mercoledì 17 agosto 2011

GIANCARLO MAGALLI * «SONO STANCO DI FARE IL TAPPABUCHI»

«C'è una cosa in video, forse l'unica, nella quale non mi sono mai cimentato e che mi piacerebbe fare: il talk show. Un programma di parole in seconda o terza serata. Non una "marzullata", intendiamoci: ci metterei dentro un po' di ironia, un po' di cattiveria, sulla falsa riga dei programmi di David Letterman o Johnny Carson in America». Giancarlo Magalli, in Rai, è come il bianco nella moda: va con tutto, persino con la Carlucci. Uomo da pronto intervento (sono passate alla storia alcune sue celebri sostituzioni, come quella di Enrico Montesano nello scorso Fantastico, che colava a picco più del Titanic), ha un'immagine familiare ormai consolidatasi su Raiuno con programmi popolari come Fantastica italiana. «Per quello ho ricevuto anche i complimenti di Biagi, non so se mi spiego», dice con orgoglio. In attesa di debuttare a ottobre con Domenica in (dove ha sostituito in extremis, tanto per cambiare, Paolo Limiti) e il nuovo ciclo de I cervelloni, il nostro non rinuncia a sognare la sua Tv ideale. Anche perché quella che sinora l'Auditel impone è fatta soprattutto di minestre riscaldate. Ecco allora il miraggio di un Giancarlo Magalli show. «No - si schermisce - non ci metterei mai il mio nome, ma punterei sugli ospiti andando a fare prima un buon lavoro di ricerca. Però per realizzare questo progetto, anche se fosse in Rai - ironizza -, forse bisognerà aspettare che Costanzo finisca il suo talk, perché Maurizio non ammette molto la concorrenza nella sua fascia oraria protetta». Il sapido Magalli - due parole una frecciatina - non esaurisce lì i suoi progetti: «L'altra cosa che vorrei fare è una storia della televisione non didascalica; un grande varietà ben fatto, che riproponga le tappe più importanti della storia della Tv. Quello lo vedrei bene insieme con Baudo, come fu per Papaveri e papere. Se si parla di storia della televisione non si può prescindere da alcuni grandi testimoni, che però, caso vuole, militano tutti nell'altra scuderia. Una cosa è certa: mica lo posso fare qui in Rai con Limiti». Nonostante gli eventi lo smentiscano suppergiù ogni 15 giorni, Magalli in Rai non vuole più fare il tappabuchi, tanto che inizialmente pare avesse declinato l'invito a prender parte alla Domenica in con Solenghi: «Farla è sempre stato un mio desiderio - aveva detto - ma dopo anni di mestiere credo di non dover più dimostrare niente a nessuno e non potevo accettare che pensassero a me dopo aver interpellato la Zanicchi e Limiti. Se e quando vorranno propormi il pomeriggio festivo dovranno darmi carta bianca per formare il mio gruppo di lavoro e dirmelo con certezza almeno 3 mesi prima. Sono le mie uniche condizioni. Lo scorso anno mi garantirono tutto, mari e monti, poi all'improvviso mi trovai Michele Guardì come regista ed un progetto già mezzo definito. "Ma come, pensavamo che Guardì le andasse bene", mi disse il direttore Tantillo. Io risposi che erano già venuti meno all'impegno preso». Anche il buon Giancarlo, comunque, quanto a coerenza, non scherza.


(IL GIORNALE - AGOSTO 1998)

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