martedì 29 novembre 2011

«SISTER ACT» * LA VERA SUOR PAOLA INCONTRA LE FINTE CONSORELLE

Se le vie del Signore sono infinite, Suor Paola conosce anche qualche scorciatoia. Lo vedi già da come si intrufola, con soave faccia tosta e consumato mestiere, dietro le quinte di «Sister Act», il musical in programmazione da qualche settimana (e per i prossimi mesi) al Teatro Nazionale di Milano.
Suor Paola D’Auria, 64 anni, calabrese di Roccella Ionica ma romanissima d’adozione, divenne famosa come sfegatata tifosa laziale a «Quelli che il calcio…» (versione Fabio Fazio), qualche lustro fa. «Sorrisi» l’ha prelevata a viva forza dall’istituto delle «Scuole scolastiche francescane di Cristo Re», nella Capitale, per portarla al Nord ad assistere alla mega produzione benedetta da Whoopi Goldberg e dedicata alle coraggiose consorelle canterine. La suora vera alle prese con quelle finte, insomma. Ed è, da subito, un bel match. «Ragazze» intima Suor Paola alle attrici sul palco, a sipario ancora chiuso «guardate che a spettacolo finito passo a chiedere chi di voi è disposta a passare davvero dalla mia parte, a diventare una vera suora». Qualche spaesamento, sguardi gioiosi ma poco convinti. Il tentativo – ve lo diciamo subito – non andrà in porto. Ma la furia bianconera (d’abito) incalza: «Questo velo che portate è più pesante e ingombrante del mio, e andava nel medioevo. E poi perché avete al collo un crocifisso così pesante? Lo sapete che tra noi si dice che, più pesante è il crocifisso, più pesante è la vera croce che una si porta sulle spalle?». «Tutte abbiamo le nostre croci, suor Paola» rispondono in coro le anime belle pseudo-consacrate. E la Madre Superiora (Dora Romano), con cui la nostra instaura subito un bel feeling tra caratteri forti, annuisce paziente. «Chi siete voi?» spara Suor Paola a qualcuno di passaggio. «Macchiniste di scena». «Bene. E voi?». «I musicisti dell’orchestra...». «Ecco, bravi, appena iniziate a suonare, non alzate troppo il volume, perché una volta seduta voglio riposare…». Quando in abiti ultra-sexy arriva, imbarazzata, la protagonista Deloris-Suor Maria Claretta, ovvero la venere nera Loretta Grace, Suor Paola ride e non fa una piega. Ma prova subito a coprirle le gambe sfruttando un lembo dell’abito della dubitabile consorella che le sta accanto. Pochi minuti prima aveva tentato di convincere una responsabile della produzione dello show a portare parte del cast ai due spettacoli benefici che terrà a Roma, nella sua casa famiglia, la «So.Spe.», il 16 e 17 dicembre. «Il primo» dice «sarà con i ragazzi di “Amici”, ma senza Maria De Filippi. Cantano e si presentano da soli. Il secondo lo condurrà Paolo Bonolis, e Claudio Baglioni ha già confermato la sua presenza. Ma altri si aggiungeranno. E voi di “Sorrisi”, non mi fate un bell’articolo sul giornale?». Si salvi chi può.
In platea, oggetto della curiosità del pubblico in sala, la nostra suora Doc si trasforma in un’attenta osservatrice. E quando, durante lo spettacolo, il tema diventa un accenno di crisi nella fede di una delle sorelle, Suor Paola si fa seria e racconta: «Di cedimenti non ne ho mai avuti, se non all’inizio, perché la mia vocazione me la sono dovuta sudare: avevo vent’anni, e mia madre mi trascinò in tribunale quando le dissi che avrei voluto farmi suora. E incontrai l’ostilità di alcuni poveri, gli stessi che mi impegnavo ad aiutare. Lì mi chiesi se stessi sbagliando qualcosa. Dopo il noviziato, però, iniziai a dare una mano ai carcerati e da lì prese il via tutto. Ho avuto la fortuna di incontrare persone che non hanno ostacolato il mio cammino; per andare da Fazio a parlare di calcio, chiesi il permesso alla Madre generale, e lei fu lungimirante. Le Madri Superiori arcigne, così come le vediamo in questo spettacolo, non esistono più. Oggi si dice che sono al servizio delle suore, non il contrario». Ma com’è la vita di una vera suora? «Mi alzo molto presto, e mi divido tra le scuola ai ragazzi delle elementari, il carcere e la casa famiglia. Non mi concedo nessun vizio, neppure vino o birra, anche se qualche sorella un goccio se lo fa. Abbiamo un refettorio comune e due signore che vengono ad aiutarci a far da mangiare. Per me, né pasta né carne. Solto petto di pollo, riso, frutta e verdura. E poi canto, ma solo i cori allo stadio». Che dire, infine dello spettacolo? «Bellissimo» assicura suor Paola «sono tutti bravi e preparatissimi. Oltre alla protagonista e alla Superiora, mi è piaciuta la suora cicciottella, forse perché mi somiglia un po’. Alla finale de “I raccomandati”, qualche anno fa, le ragazze della mia casa famiglia fecero un brano del musical. Per questo show sogno una sera una platea di sole suore. Non male l’idea di farle entrare gratis il martedì, ma non credo verranno. In genere non escono mai, e per farlo preferiscono chiedere mille autorizzazioni. Un giorno Bonolis mi disse: “Recuperamene qualcuna per una puntata”. Non riuscii a trovarne una disponibile...».
Investigando, è spuntata anche la chicca: una delle 13 attrici impegnate a vestire l’abito in «Sister act» si dichiara «totalmente atea». Ma vista la serietà della produzione internazionale, non vi diremo mai di chi si tratta per non costringerla a entrare in un programma di protezione.

(TV SORRISI E CANZONI - NOVEMBRE 2011)

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