sabato 1 giugno 2013

MIAMI BEACH * LA DONNA DI COLORE NON CAPISCE LA TINTA UNITA


La donna di colore non capisce la tinta unita. Anzi, di più: la rifugge. La respinge con tutta la sua forza (che spesso non è poca). Non ne apprezza il fascino discreto e ammaliatore. La donna di colore sta alla tinta unita, così come l'uomo medio sta allo shopping compulsivo. D'altra parte, lo dice la parola stessa: essendo di colore, appunto, ai suoi occhi resta ben poco margine per ciò che a prima vista sembra monotono, monocorde, ma che in fondo non lo è.
Te ne accorgi soprattutto a Miami Beach, che è la città delle donne. Altroché Fellini e le sue proiezioni oniriche: questo è il vero circo pacchiano che non si ferma mai. Una passerella diurna e notturna di mezze nudità ostentate, di vestitini all'ultima moda, di fashion victim o di just victim, che basta e avanza, di Ferrari e Lamborghini a uso utilitaria, di Limousine da passeggio e piste di coca, di lusso indiscusso ma discutibile. Sarà anche un mondo a misura di sciampiste, sarà anche - mi spingo a dire - la città dove vengono a spiaggiarsi e a morire i Ricky Martin, ma passeggiando per Miami ti fai un sacco di risate.
E le donne sono protagoniste conclamate. L'uomo qui è un accessorio, spesso neanche griffato, e forse lo è sempre stato. Loro sono e si sentono giustamente padrone di casa. Calano da tutto il mondo: tante bambole italiane, moltissime francesi, meno russe del previsto. Ovviamente torme di squittenti americanine bionde modello B movie hollywoodiano. Il sesso è il richiamo costante sottotraccia per tutte e tutti, ma in città se ne fruisce molto meno di quanto si creda o si ami far credere. Se c'è, nella maggior parte dei casi è a pagamento o viaggia su circuiti surrogati che si appoggiano sempre a una carta di credito. Miami Beach è soprattutto una sfilata permanente, la voglia di mostrarsi non tanto per quello che si è, ma per come si vuole apparire agli occhi del mondo. E se la donna bianca, dal punto di vista modaiolo, è un copione già visto e stravisto (lo dico senza offesa, spesso amo le confortanti rassicurazioni), non si può non rimanere sconcertati di fronte al dilagare delle nere da combattimento. Galline in un enorme, concorrenziale pollaio, certo, ma quanta sfrontatezza e quanta maestosità sanno mostrare? Se tre americane dalla pelle chiara per strada sono un fastidioso rumore di fondo, e cinque un fastidioso, etilico rumore di fondo, tre negrette (in genere negrone, mi si perdoni la semplificazione gergale) sono un pericolo reale, e cinque possono diventare un problema per la sicurezza nazionale. Servono i corpi speciali per placare corpi molto, molto speciali. Soprattutto per le dimensioni. La formazione tipo è 3-5, come dicevo, e si spostano ai semafori in genere urlando o chiacchierando animatamente, con scatti inspiegabili e improvvisi avanti e indietro; scarti incontrollabili che a volte mettono anche in difficoltà chi è alla guida. Come se fossero possedute da un oscuro demone, perdono per un istante il controllo, per poi riacquistarlo di lì a pochi istanti. Ne ho viste alcune che sarebbero perfette per un remake de L'esorcista. Peccato non mettano i letti nei crocevia. E parlano gesticolando tutte insieme, non badando minimamente a ciò che le altre stanno dicendo. Fisicate quasi tutte in modo più che possente, spostano in scioltezza gambe, braccia e sederi apocalittici dal fast food o dal ristorante di turno, al marciapiede. E intanto discutono fra loro. Ne ho viste tre litigare, suppongo per questioni di corna (non ho un inglese fighting advanced, purtroppo) con una bambina presente, e il livello di inquinamento acustico era intollerabile.
La negrona media miamese è totalmente priva di gusto e senso estetico. Più che una critica, è una constatazione amichevole. La stessa che devi fare se ti scontri a piedi con una di loro, rimbalzando direttamente dall'assicuratore. La cosa che noti di più è che mescolano senza ritegno colori impossibili da abbinare in natura. Per noi sarebbe inconcepibile. E poi, vezzose come sono, perché ci credono davvero, impreziosiscono il tutto con un enorme fiore viola o verdognolo tra i capelli. Ovviamente abbondano le tonalità fluo, e maglione traforate sotto le quali ho intravisto cose che voi umani... Piazzano righe orizzontali - variamente distanziate anche nell'ambito dello stesso vestito - su corpi che si sviluppano orizzontalmente. L'errore del dilettante. E fiori giganti ovunque, lingue di fuoco che spuntano dal fondo dei pantaloni, strani disegnoni geometrici vintage, fantasie pitonate. L'altroieri ne ho intercettata una che sfoggiava una borsetta in plastica e pelo sintetico con un disegno così concepito: ai lati due strisce panterate (chi ha inventato il panterato secondo me andrebbe arrestato per crimini contro l'umanità) e al centro un'esplosione di rosso scozzese. Per non parlare delle unghie, alcune lunghissime ad artiglio, altre più semplici, ma comunque pittate più della più ardita miniatura. Con tutti i colori del pantone. La moda nails primavera estate 2013 prevede tutte le unghie dello stesso colore, tranne quella dell'anulare, che in genere stacca con una tinta completamente diversa. Ma uguale per entrambi gli anulari. Segnatevelo, casomai voleste fare bella figura...
Come dicevo prima, la donna di colore non capisce la tinta unita. Con la lodevole eccezione di alcuni esemplari straordinari, elegantissime, perfette dee, probabilmente modelle che si affidano a personal shoppers, oppure (e questo vale per tutte) quando presenziano a gala o eventi da gran sera. In questo caso i vestiti sono o totalmente neri - il famoso ton sur ton spinto all'ennesima potenza - o totalmente bianchi.
Ma per strada, dilagano cromaticamente e foneticamente come uno tsunami. Senza contare che gestire tutta quella carne che ballonzola gioiosa, può diventare complicato. Osservate posteriormente, le negrone si differenziano in modo netto dalla caucasica media. Mentre la bianca, europea o americana, in presenza di sedere rilassato, si sviluppa lateralmente, durante il camminamento, con accenno di pieghe stile muso di cocker, la Big Black gestisce il simultaneo movimento a pistone, totalmente verticale, di due immense natiche che - giunte a fine corsa - rilasciano la cellulite a elastico con forte tremolio modello grande sasso buttato nell'acqua. Ma sempre e solo verticalmente, mai orizzontalmente. Qualcosa di sorprendente, che sembra andare contro anche le più elementari leggi della fisica.
Capirete che in presenza di fauna di questo tipo, la single europea che si stende al sole in spiaggia con l'iPhone tra le mani (vista con i miei occhi, per tre quarti d'ora), spostandosi ogni 5 minuti dal telo mare al bagnasciuga dopo essersi più e più volte sistemata i capelli, per farsi da sola la foto perfetta con lo sfondo del mare di Miami da mettere su facebook, passa praticamente inosservata. Anche perché, genio che non sei altro, chi mi dice che non l'hai scattata a Celle Ligure?

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