lunedì 30 novembre 2020

OROSCOPO 2021 * SE SI RIPETE IL 2020 DEL TORO, SONO IN UNA BOTTE DI FERRO

Il 2020 è sotto gli occhi tutti. Ma il 2021?
Non li guardo mai. Mai. Non li sfioro neppure per 360 giorni l'anno. Soltanto l'ultima settimana, la 52esima, trovandoli ovunque, dalla tv alle riviste, cedo al rito di dare un'occhiata distratta agli oroscopi per il successivo. Solitamente, dalla notte dei tempi, le previsioni per chi è del Toro sono moderatamente positive. Della serie: massì, non farai il botto, però tutto sommato saranno 12 mesi discreti. Lavoro: dai, te la cavi. Amore: non c'è male. Salute: ok, ma occhio alla prostata. Nella migliore delle ipotesi possiamo parlare di cauto ottimismo perenne. Al netto di qualche moderato tiro di jella che mi lascia sempre perplesso. Questo copione, non so per voi, ma per me è immutabile. Sono vittima dell'oroscopo democristiano. Che è anche quello più furbo, se ci pensi. Non ti rendi antipatico al lettore e bene o male, sbagli di poco.

Soltanto lo scorso anno, a fine 2019, sono sobbalzato sulla sedia: tutti i Paolo Fox e i Frati Indovini dell'italico suolo, anzi, del pianeta erano concordi sul fatto che il 2020 sarebbe stata un'annata stupenda per il Toro. Eccezionale. Anzi, l'annata del Toro per eccellenza. Senza ombra di dubbio o sfumatura alcuna. Toro forever. Tutti gli altri muti. Leggevo vaticinii mirabolanti su ogni fronte. Cose mai viste. Tanto che mi sono fregato le mani e ho pensato: qui si svolta. Vinco il Pulitzer, Olga Kurylenko mi suonerà al citofono in Ticinese e vivrò con lei in uno stato di priapistica erezione almeno da gennaio a dicembre sano come un pesce.
Ve lo dico solo perché se è venuto fuori l'anno di merda che poi è uscito (un anno senza precedenti, direi) adesso sapete con chi prendervela.

 

venerdì 27 novembre 2020

VIROLOGI ED EPIDEMIOLOGI? ANDREBBERO CHIUSI TUTTI IN UN CAPANNONE


Avrei un'idea forse un po' medioevale, ma probabilmente efficace, per risolvere il problema di virologi, infettivologi, epidemiologi, scientology, che ormai da quasi un anno popolano i media dicendo l'uno il contrario dell'altro. Fra l'altro la domanda informativa (o para-informativa, a volte) è così grande che ne nascono un paio nuovi a settimana. Qualcuno magari poco prima faceva l'idraulico o il tappezziere e ha annusato l'affare, il famoso Piano B. Catapultare in tv perfetti sconosciuti, anche titolati, facendoli diventare protagonisti (e quindi primedonne un po' in competizione) è da sempre nocivo per la comunità. Specie in casi delicati come questo, che riguardano la Sanità pubblica.

Espongo in breve il progetto. Li mettiamo tutti, ma proprio tutti, dentro un enorme capannone blindato (un appartamento grande non basta più), e li chiudiamo a doppia mandata con pochi viveri e poca acqua. Gli esperti all'interno si pestano come unni per una settimana con clave, ruote dentate, fanno il volo dell'angelo dagli armadietti, usano il tirapugni e i più performanti la spada di Hattori Hanzo. E ogni lunedì a mezzogiorno ne esce uno e uno soltanto (quello che sopravvive) e davanti a tutta (tutta) la stampa riunita dà la sua versione sulla pandemia, i contagi, i vaccini, le misure da adottare, e tutto il corollario.
Avremo così una comunicazione univoca e in breve tempo una drastica riduzione dei virologi. Mettendo in atto artatamente ma virtuosamente una ormai inevitabile selezione darwiniana.




giovedì 26 novembre 2020

IL FIGLIO DI MARADONA: "PER MOTIVI DI SALUTE NON POTRO' ANDARLO A SALUTARE"

Diego Armando Maradona Junior, il figlio del grande campione scomparso ieri, è intervenuto a “Più o meno”, il programma di approfondimento giornalistico condotto da Sabrina Giannini, che andrà in onda questa sera, 26 novembre alle 23.40, su Rai2. Nel corso del suo intervento ha dichiarato: “Io avevo un rapporto costante con lui, ci sentivamo spesso… ci eravamo parlati subito dopo l’operazione, avevamo fatto un videochiamata. È una notizia che mi ha lasciato senza parole. Io ero ricoverato in ospedale e ho appreso la notizia dalla televisione. È iniziato il tam-tam delle telefonate e alla fine mi hanno confermato che, purtroppo, non ce l’aveva fatta. 

Io avevo fatto una videochiamata e lui stava molto bene: scherzava, rideva… e infatti ero molto contento che avesse superato quest’ennesimo ostacolo. Quello che è avvenuto dopo l’operazione è che stava andando anche abbastanza bene… è stata una cosa così, purtroppo. Mi mancheranno le risate, i bei momenti che abbiamo passato insieme mi piace pensare che il capitano del mio cuore non morirà mai e sono certo che sarà sempre vivo nel mio cuore. I medici mi hanno proibito di prendere un aereo perché i miei polmoni non resisterebbero agli sbalzi di pressione e a malincuore devo accettare anche quest’altra sofferenza che la vita mi sta mettendo davanti”.

lunedì 23 novembre 2020

"SORRISI E CANZONI", IL MISTERO DEL LIBRO SU CANALE 5: LE COPIE SONO AL MACERO?

Silvio Berlusconi e il figlio Piersilvio. Sullo sfondo, la cover del libro scomparso.

Si infittisce il mistero di Segrate sul libro (realizzato con tutti i crismi e poi sparito) dedicato ai festeggiamenti per i 40 anni di Canale 5, in bilico fra i programmi della tv di Silvio e quelli della gestione di Pier Silvio Berlusconi. Il primo fondò la rete seguendola per anni, e il secondo la governa come Amministratore Delegato del Gruppo Mediaset dal 2015. 

Ora la preoccupazione è che le copie stampate e che per motivi mai chiariti non hanno visto le edicole possano essere già state mandate al macero da Mondadori; o che comunque questo provvedimento sia stato nel frattempo richiesto. Anche su questo punto l'editore (che non si è ancora espresso) dovrebbe forse fare chiarezza.

Il volume, intitolato "Buon compleanno Canale Cinque" e curato da Edmondo Conti, avrebbe dovuto vedere la luce, per la gioia di tanti lettori, insieme con il settimanale che l'aveva fortemente voluto, Tv Sorrisi e canzoni, ufficialmente il 10 novembre scorso. Ma l'appuntamento è saltato senza alcuna spiegazione. Avevo raccontato tutto il prologo della vicenda in QUESTO ARTICOLO la scorsa settimana. Una storia strana e davvero incredibile, soprattutto se si pensa ad altri particolari di cui sono venuto a conoscenza da fonti sorrisiane. Il libro, realizzato con il contributo fondamentale del ricchissimo archivio fotografico del settimanale (un patrimonio di immagini esclusive), era di per sé un grande valore aggiunto. Quindi in grado di far vendere, si immagina, molte copie a prescindere, in tempi notoriamente di magra per l'editoria italiana. Come se non bastasse, la prefazione era stata scritta di suo pugno nientemeno che da Giancarlo Scheri, attuale direttore della rete del Biscione. E la copertina (che vi mostro fronte-retro qui sotto), realizzata da Mirko Pajè. Grafico di comprovata fama e bravura.

Ma non è finita: sulla pubblicazione che non ha mai visto la luce emergono altri particolari non trascurabili:

Il fronte-retro della copertina di "Buon compleanno Canale Cinque".

tra i personaggi che vi comparivano con testimonianze inedite c'erano volti di primo piano come Antonio Ricci, Maurizio Costanzo, Pierfrancesco Pingitore e Barbara D'Urso. Non mancava neppure un dietro le quinte del "Verissimo" di Silvia Toffanin, per fugare i dubbi di qualcuno che potesse pensare che fosse stata improvvidamente trascurata per una svista fatale la compagna di Piersilvio Berlusconi. Infine, il volume era dedicato ad Alex Adami, giornalista della testata dalla grande caratura umana e professionale scomparso di recente. Un motivo in più per rendergli omaggio dando alle stampe "Buon compleanno Canale Cinque".
La dedica ad Alex Adami.
 

Libro che invece ha concluso misteriosamente la sua corsa dopo essere stato editato con ogni cura. E posso solo immaginare lo stato d'animo delle tante persone che a vario titolo fra Mondadori e Mediaset hanno contributo a realizzarlo. 

Perché cancellare l'uscita di "Buon compleanno Canale Cinque"? Il libro è andato al macero o i lettori hanno ancora la speranza di poterlo sfogliare, eventualmente con una ristampa? Domande che per ora restano senza risposta. Questo spazio resta a disposizione.


sabato 21 novembre 2020

IL MITICO VASCO NON RICORDA SE SIA ANDATO IN COMA «3 O 4 VOLTE» NELLA VITA

Vasco Rossi, il rocker di Zocca.

Trovo adorabile Vasco Rossi: «Sono sopravvissuto agli anni delle BR, alla droga, alla depressione. E al coma, 3 o 4 volte». Come se andare in coma fosse un'esperienza di vita sulla quale sia lecito avere una certa labilità di memoria. Da piccolo, avrò fatto tutte le malattie esantematiche? Fammici pensare: un paio, no, forse tre. Chissà. La colite, mi sarà venuta cinque o sei volte dacché sono al mondo? Mah, devo fare mente locale. No, Vasco è il Blasco e non ricorda se sia andato in coma tre o quattro volte, nella sua esistenza. 
Lo trovo fantastico.

P.S.
Prenda esempio dal mio coscritto Flavio Brenzi (il quale non vive fra l'Italia e Los Angeles ma più modestamente in Oltrepò Pavese) che si è autodichiarato «Sette volte coma etilico» (conoscendolo, mi fido, credo sia nel Guinness dei primati), e che quelle sette volte se le ricorda con precisione assoluta. Sperando si fermi lì, naturalmente.

MARCO GIUSTI VA IN PENSIONE: FINISCE L'ERA DI «STRACULT»

I conduttori di «Stracult». Al centro Andrea Delogu e Marco Giusti.
Ultima puntata di questa stagione lunedì 23 novembre, alle 23.40 per Stracult Live Show, il programma di Rai2 condotto da Andrea Delogu, Fabrizio Biggio e Marco Giusti.
Sarà una puntata carica di contenuti e di emozioni: registi, attori, personaggi del mondo del cinema e dello spettacolo invieranno un saluto a Marco Giusti, conduttore e ideatore del programma, giunto alla pensione.

Quella di “Stracult live show” è una storia ventennale, iniziata nel luglio del 2000: ideato e costruito da Marco Giusti, nasce come il primo programma di tutta la tv "in difesa del cinema italiano che spacca", cioè di quello che piace da morire e divide da morire critica e pubblico.

In venti anni di attività, “Stracult” ha fatto luce su registi, attori e film poco considerati sia dalla critica che dalla televisione. Riportare alla ribalta western, commedie, film di guerra, film comici, spionistici mai visti o dar loro e ai loro autori nuova vita è stata la grande missione di “Stracult” in questi vent'anni. Non tanto per riscrivere una storia del cinema italiano o costruire una nuova classifica di meriti, quanto per dare voce a tanti uomini di spettacolo che non la avevano mai avuta o che non erano stati rispettati come si sarebbe dovuto, a partire da Dario Argento e Sergio Leone.

Saranno ospiti della puntata: il regista Luca Guadagnino, per una riflessione sul futuro del cinema, Daniele Vicari che ha diretto, insieme a Emanuele Scaringi la serie tv di Rai2 “L’alligatore”; e Nike Arrighi, ex modella, artista e attrice che ha partecipato a film di culto “Effetto notte” di François Truffaut, “Sympathy for the Devil” di Jean-Luc Godard con i Rolling Stones, e l’horror “Contessa Dracula”.

martedì 17 novembre 2020

PERCHÉ «SORRISI E CANZONI» HA CANCELLATO L'USCITA DEL LIBRO CHE FESTEGGIA CANALE 5?

Silvio Berlusconi, il figlio Pier Silvio 
e i loghi di Canale 5 e Tv sorrisi e canzoni.

Che cosa sta succedendo in Mondadori? Perché «Tv Sorrisi e canzoni» ha prima realizzato con cura il libro celebrativo «Buon compleanno Canale Cinque», dedicato ai 40 anni della rete ammiraglia Mediaset, e poi ne ha cancellato l'uscita, prevista ufficialmente per martedì scorso, 10 novembre, insieme con il settimanale?

Il mistero di Segrate fa chiacchierare (e un po' sorridere) anche i corridoi di Cologno Monzese, con un rimpallo di tam tam tra le due sedi delle aziende berlusconiane. La notizia dello stop, che mi viene segnalata da buone fonti interne redazionali a Sorrisi, trova facile conferma dando un'occhiata al profilo Facebook dell'autore del libro, Edmondo Conti, che appena il 18 ottobre scorso, con un post pubblico (lo riporto qui sotto), annunciava in pompa magna l'uscita del volume. Ecco le esatte parole dell'autore: «Adesso posso rivelarvelo: martedì 10 novembre, in tutte le edicole d'Italia, con il mitico Sorrisi e Canzoni, uscirà BUON COMPLEANNO CANALE CINQUE, il mio nuovo libro dedicato ai 40 anni del network più amato dagli italiani. Troverete 40 programmi con descrizioni, aneddoti esclusivi e foto inedite. Presto vi mostrerò la copertina: sarà una grande sorpresa!».

Conti sul su Facebook annuncia l'uscita del libro.

Sin qui Conti, con parole precise e lapidarie che infiammano molti appassionati di tv, davvero entusiasti. Dev'essere bello, infatti, poter sfogliare un volume che racconta la storia della rete fondata da Silvio Berlusconi e da lui amorevolmente vegliata per anni, e gestita dal 2015, assieme alle altre del Gruppo Mediaset, dal figlio Piersilvio Berlusconi, che ne è Vicepresidente esecutivo e Amministratore Delegato. Tutto bene, dunque. Benissimo. Invece no. Perché arriva il 10 novembre e del libro, in edicola, non c'è traccia. Sparito totalmente dal radar, nonostante il quarantesimo compleanno di Canale 5 fosse com'è noto, il giorno successivo. Niente di fatto neppure quest'oggi, una settimana dopo: in abbinamento con il settimanale, che ha in copertina Ambra Angiolini in una fiction Mediaset, in edicola c'è solo un diario-agenda del 2021. 

Con un articolo di Paolo Sutera dell'11 novembre, TvBlog, sito solitamente molto ben informato sulle cose televisive, raccontava un retroscena di taglia e cuci avvenuto di recente sul «Caduta libera» di Gerry Scotti per cancellare dalla puntata in onda proprio il giorno del quarantennale tutti i riferimenti alle piccole celebrazioni per Canale 5 già registrati da tempo. Una «vera e propria decisione editoriale» dice il sito citando generiche indiscrezioni, «in segno di rispetto di coloro che sono stati colpiti dall'emergenza sanitaria in corso». In pratica, niente festa né festicciola per dimostrare sensibilità verso i morti per Covid-19. Con una frase buttata lì nella parte finale del pezzo, Sutera recita (apparentemente) il de profundis anche per il libro, dicendo che «ci sarebbe dovuta essere anche una pubblicazione ad hoc per ricordare i 40 anni di Canale 5».

Edmondo Conti mostra il libro su Facebook.

Impossibile non pensare che si tratti del volume di Conti. Però i conti, se mi si passa il gioco di parole, non tornano comunque. Perché se la spiegazione della cancellazione dei video-festeggiamenti in segno di rispetto per le vittime della pandemia può avere un senso a livello televisivo (la tv ha un impatto d'immagine e mediatico molto forte), in tutta evidenza - a mio avviso - non sta affatto in piedi se si parla di un libro. Un semplice libro che esce in sordina in edicola, senza particolare clamore, e che non fa altro che celebrare una lieta ricorrenza; non offende, né può offendere nessuno. Tra l'altro, cancellarne la prevista uscita va palesemente contro la stessa linea editoriale di «Tv Sorrisi e canzoni», che con una pletora di copertine, settimana dopo settimana
, da una vita lancia e promuove volti e programmi di Canale 5. Che cosa sta succedendo, quindi?

Sul suo profilo Facebook Edmondo Conti non si dà pace: tre giorni fa, il 14 novembre, l'autore pubblica un post (lo trovate qui sopra) dove mostra, come promesso, anche la copertina di «Buon compleanno Canale Cinque»; il libro è piazzato al centro, vicino ad altre due sue opere pubblicate in passato e regolarmente uscite. E a un lettore che gli intima: «Fuori il terzo!», risponde non più con l'entusiasmo dell'annuncio del 18 ottobre, ma con un abbacchiato e laconico: «Lo spero tanto...»

Conti su Facebook risponde al lettore che reclama l'uscita del novo libro.

A Segrate (dove i rumors parlano di un numero notevole di copie stampate e bloccate) circola anche una spiegazione per lo stop o comunque l'improvvisa cancellazione della messa in vendita del libro dedicato a Canale 5. Non la pubblico per correttezza in assenza di un riscontro oggettivo, ma è in qualche modo coerente con un altro dato di fatto: è (almeno) dal 13 marzo 2018 (cioè ben prima della pandemia) che «Tv sorrisi e canzoni» annuncia ufficialmente ai media e sui suoi stessi media il ritorno dei Telegatti (diedero inizialmente per certo l'ottobre 2018), il leggendario premio televisivo soppresso nel 2008 e che fu punta di diamante della tv di Silvio Berlusconi. Telegatti che, però, di fatto, arrivati al dunque, non ritornano mai. Altro mistero gaudioso.

Al centro, il libro soppresso
sui 40 anni di Canale 5

Forse, per correttezza nei confronti del pubblico, dovrebbero essere proprio l'editore e/o la direzione del settimanale mondadoriano a disporre finalmente l'uscita di «Buon compleanno Canale Cinque», o quantomeno a spiegare i motivi di questa decisione che lascia a dir poco stupefatti. Questo spazio è a disposizione. È probabile che molti lettori e addetti ai lavori siano curiosi di sfogliarlo, questo benedetto libro, anche per fare un piccolo gioco di società e scoprire quanti e quali dei 40 programmi che illustra (il sottotitolo è: «Il racconto fotografico dei 40 programmi simbolo di Canale 5») appartengano alla tv dell'era di Silvio e quanti a quella di Pier Silvio Berlusconi.

lunedì 16 novembre 2020

LA «VOICE ANATOMY» DEI DOPPIATORI: LE CORDE VOCALI PER DARE EMOZIONI

Pino Insegno in Voice Anatomy

A partire dal 17 novembre alle 23.55, Rai2 presenta “Voice Anatomy”, un format originale incentrato sulla Voce, in tutte le sue declinazioni. A condurlo Pino Insegno, attore, comico, doppiatore, una delle più belle voci del cinema italiano ed internazionale.
Tra ironia e serietà “Voice Anatomy” sarà un grande viaggio alla scoperta del mondo della voce, delle sue potenzialità, delle sue infinite sfaccettature. Ci farà scoprire come la voce sia un elemento fondamentale del nostro vivere, che bisognerebbe imparare a usare bene per migliorarci in molte azioni del nostro quotidiano, nei rapporti umani, in quelli sociali e social: per convincere , ammaliare, sedurre, conquistare, inneggiare, per esprimere la propria sensualità o le proprie idee, i propri pensieri, le emozioni…
Insieme a Pino Insegno incontreremo personaggi famosi, italiani e internazionali, dei grandi testimonial “vocali”. Esperti del settore spiegheranno come superare un problema legato alla voce, come rieducarla con consigli e suggerimenti.
Divulgazione, intrattenimento e comicità saranno le tre direttrici di “Voice Anatomy” grazie alla complicità di un nutrito gruppo di amici che amano divertirsi, oltre che giocare e lavorare con la voce, come il soundteller Albert Hera, uno dei più grandi vocologi al mondo, l’imitatore Claudio Lauretta, il campione di Human Beatbox Azel Cuna, il medico delle grandi star Franco Fussi, l’elegante performer Roberta Siciliano e il suo coreografo Claudio Ferraro, l’influencer e doppiatore The Merluzz e i suoi famosissimi pazienti del web, il professore di dizione Andrea Papalotti, il duo comico de Le Coliche e il noto cabarettista Max Paiella. 
Ospiti straordinari della prima puntata: Andrea Bocelli che si racconterà intimamente come mai prima d’ora; Luca Ward e Francesco Pannofino che interpreteranno i loro monologhi più famosi.
In studio non ci saranno strumenti né basi musicali perché la musica sarà interamente live affidata al gruppo Cluster, una formazione di 6 elementi esclusivamente vocale. Nella prima puntata si esibirà con loro il giovane rapper Shade.

domenica 15 novembre 2020

SERIE TV * «ALEX RIDER»: BEN GIRATA, MA È UNA (MEZZA) FREGATURA


In tema di serie tv fighette, su Amazon Prime Video (che da alcuni giorni ha fatto sparire Amazon dal nome: banale semplificazione o strategia in vista di una decisione commerciale che va nella direzione dell'indipendenza del marchio, e dunque di un abbonamento da pagare a parte, per tradurla in soldoni?) è appena approdata la britannica «Alex Rider»

Si tratta di uno spy thriller all'acqua di rose declinato in otto episodi e interpretato dal teatralmente poco dotato Otto Farrant. Che si cala nei panni di un ragazzo sveglio al quale viene ammazzato lo zio, da anni segretamente al lavoro come agente segreto. C'è poco tempo per le lacrime, perché i datori di lavoro dell'amato congiunto, quelli dell'MI6,  ingaggiano il ragazzo per calarlo nelle loro trame. Bisogna scoprire chi sia l'assassino e poi occorre spedire il pischello a indagare, in incognito, in una sospetta scuola tra le nevi gestita da un pazzo con simpatie hitleriane. L'uomo, un personaggio da barzelletta (quando lo scoprono cancella i file uno a uno dal computer, per dirne una: neanche ai tempi dei modem a 14.4) ha come segretaria una virago simpatica come la sabbia nelle mutande e tiene per il bavero  uno scienziato che ha ingaggiato per condizionare le menti dei pochi, ricchissimi allievi dell'istituto.

Di più non vi racconto per non togliervi la sorpresa, ma diciamo le cose come stanno: a parte qualche fiammata ogni tanto, siamo di fronte a un prodottino ben girato (con finale che lascia le porte aperte a una seconda stagione, ovviamente) ma con poca anima. Si lascia vedere ma non ti inchioda alla poltrona, c'è poco per cui entusiasmarsi. Fors'anche per colpa di qualche guitteria di troppo. Peccato, perché sarebbe bastato poco per migliorare.

venerdì 13 novembre 2020

ECCO «CONTATTO» DEI NEGRAMARO: BEN SUONATO, SCALTRO, CON QUALCHE LITANIA

La formazione dei Negramaro.
È uscito oggi «Contatto» (12 brani spalmati in 49 minuti), il nuovo album dei Negramaro. Il tutto a tre anni dall'ultimo lavoro di studio, «Amore che torni», e a due dall'emorragia cerebrale che aveva colpito il chitarrista della band salentina, Lele Spedicato, minando gli equilibri psicologico-affettivi dei nostri.

Il disco si presenta come un lavoro maturo, livido, perfettamente calato in questi tempi balordi, che inevitabilmente segnano alcune pagine con un carico di cupezza mai rintracciato prima nello stile di Giuliano Sangiorgi e soci. Ci sarebbe stato da stupirsi del contrario. È il caso di «Noi resteremo in piedi», che apre l'album quasi con rabbia.

Qua e là si rappeggia, in omaggio alla mode musicali del momento, che paiono non risparmiare la produzione, curata da Andrea Mariano. Senza eccedere, ma quel "quanto basta" per essere dichiarati contemporanei. Una scaltrezza forse inevitabile, come ha dimostrato di recente anche Max Pezzali in «Qualcosa di nuovo».

L'unica featuring è Madame, che canta nella convincente «Non è vero niente». Il problema è che i pezzi più belli sono quelli più autenticamente negramariani, se mi si passa il termine, non quelli che guardano con qualche incertezza al presente o al futuro. Come «Devi solo ballare», trascinante e preziosa nella sua orecchiabilità. Sarà sicuramente un successo.

L'amore è presente, al solito, in dosi massicce: dagli inediti tormenti di «Come non fosse successo mai niente», meno convincente per via delle sue elucubrazioni, all'ampio respiro rassicurante di «E se domani ti portassi al mare». Piacevoli anche «Scegli me» e «Contatto», che dà il titolo al lavoro. Gli ex ragazzi sono cresciuti, insomma, ed è anche comprensibile.

I riempitivi? Ci sono eccome, piazzati quasi tutti sotto finale: dalla bruttissima «Non è mai per sempre», autentica litania, passando per «La cura del tempo» e «La terra di nessuno». Interessante e molto ben scritta, invece, sul piano testuale, l'ultima arrivata: «Dalle mie parti». Ben otto minuti e 36 secondi di canzone con echi minimalisti.

giovedì 12 novembre 2020

«LA REGINA DEGLI SCACCHI»: SU NETFLIX VANNO IN ONDA LA GRANDEZZA E IL VUOTO DELL'ANIMA

Anya Taylor-Joy sul set di «The Queen's Gambit»,
ovvero La Regina degli scacchi, in onda su Netflix.

Un consiglio spassionato mi sento di darvelo: «La Regina degli scacchi», serie tv in onda su Netflix di cui parlo bene da un parecchio, e che inizia finalmente a essere notata da pubblico e addetti ai lavori.
È la storia (magnificamente recitata) di un'orfana, cresciuta in un istituto fra poco amore e dosi massicce di ansiolitici, alla quale un vecchio inserviente nel seminterrato insegna in tenera età l'arte degli scacchi. Che diventa per la piccola una vera e propria ossessione.
Lei (la sorprendente Anya Taylor-Joy, il cui volto rappresenta come nessuno il vuoto dell'anima, in un perenne straniamento e distacco dal reale) è un piccolo genio, e diventa pian piano campionessa mondiale, restando però prigioniera di alcune dipendenze, tra le quali l'alcol, oltre alle già citate benzodiazepine. Fra parenti di somma aridità e amori dubitabili.
Una volta inziata, vi toccherà finirla in massimo un paio di giorni di binge-watching. Se non siete scacchisti, non preoccupatevi per i tecnicismi del gioco: un po' ci sono (era inevitabile), ma non in maniera disturbante.
Peccato non abbiano mantenuto il titolo originale: «The Queen's Gambit», che trodotto sarebbe La mossa della regina. Stava parecchie spanne sopra quello scelto, didascalico e banalotto. Davvero l'unica nota stonata.

CLAUDIO MARCHISIO A «FAKE»: «SERVONO PENE PIÙ SEVERE PER GLI ULTRAS DEL CALCIO»


Nella terza puntata della nuova stagione di “Fake - La Fabbrica delle notizie” in onda sul Nove il mercoledì alle 23:30, l'ex calciatore bianconero, Claudio Marchisio, è intervenuto sul tema scottante delle guerriglie urbane scatenate dagli Ultras delle fazioni calcistiche. "Il calcio è fonte di vita per tanti. Come possiamo mandare un messaggio sui social per denunciare che questi sono disordini organizzati da esponenti Ultras dell'estrema destra che di solito sarebbero nelle curve ma in questo momento sono nelle piazze?chiede Valentina Petrini.

"Il problema è che non ci sono pene severe e pene rispettate" afferma Marchisio che aggiunge "se uno dopo un mese è fuori per strada non è solo un pericolo per lo stadio è un pericolo ovunque, quindi ci devono essere pene più severe, se si continua su questa strada il problema saranno proprio questi crimini organizzati". E ancora Marchisio "qui abbiamo visto delle scene di Ultrasma ci sono anche scene di ragazzini che vanno in centro città a rompere le vetrine". L'ex calciatore conclude confermando ancora una volta il suo pensiero "Io sono dell'idea che se ci saranno pene più severe potranno anche cambiare le cose, se invece si continua su questa strada non ne usciremo mai".

mercoledì 11 novembre 2020

LA MADRE DI NADIA TOFFA: «NON HO APERTO I SUOI DIARI, E NON LO FARO' MAI»

Nadia Toffa insieme con la madre, Margherita Rebuffoni.

Margherita Rebuffoni
, mamma di Nadia Toffa apre il suo cuore ad Adriana Volpe condividendo con il pubblico di Ogni Mattina, su TV8, i ricordi più belli della figlia.
“Nadia sapeva che non avevo mai letto i suoi diari, non doveva mettere i lucchetti perché aveva la certezza assoluta che non li avrei mai letti. Non li ho letti neanche ora. Ho i diari che ha scritto quando era piccola che non ho mai aperto. Glielo avevo promesso e ho mantenuto la promessa. Non li aprirò mai perché se lei avesse voluto farmi sapere cosa aveva scritto me lo avrebbe detto”, ha dichiarato.
Nadia Toffa, giornalista e conduttrice televisiva, è stato uno tra i volti più popolari della tv, inviata de «Le iene». Si è spenta a Brescia nell'agosto del 2019, a quasi quarant'anni, a causa di tumore che aveva lungamente combattuto. Ha scelto di vivere gran parte della sua malattia senza nascondere nulla al pubblico, presentandosi spesso davanti alle telecamere.

CANALE 5 COMPIE 40 ANNI: HA FATTO BENE AL MERCATO E ALLE STAR, MA AL PUBBLICO?


Sembra ieri che gattonava tra i palinsesti, invece ne è passato di tempo. Auguri a Canale 5, che oggi compie 40 anni. Una rete che ha stimolato la concorrenza, aumentando l'offerta e fatto bene al mercato. Con grande gioia delle star televisive e dei pubblicitari, soprattutto. 
Ma anche la rete che oggi manda in onda cose come «Live - Non è la D'Urso» e «Uomini e donne», e che un tempo sdoganò il genere con le sgallettate di «Non è la Rai», il primo show scarsamente neuronale dei palinsesti che fu anche la prima diretta del gruppo. Fondato da Silvio Berlusconi e attualmente nelle mani del figlio Piersilvio.
Prima della Legge Mammì si procedeva con un escamotage che si chiamava interconnessione per cassettazione. Ovvero videocassette che venivano mandate in onda simultaneamente in prima serata su tutte le piccole reti locali associate al circuito creando una "finta" messa in onda nazionale.
È una rete, Canale 5, che ha serializzato di tutto: cose buone e anche format trash immutabili. Possiamo considerarli esempio di buona televisione e soprattutto un buon esempio per il pubblico meno avvertito culturalmente, che in 40 anni ci è cresciuto? Probabilmente no. Attenzione, però: l'intrattenimento non necessariamente deve essere educativo. Anzi. L'importante però è che non sia (o non diventi) diseducativo.

sabato 7 novembre 2020

STEFANO D'ORAZIO * DODI BATTAGLIA LO RICORDA INSIEME CON TUTTI I POOH

In quest'intervista di due anni fa (cioè due anni dopo la chiusura del cinquantennale percorso artistico dei Pooh, avvenuta nel 2016), il chitarrista bolognese Dodi Battaglia ricorda con estrema sincerità e affetto l'amico e collega Stefano D'Orazio, soffermandosi anche sugli altri Pooh. La posto qui sopra, in apertura. Battaglia si lascia andare ai ricordi e sottolinea pregi e difetti di ciascun componente della formazione più longeva della musica italiana.

Dodi (ne parla in un altro segmento dell'intervista, che pubblico integralmente qui sotto) non avrebbe voluto sciogliere la band, ma la volontà comune ha prevalso. C'è spazio anche per i ricordi e i tanti aneddoti di una carriera straordinaria: dagli incontri con Vasco Rossi e Sting, ai momenti in cui la litigiosità  ha prevalso per un attimo sull'immagine patinata e armoniosa che veniva offerta al pubblico. Salutando Stefano, l'autore della commovente «50 primavere», canzone dedicata ai genitori nel giorno delle loro nozze d'oro.



venerdì 6 novembre 2020

LOMBARDIA ROSSA E CAMPANIA GIALLA: UNA DISPARITÀ DI TRATTAMENTO CHE È UNA RESA DELLO STATO

Da sinistra, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana
e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

La pagliacciata di Fontana che, a giochi già chiusi, ha finto di non sapere che la Lombardia sarebbe finita in zona rossa (quando la cosa gli era perfettamente nota da giorni) per aizzare contro il Governo l'odio della base leghista (lo stesso Fontana che con Gallera tra febbraio e maggio ha fatto cose indecenti in Lombardia), fa da contraltare a una grossa leggerezza commessa da Conte e dal suo staff, che all'ultimo istante hanno infilato la Campania in zona Gialla.
La stessa Campania che sino a due giorni prima veniva indicata da tutti gli organi di stampa come ad altissimo rischio per la diffusione della pandemia, ecc. ecc.
Ora parlano di dati non aggiornati o non inviati, di 21 parametri da considerare, ma temo che il motivo vero sia soprattutto il timore che piazzare la Campania in zona rossa avrebbe generato nella regione disordini e violenze non gestibili. Qualche accenno c'era già stato di recente. Di fatto, una resa dello Stato al fatto che in una situazione già esasperata tutto potesse sfuggire di mano, complice la criminalità. Timore che per la Lombardia sicuramente non esiste. 
Lo comprendo, ma capisco anche la rabbia di chi al Nord vede messa nero su bianco una sgradevole disparità di trattamento. Così si aumenta il disagio generale. Sarà una decisione dettata forse dalla necessità (e magari tra una settimana anche la Campania sarà costretta a entrare in zona rossa), ma politicamente non mi pare un colpo di genio.

giovedì 5 novembre 2020

DPCM A RAFFICA * ZONA ROSSA, GIALLA, ARANCIONE (E GLI ANZIANI DA TUTELARE)

Zone rosse, gialle, arancioni e relative polemiche sul presunto uso politico delle medesime. Fatto sta che il diluvio di DPCM a cui ci ha sottoposto il Governo Conte negli ultimi mesi mi ha ispirato un (modestissimo) contributo satirico. Un po' fattuale, un po' surreale, ma fatto e scritto col cuore.

Lo trovate cliccando sul video qui sopra, dove mi sono calato per qualche minuto nei panni del Premier Giuseppe detto Giuseppi (per dirla con Donald Trump, che non si decide a mollare la Casa Bianca), ispirato dall'esimio Professor C. Baglioni nella stesura di un testo che vi riporterà forse al passato. Ma che andava declamato a dovere. 

Si pensa agli anziani, penalizzati da un tweet di Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria (ah no, era stato il Social Media manager), e riportati in sicurezza dall'ultimo decreto emanato da Conte. Che con tanto di mascherina eora ntra nelle case degli italiani per fare finalmente chiarezza. In attesa del prossimo DPCM, naturalmente.

lunedì 2 novembre 2020

ARBORE, SALEMME E GOGGI SU PROIETTI: «PILASTRO DELLO SPETTACOLO, PAGANINI, L'ETICA DELL'ATTORE»

Renzo Arbore e Vincenzo Salemmo ricordano Gigi Proietti.

RENZO ARBORE:
 
«Ci sono dei personaggi che non sono dei semplici attori o intrattenitori o registi o cantanti o umoristi, ma sono degli autentici pilastri dello spettacolo. Gigi Proietti è uno dei pilastri sui quali si reggeva lo spettacolo italiano, tutto lo spettacolo italiano. Si ricorreva a lui quando bisognava celebrare l'antica Roma, come ha fatto la saggiamente Alberto Angela e si ricorreva a lui per raccontare una facezia romana dei borghi, si ricorreva a lui quando si voleva cantare una canzone meravigliosa, o quando si voleva fare una risata, ma anche quando si doveva pensare o si voleva chiedere un parere sulla società civile o sullo spettacolo.

Gigi è stato il più eclettico artista della sua generazione. L'idea di intestargli il Teatro Brancaccio mi sembra assolutamente un'idea da sposare. Gigi per il teatro e per la diffusione del teatro ha fatto veramente quanto non sono riusciti a fare altri: dalla regia, alla direzione, alla scoperta di nuovi talenti. E' difficile elencare i meriti di una personalità così eclettica come quella di Gigi Proietti. Per me, diciamo, provinciale foggiano trapiantato a Napoli, Gigi personificava Roma, la sua grandezza, la sua bellezza e il suo spirito, la sua cultura. E' l'erede veramente di grandissimi come Aldo Fabrizi, Alberto Sordi. Erede dell'umanità, del disincanto romano, delle qualità dell'ospitalità e dell'accoglienza che i romani hanno tra le proprie caratteristiche. 

E' inutile elencare le malefatte fatte insieme, ha partecipato perfino al mio mio film FF.SS. dopo che io ho partecipato a quasi tutti i suoi programmi televisivi di varietà, ricordando vecchie canzoni, e lui è stato protagonista di molti miei programmi televisivi, sempre con un'idea vincente. Tra i miei ricordi più belli c'è la sua partecipazione a "Meno siamo, meglio stiamo" dove veramente ha sintetizzato quella parte dello spettacolo leggero che lui condivideva insieme allo spettacolo importante del quale è sempre stato rappresentante. Capisco che ogni giudizio su Gigi è riduttivo in questo momento, effettivamente lo shock è stato violentissimo per me. Accanto all’intesa artistica c’è un’intesa umana che è stata fondamentale nella mia carriera, con lui e con la sua famiglia. Eravamo amici confidenti».

VINCENZO SALEMME: «Caro Gigiti scrivo qualche riga quando ancora non so se sarà consentito venire a darti l’ultimo saluto. Non ti vedevo da un anno. In una trasmissione televisiva mi avevi raccontato la tua volontà di prendere in gestione un teatro. E volevi farlo insieme a me. Per me sarebbe stata un’avventura entusiasmante. Fare teatro accanto al più luminoso dei Giullari. Sei quello che meglio di tutti ha saputo spazzare via quelle stupide etichette dei tempi moderni, che dividono gli artisti in “alti” e “bassi”, profondi e superficiali, popolari e di élite...

Avevi un rapporto con il pubblico che non era mai falso, manifestavi ciò che eri. Perché un attore, prima di tutto, deve essere onesto. Questa è l’etica di un vero attore. Tu ogni volta facevi un patto con il pubblico: facciamo finta che io sia... E così diventavi re Lear o Mandrake, un cantante maestoso o un menestrello, raccontavi una barzelletta o recitavi un sonetto del Belli. Il pubblico, con te, non era mai passivo, era essenziale, non ti guardava dal buco della serratura come accade nei reality, era in teatro con te e sceglieva il luogo con te, viveva il racconto con te. Avevi una quantità infinita di talento e, grazie al cielo, ce ne hai fatto dono. Di solito non mi piace usare il termine popolo a sproposito ma nel tuo caso è giusto e doveroso dire che il popolo te ne sarà grato per sempre e non ti dimenticherà mai.

Perché se Attore è anagramma di Teatro, tu ne sei stato l’esempio più nobile».

LORETTA GOGGI: «Dal pestifero Titti all’indomabile Gatto Silvestro: se è vero che mi hai definito uno Stradivari, è altrettanto vero che tu sei stato e rimarrai per sempre il “Cannone” di Guarneri del Gesù di Paganini e Paganini stesso messi insieme! Mi lasci insieme a Sagitta, Carlotta, Susanna, ai tuoi amici e al tuo sconfinato pubblico, orfana del tuo amore, del tuo affetto, della tua straripante  bravura.  Grande in tutto, Gigi caro, anche nell’insegnare, nel trasmettere, senza avarizia alcuna,  ai tuoi allievi, oggi affermati numeri uno, impostazione, dizione, tecnica e segreti della tua arte. Mi hai riportato a recitare, volendomi accanto a te, in teatro, nel 1981, condividendo per la prima volta il palcoscenico con qualcuno. Noi due (tu anche  meraviglioso regista!), da soli, in “Stanno suonando la nostra canzone”, un successo da brivido per me che venivo da Sanremo, che avevo rifiutato, per lavorare con te, il mio secondo Fantastico...  quanto ti devo anche per questo!

Ora non mi resta che unirmi, nello sconcerto di saperti nato al cielo, a tutte le voci del mondo dello spettacolo e al tuo pubblico sterminato  nel gridare a squarciagola perché ti arrivi fin lassù: GRAZIE, GIGIIIII!!!!».

ADDIO GIGI PROIETTI, IL GHIGNO BEFFARDO DEL TALENTO ASSOLUTO


Gigi Proietti
non faceva uno spettacolo. Gigi era lo spettacolo. Tout court. Quando si trovava in scena, su qualsiasi palco, polverizzava in un istante il resto e tutti coloro che – disgraziatamente per loro - gli si trovavano attorno. Diventavano accessori. Non certo per una sua volontà accentratrice (era generosissimo con i comprimari), ma con la forza di un talento assoluto, bruciante, definitivo. Di quel sorriso che diventava ghigno e poi si spegneva in un istante per farsi caricatura, sfottò, balbuzie, stupore, pernacchia. Di un carisma che si portava appresso con una disinvoltura che nessun’altro aveva. È come se si portasse appresso un occhio di bue (la luce tonda e potente che illumina il centro del proscenio) permanente, anche nella vita.
È entrato nella storia del teatro leggero per una marea di motivi, ma piace ricordarlo soprattutto quel «Nu me romp’ er ca’» che era la canzone/tormentone che prendeva mirabilmente in giro gli chansonnier esistenzialisti francesi. Nel 2006 pubblicai per Mondadori «Il peggio della diretta», un volumetto di racconti di sapidi dietro le quinte dello spettacolo raccontati dagli stessi protagonisti. Mi fece l’onore di regalarmi un paio di perle raccontate alla sua maniera, e per questo non finirò mai di ringraziarlo.
Famoso per la mandrakata di «Febbre da cavallo», film che uscì in sordina e che diventò col tempo oggetto di culto pagano, Proietti era molto altro. Poteva recitare qualsiasi cosa (e lo dimostrò nell’interminabile serie di spettacoli di «A me gli occhi, please»), ma non disdegnava neppure le barzellette, all’occorrenza. Con un modo sempre lieve di prendere e mettere in scena la vita, senza mai prendersi e prenderla troppo sul serio. Ebbe una scuola di teatro e alcuni pallidi imitatori di uno stile purtroppo inimitabile.




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