lunedì 22 agosto 2011

QUANDO IN TV SI COMINCIO' A SFRUTTARE LA CUCINA


Cuochino, cuocherello, cuoco. Com'è, come non è, lo Stivale televisivo - sia d'inverno che d'estate - si popola di camici bianchi, mestoli, pentole e soffici cappelli. ormai una regola, non ci si scappa. Sarà perché «Italiani brafa cente: pizza, spaghetti, chitarra mandolino», come diceva qualcuno; sarà che al rigore della ricetta che viene dispensata dall'alto di tanta maestria non ci sappiamo proprio sottrarre, resta il fatto che la video-tavola è sempre imbandita. E tutti pontificano, anche perché due uova al tegamino più o meno le sa fare chiunque. E poi, diamine, ci sono i cuochi da sistemare: quelli di famiglia, l'amico del potente, il tre forchette sulla guida Michelin che ha quel bel ristorantino tanto chic da ambire alla quarta, e via elencando. Senza contare che il reiterato passaggio televisivo genera per il suddetto homo fornellensis un indotto non indifferente: copertine di riviste di settore e no, perenni citazioni, anche a sproposito, nelle rubriche di gossip di Panorama e dell'Espresso e - soprattutto - loro, le temibili dispense di cucina. Arrivano come se piovesse e fanno guadagnare bene a fatica zero. Le trovi in edicola, a fascicoli, vanno avanti per tre generazioni e quando le inizi sai già che le finirà il figlio di tuo figlio dopo aver venduto casa e terreni dei tuoi avi. Ormai si lasciano in stecca, come a militare. Tutto ciò per dire che a diventare cuochi di corte o tele-cuochi, c'è tutto da guadagnare e nulla da perdere. Il paladino del genere è quel giargianella di Davide Mengacci, che su Rete 4 sta dando buoni risultati d'ascolto con Fornelli d'Italia; è recidivo, il nostro, dal momento che anche d'inverno, ne La domenica del villaggio, gira per l'Italia armato di forchetta infilzando metaforicamente solerti casalinghe indifese pronte a spiegare il segreto dell'involtino. Lui le guarda e le fa sue. La madrina, invece, è Antonella Clerici, un'altra che ci tiene assai. Al punto che - dopo aver piazzato un angoletto di cucina (tanto per gradire) nel suo ultimo, sfortunato programma Mediaset - ora è tornata in Rai e debutterà a settembre all'ora di pranzo con Mezzogiorno di cuoco. Titolo conteso, fra l'altro, a ulteriore dimostrazione del fatto che la cucina (come la medicina, guadagna terreno) è un elemento ormai imprescindibile del video. Sembra una contraddizione, dal momento che nessun apparecchio televisivo riesce ancora a trasmettere allo spettatore odori e sapori, eppure è così. Perché?, ci si domanda. In questo caso fa premio la scena, il rito, la preparazione della ricetta, il racconto stesso che genera in chi guarda la classica acquolina in bocca. Televisivamente in genere - altro paradosso - questi sono programmi assai sciapi, che si cerca di vivacizzare con una conduzione il più possibile briosa. Se mettiamo da parte Suor Germana e Wilma De Angelis, con i loro vecchi feudi in parte smantellati, l'approdo dei manicaretti in Tv ha origini antiche ma non antichissime. Professionalmente, lo si può far risalire ad alcune incursioni enogastronomiche di Vincenzo Buonassisi o Luigi Veronelli, ma a far virare il tutto verso la necessaria spettacolarizzazione è stato il solito Pippo Baudo. Fu lui a introdurre in Partita doppia (Raiuno) le prime gare fra salumieri intenti ad affettare il prosciutto di Parma decantandone i pregi e raccontandone la storia. Ecco, per parlare di intingoli in Tv a volte basta cambiare una vocale: dal sapore al sapere.

(IL GIORNALE - GIUGNO 2000)

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