Bottiglietta di plastica rigida, apparentemente indistruttibile, contenente mezzo litro di benzina verde che tenevo d'emergenza, da anni, nel bauletto della Vespa. Si buca nei giorni scorsi senza che me ne accorga e disperde tutto il suo contenuto nel bauletto. Un giubbotto, due paia di guanti e una sacca a vento ripiegabile custoditi all'interno si impregnano irreversibilmente. Da ieri sera ho fatto già quattro lavaggi mettendo nel cestello anche l'aceto, sei chili di capsule di detersivo e Padre Amorth in persona. E, nonostante tutto, il bucato puzza ancora. Io stesso tanfo come un benzinaio polacco a fine turno e in casa si disperdono vomitevoli aromi di prezioso combustibile per autotrazione. Morale: mai predisporre una cosa che ti servirà «in emergenza». Perché potrebbe diventare quella cosa, l'emergenza.
venerdì 22 luglio 2016
lunedì 18 luglio 2016
«LA QUINCEANERA» * IL SOGNO LATINO TRA «I FATTI VOSTRI» E «CENERENTOLA»
Premetto: ho un debole per Davide Maggio, il blogger che ha avuto l'idea impercettibilmente egocentrica di creare dal niente un sito di tv che porta il suo nome, e che è riuscito con gli anni a renderlo (fra un BOOM! e l'altro e con discrete fonti), spazio informato e credibile. La brandizzazione di se stessi porta inevitabili conseguenze sul piano dell'immagine pubblica. Davide per esempio se ti incontra, prima di salutarti, ti butta lì in modo apparentemente casuale che il suo profilo Facebook e Twitter sono verificati (hanno cioè il baffo blu, come il bollino della banana ciquita), e poi ti domanda, con altrettanta beffarda nonchalanche: "E il tuo?". Ben sapendo che il tuo non l'ha verificato neppure il tipo che fa l'assistenza annuale della caldaia. Per uno così, su, come fai a non provare simpatia?
L'insaziabile Maggio ora ha fatto il salto della quaglia, debuttando con una società di produzione (MediaMai) che ha lanciato ieri sera su Real Time un programma intitolato «La Quinceañera - 15 anni da favola». Deve essere stato terribile per Davide non poter utilizzare il suo nome, ma c'è sempre tempo, e comunque sono accanto al suo ego in questo difficile momento.
«La Quinceañera» è una sorta di docu-reality sulla festa più ambita dalle quindicenni sudamericane. Sogno e trash. Un po' come il prediciottesimo da noi al Sud. Solo che Maggio e i suoi sono andati a scavare nel ricco bacino dei sudamericani in Italia, dando loro visibilità, per ricreare da noi l'evento. Fra pizzi, lustrini, damigelle, unghie glitterate, parenti litigiosi, balli rituali, location da favola e limousine che t'accompagnano al party. La mia preferita era l'organizzatrice della festa (Quinceañera planner?) con l'apparecchio per i denti, ma questo rientra tra le mie perversioni.
Prima si inquadra la storia familiare, possibilmente carica di una tonnellata di sfighe passate, per poi arrivare al coronamento del sogno della piccina (già più scafata di Ambra ai tempi di Non è la Rai), in procinto di diventare donna. Tormento e riscatto. Tra «I fatti vostri» e «Cenerentola», con spruzzate di «Carramba, che sorpresa!».
55 minuti lordi girati e montati con cura, nel rispetto della grammatica di genere, e che si incastonano bene nell'eccentrico palinsesto di Real Time. E' un programma non propriamente indispensabile, dirà qualcuno. Vero, ma capirai. Sai quanti ce ne sono... E poi i latinos potrebbero riservare sorprese.
sabato 16 luglio 2016
LA MOGLIE DI BONOLIS: «SI', NOLEGGIAMO L'AEREO... ITALIANI, SIATE MENO FRUSTRATI»
In partenza per Formentera, meta abituale delle vacanze estive della famiglia Bonolis, la bella moglie di Paolo, Sonia Bruganelli pubblica su Instagram una foto che ritrae la cabina dell'aereo privato che i nostri hanno noleggiato per il viaggio. C'è anche (a sinistra) Marco Salvati, l'autore che da anni collabora con il conduttore di «Ciao Darwin» e «Avanti un altro!».
Sui social si scatenano l'invidia di alcuni e le proteste di chi rimarca che lo spettacolo non è bello a vedersi perché c'è gente che fatica ad arrivare a fine mese. La Bruganelli non tarda a far arrivare la sua risposta, sempre via social. Eccola:
L'Italia è quel paese dove per essere apprezzato sui social network devi farti una foto dove se la fanno cani e porci (tipo a piazza del Duomo) vestito come un poveraccio; mentre se ti fai una foto in una suite, vestito con abiti di alta sartoria e pieno di gioielli, vieni meno apprezzato e addirittura criticato (pensate voi come stanno inguaiate alcune persone).
Mentre all'estero è tutto il contrario...
A me viene l'angoscia ogni volta che vedo molti personaggi pubblici italiani salire sui palchi in t-shirt e jeans (alcuni salgono addirittura in canotta e pantaloncini): credo che nel mondo dello spettacolo la semplicità non si può vedere né scenicamente e né musicalmente (solo umanamente: e pubblicare una foto in una suite non vuol dire non essere una persona semplice).
Italiani siate più positivi e meno frustrati: la vostra negatività è la rovina della vostra vita e del vostro paese.
In Sud America molti sono poveri ma seguono e ammirano artisti superbi; non aggiungo altro...».
Conosco Paolo da anni e posso affermare con certezza che (anche se nel privato è un po' avaro di parole) è un tipo che conosce il valore dei soldi. Non li spreca, ma rivendica con orgoglio il fatto che se si è pagati (tanto) per fare qualcosa, vuol dire che si vale quella cifra. E non bisogna vergognarsene. Ostentare un po' in fondo non gli dispiace: l'ho visto noleggiare una mega villa in Lazio per le vacanze della famiglia, l'ho visto arrivare con una supercar alla firma di un contratto. Ora carica la nutrita famiglia e gli amici, e invece di farsi Fiumicino-Ibiza con Easy Jet, visto che può noleggia l'aereo. Tra l'altro sulla Isla (che io stesso frequento da anni) mi è capitato di vedere Sonia a Es Pujols mentre rientrava a casa con le buste della spesa. Come qualsiasi casalinga. Non con i portatori d'acqua e gli schiavi circassi. I Bonolis i loro danari li guadagnano e li spendono come vogliono senza vergognarsene.
Meglio così (per come la vedo io) di quei conduttori che guadagnano quattro-cinque volte tanto, hanno il braccino cortissimo, e poi ostentano le loro origini contadine. Guardandosi bene dal mostrare ciò che hanno comprato per paura di farsi criticare dal pubblico. C'è poco da fare: l'ipocrisia in Italia vince sempre.
giovedì 14 luglio 2016
MILANO, «MERCATO METROPOLITANO» * UN TRIONFO, EPPURE HA CHIUSO (PERCHÈ?)
Milano. Per la fortunata serie: I grandi misteri italiani, questo è ciò che resta del «Mercato metropolitano», o «Mercato di Porta Genova»; il più grande successo commerciale dello scorso anno in città: primavera, estate, autunno e parte dell'inverno con un pieno di pubblico e clienti al di là di ogni previsione. 15.000 metri quadrati di spazio espositivo ricavati riadattando in modo molto semplice e ben poco dispendioso un vecchio capannone affittato dalle ferrovie e il grande cortile adiacente, dove sino all'anno precedente si teneva il mercatino di Sinigaglia.
Il tutto per vendere cibo di strada, pane, birra, vino, pesce, carni, piatti della tradizione regionale. Tutto da gustare al volo e in semplicità su vecchi bancali colorati, sedie improvvisate, tavoli da birreria. C'era persino un cinema all'aperto. Un successo senza precedenti, come evidente dalle file interminabili e come confermavano gli stessi operatori, mai con un secondo libero. Tanto che la cosa aveva creato problemi di concorrenza a molti locali sui Navigli. A gennaio chiude, e il Mercato metropolitano dà l'appuntamento a tutti ad aprile per una nuova annata. Ad aprile un trafiletto in cronaca informa che il Mercato non riaprirà: almeno un milione di euro di debiti, creditori alla porta, pignoramento e sigilli. Come si spiega tutto ciò? Com'è possibile che un mostruoso successo commerciale realizzato con pochi mezzi si trasformi in debiti e chiusura? Com'è possibile che in questo Paese persino i trionfi vadano a ramengo?
Il tutto per vendere cibo di strada, pane, birra, vino, pesce, carni, piatti della tradizione regionale. Tutto da gustare al volo e in semplicità su vecchi bancali colorati, sedie improvvisate, tavoli da birreria. C'era persino un cinema all'aperto. Un successo senza precedenti, come evidente dalle file interminabili e come confermavano gli stessi operatori, mai con un secondo libero. Tanto che la cosa aveva creato problemi di concorrenza a molti locali sui Navigli. A gennaio chiude, e il Mercato metropolitano dà l'appuntamento a tutti ad aprile per una nuova annata. Ad aprile un trafiletto in cronaca informa che il Mercato non riaprirà: almeno un milione di euro di debiti, creditori alla porta, pignoramento e sigilli. Come si spiega tutto ciò? Com'è possibile che un mostruoso successo commerciale realizzato con pochi mezzi si trasformi in debiti e chiusura? Com'è possibile che in questo Paese persino i trionfi vadano a ramengo?
martedì 12 luglio 2016
URBANO CAIRO: «CROZZA CI COSTAVA TROPPO» * «RAY DONOVAN», LA SERIE SOTTOVALUTATA
PER CROZZA C'È POCO DA RIDERE
Con due paroline buttate lì con nonchalance, Urbano Cairo, grande capo di La7, ha spiegato oggi il misterioso passaggio di Maurizio Crozza (che non rilascia un'intervista dai tempi dell'unità d'Italia) a Discovery Channel, dalla prossima stagione.
La rete ha rinunciato alla sua star leggera di punta perché «Costa 10 milioni l'anno per 24 ore prodotte, con un ascolto del 7% e un contributo risibile dello 0,07%». In sostanza ci costa troppo per quel che rende.
Il comico ligure e i suoi autori (con tanto di band e corpo di ballo) dovranno ridimensionare il cachet, ma peccato che La7 perda «Crozza nel Pese delle meraviglie». Un marchio satirico che identificava molto una rete che rischia di diventare solo news, Enrico Mentana (pur sempre il migliore) e relativi commenti.
In compenso dall'era craxiana viene ripescato Giovanni Minoli con i suoi faccia a faccia (del resto la Rai ripropone Pippo Baudo ed Heather Parisi, il vintage funziona) e da Mediaset ritorna Luca Telese.
Confermato in palinsesto «Eccezionale veramente», varietà comico a basso costo, e il vero colpo gobbo è Sabina Guzzanti, nei panni di scheggia impazzita a «Piazza pulita».
AXN A TUTTO SPOT
Su AXN in prima serata a volte ci sono prime visioni di film d'azione talmente infarcite di spot, che tra una pubblicità e l'altra rischi di non ricordarti manco più che cosa stavi vedendo. Conviene appuntarselo da qualche parte.
«RAY DONOVAN», DA NON PERDERE
C'è una serie americana purtroppo assai sottovalutata. Si intitola «Ray Donovan» e su Netflix è arrivata al terzo episodio della quarta stagione. L'impassibile, fin troppo impassibile Ray (Liev Schrieber) è come wolf di «Pulp Fiction»: risolve problemi. E lo fa per vip e potenti di Hollywood. Dal campione di baseball con la sorella tossica, al cantante che si risveglia con un cadavere nel letto, oppure viene ricattato per qualche video hard, droga o foto che ne rivelino l'identità sessuale. Ray arriva, imbronciato e disgustato, e con la sua squadra di pronti a tutto, ripulisce. Ma con una sua morale e sempre con l'aria stupenda di chi se ti uccide lo fa proprio perché deve farlo. Quasi se ne scusa. E se può, lo evita.
La famiglia di Donovan è tutta un programma: moglie piangente e spesso tradita, due figli complicati, e due fratelli assai problematici molestati in gioventù da alcuni preti. Gestiscono una palestra di boxe che in realtà serve a ripulire soldi sporchi. Sopra tutti, uno strepitoso John Voight nei panni del padre Michey, un vecchio truffatore cialtronissimo che Ray odia nel profondo e che tenta persino di far uccidere prima che causi altri problemi alla famiglia. Ma l'ironico Mickey se la cava sempre, infilandosi a nastro in giri squallidi di squillo e rapine. Se non l'hai già fatto, corri a vedere «Ray Donovan».
Con due paroline buttate lì con nonchalance, Urbano Cairo, grande capo di La7, ha spiegato oggi il misterioso passaggio di Maurizio Crozza (che non rilascia un'intervista dai tempi dell'unità d'Italia) a Discovery Channel, dalla prossima stagione.
La rete ha rinunciato alla sua star leggera di punta perché «Costa 10 milioni l'anno per 24 ore prodotte, con un ascolto del 7% e un contributo risibile dello 0,07%». In sostanza ci costa troppo per quel che rende.
Il comico ligure e i suoi autori (con tanto di band e corpo di ballo) dovranno ridimensionare il cachet, ma peccato che La7 perda «Crozza nel Pese delle meraviglie». Un marchio satirico che identificava molto una rete che rischia di diventare solo news, Enrico Mentana (pur sempre il migliore) e relativi commenti.
In compenso dall'era craxiana viene ripescato Giovanni Minoli con i suoi faccia a faccia (del resto la Rai ripropone Pippo Baudo ed Heather Parisi, il vintage funziona) e da Mediaset ritorna Luca Telese.
Confermato in palinsesto «Eccezionale veramente», varietà comico a basso costo, e il vero colpo gobbo è Sabina Guzzanti, nei panni di scheggia impazzita a «Piazza pulita».
AXN A TUTTO SPOT
Su AXN in prima serata a volte ci sono prime visioni di film d'azione talmente infarcite di spot, che tra una pubblicità e l'altra rischi di non ricordarti manco più che cosa stavi vedendo. Conviene appuntarselo da qualche parte.
«RAY DONOVAN», DA NON PERDERE
C'è una serie americana purtroppo assai sottovalutata. Si intitola «Ray Donovan» e su Netflix è arrivata al terzo episodio della quarta stagione. L'impassibile, fin troppo impassibile Ray (Liev Schrieber) è come wolf di «Pulp Fiction»: risolve problemi. E lo fa per vip e potenti di Hollywood. Dal campione di baseball con la sorella tossica, al cantante che si risveglia con un cadavere nel letto, oppure viene ricattato per qualche video hard, droga o foto che ne rivelino l'identità sessuale. Ray arriva, imbronciato e disgustato, e con la sua squadra di pronti a tutto, ripulisce. Ma con una sua morale e sempre con l'aria stupenda di chi se ti uccide lo fa proprio perché deve farlo. Quasi se ne scusa. E se può, lo evita.
La famiglia di Donovan è tutta un programma: moglie piangente e spesso tradita, due figli complicati, e due fratelli assai problematici molestati in gioventù da alcuni preti. Gestiscono una palestra di boxe che in realtà serve a ripulire soldi sporchi. Sopra tutti, uno strepitoso John Voight nei panni del padre Michey, un vecchio truffatore cialtronissimo che Ray odia nel profondo e che tenta persino di far uccidere prima che causi altri problemi alla famiglia. Ma l'ironico Mickey se la cava sempre, infilandosi a nastro in giri squallidi di squillo e rapine. Se non l'hai già fatto, corri a vedere «Ray Donovan».
martedì 5 luglio 2016
ALVARO SOLER, 8.000 EURO PER UN PARTY? * PIPPO BAUDO RICONQUISTA «DOMENICA IN»
GRANDE ATTESA PER ALVARO
C'è poco da fare: lo spagnolo Alvaro (con l'accento sulla prima a) Soler è il maggiore elemento di curiosità della prossima edizione di «X-Factor», in autunno su SkyUno. È giovane, bello e i suoi tormentoni estivi (come «Sofia») sono arcinoti, ma il pubblico lo vuole vedere alla prova come giudice dei gruppi del talent-show musicale più amato insieme con l'asciutto erede di Morgan Manuel Agnelli (che si occuperà della categoria Over), l'eccentrica Arisa (Under uomini) e Fedez (Under donne), il rapper della porta accanto. Nessun riferimento al vicino di casa.
Fra l'altro Alvaro Soler ha già una buona dimestichezza con l'italiano, quindi l'effetto Skin (o Mika prima maniera) risulta scongiurato.
Pare che il management del cantante per una sua ospitata per un evento promozionale chieda al momento 8.000 euro. Agli sponsor conviene fare presto, perché dopo «X-Factor» si stima che la cifra possa salire a 20.000. Della serie: acchiappa al volo Alvaro prima che sia troppo tardi.
IL RITORNO DI SUPERPIPPO
Il vecchio leone sta per tornare. Come anticipato da TvBlog, Pippo Baudo sta per riprendersi la sua «Domenica in». Da ottobre ne sarà ideatore ma anche conduttore. Tenerlo lontano dal video è impossibile.
Qualche settimana fa, quando il monumento della tv festeggiò 80 anni, stigmatizzai la festa a base di Fanta sgasata e non di champagne fattagli dalla Rai. Invece a sorpresa la Viale Mazzini di Antonio Campo Dall'Orto restituisce a Pippo quel che è di Pippo.
E si avrà un bel dire: restaurazione, scandalo, il già visto, a volte ritornano, ecc. ecc. A parte il fatto che Baudo è nel Dna di Raiuno (rete non propriamente da pischelli), consideriamolo un doveroso omaggio a uno che il video lo padroneggia da sempre. Del resto se la prima rete il prossimo anno come novità riunirà la coppia baudiana Cuccarini-Parisi, qualcosa a SuperPippo la si deve. È lampante. Ma in questo Paese dove non si è mai contenti, e dove gratitudine e rispetto finiscono troppo spesso sotto la suola delle scarpe, c'è da aspettarsi di tutto. Stavolta, invece, la sorpresa.
C'è poco da fare: lo spagnolo Alvaro (con l'accento sulla prima a) Soler è il maggiore elemento di curiosità della prossima edizione di «X-Factor», in autunno su SkyUno. È giovane, bello e i suoi tormentoni estivi (come «Sofia») sono arcinoti, ma il pubblico lo vuole vedere alla prova come giudice dei gruppi del talent-show musicale più amato insieme con l'asciutto erede di Morgan Manuel Agnelli (che si occuperà della categoria Over), l'eccentrica Arisa (Under uomini) e Fedez (Under donne), il rapper della porta accanto. Nessun riferimento al vicino di casa.
Fra l'altro Alvaro Soler ha già una buona dimestichezza con l'italiano, quindi l'effetto Skin (o Mika prima maniera) risulta scongiurato.
Pare che il management del cantante per una sua ospitata per un evento promozionale chieda al momento 8.000 euro. Agli sponsor conviene fare presto, perché dopo «X-Factor» si stima che la cifra possa salire a 20.000. Della serie: acchiappa al volo Alvaro prima che sia troppo tardi.
IL RITORNO DI SUPERPIPPO
Il vecchio leone sta per tornare. Come anticipato da TvBlog, Pippo Baudo sta per riprendersi la sua «Domenica in». Da ottobre ne sarà ideatore ma anche conduttore. Tenerlo lontano dal video è impossibile.
Qualche settimana fa, quando il monumento della tv festeggiò 80 anni, stigmatizzai la festa a base di Fanta sgasata e non di champagne fattagli dalla Rai. Invece a sorpresa la Viale Mazzini di Antonio Campo Dall'Orto restituisce a Pippo quel che è di Pippo.
E si avrà un bel dire: restaurazione, scandalo, il già visto, a volte ritornano, ecc. ecc. A parte il fatto che Baudo è nel Dna di Raiuno (rete non propriamente da pischelli), consideriamolo un doveroso omaggio a uno che il video lo padroneggia da sempre. Del resto se la prima rete il prossimo anno come novità riunirà la coppia baudiana Cuccarini-Parisi, qualcosa a SuperPippo la si deve. È lampante. Ma in questo Paese dove non si è mai contenti, e dove gratitudine e rispetto finiscono troppo spesso sotto la suola delle scarpe, c'è da aspettarsi di tutto. Stavolta, invece, la sorpresa.
venerdì 1 luglio 2016
SERIE TV, GLI SCHERZETTI DI SKY * «PARLA CON LEI», LA TV DELLE RAGAZZE
SERIE TV, QUANDO SKY FA GLI SCHERZI
Ben sapendo che le serie tv ormai trascinano il mercato, quelli di Sky ogni tanto fanno i birichini. Dopo aver fatto storcere il naso a non pochi utenti per aver piazzato gli «Sky Box Sets» (ovvero l'archivio con le collezioni delle stagioni complete) nel pacchetto cinema, cioè fuori dall'altro dedicato all'intrattenimento e ai telefilm, ora un'altra sorpresa. Ed è il primo caso, almeno a memoria mia. La seconda stagione di «Agent Carter» (con la fragrante Hayley Atwell) di Marvel, ovvero una serie a tutti gli effetti, è partita sul canale Cinema; dunque si tratta di un contenuto in prima visione al quale non può accedere chi ha l'abbonamento ai soli telefilm. Non è carino.
La logica, commercialmente, è molto chiara (il cinema è più debole e tira meno, ergo bisogna spalmarci qualche serie per evitare l'emorragia di clienti e invogliare altri a sottoscrivere abbonamenti più ricchi di pacchetti), ma non so fino a che punto il pubblico dei già fidelizzati gradisca lo scherzetto cinese. Più lineare la politica di Amazon Prime Video, che offre un tutto compreso senza pensieri e alcuni prodotti di prima qualità.
«PARLA CON LEI», DONNE CHIAMATE A RACCOLTA
Puntato a un target squisitamente femminile, è partito su Fox Life «Parla con lei», nuovo dating show condotto dalla rampante Andrea Delogu, che ha bellezza e simpatia per essere funzionale al programma. Fresca sposa di Francesco Montanari, il Libanese di «Romanzo criminale», funny Andrea guida una ragazza in cerca dell'anima gemella in un percorso al buio che la porterà a incontrare tre potenziali pretendententi. I quali, provvisti di videocamera GoPro imbardata al petto, mostrano la propria vita in soggettiva. Il loro volto si scopre soltanto alla fine, quando eroi ed eroina (nel senso della ragazza) decideranno se incontrarsi e forse continuare.
Dai tempi dei Fiori d'arancio di «Portobello», passando per «Colpo di fulmine» e altre leziosità, la tv ha sempre amato regalare al pubblico illusioni romantiche. «Parla con lei» ha debiti ideativi soprattutto nei confronti de «Il gioco delle coppie» di Marco Predolin (vecchia Retequattro) e le esterne di «Uomini e donne» by Maria De Filippi. Un mix in versione 3.0.
Sono buoni la regia, il montaggio, e le immagini patinate scelte con cura si mescolano ai frammenti della pretesa verità delle schegge in GoPro. Non lo vedrei perché questi programmi mi annoiano, ma commercialmente è un prodotto molto mirato al pubblico che vuole raggiungere.
Ben sapendo che le serie tv ormai trascinano il mercato, quelli di Sky ogni tanto fanno i birichini. Dopo aver fatto storcere il naso a non pochi utenti per aver piazzato gli «Sky Box Sets» (ovvero l'archivio con le collezioni delle stagioni complete) nel pacchetto cinema, cioè fuori dall'altro dedicato all'intrattenimento e ai telefilm, ora un'altra sorpresa. Ed è il primo caso, almeno a memoria mia. La seconda stagione di «Agent Carter» (con la fragrante Hayley Atwell) di Marvel, ovvero una serie a tutti gli effetti, è partita sul canale Cinema; dunque si tratta di un contenuto in prima visione al quale non può accedere chi ha l'abbonamento ai soli telefilm. Non è carino.
La logica, commercialmente, è molto chiara (il cinema è più debole e tira meno, ergo bisogna spalmarci qualche serie per evitare l'emorragia di clienti e invogliare altri a sottoscrivere abbonamenti più ricchi di pacchetti), ma non so fino a che punto il pubblico dei già fidelizzati gradisca lo scherzetto cinese. Più lineare la politica di Amazon Prime Video, che offre un tutto compreso senza pensieri e alcuni prodotti di prima qualità.
«PARLA CON LEI», DONNE CHIAMATE A RACCOLTA
Puntato a un target squisitamente femminile, è partito su Fox Life «Parla con lei», nuovo dating show condotto dalla rampante Andrea Delogu, che ha bellezza e simpatia per essere funzionale al programma. Fresca sposa di Francesco Montanari, il Libanese di «Romanzo criminale», funny Andrea guida una ragazza in cerca dell'anima gemella in un percorso al buio che la porterà a incontrare tre potenziali pretendententi. I quali, provvisti di videocamera GoPro imbardata al petto, mostrano la propria vita in soggettiva. Il loro volto si scopre soltanto alla fine, quando eroi ed eroina (nel senso della ragazza) decideranno se incontrarsi e forse continuare.
Dai tempi dei Fiori d'arancio di «Portobello», passando per «Colpo di fulmine» e altre leziosità, la tv ha sempre amato regalare al pubblico illusioni romantiche. «Parla con lei» ha debiti ideativi soprattutto nei confronti de «Il gioco delle coppie» di Marco Predolin (vecchia Retequattro) e le esterne di «Uomini e donne» by Maria De Filippi. Un mix in versione 3.0.
Sono buoni la regia, il montaggio, e le immagini patinate scelte con cura si mescolano ai frammenti della pretesa verità delle schegge in GoPro. Non lo vedrei perché questi programmi mi annoiano, ma commercialmente è un prodotto molto mirato al pubblico che vuole raggiungere.
Iscriviti a:
Post (Atom)
Post più popolari
-
Il conduttore tv Ettore Andenna. Se vuoi fare strada (meglio, carrareccia) nel giornalismo “impantanativo”, lavora per Oggi. Il giorna...
-
Il nuovo fenomeno del web di chiama Raffaella Giordano , in arte Parvolo , e vive a Sant'Antonio Abate, nel Napoletano. Dove tra non ...
-
Debora Orlandi, una delle ragazze Cin Cin di Colpo Grosso, con Umberto Smaila. Umberto Smaila con Debora Orlandi (a destra) I baff...
-
L'insegna «My Auchan» appena issata su quella del defunto «Limelight». Se la grande distribuzione soffre e la media non se la passa...
-
«Polvere di stelle» - Dopo le critiche a «Paranoia Airlines» Fedez si ritira per un po'. In America ci sono i rapper duri e puri , ...
-
Per aver fatto (obbligatoriamente) una carta di credito (mai usata e ora scaduta, avevo già la mia...) diversi anni fa, all'atto dell...
-
Uno tra gli incontri edificanti di quasi trent'anni (li festeggio l'anno prossimo) di questo mestieraccio, è stato senza dubbio q...
-
A deporre le armi, non ci pensa. Figurarsi. Lucido, pacato ma risoluto, Roberto Pregadio, tagliato fuori dall’ultima edizione de «La corrida...
-
La talent scout Marika Cislaghi, titolare dell'agenzia Parterre. Avete presente 90.000 spettatori? È una volta e mezza la capienza...
-
Laura Chiatti è ai ferri corti con Fabri Fibra . Dopo che il rapper ha pubblicato il brano «Vip in trip» , con un testo che si riferi...