giovedì 2 settembre 2010

GIANFRANCO FUNARI * «CI SONO TROPPE DONNE NELLA NOSTRA TV»

Funari is back. Gianfranco Funari è tornato, come direbbero i patiti degli horror americani. E c’è già chi teme - non poco - la sua incontinenza verbale. Dal 28 aprile il profeta dell’etere sarà su Raiuno, in diretta e dunque senza rete, sul ponte di comando di«Apocalypse Show». «Non parlerò di polica» assicura lui. Forse per tranquillizzare i funzionari Rai. E del resto «politica»  è non solo partiti, ma tante altre cose: ambiente, religione, tasse... «Dico o non Dico?», starà pensando insomma sor Gianfranco.  E il suo autore, Diego Cugia, ammette: «Un Funari domato? Impossibile. Assieme a Beppe Grillo, Roberto Benigni e Adriano Celentano, lui appartiene alla stretta schiera degli indomabili». D’altra parte, è noto che quando c’è di mezzo Funari, «esiliato» per anni alla periferia dell’impero tv («È il vero epurato, altro che Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi» dice la moglie, Morena Zapparoli), pochi in tv possono stare tranquilli. È la classica scheggia impazzita, dalla sguaiatezza latente, dagli sfuggenti echi corporali. Come se non bastassse, i rumors che vengono da dietro le quinte dello show, costruito in appena 40 giorni, parlano di un clima piuttosto teso fra gli autori della Ballandi (la casa di produzione), Cugia e lo stesso Funari. A far bisticciare sarebbe in realtà soprattutto il balletto degli ospiti, richiesti e negati. Ma l’aria resta pesante.

Funari, nel dicembre 2005 lei disse in tv: «Sto per morire». Ora è qui e promette nientemeno che un’Apocalisse tv. Se ne deduce che, per fortuna, sta meglio.
«Ma io sto ssempre pe’ morì. Solo che ebbi due diagnosi diverse: la prima mi dava poche settimane di vita, e la seconda era più ottimistica. Ho 5 bypass, quattro erano ostruiti, e soffro di edema polmonare. Avevano ragione i medici ottimisti».
Quindi non era per portare a casa qualche titolo di giornale?
«Macché, tutto vero. Figurarsi se faccio ‘ste cose. Le uniche preoccupazioni, a questo punto della mia vita, so’ ddue: fare un ultimo programma di successo, e girare un film come protagonista».
Davvero il suo ultimo programma?
«Sì, sono convinto che questo sia veramente l’ultimo. Certo, se il buon Dio avrà un occhio di riguardo, nun ze po’ mai di’...».
E il film?
«Si intitolerà “Lo sbirro”, sei puntate che inizierò a girare con Pasquale Squitieri appena ultimato “Apocalypse show”. Lo porteremo a Cannes. Poi, si vedrà. Con questa situazione di mercato, parlare di collocarlo su Rai o Mediaset mi pare molto riduttivo».
Se il varietà è morto e neppure lei si sente troppo bene, chi ci salverà, i reality?
«Non mi piacciono, li ritengo il peggio della nostra tv. Il calo attuale di queste produzioni l’avevo previsto nell’aprile dello scorso anno. Vivono di volgarità e voyeurismo: il 90% di chi li guarda non lo ammette ma aspetta di vedere un rapporto sessuale. Hanno lanciato gente quasi sempre inesistente e senza valori».
Come sarà «Apocalypse show»?
«Ci metterò me stesso, il mio mestiere e la voglia di fare spettacolo e poesia. Ebbene sì, ho voglia di poesia».
Basta col Funari tribuno politico, quindi?
«Dopo averla fatta per dieci anni, la politica e i politici mi hanno un po’ stancato».
Quanto guadagna per questo programma?
«E cche, too vengo addì a tte?».
Potrebbe farlo: lei racconta sempre tutto, no?
«Vabbé, too dico: un mijardo e quarcosa de le vecchie lire pe’ cinque puntate. Attenzione però, sponsor esclusi. Ma confesso che l’avrei fatto anche per meno».
Quindi il Funari funambolico delle telepromozioni, della mortadella in primo piano, non è un capitolo chiuso...
«Aaaah. Guai a parlamme male daa mortadella. Ma lo sa che cosa mi ha salvato dallo sparire del tutto da questa tv? Il fatturato, gli sponsor. Ora mi vuole quello delle scarpe. Ma lei lo sa come si mangia la mortadella?».
Mi trova impreparato. Tento: con le mani?
«Mannò, l’ho scoperto dopo attento esame del prodotto. Si può mangiare solo a straccetti, fina fina. Ha un gusto troppo intenso, che rende stucchevole sia la fetta spessa, che i tocchetti».
Obbedirò. A che punto è il suo matrimonio con Morena?
«Stiamo insieme da otto anni, inseparabili. Mi ha insegnato a non essere ossessionato all’idea di smettere di lavorare. Non ho una famiglia: lei, sua madre e suo padre ora sono la mia».
E lei, che cosa le ha insegnato?
«A leggere i giornali. Lavora con me da anni, è laureata in Lingue antiche e ora è la migliore analista politica su piazza».
I biografi sono divisi: è figlia del suo psicoanalista, come dice qualcuno, oppure l’ha conosciuta per caso alla reception di un solarium dove lavorava?
«Sono vere entrambe le cose. La conoscevo da quando aveva sei anni, poi ci siamo persi di vista. Quando l’ho reincontrata, lavorava nel solarium del suo ormai ex marito. Parlando, ci siamo resi conto della totale sintonia. Ha chiesto il divozio e ci siamo sposati nel 2004. Il nostro amore è quasi un film, un colpo del destino». «Le affinità elettive» fa eco lei seduta accanto.
Che cosa pensa dello scandalo «Paparazzopoli»?
«Cose del genere ci sono sempre state, forse. Grosse responsabilità le hanno però i media, quando gonfiano la popolarità di presunti vip che tutto sono tranne che personaggi. Di conseguenza, poi, si sgonfiano in un attimo».
Un  difetto della nostra televisione.
«L’eccessiva femminilizzazione, troppe donne. Quando invece la tv è un mezzo prettamente maschile. Ne è la riprova il fatto che le nostre migliori conduttrici, sono uomini».
Prego?
«Ma certo: Simona Ventura, Maria De Filippi, Raffaella Carrà, le sembrano donne? So’ ommìni vestiti da donne, co’ du attribbuti così (ampio gesto delle braccia, che si chiudono disegnando una parentesi, così come pollice e indice delle mani, ndr). Guardi la De Filippi come gestisce la scena: io so’ estasiato».
Funari, ci confessa, in percentuale, quanto c’è e quanto ci fa?
«Ma vòle scherzà? Io so’ vero al 100%! Il mio patrimonio maggiore è la credibilità. Infatti sono ancora qui quando, fatti due conti, potrei essere tre volte pensionato. Me so’ ggiocato rapporti e contratti per aver parlato troppo. Le uniche bugie, le ho dette alle donne».
Una vita dedicata al video.
«L’ha detto. La mia esistenza è sempre stata solo tre cose: casinò, casa e studi tv. Vuole sapere quante volte sono andato in ferie, in 75 anni?».
Dica.
«Quattro: una volta, da piccolo, a Santa Marinella, co’ mi fratello che aveva la polmonite. Poi alle Hawaii con la mia seconda moglie Rossana e infine con Morena, una volta in Brasile e una in Sardegna».
Che cosa provava un fuoriclasse come lei ogni volta che, in questi anni, si alzava la mattina per andare a lavorare non su un grande network ma in una rete relativamente piccola, come Odeon?
«Un po’ di amarezza c’era, lo devo ammettere. Ma l’ho fatto comunque, perché sapevo che così facendo insegnavo un mestiere a mia moglie. Le servirà per quando non ci sarò più. Su Odeon lavoro dal ‘96 e ora faccio “Virus”. Se sono ancora vivo, lo devo a Odeon. Non li lascerò mai, sino alla fine».
Cinque anni fa dettò a «Sorrisi» il suo epitaffio: «Silvio, ti tengo d’occhio». Lo vuole aggiornare?
«Confermo quello e aggiungo ‘na cosa pe’ ll artri: Romano, inventateve quarche cosa: me state annoiando...».

(DI FRANCO BAGNASCO - TV SORRISI E CANZONI - APRILE 2007)

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