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Un momento della celebrazione di Paolo Villlaggio, a San Felice sul Panaro. |
Qui per le strade è tutto un: "Venghi", "Facci", "Dichi", "Batti lei!". Immaginate un paese di diecimila anime della bassa modenese, che si sveglia col profumo dell'erba da fieno tagliata di fresco, dove si celebra contemporaneamente la morte definitiva del congiuntivo e il talento sopraffino di una tra le più grandi maschere del cinema italiano. San Felice sul Panaro (si raccomanda l'accento sulla seconda a) si è trasformato per un'intera giornata nel "Villaggio Fantozzi". Dove Villaggio è scritto con la maiuscola, e tracce di Fantozzi si ritrovano in ogni angolo, ogni anfratto, ogni balcone. Sui quali campeggiano eterni moniti come: "Lei non ha un complesso di inferiorità. Lei è inferiore!". E altre frasi immortali che si rifanno alla saga dell'impiegato più celebre, bistrattato e sfigato d'Italia. Il libro, frutto di una raccolta di rubriche giornalistiche, uscì nel 1971. Il primo film, regia di Luciano Salce, è del '75, e diede la stura ad almeno altri due capolavori e a una serie di copie più commerciali ma che arrivarono al grosso pubblico. Merito anche di reiterati trucchetti l'inforcata della bicicletta "Alla bersagliera!", che perde malauguratamente il sellino proprio mentre Fantozzi ci si siede ignaro e con inusitato dolore. Di solito su questa scena crollava la sala dalle risate.
Quindici volontari (primo fra tutti Roberto Gavioli) hanno lavorato per un anno in due hangar immensi per creare in gran segreto le scenografie, fatte con pannelli di legno riciclati e vernici destinate a essere smaltite. Venti set dedicati alle scene cult dei film (dalla Trattoria al Curvone alla scalinata della Corazzata Potëmkin) sono stati quindi sparsi nel centro del Villaggio. Più di quaranta Bianchine (la mitica auto sulla quale Fantozzi portava la segretamente amata signorina Silvani, Anna Mazzamauro) sono arrivate in paese da tutta Italia; una anche da Cinecittà. E lo show vero e proprio, che partiva dall'essenza dei Fantozzi per ammiccare al felliniano, ha coinvolto 200 figuranti. Del resto la madrina dell'evento, Elisabetta Villaggio, figlia dell'attore ligure e autrice del libro "Fantozzi dietro le quinte. Oltre la maschera. La vita (vera) di Paolo Villaggio" si era raccomandata: "Mi sta bene, partecipo, ma per favore non fate una pacchianata, una carnevalata". E così è stato. "Mio padre sarebbe felicissimo qui oggi, anche solo vedendo tutte queste auto schierate" commenta. "E per tutto l'amore e l'effetto che gli vengono tributati dalla gente. Da piccola mi accorsi subito di avere in casa un genio, un uomo molto intelligente e dall'energia possente. E' stato ingombrante perché aveva un carattere fortissimo e a volte diventava ingombrante. Gli avevo vietato di venirmi a prendere a scuola perché tutti avrebbero visto l'attore e non mio padre. Ho fatto anche qualche comparsata in alcuni Fantozzi, come la sposa nella scena di un banchetto nuziale. E nella scena dell'autobus preso al volo la mattina c'è qualcosa di vero in famiglia perché papà la raccontava attribuendola a mio nonno. Forse romanzandola un po'. Pur essendo amico di grandi come Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, lui sul set, pur stimando i colleghi, aveva creato un rapporto d'amicizia solo con la sua controfigura, Clemente Ukmar, e Stella Battista, la sua sarta. Fra le chicche per cinefili, posso dire che la prima Pina, Liù Bosisio, lasciò dopo il secondo film perché non voleva essere troppo identificata con il personaggio, e rimpiazzata da Milena Vukotic. E la prima scena in assoluto girata di tutti i Fantozzi fu la partita a tennis tra la nebbia con Filini, ovvero Gigi Reder".