martedì 3 settembre 2013

LORENZO JOVANOTTI NEGLI STADI E QUEI "RAGAZZI FORTUNATI" (MA NEANCHE TANTO)

Ricevo da un bancario illuminato e volentieri diffondo.

La prima serata televisiva di ieri ci ha fornito una formidabile e non scontata carica di verità, che è la seguente: da un errore si deve generare attenzione e reazione.
Da un lato, su Raiuno, la mia amica “princess”, Daniela, ascoltava (o forse guardava?!) Jovanotti, Lorenzo Cherubini, animale da concerto, in una sua celebre canzone, e cantava il ritornello "Sono un ragazzo fortunato, perché mi hanno regalato un sogno, sono fortunato perché non c’è niente che ho bisogno…" (memorabile errore grammaticale, ma denso di vita e positività!).
Dall’altro, su Raitre, il mio indomabile ma riflessivo collega Giorgio, preparatosi già dal pomeriggio a pubblicizzare l'offerta giornalistica sempreverde di Riccardo Iacona, osservava in silenzio, in “Presadiretta”, un errore più grande di una semplice regola grammaticale: l’errore o per meglio dire il fallimento di un'intera generazione di politiche sociali e del lavoro, che hanno portato quegli stessi ragazzi fortunati e sognatori a perdere anche la dignità di cittadini.
E se allora, dietro a un semplice (ed errato) inciso di una canzone, si nasconde una moltitudine di ragazzi e ragazze che ringrazia per quello che ha e balla come se la musica di Lorenzo fosse un rito propiziatorio (scaccia guai e brutti pensieri), dall’altra parte, è manifesto che un gruppo ristretto di non illuminati o poveri di idee (non solo i rappresentanti della nostra democrazia) ha affossato fino all’estrema povertà, materiale e non, quegli stessi sogni e speranze di chi non ha potuto e non potrà essere presente sotto a quel palco (per gioire di quella musica propositiva, “ombelico del mondo”). Se tanti non sono "ragazzi fortunati", insomma, nonostante Jovanotti, dovrebbero sapere che c'è qualcuno che di tutto questo è moralmente e concretamente responsabile.  
Lorenzo Sulmona 

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