Che cosa resta sull'immenso prato di Campovolo il giorno dopo "Italia Loves
Emilia", evento monstre di musica e solidarietà? Nel cuore sfarfalla il
ricordo di un'indimenticabile serata, di un concerto difficile da
organizzare ma ben confezionato, maestoso e toccante, e sull'erba i
resti di una battaglia: cartacce, bottiglie di plastica, toilette
chimiche al limite della congestione dopo il passaggio di un esercito di
150 mila affamati di live. Insomma, spazzatura. Nella migliore delle
ipotesi, vuoti a perdere.
Dovremmo forse far rientrare in
quest'ultima categoria le polemiche che agitano palco e retropalco, e
delle quali non possiamo non darvi conto? Forse sì, ma tant'è. La prima
riguarda la diretta Sky in pay per view, comprata da circa 50 mila
persone, condotta da Alessandro Cattelan, l'uomo di X-factor, ma
funestata da qualche chiacchiera di troppo che andava a sporcare
l'ascolto della musica. Un vero peccato (molti telespettatori si sono
lamentati, e l'eco del malcontento arrivava persino via sms a chi
assisteva al concerto in platea a Reggio Emilia) ma anche un accordo
preciso fra l'emittente di Murdoch e i discografici, che presto
realizzeranno un DVD del concertone, e che si preoccupavano che non
circolassero sul mercato immagini pirata dell'evento completo. Forse Sky
avrebbe dovuto rinunciare alla diretta, se non poteva garantirne una
versione integrale. Forse bastava specificarlo all'atto dell'acquisto.
Ma non mandarla in onda avrebbe significato rinunciare a parecchi soldi
in beneficenza. Insomma, una questione complessa. Tanto che già
stamattina lo stesso Alessandro Cattelan twittava amareggiato: "Che
risveglio! Mai ricevuti tanti insulti. Brutto quando una cosa fatta col
cuore diventa un boomerang, ma capisco il vostro punto di vista. Da
parte mia, mi spiace per l'incomprensione, ma nessuno ha preso un euro, e
insieme ne abbiamo raccolti mezzo milione per l'Emilia. Questo è
bello".
L'altro venticello malizioso da backstage riguarda i
cantanti. "Non è vero che sono stati qui completamente gratis", sibila
qualche addetto ai lavori. "Non prendono nulla per l'esibizione, ma sai
quanti soldi in SIAE si porteranno a casa dopo? Dovrebbero dare anche
quella in beneficenza". In effetti i diritti d'autore per l'esecuzione
dei brani a Campovolo davanti a 150 mila paganti, più quelli dela platea
televisiva, sono un gruzzolo non indifferente. Che tra qualche mese
arriverà nelle tasche degli autori dei brani, appunto. Ma anche qui la
vicenda è un po' articolata, perché in molti casi (non in tutti,
ovviamente) gli autori non sono gli stessi interpreti, ma qualcuno che
ha scritto canzoni che sono state interpretate. Personaggi noti o di
secondo piano, che lavorano nell'ombra e che andavano convinti a
rinunciare a un ritorno economico importante. Diverso è il caso dei
cantautori sul palco, che potrebbero fare il bel gesto di devolvere tra
qualche mese anche la loro quota SIAE. In assoluta trasparenza. È chiaro
però che sarebbe meglio se fosse una decisione spontanea e comune. Per
togliere qualsiasi ombra da "
Italia Loves Emilia".
Detto questo, vediamo insieme i più e i meno di questo storico Campovolo 22 settembre 2012.
I PIÙ SINTONIZZATI COL TERRITORIO
Oltre
ai Nomadi (formazione in perenne rimaneggiamento ma ora forte della
nuova voce di Cristiano Turato), che hanno fatto da trait d'union con
l'altro concerto benefico al Dall'Ara di Bologna, il sanguigno Zucchero
d'apertura, che al quarto pezzo, "Madre dolcissima", cantato in coro con
Jeff Beck, la Mannoia ed Elisa ha fatto sì che il concerto decollasse
sul serio. E poi, ovviamente, il trascinante Ligabue piazzato in
chiusura. Certo del fatto che "Non è tempo per noi", ma anche che "Il
meglio deve ancora venire". Tra la via Emilia e il rock.
I PIÙ SICURI SUL PALCO
Senza
dubbio Tiziano Ferro, che - in un mare di dovuta retorica sgorgata da
ogni microfono - ha tributato al pubblico l'omaggio più sincero: "Ci
fanno tanti complimenti, ma noi siamo 13, voi 150 mila. Ci mancherete,
perché nessuno di noi è mai stato davanti a un pubblico così". Ovvero,
come sottolineare il privilegio di esserci. Pur essendo sulla scena
relativamente da poco, Ferro ormai è un'assoluta certezza della musica
italiana.
Raggiante, fresca, fasciata in un abito di
paillettes, anche Giorgia si sentiva visibilmente a proprio agio, e
sembra aver completamente superato certe freddezze degli esordi.
LA PIÙ CARISMATICA
C'è
poco da fare, il nome è sempre quello di
Fiorella Mannoia, gran signora
capace di passare dalle suggestioni di "Io non ho paura" alla classica
"Quello che le donne non dicono", pagina immortale di Enrico Ruggeri,
agli echi politico sociali di una sorprendente "Clandestino", insieme
con Jovanotti. Dolcezza, classe e prese di coscienza.
IL MOMENTO PIÙ EMOZIONANTE
Quando
la Mannoia e Giuliano Sangiorgi si sono approcciati alla poesia di
"Anna e Marco", tributo a Dalla. Impossibile non far scendere (è
successo anche al vostro ruvido cronista) almeno un lacrimone. D'altra
parte il mix era perfetto: atmosfera, belle voci, canzone da brividi e
il ricordo del bolognese Lucio, che se ne è andato da poco.
IL VERO AFFABULATORE
Renato
Zero, che ha snocciolato in modo più che esaustivo tutte le ragioni del
suo attaccamento all'Emilia, fra ricordi di mille locali nei quali ha
suonato, e il sostegno ricevuto agli esordi da una Terra sincera. "I
migliori anni della nostra vita" è stato un enorme abbraccio trasversale
sul pratone di Campovolo.
IL PIÙ EMOZIONATO
La
palma spetta a Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, che alla fine della
propria esibizione ha dimenticato di lanciare quella successiva, di
Elisa, e poco più tardi, duettando a sorpresa (non era previsto dalla
scaletta) con Baglioni in "Via", ha sbagliato clamorosamente un'entrata.
IL JOLLY
Per
generosa onnipresenza, senza dubbio Jovanotti. Scanzonato ma un po'
debole con Giorgia, efficace e autoironico con la Mannoia ("Ma no che
non m'annoia, no che non Mannoia"), rappeggiante con i Negramaro.
Frequenti cambi d'abito, energia, una macchina musicale completa,
leggera ma travolgente.
IL PIÙ AMMICCANTE
In
vetta al podio c'è Biagio Antonacci, che porta sul palco la toccante
poesia di una diciassettenne vittima del terremoto, ma prima gioca
accarezzando il pubblico con la malizia del suo tormentone estivo, "Non
vivo più senza te".
IL MENO EMOZIONATO
Con
la carriera che ha alle spalle, visibilmente Claudio Baglioni. Che con
la sua tripletta ("Strada facendo", "La vita è adesso" e "Via") ha
regalato fra l'altro all'esercito di Campovolo tre perle tra le più
vendute - e longeve - della storia della musicale leggera italiana. Di
quando i dischi si vendevano ancora. E sul serio.
LA PIÙ TENERA
Elisa,
con la sua bella voce duttile, corsa in aiuto anche di Zucchero quando
serviva un'altra dose di blues. Sua la frase più strana rivolta al
pubblico: "È surreale essere qui: come quando si mangia un panino con
100 salsicce, e poi si sogna una cosa del genere".
I PIÙ ROCK
Non
pensiate siano i Litfiba, leggermente più addomesticati rispetto alle
vecchie convulsioni da palco di Pelù. Qui se la giocano Ligabue e
Negramaro. Una lotta durissima, che però vincono i salentini. Il loro
treno basso-batteria ha pochi eguali e sta di diritto sul tracciato
dell'Alta Velocità della musica italiana.
(TV SORRISI E CANZONI - SETTEMBRE 2012)