La versione 2.0 di
Luca e Paolo è un software multi-piattaforma. Che spazia dalla tv (il ritorno di «Camera cafè», su Italia 1, ma più avanti arriveranno anche gli «Scherzi a parte» di Canale 5) al cinema (il seguito di «Immaturi»), passando per il teatro. Con una rilettura dell’anima inquieta e geniale di
Giorgio Gaber in «Non contate su di noi». «Neanche a Sanremo mi tremavano le gambe come nei primi cinque minuti di questo debutto» dice Luca. Ritornello simbolo di uno spettacolo che lega più generazioni: «Giorgio, la tua generazione avrà anche perso, ma la nostra non ha nemmeno toccato il pallone...».
Bizzarri e Kessisoglu, da scapestrati del video a interpreti del «Signor G.». È il vostro passaggio all’età matura?
Paolo: «Le definizioni te le danno gli altri. Noi avevamo la testa sulle spalle anche agli inizi, col cabaret, quando giravamo trascinando un carro funebre».
Come siete arrivati a Gaber?
Luca: «È un cerchio che si chiude: a 40 anni fare pezzi di Giorgio, per me che l’ho incontrato e lo conosco a memoria, ha un significato immenso. E nasce da una cosa quasi casuale: la sua Fondazione ci aveva chiesto una lettura di qualche testo. Ci siamo appassionati, e ne uscito un intero spettacolo».
L’impressione è che Paolo sia più una sorta di «imitatore» di Gaber e Luca un reinterpretatore…
Paolo: «Credo che dipenda molto dal mio tono di voce, che un po’ si avvicina al suo. Una cosa è certa: Gaber va fatto con i tempi di Gaber, altrimenti non sai che cosa ti può succedere».
Vi siete tenuti lontani dai suoi pezzi più noti, aggiungendo cose scritte da voi in stile gaberiano. Ne esce un uomo non macho né machista, ma pieno di dubbi…
Luca: «Il gioco era proprio quello: mescolare le carte. Ci sono due nostri monologhi, alcune canzoni… È una cosa ripensata. Anche perché Gaber ultimamente è stato fatto troppo, da tanti».
State per tornare con «Camera cafè». Una vostra passione, o una richiesta della rete?
Paolo: «Col successo che ha avuto, avrebbero dovuto chiedercela molto prima. Più di 200 episodi anche stavolta».
Luca: «Occuperà all’inizio quattro prime serate (e lì ho qualche perplessità, mi sembra inadatta), per poi riprendere con la collocazione naturale pomeridiana. Farla ci diverte tantissimo. Pensi che Lucia Ocone doveva entrare solo per un cameo in un episodio, ma ci ha divertito al punto che abbiamo scritto nuove cose apposta per farla restare».
Non è ancora chiaro se «Le Iene» le abbiate abbandonate voi, o se vi abbiano lasciato a casa loro…
Luca: «Era nell’aria. Già da alcuni anni l’azienda ci chiedeva di fare qualcosa per Canale 5. Quando è arrivata una proposta più concreta, abbiamo deciso di lasciare. D’altra parte, dopo 10 anni, ci stava…».
E quella proposta è «Scherzi a parte». Da quando sarete in onda?
Luca: «Se raggiungiamo un accordo, come sembra, da febbraio. Ci stiamo lavorando con Fatma Ruffini, la capostruttura. Bisogna trovare un punto d’incontro: noi siamo perfezionisti, pignoli, due rompic… Anzi, soprattutto due rompic… E se i caratteri forti si incontrano con altri, sono scintille».
Quali garanzie avete chiesto?
Luca: «Fare un programma che sia un buon mix fra scherzi in esterna e varietà in studio. Abbiamo alcune idee e sembra che ci sia buona volontà».
La vostra carriera prenderà mai la piega di quella di Beppe Grillo, passato dal cabaret all'impegno politico-sociale?
Luca: «Non credo. Conosco Beppe ed è una bravissima persona. Lo stimo. È tra coloro che mi hanno fatto più ridere nella vita. Se c'è qualcosa che mi manca è proprio il suo aver rinunciato alla comicità».
Come vi sono sembrati Luca Argentero ed Enrico Brignano alle prese con «Le Iene»?
Luca: «Un’amalgama come la nostra era difficile da ricreare da zero. E vedere un bellone come Argentero che cercava quasi di imitarmi, mi ha fatto un effetto strano. Ho apprezzato comunque il grande coraggio che ha avuto nell’accettare un ruolo evidentemente non suo. Nel reinventarsi».
Spesso gli spot dei comici non fanno ridere granché. I vostri per Fiat erano divertenti?
Luca: «Sì, soprattutto quelli dell’auto blu. Ma ne avevamo anche di più carini, che non sono andati. Il problema è la sperimentazione, che anche in questo settore non si fa più. La pubblicità è affascinante, se non avessi fatto questo mestiere, sarei un pubblicitario».
Quali programmi buttereste della tv di oggi?
Paolo: «Quelli che diventano filoni interminabili. Se funziona un reality, si fanno solo reality; e così con gli show con i bambini che cantano. Dovesse avere ascolto uno dove si mangiano escrementi, tutti a mangiarli? Mah».
Il 6 gennaio, al cinema, uscirà «Immaturi 2 - Il viaggio»...
Paolo: «Dopo la maturità i nostri eroi si concederanno una vacanza in Grecia, con fidanzate e mogli. Ne vedrete davvero di tutti i colori».
Non è ora di scrivere un libro intervistandovi a vicenda?
Luca: «Scrivere per me è una terapia, ma c’è già tanta gente che butta giù cose che nessuno legge».
Paolo: «È presto: in fondo non avremmo molto da raccontare».
(TV SORRISI E CANZONI - DICEMBRE 2011)