mercoledì 30 giugno 2021

L'APPARTAMENTO IN CENTRO, LE AMERICANE COI VALIGIONI E TUTTO CHE SI GUASTA

Piazza Collegio Ghislieri: una tra le più suggestive "downtown", come dicono gli americani, nella Città delle 100 torri. Vicino ci sono l'antica Università, Piazza della Vittoria, Strada Nuova, Corso Cavour e il Teatro Fraschini.

Mia madre ha un bell'appartamento di famiglia che si affaccia sulla magica Piazza Ghislieri, nel cuore del centro di Pavia, che affitta per periodi brevi direttamente o tramite le varie piattaforme web. Dopo la moria da Covid, il mercato sembra essersi ripreso discretamente. Ieri, domenica, aveva bisogno di una mano per accogliere quattro clienti dagli Stati Uniti. Appuntamento alle 19, si arriva almeno mezz'ora prima. La accompagno con piglio servizievolmente filiale, immaginando una cosetta indolore.
Lasciata l'auto di fronte, nell'enorme parcheggio, salgo anch'io (è un primo piano alto, vecchia Pavia) a dare un'occhiata mentre lei traffica in giro ritoccando e spolverando. Noto che non funziona il wi-fi: la Vodafone station sembra priva di sensi, e mi tocca contattare l'assistenza. In una ventina di minuti riesco a parlare con un call center albanese che mi pronostica al peggio tre giorni di black-out mentre io cerco di spiegare che se affitti casa - per giunta a stranieri - oggi come oggi la connessione web è più importante dell'acqua corrente. "Le metto l'urgenza per motivi di lavoro", dice sapendo di mentire. Ma la prendo per buona, non posso fare altro.

Scendo a mettere in auto un paio di scatoloni di roba inutile da portare via e all'ingresso, sul portone, incontro una famigliola mista: padre italiano, madre orientale madrelingua, e due bambini (età stimata attorno ai cinque anni, forse meno) che entrano nello stabile. Saluto e li prego di lasciare aperto il portone perché devo rientrare subito, mentre il bambino fa di tutto per tentare di richiuderlo e il padre lo accompagna via a forza.
Pochi istanti, e arriva il taxi con gli "ammmerigani", che si ferma sotto il civico a scrutare. Stimando fossero loro, faccio il primo passo: "Giovanna?", dico. Mamma Giovanna è l'intestataria della prenotazione: una burrosa signora originaria dell'Italia, dunque parlante un discreto italiano, che felice risponde: "Sì, siamo noi". Dall'auto scendono, nell'ordine: giovane figlia di Giovanna (l'altra studia a Pavia), giovane amica della figlia, simpatico tassista pavese, e un numero imprecisato di borsoni e valigie che definire enormi è un eufemismo. E in una vita ne ho viste tante, di valigie. Mentre inizio a dare una mano raccomandandomi in silenzio a tutti gli dei dell'Olimpo e anche a Zagor, arriva un secondo taxi con il marito di Giovanna, americano purosangue, che porta in dote altre due mega-valigie. "Meno male che c'è il montacarichi", penso fra me e me.

Il mio essere gentile a collaborativo (mai essere collaborativi) viene giustamente interpretato dalla vasta truppa come un: bello mio, mo con le valigie sono cazzi tuoi, schiavo isauro che non sei altro. Poi sono tutte donne (capirai, tre donne e un uomo in vacanza in Italia per una decina di giorni: è già tanto che non abbiano risalito il Ticino con una portaterei di vestiario), e c'è anche il beneficio della cavalleria. Del resto ho fatto il servizio militare nei Bersaglieri (27' Jamiano, Aviano, Pordenone) e in gioventù feci anche lo sherpa in vendemmia in Oltrepò. Peccato solo che sia in convalescenza dall'ernia non di poco conto di cui vi ho parlato di recente. Non importa. Prendo tutto, valigie e borsoni monstre e li porto dalla strada sin davanti al montacarichi. A 50 centimetri dalla porta del montacarichi c'è il bambino di prima (lo stronzetto che mi voleva richiudere il portone) totalmente incustodito che urla e piange ininterrottamente - ininterrottamente - come solo un bambino sa urlare e piangere. Immaginate la più potente sirena d'allarme e moltiplicate per due i decibel.

Inizio a essere vagamente contrariato. Appena appena. Ma intanto penso: meno male che c'è il montacarichi. Non si potè fare un ascensore vero per motivi di spazio nella tromba delle scale, ma il montacarichi è quasi la stessa cosa, suvvia.
Infilo quattro dei sei valigioni nel piccolo abitacolo e butto su due borsoni in aggiunta. Salgo al primo piano e cerco di far risalire il prezioso strumento meccanico che allevierà le mie sofferenze. Il montacarichi ovviamente non va, è totalmente bloccato. Sarà il peso eccessivo del carico? Non credo, ma - affannato e impregnato di un sudore macilento - lavoro per sottrazione, mentre lì accanto il bambino (faccia al muro) produce suoni talmente acuti e sinistri da far volare per un secondo nella mia mente un pensiero affettuoso alla Franzoni. Tolgo prima una valigia e i due borsoni. Niente. Tolgo un'altra valigia. Niente. Ne restano due. Niente. Il problema dev'essere un altro. Mentre il marito mi guarda sorridente/imbarazzato e Giovanna sale in casa da mia madre con le due ragazze e un borsone (le due girls spippolano allegramente sullo smartphone e non hanno neppure per l'anticamera del cervello di portare su qualcosa), chiamo il numero dell'assistenza montacarichi. E' un cellulare, e mi risponde un pischello, che forse è il figlio del titolare della ditta: "Guardi, le dico subito che l'eventuale intervento è a pagamento. E' domenica, son qui da solo, e non garantisco di riuscire a risolvere". Ma scusi, che servizio è?, domando basito. "No, è che se ci fosse qualcuno dentro bloccato o che sta male ok, ma altrimenti è a pagamento, e comunque non le garantisco di riuscire a risolvere. Glielo dico per correttezza". Quelli che ti inchiappettano dicendo: "Glielo dico per correttezza" sono da sempre i miei preferiti. Vabbé, gli rispondo. Domani, lunedì, mandi per favore qualcuno prima possibile.

Inizio a portare i cinque valigioni monstre al primo piano (tre rampe di scale, il marito si accolla un collo soltanto) mentre la mia ernia canta inediti motivi tirolesi e il bambino sotto, sempre incustodito e credo a questo punto lasciato fuori casa apposta, non smette un secondo di latrare.
Neanche il tempo di finire il trasporto, e da una delle camere da letto arriva la voce soave ma un po' allarmata di mia madre: "Franco, vieni per favore: c'è un problema!". Solo uno?, vorrei rispondere a gran voce, ma le parole mi si soffocano in gola. "Arrivo". Mia madre è ferma davanti alla fotocopiatrice, che le serve per riprodurre le carte d'identità degli ospiti, da consegnare per legge in Questura, con un foglio A4 strappato trasversalmente che brandisce come Katie Bates faceva col martello in Misery non deve morire. Nella fotocopiatrice si è materializzato il più complicato blocco di carta inceppata della storia lombarda recente, che mi costringe non solo alla riapertura di tutto il device, cartuccia del toner compresa, ma anche all'estrazione a mano di ben due (uno era poco) lembi di carta strappata infilatisi in anfratti irraggungibili da mano umana. Risolvo felice con i miei superpoteri. Intanto mi accorgo che mia madre dietro di me spiega all'italo-americana che dei due split di aria condizionata presenti in casa, può utilizzare soltanto quello in soggiorno. Motivo? L'altro in questa camera da letto dice perentoriamente che non va usato (suggerisce piuttosto il ventolone a soffitto) perché lo scarico dell'acqua di condensa sul balcone confluisce in una piccola bacinella - troppo piccola ma più grande non ci stava - che si riempie subito. "E non potevamo lasciare il tubicino libero altrimenti gocciolava in strada e si lamentavano". Too much informations. Intervengo a gamba tesa prima che il divieto di accendere l'aria condizionata (peraltro presente e funzionante) impartito a degli americani creasse seri problemi non solo a noi ma a tutto il Paese. Mattarella e Draghi mi devono ringraziare personalmente.

A parte il fatto che non ero a conoscenza della problematica - sarei intervenuto piuttosto personalmente a mani nude o bevendo attaccato alla cannuccia, perché detesto dare l'impressione di inefficienza fornendo un servizio - ma ti pare il caso di dire queste cose a dei clienti? Del resto la genitrice è fatta così, ci mette tutto il suo candore. Intervengo con un sorriso tiratissimo e un'occhiata irripetibile a mia madre: "Giovanna, don't worry: use it". Per fare che sentisse e capisse anche il parentado.
Rientrando in collina ci fermiamo a mangiare un paio di bistecche al Roadhouse. Vado in bagno a lavarmi le mani. Torno. Va anche mia madre. Torna. Ceniamo dopo un tardo pomeriggio che definire allucinante è poco. Alla fine del pasto la genitrice si china verso di me con aria tra il complice e il misterioso, e fa: "Hai visto che prima sono andata in bagno a lavarmi le mani? Ebbene, sono tornata senza lavarmele: dal rubinetto non usciva l'acqua, allora ho spruzzato sette-otto volte sulle mani dal dispenser del gel disinfettante del Covid e l'ho risolta così".
Sipario.


sabato 26 giugno 2021

POLITICA * CONTE, GRILLO E LA (MANCATA) FORZA DI USCIRNE IN TEMPO

Beppe Grillo, il Garante del M5S, che si definisce "elevato".

Non che ci si potesse aspettare di meglio da questo Paese, che di sorprese in questo senso ne ha riservate sempre pochissime, ma il disfacimento del Movimento 5 Stelle (sotto gli occhi di tutti) è di una tristezza devastante: Casaleggio Junior che litiga con gli altri e vuole mantenere il data base degli iscritti in capo all'associazione Rousseau; si va per avvocati. Luigi Di Maio in ruggine (sottotraccia) con Alessandro Di Battista, che è sempre lì un po' alla finestra e un po' no in attesa di capire che cosa fare per non bruciarsi; e intanto si brucia, facendo il vecchio saggio che commenta i lavori nei cantieri; Giuseppe Conte e Beppe Grillo che si mandano reciprocamente a ranare in uno scenario livido di ricattini, esternazioni, sparate mediatiche. 

Per tenere ostinatamente la palla su qualcosa che stava già faticosamente insieme prima, e che ora sta diventando difficile da gestire. La figura di Grillo, il Garante che perde colpi e ironia impazzendo nel tentativo di non perdere potere (quando sembrava sino a poco tempo fa sul punto di lasciare), è quella che ne esce peggio. D'accordo, c'è la grana del figlio da gestire, ma non l'ho mai visto in queste condizioni. Un brutto spettacolo, per uno che sapeva regalare show non stupendi, indimenticabili. Ma la politica è un'altra partita. E, come in tutte le cose nella vita, bisognerebbe avere la forza di fermarsi qualche attimo prima e uscirne; qualche attimo prima di fare pena.

lunedì 21 giugno 2021

POLITICA * MATTEO SALVINI RIVENDICA TUTTO (CON LEGGERO ANTICIPO)

Il leader della Lega Matteo Salvini, succeduto a Umberto Bossi.
Ingiustamente dileggiato per il suo giocare all'opposizione pur essendo nella compagine di Governo, nonché per la demagogia con la quale sta cercando da q
ualche tempo di mettere il cappello su riaperture, zone bianche e decisioni in tema di mascherine (purtroppo tutto già stabilito da Mario Draghi e dal CTS), Matteo Salvini pesta ancora i pugni sul tavolo. L'ottimo leader della Lega ha così ottenuto per il prossimo futuro degli italiani di dettare il calendario di alcune priorità:

- L'appuntamento col Natale fissato inderogabilmente per il 25 dicembre.
- Un grande evento musical-televisivo, battezzato "Festival di Sanremo", in onda su Rai1 tra febbraio e marzo, probabilmente con Carlo Conti alla conduzione. Finalmente un'idea nuova.
- La riconferma delle accise sui carburanti, che da tempo aveva promesso di togliere, ma che trova ormai psicologicamente così rassicuranti...
- Carni da cuocere su una piastra esposta al fuoco, altrimenti dette Grigliata di Ferragosto, probabilmente in data 15 agosto.
- Possibilità per gli italiani vaccinati con la seconda dose di viaggiare all'estero senza tamponi né quarantene utilizzando quello che lui stesso ha voluto definire "Green Pass", in omaggio ai colori della sua formazione politica.

domenica 20 giugno 2021

CARO COMUNE DI RIMINI, PERCHE' MI PORTI VIA L'AUTO COL CARRO ATTREZZI?

Un negozio di t-shirts e souvenir riminese che involontariamente, con due magliette contrapposte, fotografa l'Italia attuale: da una parte la rabbia del "Buongiorno un cazzo!"; dall'altra la bugia pietosa del "Sono troppo sexy per lavorare".

Rimini, esterno giorno. Sono le 19, lascio l'hotel e mi dirigo verso la felliniana via Amarcord, dove tre giorni prima ho lasciato l'auto. L'intenzione è quella di partire per fare una dronata nei dintorni, visto che il centro è automaticamente bloccato al volo (così come Riccione) causa vicinanza inferiore ai 5 chilometri in linea d'aria con l'aeroporto civile Fellini e l'altro militare. Via Amarcord è una stradina chiusa come tante, a neanche 500 metri dall'abergo, che corre perpendicolare al viale principale interno per sbucare su quello esterno e dunque sul mare. All'inizio c'è soltanto un vezzoso cartello con innocui disegnini che la definisce "strada pedonale", ma chiunque, da sempre, parcheggia lì senza problemi. Come in tutte le mille vie Amarcord più o meno chiuse sul fondo di Rimini e della Romagna.

La mia auto non c'è più. E sono sparite anche TUTTE le altre dieci che di norma parcheggiano lì. Stupore, sconcerto, rabbia, e percezione immediata che non si tratta di un furto, ma di una rimozione. Nonostante (si badi) non esistesse né divieto di sosta né cartello indicante rischio di rimozione. Pare che la sola definizione di "Strada pedonale" autorizzi a tutte queste mancate avvertenze. Sarà colpa mia che non sono più fresco di scuola guida, ma io un segnale bello chiaro l'avrei messo. Ma tant'è. Ho colpa. Non lo sapevo, ma ho colpa, anche se dico: dammi una multa anche di 50 euro, è già una bella lezione. Non farmi portare via l'auto se non intralcio alcunché o non crea pericolo, perché altrimenti la vivrò come una punizione spropositata rispetto all'infrazione. E me ne ricorderò per il resto dei miei giorni, parlando male ovunque del centro romagnolo.

Finite le piccole imprecazioni di conforto, individuo sul posto altri due sfortunati (una coppia e una famigliola con tre bambini) vittime della medesima rimozione. La signora con nutrita famigliola è della vicina San Marino, e prende subito in mano la situazione recuperando in tempi record il numero dell'officina-deposito dove il carro attrezzi ha lasciato le nostre auto. Ci aspettano per recuperarle, si faccia anche presto che devono andare a cena. Intanto il marito: "Ma saranno dieci anni che parcheggio qui e non è mai successo niente: sarà forse qualche residente stronzo che ha chiamato i vigili".

Chiamo un taxi e puntiamo verso il recupero. Scherzetto che fra carro attrezzi, multa e trasferimento mi costerà 250 euro. Sul mezzo possiamo essere soltanto due causa norme anti-Covid. Durante il tragitto mi intrattengo con il tassista cercando di perlustrare la bella figura umana e professionale di un sindaco che permette smodati scempi come questo. Cose che - come si può ben immaginare - fanno un bene assoluto all'immagine del turismo locale. E poi ci si domanda stupiti come mai la gente vada a Sharm e faccia una vacanza in una struttura da sogno con un mare da sogno spendendo 500-600 euro a persona per una settimana. Meno di quel che ti costa qui. Ma non aggiungo altro, ognuno faccia le proprie riflessioni.


Il tassista è un fiume in piena e mi dice di tutto sui pensieri, le parole, le opere e le eccessive sperimentazioni (che qui pare chiamino "gnassate") del renziano Andrea Gnassi, sindaco dell'amena località. Uno che "gira solo in bici e vorebbe eliminare tutte le auto parcheggiate a Rimini, comprese le nostre", sibila il conducente. "Ma anche uno che, a differenza del sindaco di Riccione, che le toglie dalla strada ma mette parcheggi sotterranei, qui non crea neppure parcheggi. In un posto che d'inverno ha 150 mila residenti. Che diventanto anche 800 mila nei picchi estivi".
Piccola pausa tecnica e in modo sanguigno, sull'onda emotiva, dopo l'ascolto del racconto, esclamo: "Ma che (NOME DI IMPORTANTE DIVINITA') se lo inc...!".
Il tassista, in una frazione di secondo: "No, no, per carità! E' andato più volte ospite al Gay Pride: mi sa che così gli fa anche un favore!".
Perdonatemi, ma in questo momento non mi rimane che il conforto dell'umorismo politicamente scorretto made in Romagna. Certo che se trattano così i turisti, quando ci ritornerò?

venerdì 18 giugno 2021

MICHELE MERLO * ECCO IL SUO ULTIMO AUDIO MESSAGGIO

Quello che segue è il saluto alla stampa dei genitori di Michele Merlo, i quali oggi, giorno dei funerali del figlio, morto a 28anni, all'improvviso, per un male incurabile, hanno diffuso un suo toccante audio messaggio che trovate nel video qui sopra. Un'occasione per riflettere e per non dimenticare la profondità e l'intelligenza del giovane cantante lanciato da Amici.

Buongiorno a tutti,

abbiamo, sino ad oggi, comunicato per lo più attraverso i nostri consulenti e legali che continueranno a farlo di nuovo da domani, tranne qualche piccolo sfogo da genitori sofferenti e provati da un immenso dolore che sappiamo già non avrà mai fine. Ma oggi vogliamo parlare noi, vogliamo consegnare, io e Katia, mia moglie, una preghiera a tutti voi…
 
Michele è nostro figlio ma è anche il vostro artista, l’artista molte volte incompreso e da alcuni dimenticato, l’artista con dentro un tormento di emozioni che ha saputo sfogare con le sue canzoni, perché solo così sentiva di essere Michele.
 
Per prima cosa vogliamo ringraziare tutti, senza tralasciare nessuno, in particolare voi che darete voce a Michele per sempre.
 
Oggi, alle h.17, gli daremo tutti insieme l’ultimo saluto e chi lo vorrà potrà pubblicare questo video messaggio che lui ha dedicato prima di tutto a se stesso e che siamo sicuri sognasse di condividere anche con voi. Per chi vuole ci piacerebbe che lo pubblicaste e diffondeste proprio alle 17, così io e mia moglie ci sentiremo meno soli.
 
“Abbiamo il cuore stanco di chi la vita l’ha rincorsa…perché per dire la verità ci voleva forza...e ti ritrovi solo con i pugni nelle mani…e un giorno troveremo pure pace e sarà più semplice di quello che crediamo basterà accettare il buio...viviamo, ricordiamo, soffriamo per sempre come rondini nel temporale…”

Grazie! 
Katia e Domenico

lunedì 14 giugno 2021

MICHELE MERLO: A BOLOGNA LA CAMERA ARDENTE, A VICENZA I FUNERALI

Un'immagine serena di Michele Merlo.

Sarà allestita mercoledì 16 giugno al Pantheon della Certosa di Bologna, dalle 9 alle 16, la camera ardente per Michele Merlo, il cantante di Amici scomparso a 28 a seguito di un'emorragia cerebrale scatenata da una leucemia fulminante.
La messa funebre si terrà venerdì 18 giugno e sarà celebrata per motivi di sicurezza presso lo Stadio comunale “Toni Zen” di Rosà, in via dei Fanti, alle ore 17.
 
Si precisa inoltre che eventuali iniziative benefiche in memoria di Michele Merlo saranno comunicate dalla famiglia stessa e devolute ad “AIL, Associazione italiana contro le leucemie”.
 
 

mercoledì 9 giugno 2021

LA FAMIGLIA MERLO: "NON ABBIAMO CHIESTO DONAZIONI PER MICHELE"

Michele Merlo e la sua improvvisa scomparsa.

Coda di chiarimenti da parte della famiglia di Michele Merlo, il giovane cantante di Amici morto a Bologna nei giorni scorsi per un male incurabile. Un lutto che ha comprensibilmente scosso l'Italia.
"La famiglia Merlo - si legge ora in un comunicato che viene dai suoi consulenti - desidera ringraziare quanti in questi giorni hanno fatto sentire la loro vicinanza e il loro affetto, a partire dai fans, gli artisti e colleghi di Michele, passando per gli addetti ai lavori e a tutti quelli che spontaneamente hanno creato raccolte fondi per ricordarlo. A questo proposito la famiglia tiene a informare che ad oggi non ha avanzato né incentivato nessuna richiesta di donazioni in memoria del proprio figlio per il quale si sta ancora attendendo lo svolgimento dell’autopsia e il nullaosta per celebrare il funerale. Eventuali iniziative verranno ufficialmente comunicate dalla famiglia".

sabato 5 giugno 2021

MICHELE MERLO (X-FACTOR, AMICI) OPERATO D'URGENZA PER EMORRAGIA CEREBRALE

Il giovane cantante Michele Merlo, 28 anni, nato a Marostica e conosciuto anche con lo pseudonimo artistico di “Mike Bird”, già concorrente di talent-show come X-Factor e Amici di Maria De Filippi, è ricoverato in gravi condizioni nel reparto rianimazione dell’Ospedale Maggiore di Bologna dove è stato sottoposto ad intervento chirurgico d’Urgenza nella notte tra giovedì e venerdì scorso a seguito di emorragia cerebrale scatenata da una Leucemia Fulminante improvvisa. A Comunicarlo, attraverso i suoi consulenti, è la stessa famiglia Merlo. Nei giorni  scorsi aveva preoccupato un post su Instagram del cantante che aveva pubblicato sul suo profilo: «Mi esplode la testa». 

ADRIANA VOLPE E SONIA BRUGANELLI OPINIONISTE DELLA PROSSIMA EDIZIONE DEL «GFVIP»

Da sinistra, Sonia Bruganelli e Adriana Volpe, opinioniste del prossimo GFVIP.

Anche se non mi appassiona particolarmente la rivendicazione di anteprime giornalistiche ultimamente tanto cara al web (e a un certo tipo di web un po' tignoso), sono costretto a ricordare che la notizia di Adriana Volpe reclutata da Mediaset come opinionista per la prossima edizione del «Grande Fratello Vip» di Alfonso Signorini noi di TPI, The Post Internazionale, l'abbiamo data il 5 maggio scorso. E la trovate in questo pezzo sul telemercato.

Ieri invece c'è stata l'ufficializzazione del fatto che insieme alla già citata Volpe (che viene da un anno tostissimo e tutto in salita passato a Tv8 con «Ogni mattina», dov'era impegnata nel tentativo di lancio di un'intera fascia oraria) è stata reclutata Sonia Bruganelli, moglie di Paolo Bonolis. Le due prenderanno il posto di Pupo e Antonella Elia. La scelta caduta su Bruganelli è interessante, anche perché la nostra ha una certa vis polemica molto da dire. Spesso sta nell'ombra, ma ogni tanto fa capolino, e questo passaggio non sembra poca cosa per lei, così defilata.

mercoledì 2 giugno 2021

MILANO * IL MIO «VACCINE DAY»? È STATO ESEMPLARE

Pfizer, Moderna, Johnson & Johnson o Astrazeneca? Quale ti toccherà?

E alla fine Pfizer fu, in una data che mai avrebbe potuto essere più simbolica: il 2 giugno, Festa della Repubblica. Il mio «Vaccine Day», l'agognato Giorno del vaccino, lo racconto, per parole e per immagini, nella clip che trovate qui sotto. Il richiamo è previsto per il 7 luglio. Con vacanze un po' a rischio, caisa tardiva prenotazione, ma ancora fattibili.

La somministrazione è avvenuta nella struttura del polo Fiera Milanocity di Viale Scarampo, a Milano, tra medici, addetti e personale che si sono fatti notare per velocità, competenza ed efficienza. Non sembrava manco (lasciatemi fare un po' di demagogia) di essere in Italia. In 40 minuti scarsi si è consumato tutto. Un suggerimento per chi si avvicina soprattutto ai grossi hub metropolitani. Sappiate che l'importante è mantenere fissa e ben precisa la data, il giorno previsto per la prestazione. Per ciò che riguarda gli orari di accesso e check-in, esiste invece di norma una grandissima tolleranza rispetto alla prenotazione. Purché non si sbagli giorno, ovviamente.

Per ciò che riguarda reazioni avverse anche minime, al momento, per quanto mi riguarda, niente di niente. Come bere un bicchiere di rosolio. 


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