domenica 6 febbraio 2022

DI MAHMOOD & BLANCO SI SAPEVA (PECCATO PER ELISA) E MORANDI "DOPATO" DA JOVANOTTI

Da sinistra, Blanco e Mahmood subito dopo la vittoria a Sanremo 2022. Seconda Elisa, terzo Gianni Morandi. Un podio molto scontato ma in gran parte meritato.

Il podio prevedibilissimo di Sanremo 2020, AKA 72 firmato da Amadeus:

1) Il bel lagnone di Mahmood & Blanco. Pezzo raffinato, ottima la vocalità dei due, grande sorpresa Blanco. Ma sempre di lagnone mortale si tratta.

2) Colei che avrebbe dovuto vincere, ovvero Elisa. Finita al secondo posto ma portando a casa il premio dell'orchestra. Cioè di quelli che più ne capiscono.

3) Gianni Morandi, che indicavo tra i brani gradevoli (anche se preferivo La rappresentante di lista o Rettore-Ditonellapiaga), ma che è arrivata terza solo grazie al traino dopante della serata delle cover con Jovanotti.

Per quanto riguarda il Gianni, forza della natura, se non siamo dalle parti di «Fatti (racco)mandare dalla mamma», poco ci manca. Quando andava a cento all’ora per trovar la bimba sua, il morandone nazionale aveva quel candore che levati. Con l’età sembra preferisca il ruolo del privilegiato d’ufficio. Prima di Sanremo 72 posta incautamente sui social una parte del suo brano in gara, non più inedito e dunque da squalificare, come da regolamento, ma Rai e Amadeus, pur di non perderlo (perdere lui avrebbe significato giocarsi anche Jovanotti, superospite all’epoca non ancora annunciato) si inventano la qualunque. Viale Mazzini addiritura lancia un comunicato stampa nel quale della svista sembra quasi doversi incolpare il tutore che Gianni porta al manone dopo il “focoso” incidente in giardino. I famosi tutori di nuova generazione, quelli che hanno vita propria e si rigenerano, come il cyborg di «Terminator». Il tutore, si sa, fa un po’ quel che vuole nella vita. È fatto così.
Ci si scherza su, ma tecnicamente la toppa è peggiore del buco: già lo scorso anno salvarono Fedez e Francesca Michielin, protagonisti di un episodio analogo. Dopo il caso Morandi, il regolamento del Festival alla voce «squalifica» per pezzo non inedito, dovrà essere cancellata e gettata alle ortiche. Si è creato un precedente definitivo. Chiunque potrebbe appellarsi e vincere. Tanto vale abdicare. Altro capolavoro per la serata delle cover, peraltro soggetta a voto, gara a parte e media con la classifica complessiva. Il che è un’aggravante. Le cover si chiamano cover in quanto l’artista canta un pezzo di altri. Se cantasse canzoni del proprio repertorio le avrebbero chiamate «Singyoursongsandgoodnighttotheplayers» (Cantaletuecanzoniebuonanotteaisuonatori), probabilmente. È così da sempre, anche nella grammatica sanremese (e perché dovrebbe essere altrimenti?), anche perché se il cantante porta i best of del proprio repertorio risulta chiaramente avvantaggiato.
Ecco che invece arriva Morandi, bel bello, e non solo toglie dal cilindro a sorpresa Jovanotti (super ospite ghiottissimo che per palesarsi ha aspettato di vedere anche l’accoglienza tributata dalla critica al pezzo che ha scritto per Morandi in gara), e in due si mettono a cantare un medley dei loro classici. Ottimo ed energico spettacolo e record d’ascolto siderale, niente da dire, ma perché Gianni da Monghidoro deve avere sempre più chances degli altri? Perché per lui si devono sempre trovare comode scorciatoie? E mentre Achille Lauro, probilmente il più grande bluff della musica italiana dell’ultimo ventennio, fa i suoi giochi di prestigio con Loredana Bertè in «Sei bellissima» e Highsnob canta la cover di Tenco indossando i guanti (in effetti dopo quell’interpretazione è meglio non lasciare impronte digitali), la Papessa Dalia Gaberscik, figlia di Giorgio Gaber e addetta stampa di Morandi e Jovanotti, il trait d’union, guarda idealmente i suoi pargoli con comprensibile e amorevole affetto mentre ostentano il trofeo per la notte delle cover. Che poi cover per qualcuno non sono. «Occhi di ragazza, quanto male vi farete perdonare…» (cit.).

Il tutto in attesa di sapere chi abbia mandato a quel paese Sabrina Ferilli ieri notte dietro le quinte a microfono aperto, naturalmente. Prima le cose fondamentali.

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