giovedì 11 ottobre 2012

PIERO CHIAMBRETTI * «TORNERO' IN STRADA, MA NON PER FARE IL ROMPIBALLE»

«Con Mediaset ho ancora un anno e mezzo di contratto, e mi sono trovato benissimo. L’azienda mi ha chiesto di studiare un progetto, che è quello di tornare a fare tv in mezzo alla strada, come ai miei esordi. Oggi è il posto migliore dove stare per raccontare la realtà, altroché uno studio».
Piero Chiambretti, in onda su Radio 2 con «Chiambretti ore 10», pensa al suo ritorno in video. «Ma con calma» dice «perché a volte rispetto alla tv si dice che è meglio restare alla finestra. E in qualche caso anche chiuderla». Però la cosa è nell’aria, «anche se non c’è niente di definito. Si tratterà di una seconda serata di Italia 1, durante la quale tornerò in strada, ma non come “Portalettere”, sarebbe assurdo, né per provocare, prendere insulti e mazzate, come l’ennesimo rompiballe. Devo trovare una formula che sia lontana dal tipo che corre col microfono inseguito da una telecamera, lontano da “Le iene”, “Striscia”, “Report”, e quant’altro. E non avere una durata obbligata: se c’è stata caccia grossa, ci si dilunga, altrimenti si accorcia dando solo il meglio».

(TV SORRISI E CANZONI - OTTOBRE 2012)

NOVITA' E NUOVO LOOK PER GIUSY FERRERI

Secondo posto alla prima edizione di «X-Factor», Giusy Ferreri non si vede in giro dal cd «Il mio universo», che risale ai primi mesi dello scorso anno. Giusy intanto ha cambiato look (il suo fan club ha pubblicato una foto che ce la mostra com’è oggi), e sta lavorando con la cantautrice e produttrice discografica statunitense Linda Perry a un nuovo album. Che comunque non uscirà prima del 2013.

(TV SORRISI E CANZONI - OTTOBRE 2012)

mercoledì 10 ottobre 2012

IL BILANCIO DI «ITALIA LOVES EMILIA» (CAMPOVOLO 22 SETTEMBRE 2012)

Il 22 settembre 2012 è stata una data indimenticabile. Per le 13 star della musica italiana che hanno scaldato il palco di «Italia Loves Emilia» e per chi ha potuto dire: «Io c’ero». 151.992 spettatori paganti sul pratone di Campovolo (Reggio Emilia), per un incasso totale di 3 milioni e 800 mila euro (ma il dato finale della solidarietà è ancora da aggiornare con altre voci) che ora andranno in beneficenza alle scuole terremotate della zona. Senza contare il pubblico che in radio, su 11 network nazionali, ha assistito allo spettacolo. E le 180 mila persone che hanno seguito il concerto su Sky, per un totale di 60 mila acquisti dell’evento (ovvero altri 600.000 euro per la causa). Il nostro ricordo di Campovolo è il collage di alcune tra le foto più belle twittate dagli artisti.

(TV SORRISI E CANZONI - SETTEMBRE 2012) 

giovedì 4 ottobre 2012

AL BANO * «MA SECONDO LEI, HO MAI CANTATO AL KARAOKE?»

La canzone che mi ricorda il primo bacio.
«“Concerto in Do Maggiore” di Tchaikovsky. Ero a Milano, di notte, in via Santa Maria Fulcorina, al 13, sotto un portone, e lei si chiamava Adriana. Due ore indimenticabili, grande atmosfera. E io, appena arrivato in quella grande città che non conoscevo, ero impacciato e intimidito. Temevo uno schiaffone, che forse al Sud sarebbe arrivato. Invece prese lei l’iniziativa».
La canzone che mi hanno cantato come ninna nanna.
«“Ninna nanna de lu lupu”, in dialetto salentino: me la cantava mia madre. Un misto di dolcezza e protezione, persino dal lupo cattivo, che spaventava tutti i bambini. Il lupo è il simbolo di Lecce, ma quando ne ho visto uno vero, spelacchiato e in gabbia, è stata una delusione».
La canzone che mi ricorda casa.
«Domenico Modugno e la sua “Nel blu dipinto di blu”. Mimmo ha cambiato la musica, e fu il simbolo della rivalsa del Sud. Fu un faro e uno sprone per tutti noi: se ce l’ha fatta, posso provarci anch’io, ripetevamo: dal cantante, all’ingegnere».
La canzone che mi fa pensare alla mia famiglia.
«I brani lirici, da Puccini, a Mascagni, spesso trascritti per corpo bandistico da un grande da troppi dimenticato: il maestro Ernesto Abate, di Squinzano, a 8 chilometri da casa mia. Ha fatto cose straordinarie, lo conoscono per tanti versi in tutto il mondo, ma al suo paese non si sono ancora decisi a dedicargli qualcosa».
La prima canzone che mi ha ossessionato.
«“Only You” dei Platters, coi loro falsetti. Una rivoluzione. Ogni anno arrivava una giostra dalle mie parti, e io tornavo spesso, solo per risentirla».
La canzone che mi ricorda la scuola.
«“Piove (Ciao ciao bambina)” di Modugno. L’insegnante di musica me la faceva cantare in direzione, davanti al preside. Ma era anche idealmente il mio saluto a una ragazza che fu per due anni il mio vero obiettivo: ero innamoratissimo, ma non le ho mai detto nulla. Non ci siamo più visti finché non ho inciso il mio primo disco, “La strada”».
La canzone che riesce sempre a farmi piangere.
«“Nessun dorma”, dalla Turandot di Puccini. Mi tocca l’anima, e non solo quando la canto io. Ci sento la disperazione di un uomo che sta per lasciare questa vita per raggiungere l’altra».
La canzone del mio primo amore.
«“Prima di dormire”. La scrissi alle magistrali, per la ragazza di cui sopra».
La canzone che avrei voluto cantare.
«L’elenco sarebbe lungo, ma dico “Perdere l’amore” di Ranieri. Per colmare qualche lacuna ho inciso da poco un disco intitolato “Fratelli d’Italia”, nel quale interpreto pezzi come “Margherita” di Cocciante, “E tu” di Baglioni, e tante altre».
Il mio pezzo forte al karaoke.
«Non ho niente contro questa forma d’espressione musicale, ma secondo lei, ho mai cantato una canzone al karaoke?».

(TV SORRISI E CANZONI - SETTEMBRE 2012)

mercoledì 3 ottobre 2012

ELENA SOFIA RICCI * LA SUORA PIÙ CONVINCENTE (E ACCLAMATA) DELLA FICTION ITALIANA

Suor Angela, vorrei confessarmi con te…», le chiede incautamente il nostro fotografo. Elena Sofia Ricci stringe i suoi inconfondibili occhi di ghiaccio: «Ragazzo mio, certo che sei duro di comprendonio: sono suora, le suore non confessano. Devi rivolgerti a un prete!». Poi si gira, assume la tipica posa da religiosa modello fiction (braccia e mani aperte e sguardo beato rivolto al cielo) davanti a un’Alfa Romeo d’epoca, e mentre attende i lampi del flash, si lascia andare a un’inequivocabile: «Che s’ha dda fa pe’ campà…».
La protagonista de «I Cesaroni» (Canale 5) è a Modena, sino a dicembre, sul set della seconda serie di «Che Dio ci aiuti», in onda dalla primavera prossima su Raiuno. E «Sorrisi» l’ha blindata all’interno del «Museo Casa Enzo Ferrari», dove si girano alcune scene, non tanto per indagare sull’inedito rapporto suore e motori, ma per proporre ai lettori un’anteprima che sa di celestiale.

Signora Ricci, le suore fanno tante rinunce, ma nel suo caso quella al trucco sembra essere la meno pesante da sopportare…
«Un filo c’è, ma non me ne parli: poi coi capelli raccolti nel velo, ci metto due minuti. Ogni volta, è un’ora risparmiata: per i set de “I Cesaroni” mi sveglio mediamente alle 5,30. Qui, alle 6,30».
Dal mimimal di suor Angela al ritorno come Lucia, truccatissima e circonfusa di luce nella quinta serie de «I Cesaroni». Un bel contrasto.
«È il bello di questo mestiere. Non parliamo di “Mine vaganti” di Ozpetek, dove passavo due ore a imbruttirmi. A volte, serve coraggio».
Non è certo il suo caso, ma spesso le belle attrici hanno anche la percezione che recitare sciatte o struccate, faccia risaltare la loro bravura.
«Pensiero che non mi ha mai sfiorata. Dipende sempre dal personaggio che devo valorizzare, da ciò che recito e da come lo recito».
Qualche rinuncia professionale, l’ha dovuta sopportare?
«Mai, anche conciliando privato e lavoro: i miei picchi professionali hanno sempre coinciso con i periodi nei quali ero incinta: quando aspettavo Emma, facevo “Caro maestro”, e per Maria c’era “Orgoglio”. Non mi sono fatta mancare niente, neanche “Come tu mi vuoi” a teatro. La mia cosa più difficile e importante».
In questa nuova serie di «Che Dio ci aiuti» avrete meno intrighi e più sentimenti. Come mai?
«Piuttosto, ci siamo accorti negli ultimi episodi dello scorso anno che il pubblico gradiva di più alcune tematiche a sfondo sociale. Parleremo quindi anche di adozioni, usura, strozzinaggio. E praticamente sparirà la linea gialla, con incidenti e morti».
In che cosa somiglia a suor Angela?
«Ma io sono suora inside (dentro, Ndr), e anche un po’ Furio, ha presente il personaggio di Verdone? Sono curiosa della vita, e ho un certo carattere. Non dimentichiamo che suor Angela ha un passato di rapina a mano armata e concorso in omicidio. Non è il mio caso, ma anch’io sono stata una ragazza vivace».
Ora però si è imborghesita...
«Assolutamente. Del resto, a parte qualche vero proletario, ormai siamo tutti imborghesiti. E ringrazio mia madre per avermi fatta crescere nella borgata di Acilia, a Roma. Dove ho conosciuto i proletari veri».
Può dare indicazioni vincolanti sui suoi copioni?
«Sì, do indicazioni agli autori, come tutti i colleghi e le guest star. In genere se ne parla, e i problemi, le incongruenze, si aggiustano: del resto, siamo eroi: oggi si lavora con tempi ristrettissimi e pochissimi soldi. Si magnificano gli sceneggiati di un tempo, ma non so quei cast e quelle produzioni come lavorerebbero oggi, in queste condizioni».
Mi permetta l’ineleganza di sottolineare che ha appena compiuto 50 anni. Quali lussi si può concedere?
«Per esempio, quello di evitare le scene d’amore: ho già dato in passato: guardavo il soffitto pensando alla clausola del contratto con la cifra del compenso. Poi, siccome sono bravina, davo l’impressione che mi piacesse».
Dice di essere stata danneggiata dal suo non apparire nei salotti del potere, eppure lavora continuamente.
«Sono tra le attrici più raccomandate dal pubblico. Fortunatamente, se funzioni e fai ascolti, ti richiamano».
Un traguardo ancora da raggiungere.
«Vorrei fare come gli inglesi, e portare al cinema i classici del teatro italiano. E poi qualche fiction dedicata a due-tre grandi donne».
Come Eleonora Duse, se n’è parlato…
«Per carità, il nome lo fa lei, a me ha portato male solo accennarne. Se vuole mi vesto di viola, passo sotto le scale, rovescio il sale, ma non parlo di quei progetti». 
Perché i «Cesaroni» piacciono tanto?
«Perché sono tornati a mordere un po’, a fare “caciara”, a essere Cesaroni, appunto. Nelle ultime stagioni si era stemperato un po’ tutto nel sentimentalismo, e a mio avviso ha nuociuto. Ora siamo tornati con Francesco Vicario alla regia; lui è un genio della commedia e fa anche “Che Dio ci aiuti”».
Presentando la nuova serie de «I Cesaroni» Claudio Amendola ha accennato a qualche problema sul set parlando di qualcuno che voleva mettersi troppo in evidenza. Che cos’è successo?
«Se lui non ha fatto nomi, non ne farò certo io. Posso dire che per quattro/cinque mesi abbiamo girato divertendoci come pazzi. Poi sì, qualche frizione si è avuta, ma ci sta. Cose delle quali mi sono del tutto disinteressata, anche perché ero alle prese con la malattia di mio padre, che poi è mancato».
Con lei nessun problema, quindi?
«Figurarsi. Io e Claudio abbiamo più ore di volo insieme che la Loren e Mastroianni. La prima cosa fu “Quei 36 gradini”, nell’84, dov’era mio fratello. Poi abbiamo fatto insieme 7 serie, con una media di 10-12 puntate ciascuna».
Da suora laica, quali pensa siano gli errori della Chiesa?
«A volte noi progressisti abbiamo preconcetti nei confronti dei preti e di certo bigottismo. Eppure basta cercare e se ne incontrano di fantastici, moderni e aperti. Come suor Benedetta, che mi ha aperto gli occhi e che dice cose come “Che figata!”, come tutti noi. Il cristianesimo è una grande cosa. La Chiesa invece dovrebbe ammorbidirsi un po’ su certi dogmi. E poi è comunque una struttura di potere. E dove c’è il potere, lo vediamo anche in politica, finisce che ci sono problemi».

(TV SORRISI E CANZONI - SETTEMBRE 2012)

martedì 2 ottobre 2012

«ROCK ECONOMY» * LE CANZONI DI UNO SHOW FATTO PIU' DI MUSICA CHE DI PAROLE

Una band di 18 musicisti, 20 vocalist e 35 performers. Senza contare un’altra guest star che potrebbe aggiungersi, in barba alle smentite dell’organizzazione: Jovanotti. Ma per consentire a Celentano di spopolare l'8-9 ottobre all’Arena di Verona, ci saranno anche 13 telecamere, 12 chilometri di cavi, 100 mila watt d’impianto audio, 800 metri quadrati di schermi a led, e 300 tecnici per la gestione dei movimenti di scena.

Canzoni nuove e senza tempo
Tra un ammiccamento e una pausa, Adriano servirà al pubblico pezzi come «Io sono un uomo libero» (2000), o la classicissima «Scende la pioggia» (1969, uno dei due duetti con Morandi, l’altro è «Ti penso e cambia il mondo», del 2011). Pagine inattese come «I Will Drink the Wine» (1973) o immancabili, come «Azzurro» (1968), «Pregherò» (1962), «Svalutation» (1976) e «Prisencolinensinainciusol» (1972). Dall’apparente divertissement de «La cumbia di chi cambia» (2011) a un pezzo del 1961, «Nata per me», restituito in versione rap. Ma anche suggestioni più recenti, come «Non ti accorgevi di me» e «Anna Parte», entrambe del 2011. Fino a «L’artigiano», un brano del 1981 antesignano della protesta contro la «spremitura» fiscale del contribuente. E quindi più che mai d’attualità.

E poi un libro fotografico
Dopo «Rock Economy», Celentano raccoglierà in un volume illustrato (scritto da Claudia Mori) i momenti più belli dello show e del backstage. Il titolo sarà «Adriano Celentano Live - Arena di Verona».

(TV SORRISI E CANZONI -  SETTEMBRE 2012)

«ROCK ECONOMY» * IN TV TORNA CELENTANO (E LA MORI LO RACCONTA)

Torna il Celentano delle carezze in un pugno, delle emozioni senza voce; persino quello dell’amata via Gluck. Insomma torna in tv per due concerti (l’8 e 9 ottobre su Canale 5, in diretta dall’Arena di Verona) l’Adriano che fa ciò che sa fare meglio: cantare. Entrambe le date sono «sold out» da tempo (23.000 biglietti venduti in 127 minuti, giusto per capire il fenomeno), quindi ora la partita si gioca solo tra il pubblico a casa, quello sulle gradinate del leggendario anfiteatro, e i bagarini, che tentano l’impossibile.
«Rock Economy» è il titolo dell’evento, apparentemente seguito ideale di «Rockpolitik» (2005, Raiuno). In realtà stavolta protagonista sarà – come detto – soprattutto la musica. Sul palco con Celentano, che si concede 18 anni dopo l’ultimo tour, ci saranno alcuni ospiti (l’unico nome certo è quello di Gianni Morandi, mentre Claudia Mori smentisce altre presenze ventilate dal tam tam dei media, come Battiato e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro), e l’Adriano predicatore dovrebbe lasciare più dell’80% del tempo disponibile alla sua versione melodico-rockettara. Stando a quanto risulta a «Sorrisi» il momento sociale potrebbe esaurirsi dando voce ad alcuni esperti in materia economica. Per parlare di una crisi che ormai morde in tutta Europa. E sicuramente non ci sarà Beppe Grillo, il nuovo profeta dell’antipolitica.
Il resto è Mistero. Con la maiuscola. Da sempre uno tra gli ingredienti principali delle celentaniche ricette mediatiche.
Per cogliere gli umori della vigilia, abbiamo parlato con Claudia Mori: moglie, manager, produttrice; l’amorevole/inflessibile metà di Adriano. Con lui per nove settimane in un teatro di Asiago per le prove, e al suo fianco a Verona già dal 26 settembre. Perché ai grandi appuntamenti si arriva sempre con un po’ di anticipo.

Signora Mori, assistendo alle prove, in che cosa ha visto Adriano cambiato e in che cosa ha pensato che non cambierà mai?
«Ma Adriano è spesso “dietro a un microfono”, perché di mestiere fa principalmente il cantante. A volte l’arrotino. Per me sarà l’ennesima, grande emozione. Come sempre. Anche per lui, credo. Anche se cerca di non farlo trapelare».
C’è qualche canzone del suo immenso repertorio che avete riscoperto preparando i concerti?
«Forse “Sotto le lenzuola”. Credo sia un gioiellino che colpisce la sensibilità di chi potrebbe aver vissuto una storia simile. Perfetta nella musica, nel testo, nell’arrangiamento. E per come è interpretata».
Il fatto che il concerto sia anche uno spettacolo tv ha cambiato in qualche modo la struttura dello show? Ci saranno passaggi pubblicitari? Avete chiesto di escludere alcuni prodotti lontani dal vostro codice etico?
«Non è uno spettacolo televisivo. Sono due eventi live che Canale 5 riprende e porta nelle case degli italiani. Adriano li ha ideati e pensati da subito come li vedrete. I passaggi pubblicitari all’interno del concerto saranno due. Come a “Rockpolitik”. Forse quella volta fummo interrotti in tre occasioni, ma non ne sono certa. Se avessimo dovuto escludere alcuni prodotti lontani dal nostro codice etico, credo ne rimarrebbero ben pochi».
Quello tra Adriano e la televisione è un rapporto ricco di grandi successi, ma anche di polemiche. Come avete vissuto, per esempio, il tempestoso dopo Sanremo di quest’anno? Le polemiche hanno condizionato Adriano in questa sua decisione di tornare a fare uno spettacolo dal vivo basato principalmente sulla musica?
«Adriano è immune anche da condizionamenti di tipo sanremese. A Sanremo sono accadute cose inaudite per il comportamento di alcuni dirigenti che in un Paese veramente democratico non sarebbero mai accadute. Le sembra normale l’agguato della contestazione preparata nella seconda serata, ad un artista come Adriano, che ha parlato d’amore? Il suo monologo parlava di questo, esprimendo un suo parere su alcuni giornali religiosi che dovrebbero occuparsi di approfondimenti spirituali, di Dio, del Vangelo. Perché questi giornali non affrontano tematiche di questo tipo? La politica, in quanto tale,  non dovrebbe entrare in maniera così invasiva su giornali religiosi. Questo è il suo parere. Si potrà dire? Però Adriano ha toccato le lobby dei giornali e la Chiesa che stranamente si sono coalizzati, cosa mai accaduta prima. Al contrario, spesso, la stampa è stata critica verso la Chiesa per troppa ingerenza nella politica. Adriano ha osato esprimere il suo pensiero critico. La Chiesa chiama eretici  coloro i quali osano mettere in discussione all’interno, cioé da credenti, l’istituzione Chiesa. Vecchie storie che non erano e non sono accettabili».
Lei che lo conosce bene di certo avrà saputo identificare un po’ di tensione in Adriano. Come esprime (se c’è) l’ansia «da giorno della prima»? Crede che derivi più dall’idea di tornare a cantare dal vivo davanti a decine di migliaia di persone o da quella di esibirsi per un pubblico televisivo di molti milioni di spettatori?
«Credo che Adriano viva con emozione l’idea di tornare a cantare davanti a un pubblico che puo vedere. In realtà nella sua carriera ha fatto poche tournée che hanno sempre lasciato un segno di emozioni e successi straordinari. Adriano è stato il primo a cantare negli stadi. Anche in questo caso, è stato il primo. Una condanna... Giocosa!».
E lei come vive quest’attesa? Che cosa la preoccupa e che cosa l’inorgoglisce di più?
«In verità sono io quella più agitata, e mi preoccupa il fatto che si possa emozionare molto anche lui. Quando glielo dico, ci scherza... Ma io non ci casco e rimane la mia ansia che mi fa invecchiare a vista d’occhio. Adriano poi lo amano tutti. Anche quelli che a Sanremo lo hanno fischiato».
Che cosa non dovrà mancare nel camerino di Adriano?
«Acqua, frutta e... una stufetta. In ottobre all’Arena è umido!».
Come vorrebbe che titolassero i quotidiani all’indomani dei concerti?
«Vorrei semplicemente che fossero onesti e senza pregiudizi di alcun tipo. All’Arena di Verona ieri si è esibito dopo 18 anni un grande e irripetibile artista: mio marito!».

(TV SORRISI E CANZONI - SETTEMBRE 2012)

lunedì 1 ottobre 2012

SI POSSONO RIMPIANGERE CRAXI, ANDREOTTI E FORLANI?

Anche nella cosiddetta "Prima Repubblica", politici e amministratori pubblici rubavano e intrallazzavano. Ma lo facevano in silenzio, oserei dire con stile. Ti prendevano per i fondelli, in fondo, ma non c'era sfacciataggine (se non in rarissimi casi). Venivano chi dal Pci, chi dalla Dc, chi dal Psi, chi da correnti minori liberal-repubblicane. E nuotavano nel loro brodo primordiale. Che era magari immondo, ma restava sottotraccia. E se venivano beccati, sparivano per sempre, coperti di vergogna, di disdoro. Via dalla scena del crimine. Chi a casa, chi in qualche esilio più o meno dorato, come il cinghialone di Hammameth, per evitare la cattura. Al massimo scrivevano le loro prigioni, ma se ne restavano buoni buoni.
Oggi, Seconda-Terza (poco tersa) Repubblica, il politico-faccendiere preso con le mani nella marmellata, non solo non sparisce di scena, ma moltiplica i propri passaggi televisivi. In genere di rara volgarità. Proclamandosi innocente, getta fango su altri, urla al complotto della Magistratura, e fa tutto tranne che andarsene o dimettersi. Nella migliore delle ipotesi è stato frainteso; nella peggiore "esiste un complotto" contro di lui, per delegittimarlo. In un crescendo di arroganza e strafottenza nei confronti di chi l'ha votato, che tocca il sublime.
Lo dico piano perché non vorrei essere sentito (questo file si autodistruggerà in 10 secondi), ma da tempo ho iniziato a rimpiangere Craxi, Andreotti e Forlani.

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