mercoledì 1 ottobre 2014

FRANCO BAGNASCO * PANE E TV (CON LA PASSIONE PER SUPERCIUK)

Ecco l'intervista che mi ha dedicato Sabina Negri sul Settimanale Pavese diretto da Bruno Gandini.


L'oltrepadano Franco Bagnasco è la brillante e acuta firma di Tv Sorrisi e canzoni che di recente ha anche pubblicato un cd con la sua band giovanile, i Beagles, riuscendo anche a far cantare in dialetto Al Bano Carrisi.

Bagnasco, esiste ancora il Telegattone?
«È vivo e lotta insieme a noi. In questo periodo sonnecchia, come fanno tutti i gatti. Il suo nume tutelare è Rosanna Mani, una signora che ha tutto il mio rispetto per due motivi: ha attraversato indenne e a testa alta decenni di giornalismo di spettacolo italiano, e poi mi ha assunto a Sorrisi, 14 anni fa. Le pare poco?».

Di TV si parla forse troppo. Sarebbe il caso che si ricominciasse a farla?
«Se intende con talenti veri, non so i tempi. E le giuro che sono tutto, fuorché snob. Per ragioni di bassi costi, dominano talent e reality. Che sono poi lo specchio della selfie-Italia. Per ora va così. Ma ci salva la lunga serialità americana: “Breaking Bad” o “The House of Cards” sono capolavori assoluti».

Pensa di poter essere un bravo autore?
«L’ho anche fatto, per un po’, e quando mi capita di scrivere qualcosa, di solito funziona. Per tenermi allenato cazzeggio su Facebook e Twitter. Mi trovate qui: @franco_bagnasco».

Che trasmissione televisiva vorrebbe veder nascere?
«Un “Chi l’ha visto?” dei reduci del “Grande Fratello”. Di quelli entrati convinti che apparire lì potesse cambiargli la vita, e ora sono totalmente spariti. Con tanto di numero verde per gli avvistamenti: “Pronto? Sì, ho visto ieri sera Pinuccio il figo: serve ai tavoli alla pizzeria Posillipo, a Ravenna. Un’altra telefonata: Marisa la gattamorta? Distribuisce depliant all’IperCoop di Albuzzano. Vediamo una foto».

Su «Sorrisi» si parla poco delle TV regionali. Come mai?
«Sorrisi è da sempre la più completa – e la migliore, mi permetta l’orgoglio - guida ai palinsesti televisivi italiani. E si è ampliata molto anche sul digitale terrestre e il satellite. Coprire tutte le piccole reti del Paese sarebbe impossibile: dovrebbe pesare tre chili e costare il quadruplo. Va in edicola e poi le scende un’ernia».

La musica italiana sembra in fase di stallo. Cosa le manca per darsi in po' di "tono"?
«Un po’ di gente in gamba ci sarebbe anche, ma mancano le vendite. Totalmente sparite. Le entrate del digitale (Youtube, Spotify, iTunes, altri canali) per gli artisti sono palliativi. Guadagnano solo con i concerti. La musica sta diventando come il giornalismo dei freelance: un divertente hobby per gente che sta già bene di suo».

Talent, x factor, festival etc . Si punta più allo spettacolo che al cuore della musica (note e parole). Come mai?
«Generalizzare è sbagliato. “X-Factor” è un programma ben fatto. Non c’è solo fuffa. Basta saper trovare e scegliere. E poi, hanno spettacolarizzato la politica, vuole che non lo facciano con le canzoni?».

«Video killed the radio star», la famosa canzone dei Buggles, è stata profetica?
«Direi di sì. Le facce televisive hanno cannibalizzato le voci radiofoniche. Che infatti vagano per i corridoi dei network con le scatole più girate degli zombies di “The Walking Dead”».

Sono ritornati i Beagles e questa volta con partecipazioni straordinarie (Al Bano e Drupi). Come li avete convinti?
«Conoscevo da una vita sia l’uno che l’altro. Con Drupi è stato più facile, perché doveva cantare un nostro pezzo in pavese. E lui è il re dei pavesi. Ma si immagina che cosa può succedere quando al gran visir del Sud romantico, Al Bano, pugliese fino al midollo, viene chiesto di cantare in oltrepadano stretto “Mai Bei (la tersa gamba)”, una cover di My Way dal testo struggente ma goliardico? Bene, sono andato da lui a Cellino e – miracolosamente - l’ha registrata per me. Ogni volta che ci penso mi commuovo».

A quando un festival della canzone dialettale?
«I tempi sono maturi. Credo che un grande direttore artistico, Gianmarco Mazzi, che ha fatto anche qualche Sanremo, ci stia pensando seriamente».

Passiamo ai sorrisi. Perché si ride poco e forse anche male?

«Perché far ridere è un’arte, e scrivere buoni testi per il cabaret è la base pizza per chi poi si mette sulla scena col compito di far ridere. Se lo sai fare, sforni la migliore delle quatto stagioni. Se non lo sai fare tiri fuori dal forno “Colorado”, quello di Italia 1. Giusto per fare un esempio».

L'ultima volta che ha riso?
«Quando vedo in onda Luca Giurato. È il mio Chaplin».

Dove sarà tra dieci anni?
«In tour coi Beagles nelle cantine dell’Oltrepò Pavese. Ma solo rosso fermo».

Chi è il suo supereroe preferito?
«SuperCiuk, quello del Gruppo TNT. Somiglia a Bondi, ma è più sopra le righe».

Perché ogni giorno, in ogni momento, si vede il ministro Boschi spuntare da ogni media?
«Perché è ubiqua, oltreché carina. Anch’io dalla Boschi mi farei fare di tutto. Tranne la politica».

È parente del cardinale Bagnasco?
«Ma le pare? Oggi sarei direttore di Avvenire, invece di averne uno alquanto incerto».

Dove ha trascorso le vacanze e con chi?

«Con amici tra Mykonos e Formentera. Avrei anche giocato a racchettoni in spiaggia con qualche Velina, ma – inspiegabilmente – preferiscono i ca lciatori a me».

Trascorrerebbe le vacanze a Pavia?

«Solo se qualcuno poi pagasse il riscatto. Adoro il lieto fine».

Il titolo che vuol dare al suo prossimo brano.
«A Natale – è un’anteprima – uscirà una raccolta col meglio dei primi due dischi dei Beagles e si intitolerà “Viti parallele”».

Se è riuscito a far cantare Al Bano in dialetto pavese non mi stupirei di vederlo, fra qualche anno, con l'abito talare rosso ponsò.

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