I nuovi Telegatti di Cracking Art. Foto da Fanpage.
Mentre l'Eurovision Song Contest è in pieno svolgimento, merita un'indispensabile postilla la vicenda dei nuovi Telegatti in plastica riciclata di Cracking Art, presenza collaterale al debutto. Com'è noto i nuovi felini sono stati una scelta di marketing aziendale che non ha incontrato i favori di una larga fetta di pubblico sui social, termometro dei nostri tempi. La gente preferiva la vecchia versione dorata. Ho provato a spiegare qui i motivi del grande attaccamento collettivo al simbolo del passato.
Gestire questa patata bollente non era semplice. Molti avrebbero fatto finta di niente, facendo passare in cavalleria i nuovi felini dispiegandoli nelle retrovie come gadget per premiare chessò, i talenti del web, per poi tornare di lì a poco alla precedente versione del Telegatto da dare ai Big della televisione e dello spettacolo. Io stesso, come ho scritto altrove, avrei scelto questa via.
È stata inattesa, ma a mio avviso molto coraggiosa e coerente la reazione della direzione del giornale, che ha preso il toro (anzi, il gatto) per le corna portandolo subito con orgoglio (sentimento che comprendo bene, da ex sorrisiano) in ostensione nel principale evento mediatico del momento, per premiare i tre conduttori: Mika, Laura Pausini e Alessandro Cattelan. Riuscendo così a trasformare un'impasse in un potenziale punto a favore, e sfruttando la grancassa mediatica per sdoganarli. Per rompere il ghiaccio. Questo si chiama saper fare comunicazione con intelligenza.
Comunque vada, un grosso in bocca al lupo ai Telegatti. Con la speranza che prima o poi torni anche l'amatissimo galà su Canale 5.
I contenitori tv mattino-pomeridiani, un po' gossipari, sempre alla ricerca di suggestioni o - meglio - ospiti da intervistare in studio. Arriva il cantante Anni 60, certo non più di primo pelo ma evidentemente ancora appetibile per un certo tipo di televisione generalista, con signora al seguito. A lei viene richiesto un bell'aneddoto su loro due, e lei inizia l'intervista così: "Questa l'avrò già raccontata mille volte". Stacco sulla faccia di conduttore e conduttrice, sempre a caccia di "esclusive" o comunque novità o almeno storie che vengano passate come tali, i quali mascherano con un sorriso tiratissimo il "Vorrei ucciderti a pietrate. Vorrei farti sbranare dai lupi. Vorrei mangiarti il cuore a colazione". Intanto dietro le quinte, ogni volta che accade, un autore muore. E' tutto bellissimo.
La showgirl Raffaella Fico insieme con i due conduttori/curatori del programma.
C'era una volta «Scene da un matrimonio», di e con Davide Mengacci. I tempi cambiano, ma le nozze rappresentano il giorno più bello nella vita di una coppia. Ma come la prenderebbero gli sposi se il loro evento da sogno si trasformasse in una giornata da incubo? Da questa domanda provocatoria prende le mosse Scemi da Matrimonio, il programma di intrattenimento che tratta scherzi televisivi, professionali e reali, durante gli eventi nuziali. Prodotto da Star-M, Scemi da Matrimonio va in onda, in prima visione assoluta, su TV8, dal 17 marzo, in sei puntate, ogni mercoledì, in seconda serata.
A realizzare materialmente gli scherzi ci pensano Mitch Dj, co-conduttore radiofonico, autore e inviato televisivo, e Gibba, un pioniere degli scherzi radiofonici.
In ogni puntata, dal contenuto goliardico, vengono presentati tre scherzi, in un crescendo di ansia e pathos, per mettere sotto pressione le “vittime” inconsapevoli, fino ad arrivare al momento culminante. Il punto di forza del format risiede proprio nella particolarità di andare a colpire un evento che per gli italiani è sacro e intoccabile: il matrimonio.
Durante l’esecuzione degli scherzi, Mitch e Gibba monitorano e supervisionano tutto il matrimonio, dando istruzioni, in remoto, a complici, stunt e attori per gestire tutte le fasi dello scherzo. Per rappresentare usi e costumi dei matrimoni italiani, la produzione copre tutto il territorio italiano.
Con il suo 9% di share, bastonata dalla finale di "All Together Now", in onda su Canale 5, la prima serata Telethon in onda ieri è stata un mezzo flop. Non è colpa del marchio, che continua a macinare contributi (nonostante i tempi di Covid imperante) nel segno della solidarietà. La difficoltà è rappresentata dall'impossibilità ed "eventizzare" - brutto termine che si usa ormai di frequente - l'appuntamento per le masse catodiche. Telethon è stato in passato un grandissimo evento televisivo, ma ormai non lo è più da una decina d'anni. E senza quella fetta di pubblico in più che l'evento regala a prescindere, diventa difficile, quasi impossibile, vincere in scioltezza.
Soprattutto se lo spettacolo si presenta seduto, noioso, un po' zoppicante. Con volti anche di comprovata bravura (si pensi a Paola Cortellesi e Serena Rossi, per citarne un paio) ma slegato e raffazzonato sul piano autorale. Peccato, sarebbe bastato lavorarci con maggiore convinzione, pensare il prodotto un po' di più, per racimolare molto più pubbblico. C'è chi dice: Telethon ormai si spalma su una settimana, le donazioni si portano a casa comunque. Certo. Ma 9% d'ascolto in una prima serata del sabato della rete ammiraglia sono davvero pochini. A prescindere dal servizio pubblico, non si può essere ossessionati dall'Auditel soltanto quando ci fa comodo.
I conduttori di «Stracult». Al centro Andrea Delogu e Marco Giusti.
Ultima puntata di questa stagione lunedì 23 novembre, alle 23.40 per Stracult Live Show, il programma di Rai2 condotto da Andrea Delogu, Fabrizio Biggio e Marco Giusti. Sarà una puntata carica di contenuti e di emozioni: registi, attori, personaggi del mondo del cinema e dello spettacolo invieranno un saluto a Marco Giusti, conduttore e ideatore del programma, giunto alla pensione.
Quella di “Stracult live show” è una storia ventennale, iniziata nel luglio del 2000: ideato e costruito da Marco Giusti, nasce come il primo programma di tutta la tv "in difesa del cinema italiano che spacca", cioè di quello che piace da morire e divide da morire critica e pubblico.
In venti anni di attività, “Stracult” ha fatto luce su registi, attori e film poco considerati sia dalla critica che dalla televisione. Riportare alla ribalta western, commedie, film di guerra, film comici, spionistici mai visti o dar loro e ai loro autori nuova vita è stata la grande missione di “Stracult” in questi vent'anni. Non tanto per riscrivere una storia del cinema italiano o costruire una nuova classifica di meriti, quanto per dare voce a tanti uomini di spettacolo che non la avevano mai avuta o che non erano stati rispettati come si sarebbe dovuto, a partire da Dario Argento e Sergio Leone.
Saranno ospiti della puntata: il regista Luca Guadagnino, per una riflessione sul futuro del cinema, Daniele Vicari che ha diretto, insieme a Emanuele Scaringi la serie tv di Rai2 “L’alligatore”; e Nike Arrighi, ex modella, artista e attrice che ha partecipato a film di culto “Effetto notte” di François Truffaut, “Sympathy for the Devil” di Jean-Luc Godard con i Rolling Stones, e l’horror “Contessa Dracula”.
A partire dal 17 novembre alle 23.55, Rai2 presenta “Voice Anatomy”, un format originale incentrato sulla Voce, in tutte le sue declinazioni. A condurlo Pino Insegno, attore, comico, doppiatore, una delle più belle voci del cinema italiano ed internazionale. Tra ironia e serietà “Voice Anatomy” sarà un grande viaggio alla scoperta del mondo della voce, delle sue potenzialità, delle sue infinite sfaccettature. Ci farà scoprire come la voce sia un elemento fondamentale del nostro vivere, che bisognerebbe imparare a usare bene per migliorarci in molte azioni del nostro quotidiano, nei rapporti umani, in quelli sociali e social: per convincere , ammaliare, sedurre, conquistare, inneggiare, per esprimere la propria sensualità o le proprie idee, i propri pensieri, le emozioni…
Insieme a Pino Insegno incontreremo personaggi famosi, italiani e internazionali, dei grandi testimonial “vocali”. Esperti del settore spiegheranno come superare un problema legato alla voce, come rieducarla con consigli e suggerimenti. Divulgazione, intrattenimento e comicità saranno le tre direttrici di “Voice Anatomy” grazie alla complicità di un nutrito gruppo di amici che amano divertirsi, oltre che giocare e lavorare con la voce, come il soundteller Albert Hera, uno dei più grandi vocologi al mondo, l’imitatore Claudio Lauretta, il campione di Human Beatbox Azel Cuna, il medico delle grandi star Franco Fussi, l’elegante performer Roberta Siciliano e il suo coreografo Claudio Ferraro, l’influencer e doppiatore The Merluzz e i suoi famosissimi pazienti del web, il professore di dizione Andrea Papalotti, il duo comico de Le Coliche e il noto cabarettista Max Paiella.
Ospiti straordinari della prima puntata: Andrea Bocelli che si racconterà intimamente come mai prima d’ora; Luca Ward e Francesco Pannofino che interpreteranno i loro monologhi più famosi. In studio non ci saranno strumenti né basi musicali perché la musica sarà interamente live affidata al gruppo Cluster, una formazione di 6 elementi esclusivamente vocale. Nella prima puntata si esibirà con loro il giovane rapper Shade.
Enrico Papi ed Elettra Lmaborghini durante la finale di «Name that Tune».
L’appassionante e divertente sfida canora all’ultima nota di Name That Tune - Indovina la Canzone, il game show di Enrico Papi, prodotto da Banijay Italia, arriva all’atto conclusivo. La finalissima va in onda, in prima tv assoluta, su TV8, domani, martedì, alle ore 21.25. In occasione del quinto ed ultimo appuntamento, la squadra capitanata da Morgan, che annovera tra le sue fila Aurora Ramazzotti, Arisa e Suor Cristina, sfida per il titolo di campione il team di Elettra Lamborghini, composto da Orietta Berti, Cristiano Malgioglio e Paola Barale, capace finora di respingere gli assalti di tutte le squadre avversarie.
Oggetto del contendere è anche questa volta la ricerca dei titoli delle canzoni più amate del panorama italiano e internazionale. A infiammare la contesa ci sono le imperdibili sfide musicali a tempo, le canzoni da indovinare e improvvisare, rigorosamente eseguite dalla band in studio. Ma sarà come sempre il SettexTrenta finale a decidere l’esito della sfida. Sarà Morgan, in prima persona, a lanciare l’ultimo assalto all’egemonia finora incontrastata di Elettra Lamborghini? Nel corso dell’ultima puntata non mancheranno i pezzi forti dei vip partecipanti (Arisa, ad esempio, canterà il suo ultimo singolo), le divertenti esibizioni di Enrico Papi e quelle più “datate” dei cantanti misteriosi.
TV8 è il canale televisivo generalista nazionale in chiaro entrato a far parte del gruppo Sky il 31 luglio 2015. Posizionato al numero 8 dell’LCN del digitale terrestre, TV8 propone una programmazione generalista, con il meglio dei programmi di intrattenimento italiani ed internazionali, dai talent show al factual entertainment, importanti finestre free di diritti sportivi, il cinema, l’informazione di Sky TG24, e le grandi produzioni originali. TV8 è guidato da Remo Tebaldi, Senior Director Sky Terrestrial Channels.
Da sinistra, i procuratori anti-mafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Uno dei fatti di cronaca più cruenti della storia contemporanea che ha cambiato per sempre il corso della storia italiana: l’uccisione dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel 1992 entrambi per mano della mafia. Nella settimana dell’anniversario della morte del giudice Borsellino, avvenuta il 19 luglio del 1992, Discovery Italia dedica una serata al magistrato ucciso nell’attentato che ha sconvolto il paese e al collega Giovanni Falcone.
Per il ciclo Nove Racconta propone il documentario “In un altro paese”, in onda sabato 18 luglio alle 21.25 sul Nove. “In un altro paese, gli autori di questa impresa sarebbero stati trattati come degli eroi, in un altro paese questi magistrati sarebbero stati messi nelle condizioni di vincere questa guerra, invece in Italia avvenne il contrario, nel giro di pochi mesi il pull antimafia guidato da Borsellino e Falcone venne stretto in una morsa che portò alla strage di mafia più cruenta della storia”, questa l’amara sentenza che il giornalista e scrittore statunitense Alexander Stille lancia allo spettatore attraverso un excursus storico-politico puntuale ed impietoso. Ad affiancarlo in questa dolorosa ricostruzione, l’amica e fotografa di mafia Letizia Battaglia, i cui scatti cruenti rievocano con potenza la brutalità delle centinaia di omicidi che insanguinarono la Sicilia.
La giornata di sabato 18 luglio dedicata al ricordo dei due magistrati italiani continua con il film-documentario “Paolo Borsellino - Era Mio padre” in programma in esclusiva sulla piattaforma Dplay Plus e che vedremo poi in autunno anche sul canale Nove. Una lunga lettera scritta dal figlio di Paolo Borsellino, Manfredi, ricostruisce attraverso filmati originali e testimonianze di amici più cari, la vita privata del magistrato antimafia. Nel docufilm vengono narrati i difficili anni del maxiprocesso, dettagli sull'esilio forzato all'Asinara; il ritorno a Palermo e il dolore per l'uccisione dell'amico fraterno Giovanni Falcone. Ma al contempo “Era mio padre” è anche un ritratto dell’uomo Borsellino: il suo indistinguibile sorriso, la battuta pronta e i gesti di tenerezza di un condannato a morte. Filmati e audio originali di intercettazioni, interrogatori e sopralluoghi accompagnano poi il racconto di Fiammetta e Salvatore Borsellino, principali artefici di una battaglia per la verità sul movente dell'attentato e sulla sparizione dell'agenda rossa.
Al Bano e Romina Power divisi da Rai1: per Padre Pio lui non ci sarà.
Sabato 11 luglio in prima serata, ore 21.05, su Rai1 andrà in onda Una Voce per Padre Pio. Alla conduzione ci sarà Flavio Insinna affiancato da Nino Frassica e Nathalie Guetta. Questa sarà un’edizione speciale per il programma nato da un’idea di Enzo Palumbo, che compie 21 anni di televisione e racconta storie umane, esperienze di devozione e di fede che rimandano all’insegnamento di Padre Pio: dare sollievo alla sofferenza umana. Sarà una 21a edizione molto particolare perché ai tempi del coronavirus, nel rispetto delle necessarie misure restrittive attualmente in vigore, Una Voce per Padre Pio sarà ambientato per la prima volta nella sua storia in uno studio televisivo, e non a Pietrelcina (BN), borgo natio del Frate set suggestivo e ambientazione abituale del programma.
L’edizione 2020 di Una Voce per Padre Pio riunirà i grandi nomi del mondo della musica e dello spettacolo: Alessio Boni; Red Canzian; Gabriele Cirilli; Tosca D’Aquino; Fausto Leali; Rocio Morales Munoz; Romina Power; Ron; Andrea Sannino; Alberto Urso e un immancabile coro di voci bianche. Davvero singolare la presenza di Romina da sola, senza Al Bano. Anche la signora Power si concede ospitate ma senza l'ex marito.
La cosa è resa più singolare dal fatto che al pianoforte ci sarà il Maestro Alterisio Paoletti, che da anni segue Mister Carrisi in tutte le sue esibizioni. Una Voce per Padre Pio è soprattutto solidarietà, quest’anno più che mai. Al programma è come sempre abbinata una campagna di raccolta fondi, sostenuta da Responsabilità Sociale Rai, a supporto dei progetti dell’Associazione “Una Voce Per Padre Pio Onlus”. Componendo il numero di sms solidale 45531 si potrà sostenere UNA VOCE PER PADRE PIO ONLUS donando 2 euro con un sms da cellulare Wind3, Tim, Vodafone, Iliad, Postemobile, Coopvoce e Tiscali oppure 5 euro con una chiamata da Rete Fissa, Twt, Convergenze e Postemobile e, infine, da 5 a 10 euro da rete fissa Tim, Vodafone, Wind3, Fastweb, Tiscali.
Introdotto da un servizio di Greta Pierotti verrà testimoniato che Una Voce per Padre Pio Onlus sostiene PROGETTO ITALIA per dare continuità al programma AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA, in aiuto ai quartieri di Napoli Ponticelli-Barra e San Giovanni e alla città di Pompei, con la collaborazione di Don Giovanni Russo Cappellano del Carcere di Secondigliano e Parroco della cittadina campana; FRATELLO STUDIO E SORELLA SCUOLA per la scuola De Filippo a Napoli. E, inoltre, Una Voce per Padre Pio Onlus promuove e supporta da anni OBIETTIVO AFRICA che nello specifico ha come “mission” la MAISON PADRE PIO: una casa famiglia residenziale che accoglie 28 minori; LES ANGES DE PADRE PIO: un orfanotrofio residenziale che ospita 33 bambini, con una capienza massima di 70 minori; LES ANGES DE PADRE PIO II: casa residenziale che accoglie 40 persone Diversamente abili; AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA AFRICA: estensione del progetto italiano in Costa D’Avorio. Una Voce per Padre Pio è un programma di Ermanno La Bianca, scritto con Nicoletta Berardi, Achille Corea, Gianluca Guida e Francesco Milazzo. La regia è di Roberto Croce.
La conduttrice Adriana Volpe e il giornalista Alessio Viola pronti per "Ogni mattina".
La tv generalista è viva e lotta insieme a noi. O, almeno, fa di tutto per provarci. L'esempio virtuoso viene dalla piccola Tv8 che, dopo alcuni anni in cerca di maggiore identità, ora mette in campo un po' di soldini e strategia facendo finalmente quel che si deve per lanciare un canale. Che cosa serve per dare corpo e forma a una rete? Essenzialmente un programma del day time ben delineato, poi (anzi, prima) un telegionale che le dia autorevolezza. L'emittente in chiaro figlia del colosso di Murdoch schiera entrambi, dal 29 giugno, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 14, sotto il cappello di "Ogni mattina". Contenitore di cronaca, attualità, cucina, opinioni, gossip e storie di varia umanità che ospita anche, come sorpresa nell'uovo, l'inedito Tg8 delle 12.
Realizzato grazie alla redazione di SkyTg24 di Giuseppe De Bellis (i volti sono quelli di Monica Peruzzi, Andrea Bonini e Francesca Baraghini), ma autonomo come prodotto editoriale e come concezione. Per i motivi di cui sopra. Il tg andrà in onda, come d'uso in questi casi, per non interrompere il flusso delle news, anche il sabato e la domenica. Se si vuole fare il salto di qualità non si può vivere del resto solo di rimesse in onda differite di marchi di SkyUno, da "X-Factor" a "Masterchef". Serve l'autoproduzione. E Tv8 pare averlo capito. Tutta l'operazione, vale la pena rilevarlo, parte inoltre d'estate, quando i proprammi concorrenti per tradizione si spengono (o quasi), e ci sono più possibilità di far "assaggiare" il proprio prodotto. Per giunta in questo strano periodo di transizione post Covid-19. In attesa di "un programma di prime time a settembre che sarà una novità assoluta, e del mio sogno: un programma comico in seconda serata stile Quelli della notte o Drive in", dice senza rivelare altro Remo Tebaldi, responsabile dei canali Sky del digitale terrestre.
La più entusiasta di essere approdata a "Ogni mattina" è l'ex Rai Adriana Volpe, già a "I fatti vostri". Invece di spegnersi fra i rimbalzi di mille polemiche acide con Giancarlo Magalli sulle riviste patinate ha gettato intelligentemente il cuore oltre l'ostacolo partecipando prima al "Grande Fratello Vip", per poi approdare a Tv8 come padrona di casa. Mediaset, invece di ingaggiarla per rinnovare il parco macchine un po' vetusto di conduttrici, se l'è lasciata scappare. E lei sottolinea: "Questo è un progetto importante ed è una grandissima emozione farne parte. La parola chiave è libertà. Nella Rai governativa esiste una linea editoriale molto precisa, che non consente di sgarrare. Allo stesso modo a Mediaset c'è un'altra ben precisa linea editoriale. Arrivare qui significa concedersi soprattutto il lusso della libertà, dopo averla già assaporata al GF, dove ho potuto lavorare senza copioni. Certo, ci sarà una scaletta, scritta con ottimi autori, ma nessun gobbo e avrò il piacere di raccontare i fatti interagendo con le persone, anche attraverso i social, sui quali ci sarà una finestra sempre aperta. Il pubblico sarà diverso da quello che ho avuto sin qui, ma spero di portarmi appresso anche un po' di gente che mi ha apprezzata e mi ha fatto sentire il suo calore al Grande Fratello".
"Quattro ore ogni giorno in diretta saranno un impegno notevole" le fa eco Alessio Viola, giornalista Sky di lungo corso e con uso di ironia twittarola. "Ma sempre meno di quando il direttore mi fece fare otto ore di diretta per l'anniversario dello sbarco sulla Luna. In ogni caso Tv8 si vede meglio in tv che on-line, guardateci qui. Se non altro lo schermo non si blocca ogni tanto come succede spesso sul web". Anche Viola promette di essere se stesso (oh, mai nessuno che alle presentazioni di un programma voglia essere qualcun'altro), districandosi, par di capire, soprattutto fra le news e l'attualità della prima parte della trasmissione, sino al Tg8. Dopo ci sarà più leggerezza garantita dal coté Volpe. "Ci sarà una divisione, ma in ogni caso cercheremo di interagire il più possibile, perché a me piace molto" dice il giornalista.
Veniamo infine ai contributi. Il cast fisso schiera anche quattro inviati: Daniele Piervincenzi (il cronista che prese una testata sul naso da un membro del clan Spada si occuperà soprattutto d'inchieste on the road); l'attore e conduttore Luca Calvani ("Parlerò dell'Italia che si risveglia e delle eccellenze italiane"); Aurora Ramazzotti (la figlia di Michelle Hunziker punterà sul costume, "noi ragazzi e il mondo dei social, che ci interessa tanto") e la showgirl Flora Canto (orientata verso la cronaca rosa, il pettegolezzo, e "le spiagge italiane visitate in costume da bagno"; del resto qualcuno doveva pur farlo). Ma non mancheranno anche gli opinionisti, come Selvaggia Lucarelli, che precisa: "Sarò qui solo quando la mia opinione sarà assolutamente indispensabile, mandando un video senza contraddittorio, insindacabile, sullo sfondo di una delle librerie lanciate dai migliori virologi". Il fronte bio-salute-ambiente "con consigli per salvare il Pianeta" in cui viviamo sarà coperto da Edoardo Stoppa, già storico inviato di "Striscia la notizia" a tutela degli animali. Per finire con le (immancabili?) pagelle del costumista e stylist Giovanni Ciacci. Quello con la barba blu cobalto. Che serve soprattutto a far parlare e a testare se funziona bene il televisore.
Iva Zanicchi opinionista del «Grande Fratello». La notizia girava, ma è servito molto tempo per ufficializzarla. Iva, ci faccia sognare: ha tirato sul prezzo? «Ma nooo, hanno temporeggiato loro: aspettavo di firmare o di avere almeno una stretta di mano precisa». Oggi lei guadagna di più facendo dischi e concerti, o con la tv? «Ma parla solo di soldi, lei? Sono cose diverse: un disco richiede tempo: mesi, anni, cura. Un cd ti rappresenta, dura, è oltre il vil denaro. Il GF è tv di consumo e dopo poco si dimentica. Comunque sì, il video mi rende di più».
Perché ha accettato? «Guardare dal buco della serratura piace un po’ a tutti: è il segreto di questi show. Da piccola, a casa di mio zio, poggiavo l’orecchio contro il muro per sentire litigare i vicini». In più, commenta il tutto formando una strana coppia con Malgioglio. «Che conosco da 40 anni. È un fumetto, lo dico in senso buono. Bizzarro e col fiuto di capire che cosa piace alla gente. Mi ha già scritto due nuove canzoni».
Deve dire la sua su maschioni palestrati a petto nudo che si agitano nel serraglio di Cinecittà. Suo marito Fausto Pinna non è geloso? «Eh, ma mica sono dentro la Casa! E poi guardi, anche se fosse, per le quarantenni è un conto: oggi sono ragazzine. Ma le 70enni che vanno con i 30enni, sono aberranti». È una diretta continua. Per essere aggiornata su tutto, adesso le tocca stare 24 ore davanti alla tv! «Ma scherza?! Altroché 24! Non ci starò manco 12. Ogni tanto vado a buttare l’occhio, certo, ma c’è comunque l’infaticabile D’Urso che fa il grosso, l’80-90% del lavoro».
Parteciperebbe come concorrente? «Se mi dessero una sberla di soldi, forse… Ma guardi, non credo: nel 2005 feci “Music Farm”, dove pure eravamo serviti e riveriti, e c’erano le storie d’amore dubitabili, tipo Dolcenera e Baccini; dopo 40 giorni volevo scappare. Non sopporto di stare senza leggere, vedere la tv, il cellulare…». E l’«Isola dei famosi»? «Me l’hanno proposta ogni anno, tranne l’ultimo, da quando esiste: non andrei per nessuna cifra al mondo. Manca il cibo, ci sono i mosquitos… Devo litigare per un cocco? Figurati! In questa edizione la mancanza di rispetto nei confronti di Riccardo Fogli, me lo lasci dire, è stata una cosa tristissima».
Dopo il «Grande Fratello», che cosa l’aspetta? «Il 10 agosto al mio paese, Ligonchio, ci sarà una festa-concerto per i 100 anni della vicina centrale idroelettrica. Faremo cascare il mondo». Qual è la tv che non ama? «I talk-show: non mi beccheranno mai più: c’è gente che urla e dice cose mostruose per prevalere. In un talk giornalistico fu l’unica occasione della mia vita in cui persi davvero il controllo».
Che cosa successe? «Ero in politica solo dai sei mesi: il sindacalista di una fabbrica pretendeva di affibbiare a me e al mio “padrone” Berlusconi tutti i mali del mondo: gli tirai un vaffa, un’altra offesa, e lasciai lo studio». Chi le piace, invece? «Chiambretti, perché è sveglio: ho fatto con lui “La Repubblica delle donne”. Ti provoca sino a farti arrivare esattamente dove vuole, tu parli, lo fai felice, e poi magari ti rimprovera».
La considero da sempre un idolo pagano di noi giornalisti perché lei può dichiarare tutto e il suo contrario nell’arco di poche ore. Spontaneità? Studio? Ci spieghi. «Non c’è mai calcolo. Nei giorni in cui sono carica, faccio le fiammate; se è il giorno down, invece è come cavare sangue dalle rape. Ma sono stata bugiarda e voglio essere molto sincera con lei: non creda alla leggenda della Zanicchi fuori controllo. Anche se sono sopra le righe so sempre esattamente ciò che dico e dove fermarmi». Fatto sta che se in tv si cerca una signora d’esperienza che dica le cose con schiettezza, o si chiama lei, oppure Mara Maionchi. «Siamo in realtà piuttosto diverse, sa? Lei secondo me ha la parolaccia un po’ troppo montata di serie sul personaggio. Io sono un po’ più pudica: se mi scappa, mi scappa».
È vero che a «Sanremo Young» avete litigato? «C’è stato un episodio sgradevole: si stava valutando il talento di una ragazza, e non eravamo d’accordo. Lei a un certo punto, tra la diretta e il fuori onda, mi guarda e sbotta: “Tu di musica non capisci un c…”. Non so, io non mi sarei mai permessa. Boh…». Lei, Mina, Milva… Un tempo nella nostra canzone era tutto un fiorire di aquile, tigri e pantere in lotta. Perché sono finiti questi dualismi? Erano già piazzati tutti gli animali? «Chiuso il serraglio, finiti gli animali. O finiti quelli nobili. Ma poi erano cose create dai giornali. Noi all’epoca con le altre ci vedevano tre volte l’anno: Sanremo, Disco per l’estate a Riccione e a Napoli per “Studio uno”. L’unica con cui sono rimasta amica è la Caselli».
Guardando la giuria di «Ora o mai più», show rivelazione di Raiuno, mi è venuto spontaneo pensare: lì dentro manca la Zanicchi. Che cosa ne pensa? «Le rivelo una cosa: mi hanno già proposto quest’anno di farlo. E se me lo riproporranno, penso che ci sarò. I cantanti ancora spendibili che danno un’altra occasione alle meteore: mi piace. Stavolta sono riapparse voci ottime, come la Morlacchi e la Minetti. Poi si discute un po’, ma basta che non manchi mai il rispetto». Lei vive in questa splendida villa in Brianza dal 1971. Una vita. Quali personaggi di spicco ha ricevuto? «Tanti. Da Aznavour a Fausto Leali, da Alberto Lupo a Mike Bongiorno. La prevengo: Berlusconi no, perché Arcore è a 500 metri in linea d’aria da qui e sono sempre andata io da lui. Anni fa con quelli del giro tv facevo un paio di volte l’anno alcune belle feste in costume premiando le maschere migliori: settimane per due in Sardegna, materassi stile Mastrota…».
Perché ha smesso? «Si era perso lo spirito. Peccato. Ma quest’anno ho organizzato uno stupendo gruppo d’ascolto per Sanremo chiamando il miglior catering della Brianza. C’era tutto il cast del musical che ho fatto, “Men in Italy”, e poi è passata a trovarci anche la D’Urso». Una cena elegante? «Certo, nel senso letterale del termine».
Questa sua casa, la farebbe spiare 24 ore su 24 dalle telecamere? «Massì, potrei persino renderla un set. Sono piuttosto disponibile, come avrete notato. Però ci sono zone inviolabili». Come la stanza da letto, che non ci ha lasciato fotografare. Sa che saremo rimproverati dal direttore? «Quella, come diceva mia nonna, è e sarà sempre inviolabile. Gli dica che la Zanicchi dorme in piedi, come i cavalli!».
Hell Raton, nuovo giudice di X-Factor insieme con Emma Marrone.
Da settembre su Sky Uno torna Alessandro Cattelan con X-Factor 2020. Al tavolo della giuria Emma Marrone, i rientranti Manuel Agnelli e Mika, e un'altra novità assoluta: il rapper Hell Raton.
Gran debutto per EMMA: una delle voci più amate del panorama musicale italiano, è un’artista versatile ed eclettica con oltre 4 milioni e 500 mila follower su Instagram, oltre 3 milioni di “like” su Facebook, più di 2 milioni e 500 mila follower su Twitter, 400 milioni di visualizzazioni sul canale ufficiale Youtube. Ha pubblicato nell’ottobre 2019 il suo settimo disco d’inediti “Fortuna” il cui primo singolo “Io sono bella”, scritto appositamente per lei da Vasco Rossi, è stato per ben due settimane consecutive il brano più trasmesso dalle radio italiane. Con “Fortuna”, Emma, nel suo decimo anniversario di carriera, torna più matura e consapevole con un disco positivo, colorato, dal sound moderno e un nuovo linguaggio vocale. A febbraio 2020 partecipa, in qualità di super-ospite della prima serata, al 70° Festival di Sanremo, dopo aver vinto la kermesse nel 2012 con il brano “Non è l’inferno”. Sempre a febbraio Emma debutta al cinema recitando nel film “Gli Anni più belli” di Gabriele Muccino.
Per il suo arrivo a X Factor 2020 Emma ha dichiarato: «Ho sempre amato le sfide perché mi spingono a tirare fuori il meglio di me o almeno lo spero! Stiamo vivendo un periodo “strano” e inevitabilmente anche questa edizione di X Factor sarà “diversa” dalle precedenti. Mi auguro che la musica e l’intrattenimento siano di grande aiuto per lanciare un messaggio positivo di rinascita e di ripartenza, soprattutto per tutti i ragazzi e le ragazze che si mettono in gioco per il loro grande sogno. Non vedo l’ora di condividere questo ruolo con gli altri giudici che sono artisti che stimo molto. Faremo del nostro meglio! Ne sono sicura!».
Debutto assoluto in tv per HELL RATON, aka Manuel Zappadu, punto di riferimento discografico per la scena rap italiana grazie a Machete - celebre crew che ha fondato insieme a Salmo e Slait nel 2010 - e agli anni passati dietro le quinte dell’etichetta Machete Empire Records, fondata nel 2013, di cui è CEO e direttore creativo. In parallelo ha dato vita, insieme a Slait, a Machete Gaming - progetto in cui musica e gaming si incontrano in una formula mai vista prima - ed è promotore anche di vari progetti benefici: esempio ne è Machete Aid on Twitch, maratona a sostegno dei lavoratori del settore musicale colpiti durante l’emergenza sanitaria del Covid-19. La passione per la musica che si porta dietro dal 1990 e una determinazione senza limiti sono i due elementi che contraddistinguono Hell Raton.
Queste le sue parole a commento della nuova avventura a X Factor: «Ero un ragazzino affamato di musica, che è riuscito a realizzare il suo sogno più grande grazie a passione, dedizione e tenacia. Tutto il tempo passato in sala prove davanti al mic e live sui palchi, i più disparati, d’Italia, ha sicuramente arricchito il mio modo di vivere la musica. Negli anni ho imparato a mettermi in gioco, dal 2010 con la fondazione di Machete fino a Machete Gaming, passando per il debutto dell’etichetta Machete Empire Records e la nascita di Me Next e 333 Mob. Nel mio lavoro convivono i ruoli di discografico, talent scout, direttore artistico e creativo, ma anche musicista. Di fronte a un talento provo a esaminarlo in tutti i suoi aspetti e le sue e abilità, con un approccio 2.0, per trovare, insieme, il percorso più adatto alla sua carriera. È quello che vorrei fare qui a X Factor, voglio mettermi al servizio di nuovi talenti per aiutarli a trovare l’espressione più adatta alla propria personalità artistica, con un lavoro di ricerca che esplori sempre nuove tendenze e tecnologie».
MANUEL AGNELLI torna al tavolo della giuria che l’ha visto protagonista, amatissimo e temutissimo giudice, per 3 stagioni consecutive, dal 2016 al 2018. Il leader degli Afterhours rientra forte della sua esperienza e della sua visione musicale unica e innovativa. Una pausa di un solo anno che l’ha visto impegnato prima nel concerto al Forum di Assago, tutto esaurito, che celebrava i trent’anni di carriera della band e da cui è stato tratto il docufilm “Noi Siamo Afterhours” proiettato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, poi nel tour “An Evening with Manuel Agnelli”, uno spettacolo unico realizzato con il suo sodale amico e collega Rodrigo D’Erasmo, da cui è stato realizzato un vinile in edizione speciale. Manuel Agnelli è stata la voce di Caravaggio in “Caravaggio l'anima e il sangue”, il film d’arte che ha vinto il Globo d’Oro. Per due stagioni è stato alla guida di “Ossigeno”, il programma di Rai3 in cui parole e musica sono un fluire continuo. Nel 2019 ha vinto con “Argentovivo”, brano interpretato insieme a Daniele Silvestri e Rancore, il Premio della critica Mia Martini, quello della sala stampa Lucio Dalla e quello come miglior testo. A distanza di pochi mesi, “Argentovivo” vince anche la Targa Tenco come miglior canzone singola. Nello stesso anno ha inaugurato a Milano “Germi”, un centro culturale dall’animo alternativo ed è stato Direttore Artistico della cerimonia conclusiva di Matera 2019 che ha visto ospiti illustri come Damon Albarn e Lous & the Yakuza.
Per il suo ritorno nel talent di Sky ha dichiarato: «Mi piace molto il progetto che si sta costruendo attorno a questo nuovo X Factor. È molto stimolante tornare con la consapevolezza che seminare è necessario e produce effetti. Ho di nuovo e credo come mai prima, l'occasione per portare la voce di un modo di fare musica e del perché fare musica, lontani dalle logiche dei numeri e del risultato a tutti i costi. La musica come linguaggio, come espressione del sé, come percorso umano e interiore, come presa di posizione, come atto di vita. Molto, molto più potente dell'avere successo. Portare questa visione al grande pubblico, in televisione e in un contesto come questo, rimane uno scopo importante per me. X Factor per me torna ad essere, ma con una consapevolezza tutta nuova, un tavolo di discussione libero da formule troppo rigide, libero da preconcetti. Uno spazio che si riapre. Un’occasione. Prendiamocela».
Ritorno a casa anche per MIKA, all’attivo anche per lui 3 edizioni di X Factor, dal 2013 al 2015. Giudice molto amato e mai dimenticato dal pubblico del talent, lo scorso autunno è tornato sulla scena musicale con “My Name Is Michael Holbrook”, un album frutto di una marcata maturazione artistica che si è compiuta con lo straordinario one man show portato in ben dodici arene italiane con 70 mila biglietti venduti nel corso del “Revelation Tour”. Tour che è proseguito in Europa e Australia prima di essere interrotto a causa della pandemia sulla strada per l’Asia e i grandi festival americani che erano in calendario: dal Coachella (USA) fino al Lollapalooza, in Argentina. Il suo mini show durante il Festival di Sanremo, che ha ottenuto il picco di ascolti della serata raccogliendo il 60% di share, è stata la sua ultima apparizione sulla TV italiana. Mika commenta così il suo ritorno al tavolo della giuria: «Torno a X Factor con una forte motivazione e una missione che mi hanno convinto ad accettare questa sfida. La mia risposta alla crisi sociale che i recenti eventi hanno portato è quella di partecipare, di condividere e quello che so fare da artista e entertainer è appunto di intrattenere, fare sognare la gente. X Factor quest’anno sarà una nuova, grande occasione per avvicinarci, per sognare insieme e io rispondo a questa chiamata: ci sono!».
80 anni fa, il 10 giugno 1940, si consuma un
evento che resta scolpito nella nostra Storia: l’ingresso
dell’Italia nel Secondo conflitto mondiale. “Focus”, rete tematica
diretta da Marco Costa al 35 del telecomando, dedica due serate
all’anniversario proponendo la
prima visione assoluta del docufilm «Lili Marlene - La guerra degli italiani», in onda mercoledì 10 e giovedì 11 giugno, alle ore 21.15.
160 minuti intensi e dirompenti, di un prodotto originale
VideoNews firmato da Pietro Suber, con la collaborazione di Amedeo Osti Guerrazzi, storico del fascismo, collaboratore della Fondazione Museo della Shoah di Roma, e
Donatella Scuderi,autrice di soggetti e sceneggiature.Storie
poco conosciute, eventi drammatici, quelli di «Lili Marlene», composti
in un racconto che parte dal basso, attraverso vicende straordinarie
di cittadini comuni, e le testimonianze di figure autorevoli come
Giorgio Napolitano, Eugenio
Scalfari, Gianni Letta, Dacia Maraini, Renzo Arbore, Pippo
Baudo, le Gemelle Kessler, Pupi Avati.
«Lili Marlene» si distingue, inoltre, per
rigore storiografico e intensità dei fatti narrati. Tre, gli aspetti fondamentali che ne fanno un prodotto esemplare:
·la rievocazione di
molti e poco noti casi, eppure estremamente significativi per capire la guerra degli italiani in tutta la sua varietà e complessità;
·l’aver realizzato un racconto
privo di retorica, crudo e, proprio per questo, struggente della guerra civile, con la carica d’odio inestinguibile che ha generato;
·l’aver provato a documentare
le ragioni di tutti, vittime e carnefici, vincitori e vinti, ma
con un effetto finale che non è quello dell’elisione, bensì il senso del
tragico e la consapevolezza della complessità della storia, che non
permette di girare pagina e andare avanti, ma
obbliga a coltivare tenacemente la Memoria.
«Lili Marlene - La guerra degli italiani» è anche un nuovo e originale tentativo di
tenere aperto un dialogo su eventi che ancora oggi dividono, ma
stando alla larga da facili scorciatoie, da frasi fatte e slogan, usati
da chi strumentalizza la storia per fare propaganda.
«LILI MARLENE - LA GUERRA DEGLI ITALIANI»
SINOSSI
La
Seconda guerra mondiale vista dal basso, attraverso le storie
straordinarie di cittadini comuni. Per comprendere la profondità delle
sofferenze, l’intensità delle
esperienze, è necessario raccontare le vite delle singole persone per
comunicarle a chi, come gran parte del pubblico italiano di oggi, non ha
vissuto oppure non conosce la tragedia della guerra e le sue
conseguenze. Per meglio capire cosa abbia rappresentato
questa follia collettiva per il nostro Paese abbiamo ripercorso quegli
anni con il racconto di storie poco conosciute e le testimonianze di
uomini e donne che hanno vissuto in prima persona, oppure attraverso i
racconti dei parenti più vicini, quegli eventi
drammatici.
LILI MARLENE
Durante
la II guerra mondiale era la canzone più popolare. Nonostante fosse
osteggiata dal regime nazista perché antimilitarista, ebbe un enorme
successo tra gli eserciti
delle opposte fazioni. Ancora oggi è un canzone che evoca ricordi,
sentimenti e passioni in chiunque abbia vissuto quel periodo. Dietrich
l’ha cantata in tedesco, inglese e francese, in italiano e in russo. Ne
esistono innumerevoli versioni, anche moderne,
con vari interpreti tra cui Milva, Amanda Lear e i Matia Bazar.
LINEA EDITORIALE
A
ottant’anni dall’inizio della Seconda guerra mondiale il programma si
propone di narrare, in particolare alle giovani generazioni, storie di
deportazioni, di delazioni,
stragi, stupri di massa, famiglie lacerate dalla politica e dalla
violenza, di tradimento e di eroismo. Storie viste attraverso gli occhi e
le parole dei protagonisti, vittime e persecutori, vincitori e vinti.
Un racconto collettivo che descrive la paura,
l’angoscia e i rari momenti di esaltazione provati da famiglie comuni
durante il più grande conflitto armato di sempre. La prova più dura
subita dal popolo italiano nel XX secolo.
Il
tutto introdotto da un narratore che, filmato nei luoghi simbolici,
racconta prima il contesto e poi introduce la storia vera e propria. Ne
emerge un affresco immediato
e corale degli italiani di quegli anni in una dimensione il più delle
volte trascurata da film e documentari: la guerra vista non solo
attraverso una serie di eventi bellici, ma con gli occhi delle persone -
i bambini di allora - che l’hanno vissuta in gran
parte lontano dal fronte, nelle città e nelle campagne.
MODELLO NARRATIVO
Il racconto si
sviluppa attraverso la scansione cronologica di date significative
(dallo scoppio della guerra, all’entrata nel conflitto dell’Italia,
all’armistizio, ecc.), con la narrazione di cinque storia a puntata,
attraverso snodi narrativi con inviato sul campo. Il tutto supportato
da immagini di repertorio dell’Istituto Luce,brani di discorsi dei principali leader mondiali (da Mussolini a Hitler, da Churchill a Stalin),manifesti della propaganda fascista (come Tacete. Il nemico vi ascolta!),
stralci di verbali di polizia relativi agli interrogatori dei delatori e
di altri personaggi legati al regime fascista, stacchi musicali di
commento alle immagini (come Marlene
Dietrich che canta Lili Marlene o Sag Mir Wo Die Blumen Sind, con versione in inglese
Where all the flowers gone, Lou Reed con Perfect Day, David Bowie con
Heroes, Faccetta Nera e altre canzoni fasciste). Per quanto riguarda le storie principali, le interviste ai vari testimoni sono ambientate
nei luoghi più significativi degli eventi raccontati. Ad esempio negli stabilimenti delle ex colonie estive fasciste, oppure nei paesi e
nei luoghi teatro delle stragi, o in quello che rimane dei vari campi di concentramento e prigionia.
CAMEO
Per arricchire il racconto, le varie storie di soldati e cittadini comuni narrate nel film, vengono collegate tra loro da alcuni
cameo, costituiti da brevi intervistea personaggi celebri della storia del nostro Paese.
Testimoni in grado di attrarre un pubblico più vasto raccontando
episodi ed eventi vissuti in prima persona oppure dai propri familiari
durante gli anni
della Seconda guerra mondiale. Come momenti di vita quotidiana, la
grande miseria di quegli anni, le difficoltà di reperire il cibo, la
paura dei bombardamenti, oppure i commenti familiari sulle gesta di
Mussolini, le attività clandestine contro il regime...
L’elenco degli intervistati comprende esponenti di punta della vita
politica ed economica italiana come
Giorgio
Napolitano, Eugenio Scalfari, Gianni Letta. E sono presenti aneddoti di
personaggi celebri della vita culturale, sociale e artistica del Paese,
come Dacia Maraini, Pupi Avati, Pippo
Baudo, Renzo Arbore, Alice ed Ellen Kessler(che da piccole, abitavano vicino a un campo di concentramento a Monaco di Baviera).
«LILI MARLENE - LA GUERRA DEGLI ITALIANI»
LE STORIE: 1° PUNTATA
1
– “W il Führer-
Una giornata particolare” (3 maggio 1938)
Una
rappresentante della comunità ebraica romana racconta quando, da
bambina, scese in piazza per festeggiare Hitler durante il suo viaggio a
Roma nel ’38.
Il
3 maggio 1938 Hitler arriva in un Italia che lo accoglie nella maniera
più trionfale possibile. Il capo di uno Stato antisemita viene
festeggiato da tutti gli italiani.
Anche gli ebrei sono in piazza a sventolare le bandiere con la croce
uncinata. Le riprese dell’Istituto Luce fanno da sfondo alle voci di una
bambina ebrea, Silvana Ajò, oggi lucidissima novantenne, che era in
piazza, all’epoca, per salutare l’arrivo del
Führer. Quattro mesi dopo, quella bambina verrà cacciata dalle scuole del Regno con l’introduzione delle leggi razziali.
2 – “I bambini della Quarta Sponda” (10 giugno 1940)
I 13mila bambini fatti tornare dalla Libia, da Mussolini, e diventati in gran parte orfani.
I
pochi testimoni rimasti narrano l’incredibile storia di quei 13mila,
tra bambini e ragazzi, che nei primi giorni di giugno del 1940, alla
vigilia dell’entrata in
guerra dell’Italia, lasciarono la Libia per essere riportati in fretta e
furia in patria. Ufficialmente doveva trattarsi solo di un semplice
periodo di vacanza nelle colonie fasciste, in realtà per tanti bambini
delle colonie del Regno quello fu solo l’inizio
di una esperienza drammatica che avrebbe segnato le loro vite,
separandoli per sempre dai loro genitori.
3 – “Le spie del Duce”. Internati da Churchill, uccisi da Hitler (2 luglio 1940)
La
tragedia dell’Arandora Star. La più grande strage di migranti italiani
all’inizio della guerra, arrestati da Churchill in Inghilterra, spediti
in nave in Canada
e silurati da Hitler.
Il
crollo del mito del fascismo invincibile. Nonostante i rassicuranti
discorsi del Duce sono moltissimi i morti, già nelle prime settimane del
conflitto. Vittime che
il regime nasconde accuratamente. Il 2 luglio del ’40 un sottomarino
tedesco silura e affonda, a Nord dell’Irlanda, il transatlantico inglese
Arandora Star con 815 italiani a bordo, tra cui molti ebrei. La nave
era salpata da Liverpool, imbarcando 1.500 uomini,
per lo più civili italiani, tedeschi e austriaci, tutti internati da
Churchill perché sospettati di spionaggio. A raccontare la storia sono i
sopravvissuti e i parenti delle vittime.
4 – “La caduta del Regime” (luglio/settembre 1943)
La morte della Patria Fascista.
La
caduta di Mussolini viene salutata dalla popolazione italiana come la
fine della dittatura e della guerra, ma per i fascisti è un trauma
intollerabile. Non è la
caduta di un regime, ma la caduta di un mondo. La storia viene narrata
attraverso testimonianza di parenti dell’ex Ministro degli Esteri e
genero del Duce, Galeazzo Ciano, di ex membri della X Mas e da documenti
di archivio che illustrano il dramma vissuto
e le violenze subite nei giorni immediatamente successivi al crollo del
regime.
5 – “Io ho visto”. La strage di Civitella Val di Chiana (29 Giugno 1944)
Il racconto dei sopravvissuti alle stragi nazifasciste e le responsabilità dei partigiani.
Uno
degli eccidi più brutali è quello di Civitella Val di Chiana, il 29
giugno ’44. Frutto di una rappresaglia, seguita ad un attacco di una
banda partigiana guidata
da Edoardo Succhielli, Renzino, avvenuto circa dieci giorni prima.Un agguato che apre una grande ferita a Civitella.
LE STORIE: 2° PUNTATA
1 – “Le marocchinate”. Stupri di massa in Ciociaria (14 Maggio 1944)
Le violenze delle truppe magrebine, sotto il comando dell’esercito francese, nel Basso Lazio.
Dopo
aver travolto le difese tedesche sul fronte di Cassino, le truppe
marocchine agli ordini del Generale francese Juin si scatenano contro le
popolazioni locali della
Ciociaria, violentando migliaia di donne (e anche qualche ragazzo) di
tutte le età. La storia, già raccontata nel capolavoro di De Sica “La
Ciociara”, è una ferita mai cicatrizzata. Invece della liberazione dagli
orrori della guerra le truppe alleate portarono
violenza selvaggia e stupri di massa, causa di traumi profondi che
spinsero alcuni al suicidio. Anna, allora poco più che adolescente,
testimonia l’orrore provato e il dolore che ancora oggi pervade una
intera comunità. Come è stato possibile superare un trauma
così profondo?
2 – “Caino e Abele: le delazioni” (Estate 1944)
Il terrore delle delazioni raccontato da una delle vittime: Riccardo Goruppi (Trieste).
Gli
spioni, per lo più anonimi, si ritengono buoni cittadini dell’Italia
littoria, collaboratori esemplari delle autorità. Lo scoppio della II
guerra mondiale moltiplica
il numero delle denunce segrete e il campo d’azione degli informatori
del regime si estende a dismisura: dai «disfattisti» ai pacifisti, dagli
ebrei agli ascoltatori di Radio Londra si arriva ai partigiani. Uno tra
i tanti episodi viene raccontato da un ex
partigiano triestino, vittima di una spia con cui di fatto ha
continuato a convivere anche negli anni del Dopoguerra, abitando a poche
centinaia di metri da casa sua.
3 – “Io ho visto”. L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema (Estate 1944)
Il racconto degli ultimi sopravvissuti alla strage nazifascista del 12 agosto 1944.
Il
12 agosto 1944, senza una spiegazione plausibile, un reparto di SS
italo-tedesco attacca il paese di Sant’Anna di Stazzema (Alta Versilia),
dove in pochissimi, tra
cui alcuni bambini, si salvarono fingendosi morti sotto pile dei
cadaveri. I sopravvissuti descrivono il terribile massacro nazifascista
su cui permangono molti interrogativi: perché tanta violenza? Come è
stato possibile raggiungere livelli così estremi di
crudeltà?
4 – “Bella Ciao: la Guerra Civile” (1944-1945)
La
guerra tra partigiani e repubblichini. L’incontro tra una ex ausiliare
della X Mas, Fiamma Morini e l’ex partigiano veneto Carlo Bretzel.
Il
21 settembre del ‘44 scatta l’operazione “Piave”, che i nazifascisti
hanno organizzato per “ripulire” il Grappa. Il risultato è una strage.
Centinaia di morti tra
i partigiani: 32 di loro vengono impiccati sui viali di Bassano del
Grappa. Carlo Bretzel, a 17 anni fa esperienza tra i partigiani che
combattono sul Grappa. Più volte si salva dai rastrellamenti organizzati
dai nazisti e dalle Brigate Nere della Repubblica
di Salò. La guerra civile, per chi l’ha vissuta direttamente, lacera
ancora le anime. I ricordi sono dolorosi. Sono passati ottant’anni e i
vecchi rancori non sono stati superati. Fascisti e partigiani non si
sono mai riconciliati. Ma è possibile riconciliare
due mondi così distanti?
5 – “Il dramma dei sommersi, gli incubi dei salvati” (25 aprile 1945)
Le deportazioni e il ritorno alla vita.
Il
ritorno delle centinaia di migliaia di prigionieri di guerra e
deportati politici e razziali è stata una odissea lunga e faticosa.
L’ebrea fiumana Tatiana Bucci,
con la sorella più piccola Andra, viene arrestata con gran parte della
sua famiglia e trasferita ad Auschwitz dove finisce nel Kinderblock
utilizzato dal Dottor Mengele per i suoi esperimenti sui bambini.
«LILI MARLENE - LA GUERRA DEGLI ITALIANI»
AUTORE: PIETRO SUBER
Giornalista,
ha realizzato reportage e documentari. Oggi è caporedattore a Mediaset.
Ha iniziato con RaiUno (con i programmi di Sergio Zavoli), RaiTre (Samarcanda,
di Michele Santoro), e quotidiani come la Repubblica e Il Messaggero.
Inviato durante i conflitti in Kosovo, Afghanistan, Iraq, Libia e
Ucraina, ha vinto il
Saint Vincent e, tre volte, l’Ilaria Alpi. Nel 2018 ha presentato alla Festa del cinema di Roma il film documentario
1938 - Quando scoprimmo di non essere più italiani, menzione speciale ai
Nastri d’Argento 2019, sulle conseguenze delle leggi razziali in Italia attraverso le testimonianze di vittime e delatori.
CON LA COLLABORAZIONE DI:
Amedeo Osti Guerrazzi è uno storico del fascismo. Ex docente di Storia contemporanea all’Università di Roma,
e Fellow dello Yad Vashem nel 2015. Attualmente collabora con la
Fondazione Museo della Shoah di Roma. Autore di numerosi volumi sulla
storia del fascismo e sulla persecuzione antiebraica: da
Caino a Roma (Cooper, Roma 2006) a Noi non sappiamo odiare. L’esercito italiano tra fascismo e democrazia, Utet Torino 2013. Con Maurizio Molinari è coautore del libro
Duello nel Ghetto (Rizzoli Milano 2017).
Donatella Scuderi,regista teatrale, autrice di soggetti e sceneggiature. Nel 2013 ha pubblicato con la società editrice Dante Alighieri
Il caso Delizia Smile e, nel 2015, Giuseppina. Storia di una bambina organizzata,
romanzo storico che ripercorre l’odissea di una fra i 13mila bambini
italiani della Quarta Sponda, deportati nel giugno del ’40 per ordine
del regime fascista.
Il ritorno in video di Renzo Arbore su Raidue con Striminzitic.
STRIMINZITIC SHOW è il nome del nuovo atteso programma con cui Renzo Arbore è pronto a tornare su Rai2. Si tratta di 21 puntate in tutto. La prima è lunedì 8 giugno in prime time. Poi, le successive 20 andranno in onda in seconda serata, dal lunedì al venerdì a partire dal 9 giugno.
Ugo Porcelli, storico autore di Renzo, e il suo amico musicista Gegè Telesforo, hanno finalmente convinto Arbore a mettere mano al suo archivio personale. Ed è così che il vero collante delle 21 puntate sarà proprio il racconto in maniera sorridente e aneddotica dei filmati della tv d’autore ma anche dei momenti più belli e curiosi della carriera dello showman. Arbore è anche un frequentatore della rete da cui recupererà, di puntata in puntata, preziosità della tv di ieri fino ai nuovi talenti di oggi. Il Master of Ceremony delle serate tv sarà Gegè Telesforo, musicista, compositore ma soprattutto abile improvvisatore della parola, grazie alla frequentazione con Arbore da cui è scaturito un inevitabile affiatamento.
I programmi di Arbore sono rivolti a tutti, ma principalmente allo “scelto pubblico”, che lui chiama alla vecchia maniera, cioè agli spettatori già inclini all’ironia e all’allegro non-sense dello stile arboriano. STRIMINZITIC SHOW è un programma di Renzo Arbore, Ugo Porcelli, Giovanna Ciorciolini, GianLuca Santoro, Gegè Telesforo. Regia di Gianluca Nannini.