ROMA - "Gli attori che cercàmo noi? A vorte se ssò bbrutti - ma bbrutti forte - è ppure mejo". Non se ne accorge, Silvano Spoletini, 59 anni, da più di 35 dentro fino al collo in quel micidiale impasto di sogni e utopie che è Cinecittà, ma con una battuta in romanesco, calata con la più classica flemma portata dal Ponentino, smonta in 5 secondi netti l'eterno mito della bellezza su celluloide. Chi ha detto che per fare cinema - o per tentare da novizi la strada dello spettacolo, come suggeriamo nella seconda e ultima puntata della nostra inchiesta - bisogna avere per forza il fisico di Bruce Willis, la faccia d'angelo di Tom Cruise, gli occhi dI Ornella Muti o il corpo di Kim Basinger? Se si ha la fortuna di riuscire a cominciare, ad una comparsa può persino essere richiesta una bruttezza col pedigree. "Sì, ma non ci si facciano troppe illusioni, perché il lavoro è sempre poco - attacca Spoletini, alla guida di quella che viene indicata come la più potente delle famiglie romane (l'altra è quella dei Proietti) che gestiscono il traffico degli attori nei minuscoli ruoli di Cinecittà -, e poi è ora di smetterla di chiamarli sempre comparse, figura che esiste ormai solo per la televisione. Noi trattiamo i cosiddetti generici, che sono a libro paga e regolarmente iscritti alla previdenza. In Tivù invece sempre più spesso Rai e Mediaset fanno ricorso a pubblico non pagato che va ad applaudire nei programmi. Quest'ultima figura è l'evoluzione moderna della comparsa. I generici sono un'altra cosa: loro nella scena di un film possono stare anche dietro l'attore protagonista". Per diventare generici - soprattutto in Italia - non ci sono molte strade se non le amicizie. Il consiglio però è quello di presentarsi, muniti di fotografia ed una breve scheda con le proprie attitudini e capacità (anche le cose più banali possono essere utili per una strana sequenza da girare) direttamente da un membro delle due citate grandi dynasty di capigruppo, e sperare di essere chiamati. Loro propongono la vostra faccia - se necessario - ad aiuto registi, direttori del casting e segretari, e questi ultimi scelgono in base alle necessità. Se arriva la chiamata la paga sindacale sarà compresa fra le 90 e le 120mila lire al giorno, con un impiego di 10 ore più una di trucco; se il lavoro dura solo mezza giornata la paga è comunque quella di 8 ore. Girando in esterni si ha diritto al pranzo, al mitico cestino offerto dalla produzione; se il set è a Cinecittà invece tutti in mensa, ma stavolta si paga - tanto per cambiare - alla romana. "Non bisogna enfatizzare il nostro presunto potere nel piazzare attori e generici - dice Spoletini, che attualmente sta lavorando a Un tè con Mussolini di Franco Zeffirelli -, perché non è vero: noi capigruppo siamo le ultime ruote del carro. Possiamo solo proporre, ma poi la scelta non spetta a noi". "Annualmente Cinecittà, che comunque sta morendo e lavora soprattutto con la Televisione - prosegue - muove circa 1000-2000 generici l'anno, quand'anche sono in lavorazione molte produzioni. Poi può capitare l'anno di grazia, quando arrivano un paio di film americani o inglesi, e con le scene di massa arriviamo anche a 4-5mila persone". Non tutti approdano alla ex mecca del cinema all'amatriciana con il sogno di diventare Al Pacino o Robert De Niro, come accadeva a Renato Pozzetto in Sono fotogenico, forse la più azzeccata commedia sul mondo di generici, comparse e dintorni. Molti - si dice "almeno il 50 per cento" - vogliono solo arrotondare oppure mantenersi agli studi. "Non faccio nomi ma conosco fior di avvocati e chirurghi che si sono pagati l'Università - continua Spoletini - accumulando piccoli lavori come generici: l'impegno può essere anche solo di un giorno, in alcuni casi. Poi ci sono le ragazze che tentano la fortuna oppure i ragazzi che provano la strada del cinema perché qualcuno ha detto loro che sono belli. Servono? Se hai bisogno di girare una scena con ragazze in costume a bordo piscina, è chiaro che le cercherai belle. Ma se fai una scena in una pizzeria, oppure in metropolitana fra i barboni, non c'entrano nulla. Anzi, più brutti e sporchi sono, meglio è". Il lamento generalizzato delle comparse di Cinecittà è nei confronti di sorella Tv, che spesso convoca da tutta Italia negli studi pullman di spettatori non pagati pronti ad immolarsi (spesso si pagano anche il viaggio) applaudendo per ore sotto il caldo torrido dei riflettori registrando puntate di quiz come se piovesse. Fanno ciao con la manina e accarezzano il miraggio della notorietà. Anche a livello condominiale.
(IL GIORNALE - LUGLIO 1998)
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