giovedì 6 febbraio 2020

SANREMO, SECONDA SERATA * AMADEUS & SOCI, PIETÀ: NON SI PUÒ FINIRE ALL'1.40

Fiorello a Sanremo nei panni di Maria De Filippi. Era una gag così divertente?
Il Festival di Sanremo tiene botta, anche perché gioca furbescamente protraendosi a oltranza. La seconda serata ha portato a casa 9,6 milioni di spettatori con il 53,3% di share. Piatto ricco mi ci ficco (c'era anche l'attesissima reunion pop dei Ricchi e Poveri, che dopo aver incassato il sontuoso cachet pare si chiameranno solo Ricchi), fra lustrini, cotillons e la rediviva Sabrina Salerno, che si conserva criogenicamente.

Per il resto, qualcuno in Rai si metta una mano sulla coscienza: non si può finire una serata festivaliera all'1.40 di notte (la sera prima non andò molto meglio: 1.25). Non tanto per il povero Michele Zarrillo, che non è più di primo pelo ma lotta insieme a noi e che ieri si è esibito per ultimo, all'una e mezza, ma per il disperato spettatore medio, che se vuole ascoltare tutte le canzoni in gara (teoricamente Sanremo nasce e vive per quello, non dimentichiamolo) deve fare sforzi ciclopici. C'è anche gente che lavora - a Viale Mazzini perdonino la volgarità - e che la mattina dopo si alza molto presto. Questa immane dilatazione degli orari per farcire troppo il cappone non è certo un buon servizio al servizio pubblico. Lo sappiamo: finire tardi consente anche di alzare lo share perché gli altri si spengono e si alza la media, ma lasciatelo fare al «Grande Fratello Vip». Chiudo la lagnosa parentesi, ma era quantomeno dovuta. Sono orari indegni.

Fiorello, intanto, fa cose strane: stavolta ha pressoché rinunciato ai testi, alle performance virtuosistiche (se si eccettua l'ottima «La classica canzone di Sanremo», in stile Rocco Tanica), per varare una sorta di co-conduzione in modalità cazzeggio in combinato disposto con Amadeus. Funziona? Sì, nelle innocue scemate da villaggio Valtur Anni 80 Rosario è imbattibile, ma un po' di lavoro autorale, no? Era davvero così divertente la gag iniziale, quando si è presentato vestito da Maria De Filippi, con lei che ha colto la palla al balzo per intervenire al cellulare? A mio avviso non particolarmente. Sono quelle cosette simpatichine, graziosine, ine ine, che vanno bene, sì, ma come riempitivo. Non si può rinunciare a tutto il resto. E da Fiorello ti aspetti che ribalti il mondo.

Le canzoni. Potrei pentirmene amaramente ma ho trovato suggestiva e innovativa (rispetto ai suoi standard) quella di Piero Pelù. A proposito, una pacca sulla spalla: passare dai Litfiba a Sanremo transitando per The Voice non dev'essere semplice per uno che si contorceva sul palco mandando affanculo il mondo. Interessante (per molti aspetti) anche Levante. E ruffianamente solida «Viceversa», di Francesco Gabbani. Che al momento è saldo in testa nella classifica che fonde i voti delle prime due serate. Totalmente dimenticabile invece il buon Paolo Jannacci, ottimo strumentista, che poteva lasciare il Festival al ricordo del padre.

Infine, per la fortunata serie: a tutte le donne sul palco facciamo recitare un pistolotto sennò passano per belle statuine ed è politicamente scorretto, gli autori (col pubblico letteralmente agonizzante dell'1.35) hanno piazzato un paio di minuti di Laura Chimenti, fascinosa giornalista del Tg1, che leggeva una lettera alle figlie per ribadire quanto mamma ami le proprie creature. Ma parlatevi la mattina davanti al cappuccino e ai corn flakes, benedetto Iddìo. Che ci costa anche meno dell'Eurovisione.

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