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venerdì 31 marzo 2017

MAGALLI CONTRO VOLPE, ALL'ULTIMO SANGUE: «SAPESTE COME FA A LAVORARE DA 20 ANNI...»

Adriana Volpe e Giancarlo Magalli.
Alla fine ne resterà uno solo, come nelle disfide più leggendarie. 
Lo scontro al calor bianco tra Giancarlo Magalli e Adriana Volpe non conosce soste e diventa sempre più appassionante. Dopo le ultime scaramucce avvenute in diretta e relative all'età di Magalli e la risposta piccata del conduttore, Giuseppe Candela di Dagospia si accorge di un'altra bordata tirata dal volto di Raidue (in una risposta data a un giornalista su Facebook, che riporto qui sotto) alla sua partner televisiva.


Rispondendo a Walter Giannò, che sembra invocare l'epurazione di Magalli da parte della Rai dopo quella di Paola Perego per l'affaire donne dell'Est, l'uomo dei «I fatti vostri» rincara la dose: «Io ce l'avevo solo con lei, non con le donne che ho sempre rispettato e che forse si sentirebbero più insultate se sapessero come fa a lavorare da 20 anni...». Giancarlo, si sa, non le manda a dire, e la polemica con la Volpe è cosa antica: anche nel mio libro, «Il peggio della diretta», ha raccontato un aneddoto relativo a lei. Già in passato su TvBlog non si era mai risparmiato nelle frecciate volpine. Insomma, una convivenza molto, molto difficile. La Volpe rintuzza ogni volta a modo suo. I due, però, non si fermano. E l'impressione è che stavolta, con l'ultima sortita di Magalli, sia arrivata davvero la resa dei conti.
Qui sotto, la risposta di Adriana Volpe a Magalli, che non è tardata ad arrivare, sempre su Facebook. La conduttrice invoca giustizia e pare abbia querelato il collega.



mercoledì 30 settembre 2015

MORANDI NEGA UN SELFIE A MAGALLI, E LUI: «I LIKE NON DANNO LA FELICITA'»

La querelle Giancarlo Magalli contro Gianni Morandi per un selfie negato è una tra le chicche delle ultime ore nel catino dello spettacolo italiano, spia del mal di web che ha ormai colpito i personaggi nostrani. Anche quelli più stagionati, che non hanno il tweet facile come Fedez (o Gasparri). Per chi se lo fosse perso, ecco il post che il conduttore romano ha affidato ieri a Facebook, Instagram e i propri spazi social, ripreso da diverse testate on-line:
«Stasera ho incontrato Gianni Morandi in un ristorante. Io tornavo da uno spettacolo teatrale a cui avevo assistito, lui dal concerto con Baglioni. L'ho salutato, ci conosciamo da anni, e poi gli ho detto: "Visto che tutti e due abbiamo tanti amici su Facebook, facciamoci un selfie insieme e pubblichiamolo, sarebbe divertente!". Mi ha risposto: "Ci devo pensare". Me ne sono andato ed ho capito che i like non danno la felicità».

Che dire? Conosco Gianni Morandi - l'uomo da due milioni di «Mi piace» - da diversi anni, e so (anche perché me lo confermano molti che hanno lavorato con lui) che è un coltivatore diretto di dubbi di ogni genere. Prima di ogni minima decisione, fa penare come nessuno. Che avesse preso così seriamente anche la gestione della propria celebre pagina Facebook, nella quale tutto sembra nascere con contadina spontaneità e semplicità emiliana, però, mi mancava. Eppure è un atteggiamento molto morandiano, anche se lui - nello specifico - nega l'addebito. Resta il fatto che soppesare l'opportunità di fare un selfie con Magalli, temporeggiare e quindi (di fatto) negarlo è una pensata che va oltre i confini del Paranormale.


Solidarietà a Magalli, quindi. E tu Gianni, dai, stai sciallo. Una volta andavi a cento all'ora e adesso che sei addirittura uno dei «Capitani coraggiosi» tiri il freno a mano e hai paura che un innocente selfie (mica con Totò Riina, eh, si parla di Magalli) ti rovini l'immagine? Questa cosa proprio non si può sentire...


lunedì 7 maggio 2012

GIANCARLO MAGALLI * «SONO LO SCOTTI DI RAIUNO, MA A SANREMO MI TEMONO»

Giancarlo Magalli, lei il 18 maggio torna su Raiuno con un nuovo game show: «Mi gioco la nonna». Visto com’è messo il Paese, ha pensato che sacrificarla fosse l’unica soluzione?
«Guardi che nonna non ci lascia le penne... Anzi, è una risorsa quando sei in difficoltà (come oggi accade anche nell’economia domestica delle giovani coppie), un jolly da giocare in emergenza per le due famiglie-squadre che si scontrano in prove atletiche e di abilità. Ma non le appenderemo al soffitto, tranquilli. Saranno sedute».
È un format tedesco: «Family Showdown»…
«Non mi pare vero di andare in onda con un programma dove non ci siano gare di ballo, cuochi, canzoni Anni 60 e tre giudici famosi. Infatti andrà malissimo…».
Non dica così… L’avete modificato parecchio, pare.
«Per forza, era freddo: quello tedesco è brutto, con il conduttore ingessato, sembra un cameriere. E c’è troppo antagonismo, quasi non si parlano».
Capito, sarete tarallucci e vino. Soluzione all’italiana.
«Saremo più caldi. L’errore dei format è non adattarli. Anche cose comprate in Francia o Spagna, Paesi che si ritengono a noi più vicini, possono non funzionare. Hanno gusti televisivi molto diversi».
Questa della nonna come jolly, mi ricorda molto «Giochi senza frontiere»…
«Ne fui l’organizzatore fra il ’70 e il ’74. Ogni 15 giorni diretta da uno dei Paesi coinvolti. Una cosa monstre. Facevamo 100 milioni di spettatori a puntata. In sette puntate più la finale, un miliardo di persone. Quando sento la sigla dell’Eurovisione, mi si gela ancora il sangue».
È al suo ritorno su Raiuno in prima serata dopo 13 anni, come ha scritto qualcuno. Come la vogliamo chiamare: colossale svista?
«In realtà sono otto-nove, e qualche prima serata sporadica in giro l’ho fatta. Iniziò tutto quando arrivò Fabrizio Del Noce a Raiuno. Fece il repulisti: io, Baudo, Carrà, Frizzi. Fabrizio si riprese per il rotto della cuffia, alla fine, con “Soliti ignoti”, e Raffaella manca ancora. Un’ecatombe. Così mi sono rifugiato su Raidue all’ora di pranzo».
Del Noce voleva rinnovare la rete?
«Non me lo spiego: eravamo anche amici, prima. Ma quando diventò direttore, cambiò faccia».
E dire che lei ha il physique da Raiuno… Come Gerry Scotti l’ha da Canale 5. Ha notato che le taglie forti sono più adatte alle reti ammiraglie?
«Ma sa che lo penso anch’io? Conosco e stimo Gerry, e mi sono sempre considerato lo Scotti della Rai. Poi sono arrivati i Max Giusti, i Pupo… Gente che va anche bene, ma non è in grado di coprire quelle fasce. Conti funziona, lui sì. Io avrei dovuto sostituire Bonolis ad “Affari tuoi” quando passò a Mediaset, ma poi arrivò…».
Non me lo dica: Del Noce.
«Sì, e ci mise Pupo».
Non farà anche lei come ogni conduttore che si rispetti, che prima o poi cade nella trappola di ritenersi più importante del format?
«Macché. Sono in onda da 20 anni per 180 giorni l’anno. Figurarsi se posso sostenere che la gente è in crisi d’astinenza da Magalli».
Le grosse reti sono quelle che patiscono di più l’attuale frammentazione degli ascolti.
«Lo zoccolo duro non esiste più: al massimo è una ciabatta. Una volta, qualsiasi cosa tu mandassi in onda su Raiuno non facevi meno del 18-20% di share. Oggi si arriva tranquillamente al 12-13%. La gente sceglie, e ci sono centinaia di canali».
Anni fa Pippo Baudo disse che «La Rai è un jet pilotato da boy scout». Lei come la pensa?
«Oggi è pilotato da gente più compentente, ma manca la benzina. Il risultato finale per il viaggiatore rischia di essere lo stesso».
Dica la verità: lei si è dato una grossa calmata.
«In che senso?»
Prima nelle interviste aveva la classica «parola buona» per tutti. Ora sembra che si autocensuri.
«Non mi autocensuro. Se ho qualcosa da dire la dico, da sempre. Come fanno quelli come me, senza raccomandazioni né padrini. Difendo il mio lavoro. Solo, sono più cauto con certi giornali, tipo uno che mi ha intervistato di recente, e che non mi beccherà mai più».
Che cos’ha combinato?
«Intervista di un’ora durante la quale parlo di: vita, carriera, lavoro, famiglia, colleghi che apprezzo, qualsiasi cosa, e alla fine due timide considerazioni critiche sul “Grande Fratello”, Pupo ed Enrico Papi. Tutto il resto sparisce. Titolo: “Magalli spara a zero su Pupo, Papi e Marcuzzi”. Manco l’avevo citata».
Le belle ragazze che sono con lei in questo show, Debora Salvalaggio ed Elisa Silvestrin, sono state scelte con criteri da Prima Repubblica, Seconda o Governo tecnico?
«Mi sa che i criteri erano gli stessi anche in monarchia… Loro parlano. Non vallette, ma inviate. Il loro compito è svegliare alle sei di mattina le famiglie sfidanti per portarle a Roma, in studio».
È finito il tempo dei reality, o avranno ancora buon gioco?
«La struttura è sempre la stessa: nominations, confessionali… Hanno un po’ stancato. “L’isola” regge ancora, ma anche lì, alcuni sono al secondo-terzo passaggio. Non sanno più chi chiamare. E il “Grande Fratello” è pieno di coatti terrificanti che vanno in scena sapendo già che cosa succederà loro. Pensare che il GF, l’ho amato tanto...».
All’inizio?
«La prima edizione. Conoscevo il regista e andavo estasiato a Cinecittà a guardarmeli nell’acquario, dietro i vetri. Straordinario. C’era anche Taricone, poi l’ho conosciuto. E quella siciliana, Anna La Rosa…».
Guardi che è Marina…
«Ah sì, scusi… Marina La Rosa. Anna è quella che fa “TeleCamere”. Andrebbe bene per “L’isola dei famosi”…».
Sanremo 2013. Avremo un Gianni Morandi tris, Carlo Conti o Massimo Ranieri?
«Morandi credo si sia intelligentemente chiamato fuori, per evitare il baratro. Conti di musica ne sa, e con buoni autori potrebbe funzionare anche Ranieri. Che è il personaggio che forse desterebbe maggiore curiosità».
A lei lo proporrebbero mai?
«Me lo propose il comune, anni fa. E la Rai avrebbe accettato. Ma si misero di traverso i discografici, che temevano il mio sense of humour. Della serie: “Abbiamo speso milioni per lanciare un tipo, poi arriva lui e con una battuta…”. Fui stoppato. Sanremo è un posto allucinante dove l’ironia non ha cittadinanza. Panariello si censurava, e il povero Vianello fu querelato da una cantante perché ammiccò blandamente a una canzone simile a quella che questa tizia aveva cantato l’anno precedente. Lo sa come funziona Sanremo?».
No, come funziona?
«Se lo fai bene, non se ne accorge nessuno. Se è un flop, te lo rinfacciano per tutta la vita».

´TV SORRISI E CANZONI - APRILE 2012)

martedì 24 gennaio 2012

CLAUDIO LIPPI * «HO BUSSATO A TANTE PORTE, MA LE HO TROVATE CHIUSE»

«Sono rintronato, sa? Acquisto apparente lucidità solo quando si accende la telecamera». L’autoironia è il tratto dominante di Claudio Lippi, ingrediente a sorpresa de «La prova del cuoco» di Raiuno. Già curatore di una rubrica il lunedì, si è ritrovato a sostituire la conduttrice, Antonella Clerici, «bloccata a Bruxelles a causa di una piccola infezione alle vie urinarie della figlia Maelle» dice Lippi. «Mi ha pregato di sostituirla qualche giorno e, da incosciente, ho detto sì».

Del resto la tv è il suo elemento.
«Questo lo sappiamo lei, io e qualche milione di spettatori. Ma sembra che ai piani alti del video non se ne accorgano più. Dovrei fare ogni volta un provino?».
Gli ascolti però l’hanno premiata.
«E su Twitter, migliaia di messaggi: “Bravo, bene, torna…”. Ci mancava qualcuno che scrivesse: “Sai che dovresti fare tv?”».
Come l’ha presa?
«Ok. Basta che non si faccia vivo qualche big dello spettacolo, come Baudo e altri, quelli che ormai vedi solo ai funerali, per parlare bene di me. È la volta che mi inc… anche da morto».
Il suo ultimo show?
«Me ne andai alla quinta puntata della prima edizione della “Buona domenica” della Perego. Non condividevo molto di quello che andava in onda, e gli autori dicevano: “Beh? Stai in camerino: ti pagano comunque…”. E io: “Non pagatemi, me ne vado”».
Da allora, è finito il feeeling?
«Per molti addetti ai lavori – inspiegabilmente - sono diventato uno del quale era meglio non parlare. Considerato un po’ come Battisti, l’ex terrorista in Brasile. Avrei potuto espatriare».
Questo rimpiazzo la rilancia?
«In questo ambiente non si sa mai. E poi oggi la tv ripete troppo se stessa, e i propri schemi più o meno collaudati. Anche se certi format cominciano a traballare».
Però la sua è una rivincita.
«In questi cinque anni ho bussato a molte porte, e molte le ho trovate chiuse. Mi vien da dire che forse non era così sorprendente che facessi audience».
E se diventasse, come Magalli ai tempi, il pronto soccorso ufficiale dei programmi Rai?
«È nel mio karma: subentrai a Corrado operato alle corde vocali; sostituii Teocoli quando lasciò “Mai dire gol”; entrai in una domenica della Cuccarini che non guardavano neanche i parenti. Ok, ma poi chi aiuta me?».


(TV SORRISI E CANZONI - GENNAIO 2012)

mercoledì 17 agosto 2011

GIANCARLO MAGALLI * «SONO STANCO DI FARE IL TAPPABUCHI»

«C'è una cosa in video, forse l'unica, nella quale non mi sono mai cimentato e che mi piacerebbe fare: il talk show. Un programma di parole in seconda o terza serata. Non una "marzullata", intendiamoci: ci metterei dentro un po' di ironia, un po' di cattiveria, sulla falsa riga dei programmi di David Letterman o Johnny Carson in America». Giancarlo Magalli, in Rai, è come il bianco nella moda: va con tutto, persino con la Carlucci. Uomo da pronto intervento (sono passate alla storia alcune sue celebri sostituzioni, come quella di Enrico Montesano nello scorso Fantastico, che colava a picco più del Titanic), ha un'immagine familiare ormai consolidatasi su Raiuno con programmi popolari come Fantastica italiana. «Per quello ho ricevuto anche i complimenti di Biagi, non so se mi spiego», dice con orgoglio. In attesa di debuttare a ottobre con Domenica in (dove ha sostituito in extremis, tanto per cambiare, Paolo Limiti) e il nuovo ciclo de I cervelloni, il nostro non rinuncia a sognare la sua Tv ideale. Anche perché quella che sinora l'Auditel impone è fatta soprattutto di minestre riscaldate. Ecco allora il miraggio di un Giancarlo Magalli show. «No - si schermisce - non ci metterei mai il mio nome, ma punterei sugli ospiti andando a fare prima un buon lavoro di ricerca. Però per realizzare questo progetto, anche se fosse in Rai - ironizza -, forse bisognerà aspettare che Costanzo finisca il suo talk, perché Maurizio non ammette molto la concorrenza nella sua fascia oraria protetta». Il sapido Magalli - due parole una frecciatina - non esaurisce lì i suoi progetti: «L'altra cosa che vorrei fare è una storia della televisione non didascalica; un grande varietà ben fatto, che riproponga le tappe più importanti della storia della Tv. Quello lo vedrei bene insieme con Baudo, come fu per Papaveri e papere. Se si parla di storia della televisione non si può prescindere da alcuni grandi testimoni, che però, caso vuole, militano tutti nell'altra scuderia. Una cosa è certa: mica lo posso fare qui in Rai con Limiti». Nonostante gli eventi lo smentiscano suppergiù ogni 15 giorni, Magalli in Rai non vuole più fare il tappabuchi, tanto che inizialmente pare avesse declinato l'invito a prender parte alla Domenica in con Solenghi: «Farla è sempre stato un mio desiderio - aveva detto - ma dopo anni di mestiere credo di non dover più dimostrare niente a nessuno e non potevo accettare che pensassero a me dopo aver interpellato la Zanicchi e Limiti. Se e quando vorranno propormi il pomeriggio festivo dovranno darmi carta bianca per formare il mio gruppo di lavoro e dirmelo con certezza almeno 3 mesi prima. Sono le mie uniche condizioni. Lo scorso anno mi garantirono tutto, mari e monti, poi all'improvviso mi trovai Michele Guardì come regista ed un progetto già mezzo definito. "Ma come, pensavamo che Guardì le andasse bene", mi disse il direttore Tantillo. Io risposi che erano già venuti meno all'impegno preso». Anche il buon Giancarlo, comunque, quanto a coerenza, non scherza.


(IL GIORNALE - AGOSTO 1998)

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