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domenica 31 maggio 2020

DRUPI: "SU MIA MARTINI PRIMA GLI IDIOTI E ORA TROPPI IPOCRITI"

Il pavese Drupi oggi e Mia Martini al culmine del successo.
«Mia Martini torna, ma non se n’è mai andata: ci sono stati solo alcuni idioti che si sono messi sulla sua strada con qualche storia strana».
Così parlò Giampiero Anelli, in arte Drupi. Era il 1988, Raidue, «Master». Uno speciale monografico dedicato al ruvido interprete pavese. Drupi invitò Mimì come ospite quando stava per rilanciarsi con un album dopo anni di silenzio, e la difese dalle maldicenze quando farlo era quantomeno controcorrente.
Oggi, invece, pare vada di “moda”. Dopo il successo della fiction «Io sono Mia» e la doverosa riabilitazione dell’immagine della cantante uccisa dalle calunnie, il mondo dello spettacolo è pervaso da un affetto per Mia Martini che a Drupi suona quantomeno stonato.

Giampiero, che cosa succede?
«Non ne posso più. Sono stato zitto per un po’, ma c’è un limite all’ipocrisia dei brutti str… che vantano amicizie immaginarie. Ormai è pieno».

Si riferisce, ovviamente, a Mia Martini.
«Ora tutti la conoscevano, tutti le erano amici. E cavalcano l’onda. Quando a frotte all’epoca, nell’ambiente, la schifavano: entrava in sala di registrazione e si toccavano gli attributi per fare gli scongiuri, oppure la chiamavano “L’Innominabile”».

I conti non tornano, insomma.
«No, non tornano, e questa cosa mi manda in bestia. Forse dovrei tacere per non fare anch’io la figura di quello che… Ma è uno sfogo d’istinto che le devo. Fu lei, per caso, a darmi il successo».

Ci spiega meglio?

«Era il 1973. Io, agli inizi, sconosciuto, bazzicavo la Ricordi a Milano, ma stavo quasi per mollare il colpo. Mia all’epoca era la regina dell’etichetta. Un giorno mi chiesero di incidere il provino del pezzo che lei avrebbe dovuto portare a Sanremo: “Vado via” di Riccardi-Albertelli. Alla fine però non se la sentì di andare e i discografici disserò: “Perché non ci mandiamo quel ragazzino che ha fatto il provino?”. Lì, con un boom e altri successi internazionali, inizio la mia carriera».

Gratitudine. Che traspare cristallina da quel famosi speciale di Raidue.
«Non solo, anche stima. Mi piace pensare che da quella apparizione in tv, quando non la voleva più nessuno, partì la sua rinascita. E grazie anche al produttore tv Gianni Naso, che appoggiò la mia richiesta di averla come ospite».

Un aneddoto che riguarda la vostra amicizia.
«Quando ci trovammo al Forum di Milano per una serata legata a una radio. Era già iniziata la nuova china discendente del suo successo: mi chiese dell’etichetta indipendente che avevo lanciato: voleva entrare a farne parte. Le risposi che era una cosa più che altro fittizia, per portare avanti solo i miei progetti senza rotture di scatole; e che comunque, con qualche qualche soldo a disposizione in futuro, l’avrei tirata dentro volentieri. Poco tempo dopo arrivò la terribile notizia della sua morte».

Ha visto su Raiuno la fiction che le è stata dedicata?
«No, mi sono rifiutato: avrei certo trovato difformità rispetto alla realtà, e preferisco non rovinarmi il ricordo. Non le vedo mai quando parlano di qualcuno che ho conosciuto. Mia moglie però l’ha vista, l’ha trovata buona, e Serena Rossi molto brava».

Lei è sempre stato un po’ un cane sciolto…
«Sì, dico la mia con schiettezza e non ho mai curato molto i rapporti nell’ambiente. E l’ho anche sempre pagata cara, se è per questo. Però lavoro. Guardi: mi hanno appena chiamato per fissare  un concerto a Praga addirittura il 14 dicembre. Non so manco se sarò ancora vivo».

Voce e talento non le mancano.

«So solo che ogni tanto spavento tutti dicendo: “Guardate che adesso mi viene la vanonite”».

Ovvero?
«Parola che ho coniato e che viene da Ornella Vanoni, adorabile perché da due anni a questa parte sta dicendo qualsiasi cosa su chiunque senza badare alle conseguenze. La “vanonite”, appunto. Senta, un’ultima cortesia…».

Mi dica.

«Se pubblica qualcosa di questa chiacchierata non posso sopportare l’idea di passare per l’ennesimo che vuole cavalcare la vicenda di Mimì. Piuttosto, faccia saltare l’articolo. A me non interessa finire sui giornali. E i millantatori, mandiamoli a quel paese».


(DAL SETTIMANALE OGGI - FEBBRAIO 2019)

 

domenica 19 aprile 2020

CORONAVIRUS A PAVIA * ALL'ASTA BENEFICA LA CHITARRA DI DRUPI BATTE PEZZALI, SCOTTI E DE FILIPPI

In alto, Drupi. Sotto, da sinistra, Max Pezzali, Gerry Scotti e Maria De Filippi.
Alla fine, a sorpresa (ma neanche tanto, e poi vedremo perché), la chitarra di Drupi ha battuto tutti. Compreso il giubbotto Harley Davidson di Max Pezzali. Per non parlare della maglia del Milan messa sul piatto da Gerry Scotti e dei due biglietti per la finale di Amici 2021 regalati dalla regina della tv Maria De Filippi. Fanalino di coda tra i Vip.
L'asta benefica on-line «Pavia respira!», promossa da Lara Vecchio e Raffaella Costa per raccogliere fondi nella lotta al Coronavirus, si è chiusa ieri alle 18 con un incasso di tutto rispetto: 24.189 euro.
Che andranno al Policlinico San Matteo e alla Croce verde pavese. La cifra è da considerarsi provvisoria perché ora il notaio dovrà effettuare tutte le verifiche di onorabilità. Finché non arriveranno i bonifici bisogna usare il condizionale, ma l'importo al momento è questo.


La mitica chitarra di Drupi.
La chitarra verde che Giampiero Anelli in arte Drupi suonò in America anni fa per registrare «Piccola e fragile» ha chiuso a 1.410 euro, ed è stato uno tra i lotti più combattuti in assoluto. A seguire (sempre nella graduatoria dei personaggi di spettacolo pavesi) viene il giubbotto indossato da Max Pezzali, che si è attestato sui 1.320. Al terzo posto, con 430 euro, la maglia del Milan con dediche personalizzate che fu regalata a Gerry Scotti e che a sua volta l'ha donata all'asta. Quarta e ultima posizione, con 310 euro, per i due biglietti della finale del talent di Canale 5 prodotto e condotto da Maria De Filippi.

I due personaggi del mondo della musica battono senza appello quelli della tv. Exploit di Drupi a parte, come è possibile, ci si domanderà, che i contributi di due cantanti battano quelli di popolarissime star televisive dall'audience e soprattutto dai guadagni milionari? Semplice: anzitutto la musica crea, da sempre, maggiore mitizzazione degli artisti. Poi va considerato anche il puro valore economico degli oggetti donati. Una chitarra e un giubbotto di marca valgono a prescindere sicuramente più di una maglietta, anche se di Serie A, e di due biglietti per uno show televisivo. Ma quando si fa beneficienza non bisogna guardare troppo all'entità di ciò che viene donato, anche se si ripercuote sul risultato finale. Ciò che conta è il pensiero.
Per la cronaca, l'oggetto di «Pavia respira!» battuto al valore più alto, 3.500 euro, è stato il pallone del triplete, quello utilizzato per la finale di Champions League 2010, donato da Marco Civoli

giovedì 29 gennaio 2015

CHI VUOLE GIANCARLO MAGALLI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA?

Mentre Matteo Renzi insiste sull'ex democristiano Sergio Mattarella e Matteo Salvini spinge per Vittorio Feltri (sarà una boutade), alle porte del sole, ai confini del mare, ma anche sulla soglia del Quirinale spunta un'insidiosa domanda.
Nella botte piccola, oltre al buon vino, può stare anche la più alta carica dello Stato? Il Paese se lo domanda, visto che Giancarlo Magalli, 67 anni, stimato conduttore tv, è finito tra i papabili per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. 
Il suo nome, spuntato da un sondaggio on-line del Fatto quotidiano, è rimbalzato subito sul web con consensi che non si ricordavano dai tempi di Sandro Pertini. Tanto che oggi, 29 gennaio (giorno della prima conta dei voti, quando solitamente nell'urna finiscono i nomi più strani: l'ultima volta Laura Boldrini fu costretta a leggere anche quello di Rocco Siffredi), davanti al Quirinale si terrà un flash mob di fan muniti di maschere magalliane. L’interessato, che la chiama «Insurrezione sorridente», non si tira però indietro: «Perché sarebbe come prendere in giro le migliaia di persone che hanno sostenuto questa pazza idea». In bocca al lupo. Intanto, si guardi da un movimento concorrente, quello di Situazionismo e Libertà di Fulvio Abbate, che sostiene «Drupi, la forza serena». 
Come dargli torto? 

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