosi a oltranza. La seconda serata ha portato a casa 9,6 milioni di spettatori con il 53,3% di share. Piatto ricco mi ci ficco (c'era anche l'attesissima reunion pop dei Ricchi e Poveri, che dopo aver incassato il sontuoso cachet pare si chiameranno solo Ricchi), fra lustrini, cotillons e la rediviva Sabrina Salerno, che si conserva criogenicamente.

Per il resto, qualcuno in Rai si metta una mano sulla coscienza: non si può finire una serata festivaliera all'1.40 di notte (la sera prima non andò molto meglio: 1.25). Non tanto per il povero Michele Zarrillo, che non è più di primo pelo ma lotta insieme a noi e che ieri si è esibito per ultimo, all'una e mezza, ma per il disperato spettatore medio, che se vuole ascoltare tutte le canzoni in gara (teoricamente Sanremo nasce e vive per quello, non dimentichiamolo) deve fare sforzi ciclopici. C'è anche gente che lavora - a Viale Mazzini perdonino la volgarità - e che la mattina dopo si alza molto presto. Questa immane dilatazione degli orari per farcire troppo il cappone non è certo un buon servizio al servizio pubblico. Lo sappiamo: finire tardi consente anche di alzare lo share perché gli altri si spengono e si alza la media, ma lasciatelo fare al «Grande Fratello Vip». Chiudo la lagnosa parentesi, ma era quantomeno dovuta. Sono orari indegni.

Fiorello, intanto, fa cose strane: stavolta ha pressoché rinunciato ai testi, alle performance virtuosistiche (se si eccettua l'ottima «La classica canzone di Sanremo», in stile Rocco Tanica), per varare una sorta di co-conduzione in modalità cazzeggio in combinato disposto con Amadeus. Funziona? Sì, nelle innocue scemate da villaggio Valtur Anni 80 Rosario è imbattibile, ma un po' di lavoro autorale, no? Era davvero così divertente la gag iniziale, quando si è presentato vestito da Maria De Filippi, con lei che ha colto la palla al balzo per intervenire al cellulare? A mio avviso non particolarmente. Sono quelle cosette simpatichine, graziosine, ine ine, che vanno bene, sì, ma come riempitivo. Non si può rinunciare a tutto il resto. E da Fiorello ti aspetti che ribalti il mondo.

Le canzoni. Potrei pentirmene amaramente ma ho trovato suggestiva e innovativa (rispetto ai suoi standard) quella di Piero Pelù. A proposito, una pacca sulla spalla: passare dai Litfiba a Sanremo transitando per The Voice non dev'essere semplice per uno che si contorceva sul palco mandando affanculo il mondo. Interessante (per molti aspetti) anche Levante. E ruffianamente solida «Viceversa», di Francesco Gabbani. Che al momento è saldo in testa nella classifica che fonde i voti delle prime due serate. Totalmente dimenticabile invece il buon Paolo Jannacci, ottimo strumentista, che poteva lasciare il Festival al ricordo del padre.

Infine, per la fortunata serie: a tutte le donne sul palco facciamo recitare un pistolotto sennò passano per belle statuine ed è politicamente scorretto, gli autori (col pubblico letteralmente agonizzante dell'1.35) hanno piazzato un paio di minuti di Laura Chimenti, fascinosa giornalista del Tg1, che leggeva una lettera alle figlie per ribadire quanto mamma ami le proprie creature. Ma parlatevi la mattina davanti al cappuccino e ai corn flakes, benedetto Iddìo. Che ci costa anche meno dell'Eurovisione.

mercoledì 5 febbraio 2020

FESTIVAL DI SANREMO, PRIMA SERATA * ONESTA, TROPPO LUNGA, SENZA MAGIA

Diletta Leotta, Amadeus e Rula Jebreal a Sanremo
Sul piano degli ascolti, diciamolo subito, è andata prevedibilmente  benissimo: 10.058.000 spettatori con il 52,2% di share. Meglio del debutto dei Sanremo 2019 e 2018 di Baglioni. Con buona pace degli hashtag sovranisti #BoicottaSanremo e #IoNonGuardoSanremo, che hanno lasciato il tempo inutilmente trovato. Ma veniamo alla pura critica.

Il Festival di Sanremo è (già dagli anni baudiani) un reiterato sequestro di persona che dura 5 ore (ieri sera 4,54, contando anche la mezz'ora di preambolo) e che coinvolge milioni di persone. E la tendenza alla farcitura ricca del cappone, per esigenze amical-pubblicitarie, sta col tempo persino peggiorando. Non si prendono, però, le dovute contromisure.
Se lavori in questo modo, devi essere anche in grado di dare al tuo lungo, lunghissimo, interminabile prodotto quella magia che ieri non c'è stata. Il carismatico Claudio Baglioni, giusto per fare un esempio recente, riusciva a crearla. Amadeus, che è un bravo ragazzo da bosco e da riviera (ligure), no. Alla Rai lo sapevano e gli hanno affiancato il vulcanico Fiorello, che però ieri sera appariva sottotono e soprattutto con testi alquanto deboli. Intendiamoci, il ritmo, prima lento, poi è decollato (proprio per la necessità di farcire il cappone: se hai troppa carne al fuoco devi fare presto), sono stati eliminati giocoforza alcuni classici, inutili siparietti pseudo-umoristici. Ma non è bastato a sollevare lo show da quella onesta medietà senza guizzi che se si può accettare alla prima serata d'assaggio, diventa pericolosa dalla seconda in poi.

Intanto Amadeus, dopo la memorabile gaffe di «un passo indietro», ormai presenta le donne del Festival col timore reverenziale del politicamente corretto e per sicurezza si fa scrivere tutto da un team di avvocati.

C'era il monologo di Rula Jebreal (sullo stupro; pagina alta, appassionata, sofferta, delicata, significante), e c'era quello della bombastica Diletta Leotta (sull'invecchiare serenamente, come il pubblico a casa e in platea), inutile, sciatto nella scrittura e soprattutto poco credibile dal suo pulpito. La stessa pagina, magari con qualche luogo comune in meno e più sentitamente, avrebbe potuto recitarla un'Isabella Ferrari.

A livello di presentazione (non sto a discutere la scelta dei pezzi, da Modugno a Mia Martini), Tiziano Ferro è stato buttato via. Se hai uno come lui nel cast devi montarci sopra la panna come neanche Joe Bastianich quando fa pubblicità all'ultimo McDonald. Cosa che Amadeus non ha fatto, non so se per volontà propria o autorale, o per limiti. Ma Ferro sembrava poco più di un riempitivo, ed è un grosso errore.

Veniamo ai pezzi. Mi limito a citare quelli che spiccano. Come la potente intepretazione della tanto contestata Rita Pavone, che sarà pure Nefertiti, ma aveva la canzone migliore, più tosta e meglio arrangiata del Festival. E se quel gran furbacchione di Achille Lauro ha indossato l'agghiacciante tutina giusto per farci parlare, anche il suo brano meritava. E così pure l'intensissimo Diodato. Pezzo straziante e sensibile. Unico difetto: prima di terminare l'ascolto devi chiamare il coroner per te stesso. Alla fine prevalgono in classifica al momento Le Vibrazioni, che non vibrano granché perché hanno sempre il solito pezzo da quando hanno iniziato a vibrare.
Tra gli ospiti, Al Bano e Romina hanno proposto un brano inedito scritto da Cristiano Malgioglio. Che sedeva in prima fila, sempre più in modalità Karl Lagerfeld. 
Stasera c'è la reunion dei Ricchi e Poveri, «e sarà, sarà quel che sarà...» (cit.).

lunedì 3 febbraio 2020

L'INTERVISTA * BEPPE VESSICCHIO (6 di 6): «HO VINTO 5 FESTIVAL DI SANREMO: ECCO QUALI»



Nel video qui sopra, la sesta e ultima parte della mia lunga intervista al partenopeo Beppe Vessicchio, che con Sanremo 70 di Amadeus taglia il traguardo dei suoi 26 Festival come direttore d'orchestra. Stavolta della band Le Vibrazioni. Il maestro che considera Pippo Baudo il miglior organizzatore all'Ariston, ha vinto 5 volte con altrettanti artisti: Alexia, Roberto Vecchioni, Valerio Scanu, Nicky Nicolai & Stefano Di Battista e Avion Travel. Con un gustoso episodio da amanti dell'aneddotica che riguarda una contestazione da parte dell'orchestra.

L'INTERVISTA * BEPPE VESSICCHIO (5 di 6): «BRAVO JOVANOTTI, MA I RAPPER PURTROPPO NON EVOLVONO»



Nel video qui sopra, la quinta parte della mia intervista a 360 gradi al mitico Maestro Giuseppe Vessicchio detto Beppe, anzi Peppe per i suoi conterranei napoletani. Un direttore d'orchestra (anzi, il più celebre direttore d'orchestra del Festival di Sanremo) deve amare tutti i brani che si trova a dirigere? Vessicchio è diplomatico, ma sulle canzoni oggi più in voga, rap e trap, ha un'opinione piuttosto precisa, che non nasconde. Riservando un apprezzamento a Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti. Che col suo stile originale sempre in evoluzione, ha dettato e detta legge.

L'INTERVISTA * BEPPE VESSICCHIO (4 di 6): «I DUBBI DI ANDREA BOCELLI E GLI SCHERZI CON ANTONACCI»



Qui sopra, la quarta parte della mia video intervista a 360 gradi al Maestro per antonomasia del Festival di Sanremo, più che mai d'attualità. In questo segmento il napoletano Beppe Vessicchio racconta alcuni succosi aneddoti relativi alla sua lunga carriera. Per esempio rivela che il tenore Andrea Bocelli aveva all'inizio un rifiuto nei confronti di quello che è diventato uno tra i suoi maggiori successi, «Con te partirò». Poi c'è spazio ai divertissement con quel giocherellone del rozzanese Biagio Antonacci.

L'INTERVISTA * BEPPE VESSICCHIO (3 di 6): «MARIA DE FILIPPI, SE SERVE, I SOLDI LI METTE DI TASCA PROPRIA»



Qui sopra, la terza parte della mia video intervista al Maestro Peppe Vessicchio, il decano dei direttori d'orchestra sanremesi. Che in questo segmento si sofferma sulla figura di Maria De Filippi, la regina della nostra televisione. Una persona così appassionata da decidere spesso di sforare il budget della sua stessa società, mettendo soldi di tasca propria per invitare ospiti quando li ritenga indispensabili per vincere la guerra degli ascolti. Vessicchio individua Maria come molto adatta ad intraprendere la carriera politica. C'è poi spazio per opinioni e aneddoti su Claudio Baglioni, Patty Pravo e l'indimenticato, grande paroliere Giorgio Calabrese.

domenica 2 febbraio 2020

L'INTERVISTA * BEPPE VESSICCHIO (2 di 6): «GINO PAOLI? È COME UN PADRE, MA UN PO' STRONZO»



La seconda parte della mia intervista al decano dei direttori d'orchestra sanremesi, che non ha mai amato lo chiamassero Maestro. Stavolta Peppe Vessicchio si sofferma, fra l'altro, sul controverso (ma in definitiva amabile) rapporto che lo lega all'amico e collega Gino Paoli. Insieme hanno scritto un capolavoro della nostra canzone leggera: «Ti lascio una canzone». Qual è inoltre l'artista più pignolo col quale Vessicchio, direttore d'orchestra di un numero impressionante di Festival di Sanremo abbia lavorato? Spunta a sorpresa il nome del crooner nostrano Mario Biondi.

L'INTERVISTA * BEPPE VESSICCHIO (1 di 6): «SANREMO? PIPPO BAUDO, IL MIGLIORE (E I TRUCCHI DI ELIO)»



In vista del Festival di Sanremo, divisa in sei parti (nel video qui sopra la prima), ecco l'intervista al leggendario Maestro Beppe Vessicchio, Peppe per i napoletani, autentica gloria festivaliera. L'uomo che ha diretto per 25 edizioni l'orchestra sul palco del Teatro Ariston.

In questo segmento il suo ricordo si sofferma su colui che ritiene il migliore fra i conduttori: quel Pippo Baudo che ha realizzato, spesso anche come direttore artistico, ben 13 edizioni della kermesse. In particolare, quella macchina da guerra di SuperPippo finì a scornarsi con Elio e le Storie Tese ai tempi de «La terra dei cachi». Ma finì con un ingnegnoso accomodamento.

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