domenica 11 settembre 2011

«CONTAGION» * SI TRASMETTE SOPRATTUTTO LA NOIA

La prima a lasciarci misteriosamente le penne, grazie a Dio, è Gwyneth Paltrow, reduce da una trasferta di lavoro - con annessa scappatella - in Cina. Il premuroso maritino (Matt Damon) vede schiattare lei e una delle due figlie, prima di scoprire di essere immune al nuovo, pericolosissimo virus che inizia a espandersi a macchia d'olio a livello planetario. Per tentare di bloccare la pandemia, si mettono al lavoro l'Organizzazione Mondiale della Sanità e il Center for Desease Control di Atlanta, negli Stati Uniti, guidato dal solito omone nero largamente sovrappeso (Lawrence Fishburne) che vedete in quasi tutti i film americani nel ruolo dell'ispettore buono che muore nel secondo tempo. Lavora duramente sul campo anche una brillante ricercatrice (Kate Winslet) già inabissatasi col "Titanic" insieme a Di Caprio e destinata a lasciarci anche stavolta, fra gli spasmi. E' una gran brutta faccenda, ragazzi. Ci vuole qualcuno che isoli il batterio killer e poi non resta che produrre cataste di antidoti perché siamo oltre la frutta. Faremo in tempo prima che il mondo si estingua?

Steven Soderbergh, com'è noto, non è un pirla. Eppure questo suo film furbo (perché gioca su diffusissime paure inconsce) e ben girato difetta non poco sul piano del ritmo. Che come minimo ti aspetteresti in un prodotto del genere. Le corse contro il tempo sono un classicone della cinematografia americana. Non è ammissibile che dopo un'oretta in platea ci si auguri di contrarre un'ebola per poter provare qualche emozione in più. Tutto scorre comunque nei binari di una discreta credibilità e il supercast fa sentire meno alcune pecche. VOTO: 6,5.

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